
di Giuseppe Castellini
Quanto piacerebbe, a noi giornalisti italiani che viviamo in un Paese che è al 58esimo posto nella graduatoria 2022 sulla libertà di stampa redatta dal World Press Freedom Index, graduatoria annuale che valuta lo stato del giornalismo e il suo grado di libertà in 180 Paesi del mondo, vivere in un Paese come gli Stati Uniti. Perché la legge americana sulla diffamazione trae fondamento dal Common Low inglese e trova la sua prima codifica nel Primo emendamento alla Costituzione, in una linea di continuità che dura da duecento anni. Due sono i cardini dell’approccio americano: 1) Per essere diffamante, il contenuto deve essere falso; 2) Per essere diffamante, il contenuto falso deve essere “motivato da intenzioni malevoli” (motivated by malice). Già il punto 1) distingue la legislazione USA da quella italiana. Com’è noto, infatti, la nostra legge considera diffamante anche un contenuto vero, nella misura in cui si ritenga che la persona oggetto di tale contenuto ne risulti in qualche modo lesa nella propria onorabilità. Ma è soprattutto il punto 2) che ci sembra degno di nota. Negli Stati Uniti per diffamare non basta dire il falso. Occorre che sia dimostrato l’intento, senza scusa o giustificazione, di commettere un atto malevolo.
A fare giurisprudenza è stata in particolare la sentenza 376 U.S. 254 della Corte Suprema, chiamata a giudicare nel 1964 sulla causa che vedeva contrapposto il New York Times a un commissario di polizia di Montgomery, Alabama. Ribaltando la decisione della giustizia ordinaria, la Corte Suprema stabilì che il quotidiano era stato condannato ingiustamente per diffamazione. Infatti, pur avendo pubblicato un contenuto falso, non lo aveva fatto con la consapevolezza che esso fosse falso né con “incauto disprezzo” (reckless disregard) della verità.
Insomma, la legge e la giurisprudenza americane impediscono che la querela per diffamazione venga utilizzata per intimidire la stampa e ridurre i suoi margini di libertà. Sarebbe bene ricordarlo, in un periodo storico (almeno dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso in poi) in cui in Italia si stringono le maglie sulla libertà dei giornalisti di dare notizie e quindi fare informazione. Magari per domandarsi se non sia il caso di abolire dal nostro ordinamento il reato di diffamazione a mezzo stampa, del quale da sempre il potere politico si serve in Italia per limitare la funzione di watchdogging dei media.
Ma noi siamo un Paese mediterraneo, a democrazia infantile, meno sviluppato della media Ue sia economicamente che socialmente, per non dire del confronto con gli altri grandi Paesi Ue (basta guardare gli indicatori economico-sociali e dove vanno i nostri giovani, votando "con i piedi". E non mi risulta che i giovani europei degli altri Paesi "votino con i piedi" venendo in Italia, per noi il saldo è sempre pesantemente negativo e il divario si allarga di anno in anno).
Insomma, tutto si tiene: meno sviluppo economico-sociale, meno voglia dei vari poteri di essere controllati, più democrazia infantile, più querela facile (anche quando è temeraria, e i giudici italiani qui portano la colpa storica di non aver mai di fatto punito le querele risultate temerarie, come invece la legge prescrive), meno tutela costituzionale e della legislazione ordinaria, voglia di tanta privacy che in realtà non poche volte è la voglia di non far sapere, di nascondere, di dissimulare, di volere che il popolo resti bue. Una stampa libera va a braccetto con il grado di sviluppo di un Paese. Non a caso, nella classifica sulla libertà di stampa in testa ci sono i Paesi più sviluppati. E' l'Italia, bellezza. E su questo versante le cose andranno sempre peggio anche in virtù della crisi dell'editoria (per la quale non solo non è stato alzato un dito dalle istituzioni, che volutamente scrivo con la minuscola, ma che addirittura è stata da questa accelerata) che ha visto e vede la chiusura di tante testate, soprattutto regionali e locali. Il potere si sfrega le mani: meno informazione, meno controlli, più democrazia de noantri. E più declino, ovviamente. Ma che volete cosa importi a chi, più che un policy maker, è un politician? Che gli importa della maturazione di una società più consapevole? Lui vuole una stampa docile, che faccia brillare il suo presunto genio davanti al popolo, non importa se sia bue o no. Ritorna il vecchio Alberto Sordi: "Io so io, e voi nun siete un c...".
La situazione della stampa, le sue difficoltà, insomma, sono lo specchio del declino del Paese. E quando la stampa prova ad alzare la testa, arrivano proteste, distinguo, querele, sofismi e pure, in certe regioni italiane, aggressioni fisiche. Già, perché nel declino c'è chi ci guadagna. Anche se ci perde il Paese, smarrito e confuso, entrato da tempo nel girone delle cenerentole d'Europa al di là dei fumogeni, dell'abuso di parole come Rinascimento, grandi potenzialità, immancabili destini. Per ora il destino appare tutto meno che 'immancabile'. Diciamo piuttosto che sono decenni che lo 'manchiamo' e i risultati sono quelli che vediamo. A pagare il conto, in primis i giovani. Non pochi dei quali esprimono sempre più la protesta nel modo più intelligente che si possa: se ne vanno. E noi sperimentiamo, confusi e inermi, l'effetto che fa un Paese che si spopola dei giovani migliori (guardare soprattutto al Sud, alla sua desertificazione, alla qualità del suo ceto dirigente politician per capirlo bene).
di Raffaele Romano
Escludiamo uno sguardo sull’estero perché, dopo le feconde e fruttuose iniziative messe in campo dall’ex inquilino della Farnesina Giggino Di Maio purtroppo ormai scomparso dalla scena, ci rimane solo di guardare al nostro bistrattato ombelico. A tal riguardo il PD con i concorrenti alla segreteria nelle persone di Bonaccini, Cuperlo, Schlein e De Micheli sarà capace di spiegare se è o sembra un partito? Oppure continuerà, come ci sembra di notare, quella ricerca affannata ed affannosa di quel qualcosa sempre più politicamente corretto e che di sostanziale, spesso, non ha nulla?
Ci permettiamo, sommessamente, di suggerire al PD di fare una profonda riflessione e rilettura della filosofia di Erich Fromm soprattutto a chi andrà a guidare il partito democratico che Fromm affermava l’esistenza di sole due modalità dell’esistenza: Avere o essere? Il testo Avere o Essere? ha assunto nel tempo un ruolo chiave per ogni tipo di società, divenendo punto di riferimento imprescindibile per avviare un’attenta e virtuosa riflessione sulla propria esistenza che prima o poi tutti devono compiere. Per il PD continuare a battere il solo tasto dell’avere, nella fattispecie governare comunque e dovunque in tutti questi anni, lo ha portato ad essere il rappresentante del “potere” in senso assoluto e la continua mistificazione di considerarsi il perno del centro sinistra laddove non si sa chi sia il centro e, soprattutto, chi sia di sinistra.
“L’avere si riferisce alle cose e le cose sono fisse e descrivibili. L’essere si riferisce all’esperienza e l’esperienza umana è in via di principio indescrivibile” così scriveva il filosofo. La dicotomia essere/avere viene esposta con disarmante lucidità ecco perché gliene consiglio la lettura. In conclusione in Avere o Essere? c’è una speranza e questa non può essere intesa in senso utopistico ma va tenuta presente, in quanto rappresenta che essa è l’unica potenziale ancora di salvezza. Il cambiamento di veduta, il passaggio alla modalità dell’essere è l’unico viatico per una nuova vita. Essa deve eliminare dogmi e credenze e l’abbattimento di schemi e barriere: ci riuscirà il PD? Temiamo di no infatti basta guardare a come si è comportato nelle prossime elezioni regionali in Lombardia e Lazio laddove avrebbe dovuto applicare la sola categoria dell’avere, infatti dove i 5 Stelle sono più deboli e il Terzo Polo è più in ascesa, si è alleato con il partito di Conte mentre nel Lazio, dove i 5 Stelle sono più forti del Terzo Polo, il Pd si è allato con Calenda. In questa confusa logica politica si ha l’esatta fotografia dello stato dell’arte in cui si trovano e, purtroppo, ci fanno trovare con le loro non scelte. Qualcuno che la pensa in modo opposto e guarda con simpatia al sedicente centro destra non si è accorto che, forse, in Lombardia la Moratti presentandosi col terzo polo molto verosimilmente sottrarrà altri voti a Berlusconi e Forza Italia che, in tal modo, scomparirà quasi dalla scena assumendo, vieppiù, un ruolo sempre più irrilevante ed insignificante. Purtroppo o per fortuna non sappiamo, anche qui, ci sarà un altro problema ovvero la crescita di FDI che succhierà voti alla Lega nella sua terra d’origine e questo potrà dare la stura ad un irrimandabile regolamento di conti all’interno di essa. Dichiamola tutta la riconferma del loro candidato alla presidenza, Fontana, appare ancor più debole in quanto contrasta con le indubbie capacità di rappresentazione di altri suoi colleghi leghisti. Se questi due eventi dovessero verificarsi, Giorgia Meloni potrebbe trarne ulteriori grandi vantaggi in quanto all’interno della coalizione di governo il suo peso politico e personale, già di molto cresciuto, crescerebbe ancor di più e questo restringerebbe gli spazi di libertà che i due alleati, Lega e Forza Italia, sperano di recuperare.
A quel punto è verosimile che del sedicente cento sinistra non rimarrebbe nulla né di centro e né tantomeno di sinistra. Nel sedicente centro destra, invece, sarebbe sancito il naufragio del centro e ci sarebbe una definizione di destra-destra.
Questo è quanto “appare”. Per gli italioti nella sostanza, invece, apparirebbero sostanzialmente uguali: infatti a livello nazionale la Meloni reimmette le accise sui carburanti e nel Lazio Zingaretti aumenta e di parecchio le temute addizionali regionali Irpef portando il Lazio al vertice nazionale di queste imposte. Nel frattempo gli italioti si trastullano nel fare il tifo per l’uno o l’altro, in questo aiutati da un’infinita serie di sedicenti talkshow. Nel frattempo i 5 stelle propugnano, a spron battuto, l’illogica ed illiberale volontà di essere i novelli paladini del populismo becero che, per fortuna, nel frattempo ha dovuto incassare l’eliminazione del processo a vita a chi dovesse incorrere nei gangli avvelenati del codice penale. La sconfitta di Fofò Bonafede sancisce un primo e timido segnale riapplicando il principio della prescrizione dove, purtroppo, rimane per il codice civile. Saremo una democrazia a sovranità limitata fin quando resteremo in ostaggio di una repubblica fondata sulla gogna e sul circo mediatico. Ma ancora tanto resta da fare per avviarci ad una quasi normalità che il M5S e Conte tentano di rinfocolare:
l’abbattimento del il circo mediatico-giudiziario,
l’eliminazione delle armi offerte alla repubblica della gogna,
contro un sistema di potere dei magistrati che possono usare il loro infinito potere discrezionale a piacimento spesso in modo arbitrario, senza dover rendere conto a nessuno senza occuparsi di trovare prove schiaccianti facendo, invece, semplicemente affidamento sulla forza del processo mediatico,
l’eliminazione dello sputtanamento televisivo degli indagati attraverso le intercettazioni
l’approvazione di norme vaghe ed indefinite che, purtroppo, permettono di trasformare un atto in crimine sulla base di un sospetto non supportato dai fatti, giocando con l’uso spregiudicato e strumentale delle famose intercettazioni con la loro oculata selezione e con la diffusione pilotata dell’azione penale
con l’adozione della custodia cautelare come strumento di pressione investigativa con la consapevolezza che lo snaturamento dell’informazione di garanzia è diventata condanna mediatica anticipata e persino anche di strumento di eliminazione degli avversari politici.
di Massimo Coccia
Percorrevo la statale quando a mezzanotte in punto l’orizzonte si è illuminato di fuochi di artificio con un caleidoscopio di luci e scintille. Come non riconoscere in tutto ciò il desiderio della gente di dare un’immagine alle loro speranze in un mondo migliore. La luce simboleggia pace e amore e quindi con questo spettacolo di luci e colori forse si tende ad esorcizzere la paura del futuro.
Gli accadimenti di questo ultimo giorno dell’anno sono stati rilevanti. Papa Benedetto XVI è venuto a mancare lasciandoci un testamento spirituale improntato all’amore verso il prossimo e verso Dio. Le notizie dei continui bombardamenti in Ukraina ci richiamano in mente le persone che soffrono per la guerra di fame e di freddo. Il Capo dello Stato aveva appena finito di fare il suo discorso alla Nazione improntato al richiamo al senso civico dei cittadini con un pensiero ai giovani in cerca di lavoro e di un futuro migliore partendo dalla consapevolezza che tutto ciò potrà accadere solo investendo sulla propria formazione.
Leggendo le ultime notizie non ho potuto fare a meno di notare il fatto che il Governo non prorogherà lo sconto dei 18,3 cents al litro sui carburanti. Questo determinerà altra inflazione con un ulteriore erosione del potere di acquisto dei lavoratori. Mi chiedo perchè il Governo ha agito in questo modo? L’unica spiegazione potrebbe essere il fatto che ci siano problemi di cash flow, ovvero il Governo per non innervosire i mercati finanziari con ulteriori manovre a debito, per far fronte al fabbisogno di cassa per pagare stipendi e pensioni, ha cercato di recuperare risorse agendo sulle imposte indirette.
E’utile sotto certi aspetti spostare la tassazione sulle imposte indirette, ma occorrerebbe tagliare un pò di più le imposte dirette che colpiscono i salari e far recuperare potere di acquisto a famiglie e lavoratori. Poi come non ricordare il mantra della lotta ai cambiamenti climatici che preoccupa tutti noi. Questa lotta è molto dura perchè riguarda l’esistenza di miliardi di individui che vogliono raggiungere gli standar di vita di noi occidentali con un aumento dei consumi e un conseguente aumento di immissione di CO2 nell’atmosfera.
Non possiamo bloccare le loro legittime aspirazioni in un esistenza migliore e quindi cosa fare? Dobbiamo far tornare indietro le lancette della storia al Medioevo? Dobbiamo assistere a crisi sociali tali da bloccare l’esplosione demografica del pianeta? Siamo sinceri ciò non è possibile e auspicabile e quindi dobbiamo assolutamente trovare un modo più efficace per sfruttare le energie rinnovabili del pianeta e puntare sull’economia circolare che rende possibile utilizzare gli scarti e i rifiuti per farli diventare una risorsa.
Le ultime news sull’utilizzo dell’energia atomica in termini di fusione nucleare ci rende più ottimisti. Forse ciò che ci spaventa potrà diventare a tendere ciò che invece ci potrà salvare. E poi perchè non parlare di demografia che fa rima con economia? Come arrestare nel nostro paese il continuo calo demografico in linea di tendenza con le economie più sviluppate? Oggi gli stili di vita sono cambiati e ci impongono alcuni paradigmi che non favoriscono la costituzione di nuclei familiari e le nascite. Gli individui si devono spostare per motivi lavorativi da un posto all’altro della nazione incontrando numerosi problemi di tipo economico.
Oltre a questo ci sono problemi culturali che rispetto al passato rendono le persone più egoiste e non più disponibili a fare sacrifici e rinunce per crearsi una famiglia ed avere dei figli. Questo calo delle nascite con il progressivo invecchiamento della popolazione renderà impossibile in futuro sostenere il Welfare attuale. Quindi se ogni coppia genera un solo figlio la matematica vuole che tra qualche generazione la popolazione italiana si estinguerà a meno che non arrivino popolazioni che si integrino nel nostro tessuto socio economico da altri paesi.
Occorre inoltre analizzare il tema di come attirare talenti nel nostro paese e non far scappare i nostri giovani che cercano la loro realizzazione personale e nuove opportunità in altre nazioni più inclini a valorizzare le loro potenzialità. E per ultimo come non preoccuparci per il risveglio in Cina del Covid che ha contribuito a distruggere l’esistenza di migliaia di individui tra la chiusura delle attività economiche a causa dei lockdown e la morte di numerose persone a causa di questa grave patologia respiratoria.
E come non parlare dei casi di corruzione nel Parlamento europeo che ha fatto venire meno la fiducia che tutti noi cittadini nutriamo nei confronti di questa prestigiosa istituzione. Quindi occorre trovare tanta forza cari amici per affrontare le sfide che il novello anno ci farà trovare di fronte.
Chissà quante relazioni programmatiche gli esperti saranno chiamati a redigere ciascuno nei propri ambiti di competenza per risolvere i problemi di cui ho parlato, ma tutto ciò non sortirà nessun effetto se non agiranno mettendoci un pò di cuore e di buon senso.
di Valentino Baldacci
Capisco che la gente comune sia colpita soprattutto dagli episodi di corruzione come tali, dall'arroganza, dalla certezza dell'impunità ostentata dai protagonisti dello scandalo Qatargate. Ma sarebbe un errore fermasi a questi episodi scambiandoli per la vera sostanza di ciò che sta accadendo.
Il vero nodo è un altro: è la politica che il Qatar sta conducendo non da oggi, e non solo in Medio Oriente, cercando di porsi come potenza egemone, in alleanza con l'Iran e in contraposizione ai paesi che hanno stretto gli Accordi di Abramo, (Emirati Arabi Uniti, Bahrein,) e ai paesi con cui Israele aveva già raggiunto un accordo (Egitto, Giordania) a cui si aggiunto il Marocco.
Ma l'ambizione dei governanti del Qatar va oltre l'area mediorientale: essi perseguono una politica volta a conquistare il consenso del mggior numero di comunità islamiche nel mondo, portandole su posiizioni wahabite, cioè sulle posizioni più radcali presenti nel mondo islamico.
Questa politica viene perseguita in maniera molto abile, non per mezzo di gesti clamorosi, attenati ecc., ma atttraverso una paziente opera di penetrazionee dal bassso di cui una caponente fondamentale è la conquista del consenso nelle moschee di tutto il mondo islamico.
Né va dimenticata l'opera di persuasione svolta attraverso l'emittente TV Al Jazeera, che ha una voce per il mondo occidentale e un'altra per quelo islamico.
Corollario di questo lavoro è la penertazione, con varie modalità, nelle Uniiversità e negli iatituti di ricerca del mondo occidentale, sensbili alle allettanti offerte di finanziamento.
Lo strumento fondamentale di questa opera di penetrazione è un uso spegiudicato, e in questo senso del tutto nuovo per il mondo islamico, del danaro, di cui il Qatar abbonda, e che è divenuto lo strumento chiave per la penetrazione delle idee wahabite nel mondo islamico e per l'abbassamento della guardia da parte dell'Occidente.

Testata totalmente indipendente, di proprietà dell’associazione Libera Stampa e Libera Comunicazione
Sostienici per dare una libera informazione