L'urea (CO(NH₂)₂) è il fertilizzante azotato più utilizzato al mondo, fondamentale per la sicurezza alimentare globale, poiché sostiene i raccolti che nutrono circa 4-4,5 miliardi di persone, ovvero la metà della popolazione mondiale.
Nel 2023, la produzione globale di urea è stata dominata da paesi come Egitto, Arabia Saudita, Cina, Oman, Nigeria e Russia, con processi basati principalmente su gas naturale (60%) e carbone (35%). I principali esportatori sono Egitto, Arabia Saudita e Cina, seguiti da Oman e Nigeria, mentre i maggiori importatori includono India, Brasile, Unione Europea, Stati Uniti, Turchia e Australia. Il Brasile, secondo maggior importatore mondiale, acquista 8,7-9,0 milioni di tonnellate di urea all'anno per soddisfare la domanda agricola, a causa della limitata capacità produttiva interna.
La rotta marittima dalla Penisola Arabica al Brasile, attraverso il Capo di Buona Speranza, rappresenta un corridoio strategico per il commercio globale di fertilizzanti. La dipendenza dall'urea è particolarmente critica in Asia meridionale, Asia orientale e Africa subsahariana, dove le popolazioni sono vulnerabili a interruzioni della fornitura o aumenti dei prezzi.
Geopoliticamente, il controllo delle catene di approvvigionamento dell'urea è un potente strumento per influenzare la sicurezza alimentare e la crescita economica del Sud globale, in particolare nel blocco BRICS.
A ciò si aggiunge la dimensione della finanziarizzazione dell'agricoltura e del mercato dell'urea, che trasforma un bene essenziale in uno strumento speculativo. Negli ultimi due decenni, la quota di contratti su fertilizzanti detenuti da operatori finanziari è passata dal 25% al 70%, amplificando la volatilità dei prezzi e impattando la food security nei paesi BRICS e nel Sud globale. Shock nei prezzi dell'urea, spesso guidati da dinamiche finanziarie, possono equivalere a perdite caloriche per centinaia di milioni di persone, rendendo la finanziarizzazione un ulteriore meccanismo di controllo sulla capacità di nutrirsi delle popolazioni emergenti.
Questo report si basa su dati aggiornati al 2023, integrati con analisi al 17 ottobre 2025, tratti da fonti come WITS/World Bank, International Fertilizer Association (IFA), FAO e altre.
1. Introduzione all'Urea
L'urea è un composto chimico prodotto industrialmente combinando ammoniaca (NH₃) e anidride carbonica (CO₂) ad alte temperature e pressioni. È il fertilizzante azotato solido più concentrato (46% di azoto in peso) e il più economico da trasportare, rappresentando il 58-60% del consumo globale di fertilizzanti azotati. Globalmente, circa il 60% dell'urea è prodotto da gas naturale, il 35% da carbone e il 5% da altri materiali (come gas di raffineria o idrogeno da elettrolisi). L'urea è essenziale per l'agricoltura intensiva, contribuendo al 27-30% della produzione globale di colture e sostenendo il 13-15% delle calorie alimentari mondiali, fondamentali per circa 4-4,5 miliardi di persone.
Tra tutte le sostanze industriali prodotte dall’uomo, poche hanno avuto un impatto tanto profondo e silenzioso sulla sopravvivenza dell’umanità quanto l’urea. A differenza del petrolio, che ha alimentato la civiltà meccanica, o del silicio, che ha reso possibile quella digitale, l’urea è la materia prima invisibile che sostiene l’intera civiltà agricola del nostro tempo. Essa è la forma più concentrata, economica e trasportabile di azoto sintetico, il nutriente senza il quale nessuna pianta può crescere. Controllare l’urea, dunque, significa controllare la capacità dei popoli di produrre cibo, di mantenere la propria stabilità interna, di crescere.
La formula chimica CO(NH₂)₂ cela una verità geopolitica: l’urea è l’anello che unisce energia e vita. È prodotta combinando ammoniaca (NH₃) e anidride carbonica (CO₂) a temperature superiori ai 170 °C e a pressioni di circa 150 atmosfere, in un processo che richiede enormi quantità di energia. Di conseguenza, il costo e la disponibilità dell’urea dipendono direttamente dal prezzo e dall’accesso al gas naturale o al carbone, a seconda della matrice energetica dei Paesi produttori. Il gas, in particolare, rappresenta fino al 75 per cento del costo finale di produzione: una proporzione che trasforma un semplice fertilizzante in un derivato geopolitico dell’energia.
Oggi l’urea rappresenta circa il 60 per cento di tutti i fertilizzanti azotati utilizzati nel mondo, e gli azotati nel loro complesso sono responsabili di quasi la metà della produttività agricola globale rispetto ai terreni non fertilizzati. Ne deriva che, senza l’urea e i suoi derivati, la produzione mondiale di cereali si ridurrebbe del 40–50 per cento in due stagioni agricole. Considerando che riso, grano e mais forniscono circa la metà delle calorie umane complessive, l’urea sostiene direttamente tra il 13 e il 15 per cento dell’alimentazione mondiale: in termini demografici, l’equivalente di 4–4,5 miliardi di persone.
Questa dipendenza non è solo biologica ma sistemica. L’urea è un fattore di coesione economica e politica, un moltiplicatore di stabilità. Dove manca, il costo del cibo esplode, le rese si dimezzano, i governi perdono consenso, e le tensioni sociali si moltiplicano. Dove è disponibile, invece, garantisce prosperità, crescita e potere. È per questo che, nel XXI secolo, l’urea può essere considerata per i Paesi del Sud Globale ciò che il petrolio fu per l’Occidente industriale: la chiave del progresso materiale e della sovranità nazionale.
2. Produzione Globale e Principali Esportatori (2023)
La produzione di urea è concentrata in paesi con abbondanti risorse di gas naturale o carbone.
Secondo i dati WITS/World Bank per il codice HS 310210 (urea) del 2023, i principali esportatori sono:
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Paese |
Caratteristiche Principali |
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Egitto |
Leader nell'export; produzione basata su gas naturale da giacimenti del Delta del Nilo e offshore. Capacità principale: MOPCO (2 Mt/anno). |
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Arabia Saudita |
Complessi petrolchimici integrati (SABIC, Ma’aden); efficienza di livello mondiale (<28 MMBtu/t). |
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Cina |
Maggiore produttore globale; 60% carbone, 40% gas naturale; impatto ambientale elevato nei processi a carbone. |
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Oman |
Produzione basata su gas; OMIFCO (1,65 Mt/anno); integrato con il settore LNG. |
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Nigeria |
Espansione rapida (Dangote: 3 Mt/anno); gas naturale precedentemente flaring, ora commercializzato. |
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Russia |
Settore consolidato basato su gas; espansioni recenti (EuroChem Kingisepp II). |
L’urea è il punto terminale di una catena industriale che inizia con la produzione di ammoniaca attraverso il processo Haber–Bosch, la più importante invenzione chimica del Novecento. In esso, azoto atmosferico e idrogeno vengono combinati in presenza di un catalizzatore di ferro, con un dispendio energetico di circa 28–38 MMBtu per tonnellata di urea, a seconda della tecnologia e del combustibile impiegato.
A livello globale, il 60 per cento della produzione deriva da gas naturale, il 35 per cento da carbone, e il resto da sottoprodotti di raffineria o da progetti sperimentali basati su idrogeno rinnovabile. Il mondo dell’urea, dunque, è ancora un mondo fossile: la sua struttura produttiva coincide con quella del potere energetico.
Una visione comparata dei principali produttori mostra quanto profondamente la geografia industriale dell’urea rifletta quella delle risorse naturali: la concentrazione produttiva è notevole: i primi dieci Paesi detengono circa l’80 per cento della capacità mondiale.
Questa struttura oligopolistica deriva non solo da economie di scala, ma dal costo proibitivo dell’investimento iniziale: costruire un moderno impianto di urea da un milione di tonnellate richiede 1,5–2 miliardi di dollari, un approvvigionamento stabile di gas e un quadro regolatorio favorevole.
In Egitto, la produzione si basa su gas naturale estratto dal delta del Nilo e dai giacimenti offshore del Mediterraneo. La compagnia MOPCO e gli impianti di Damietta, potenziati con tecnologia olandese Stamicarbon, hanno trasformato il Paese in uno dei maggiori esportatori verso l’Europa e il Sud America.
In Arabia Saudita, la produzione è parte integrante dei poli industriali di Al-Jubail e Yanbu, dove le società SABIC e Ma’aden coniugano gas associato a petrolio e energia elettrica per produrre fertilizzanti e derivati chimici. Il livello di efficienza energetica saudita è tra i più alti al mondo, con consumi inferiori a 28 MMBtu per tonnellata di urea.
La Cina, primo produttore mondiale, rappresenta un caso a sé. Qui la disponibilità di carbone ha determinato uno sviluppo di impianti basati sulla gassificazione del combustibile solido, con emissioni triplici rispetto ai cicli a gas. Il governo cinese, attraverso il Quattordicesimo Piano Quinquennale, ha avviato un programma di riconversione e di cattura della CO₂ (CCUS) per ridurre l’impatto ambientale e migliorare l’efficienza complessiva.
In Oman, la produzione è completamente orientata all’export e fondata sul gas del Qalhat. L’Oman India Fertiliser Company, nata da una joint venture con i colossi agricoli indiani IFFCO e KRIBHCO, è il simbolo di un’alleanza Sud–Sud che collega l’energia del Golfo alla domanda agricola asiatica.
La Nigeria è l’esempio africano di industrializzazione energetica attraverso l’urea. Fino a pochi anni fa, il gas associato all’estrazione petrolifera veniva semplicemente bruciato in torcia; oggi alimenta due dei più grandi impianti del continente: Dangote Fertiliser (3 Mt/anno) e Indorama Eleme (1,4 Mt). Questa trasformazione non solo ha ridotto l’importazione di fertilizzanti, ma ha creato una nuova fonte di valuta estera attraverso l’export verso il Brasile e l’Africa occidentale.
Infine, la Russia mantiene un ruolo storico di grande esportatore, grazie alle riserve di gas siberiano e alla lunga tradizione della chimica di Stato. Le aziende EuroChem, PhosAgro e Togliattiazot integrano la produzione di ammoniaca, urea e nitrati in cicli industriali continui. Le sanzioni occidentali hanno temporaneamente ostacolato le esportazioni, ma non hanno alterato la posizione strategica di Mosca nel mercato mondiale dell’azoto.
Da questa comparazione emerge che l’urea è, nella sua essenza, energia solidificata in forma alimentare. È l’anello invisibile che trasforma il metano in grano, la molecola fossile in sostanza vivente. L’intero sistema alimentare mondiale dipende da questa alchimia industriale, e ciò rende l’urea non solo una risorsa agricola, ma uno strumento di potere.
Chi controlla il gas e le tecnologie di conversione controlla anche la fertilità della terra. E poiché le riserve di gas e carbone sono disomogeneamente distribuite, la sovranità alimentare si è spostata dal campo al giacimento, dall’agronomia alla geopolitica.
Nel 2023, la produzione mondiale di urea ha raggiunto circa 190 milioni di tonnellate, di cui oltre due terzi concentrati tra Asia e Medio Oriente. La domanda cresce del 1,5–2 % annuo, trainata dall’espansione agricola in Africa e Sud-est asiatico. Nonostante gli investimenti in tecnologie “green ammonia”, l’urea rinnovabile rappresenta meno dell’1 per cento del totale: un segnale che la transizione energetica, in questo settore, è ancora un’aspirazione più che una realtà.
Aggiornamenti al 2025: Secondo l'IFA, la produzione globale di urea è prevista crescere del 2% nel 2024, raggiungendo 199,7 Mt, con incrementi in West Asia e East Asia. La capacità di azoto aumenterà del 4% tra 2023 e 2025, concentrata in regioni a basso costo come Russia, USA, Iran e Cina.
Dettagli sulla Produzione nei Principali Paesi
Egitto
- Materia prima: Gas naturale (metano) da giacimenti del Delta del Nilo e offshore.
- Processo: Reforming del metano a vapore (SMR) per produrre gas di sintesi (H₂ + CO), seguito dal processo Haber-Bosch per l’ammoniaca e reazione con CO₂ per l’urea. Separazione criogenica dell’aria per l’azoto.
- Tecnologia: Stamicarbon (es. MOPCO a Damietta, 2 Mt/anno; EAgrium, ora OCI).
- Efficienza: 27–30 MMBtu/t; tra i più efficienti in Africa grazie a modernizzazioni tra il 2010 e il 2018.
- Caratteristiche: Elevata cattura di CO₂ dal processo di ammoniaca.
Arabia Saudita
- Materia prima: Gas naturale associato (metano, etano) dalla produzione di greggio.
- Processo: SMR-Haber-Bosch; CO₂ utilizzato direttamente dal ciclo dell’ammoniaca; integrazione con impianti di dissalazione e recupero di calore.
- Tecnologia: Stamicarbon, Snamprogetti (es. SAFCO, Al-Jubail).
- Efficienza: <28 MMBtu/t; emissioni di CO₂ basse (1,5 t/t urea, sotto la media globale di 2 t).
- Caratteristiche: Integrazione con complessi petrolchimici e impianti di energia.
Cina
- Materia prima: 60% carbone (antracite, bituminoso), 40% gas naturale (province occidentali come Sichuan e Shaanxi).
- Processo:
- Carbone: gassificazione con ossigeno e vapore per gas di sintesi, conversione di CO in CO₂, sintesi di ammoniaca e urea.
- Gas: SMR-Haber-Bosch.
- Tecnologia: Kellogg, Topsoe, varianti cinesi (Hualu, Dongfang).
- Efficienza: Elevato impatto ambientale nei processi a carbone (3,2–3,5 t CO₂/t urea).
- Tendenze: Il 14° Piano Quinquennale promuove consolidamento e retrofit per cattura e stoccaggio del carbonio (CCUS) in Yunnan e Shanxi.
Oman
- Materia prima: Metano dai giacimenti di Qalhat e Sohar.
- Processo: Processo Haldor Topsoe per l’ammoniaca; sintesi dell’urea tramite processo Snamprogetti melt.
- Tecnologia: OMIFCO (1,65 Mt/anno, joint venture con IFFCO e KRIBHCO); Sohar Fertiliser Plant (OQ Group).
- Efficienza: ~28 MMBtu/t, simile all’Arabia Saudita.
- Tendenze: Progetti pilota di cattura del carbonio con Petroleum Development Oman (PDO).
Nigeria
- Materia prima: Gas naturale domestico, precedentemente flaring.
- Processo: Processo KBR per l’ammoniaca; Snamprogetti per l’urea; utilizzo integrato di CO₂.
- Tecnologia: Dangote Fertiliser (3 Mt/anno, uno dei maggiori impianti a singolo treno); Indorama Eleme (1,4 Mt/anno).
- Efficienza: Paragonabile agli standard mediorientali; inefficienze logistiche aumentano i costi.
- Politiche: Riduzione delle importazioni di fertilizzanti e aumento delle esportazioni verso Africa occidentale e Sudamerica.
Russia
- Materia prima: Gas naturale dalla Siberia occidentale.
- Processo: SMR-Haber-Bosch; integrato con metanolo e acido nitrico.
- Tecnologia: Stamicarbon, Casale (es. EuroChem, PhosAgro, Togliattiazot).
- Efficienza: 28–30 MMBtu/t.
- Tendenze: Espansione di EuroChem Kingisepp II (~3 Mt/anno di ammoniaca e urea); focus su miscele di nitrato di ammonio e urea (UAN).
I produttori mediorientali (Arabia Saudita, Oman) sono leader in efficienza energetica ed emissioni basse; la Cina, con processi a carbone, ha un impatto ambientale maggiore; Egitto e Nigeria sfruttano gas naturale con efficienze competitive; la Russia mantiene una produzione consolidata ma con emissioni relativamente alte rispetto agli standard UE.
3. Principali Importatori (2023)
La domanda di urea è guidata da paesi con forte dipendenza agricola e capacità produttiva interna limitata.
I principali importatori nel 2023 includono:
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Paese/Regione |
Volume Importazioni (Mt) |
Note Principali |
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India |
~10–12 |
Maggiore importatore; sussidi per riso e grano. |
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Brasile |
8,7–9,0 |
Secondo importatore; dipendenza strutturale. |
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Unione Europea |
~5–6 |
Domanda agricola diversificata. |
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Stati Uniti |
~4–5 |
Integrazione con produzione interna. |
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Turchia |
~3–4 |
Domanda in crescita. |
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Australia |
~2–3 |
Dipendenza per agricoltura arida. |
L’India rappresenta il 12-13% del commercio globale, seguita dal Brasile.
4. Le rotte marittime
La produzione di urea non ha senso senza la sua distribuzione. È un bene fisico, denso e pesante, e dunque intimamente legato alle rotte marittime e ai costi energetici. Ogni tonnellata di urea trasporta dentro di sé un capitale di energia fossile che, nei Paesi agricoli, diventa cibo. Questa trasformazione — energia in proteina, gas in cereali — definisce la mappa reale del potere contemporaneo.
Nel 2023, il commercio globale di urea ha superato i 60 miliardi di dollari, con flussi principali che collegano Medio Oriente, Nord Africa, Russia e Cina ai grandi centri agricoli dell’Asia meridionale e dell’America Latina. La struttura di questo commercio non è simmetrica: pochi produttori e molti consumatori. La concentrazione produttiva — circa l’80 per cento nelle mani di dieci Stati — genera un oligopolio naturale che fa dell’urea una merce più politica che industriale.
I grandi produttori ed esportatori Secondo i dati della Banca Mondiale (WITS) e dell’International Fertilizer Association, i primi cinque esportatori mondiali nel 2023 sono stati Egitto, Arabia Saudita, Cina, Oman e Nigeria, seguiti dalla Russia. Tutti questi Paesi condividono una caratteristica: dispongono di gas a basso costo, industria statale o para-statale e accesso diretto a rotte marittime internazionali.
Questa configurazione mostra una transizione della leadership industriale dal Nord al Sud del mondo: la fertilità della terra è ormai alimentata dall’energia dei Paesi produttori di gas. E mentre la Cina utilizza gran parte della sua produzione per il fabbisogno interno, l’asse Mediorientale–Africano esporta quasi tutto, diventando il nuovo motore azotato dell’economia mondiale.
I grandi importatori Sul fronte opposto, la domanda è concentrata in pochi poli agricoli. L’India assorbe oltre il 15 per cento delle importazioni mondiali; il Brasile circa il 13 per cento; seguono Unione Europea, Stati Uniti, Turchia e Australia.
In questa geografia, l’India e il Brasile non sono semplicemente clienti, ma veri e propri nodi demografici: l’urea che entra nei loro porti diventa il cibo che sfama due miliardi di persone.







