
I ricordi sono indelebili, non come su FB o internet dove possono essere cancellati con un clic. La memoria è una delle cose più importanti della vita di ogni persona. Attraverso i ricordi, essa ci dona informazioni sul mondo che ci circonda e su noi stessi e, al tempo stesso, ci conferisce identità. Senza memoria la vita non è tale. La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, i nostri sentimenti, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo.
L’ascesa dei social media ha lasciato che venissimo assaliti da un’irrefrenabile voglia di condividere momenti della nostra vita, offrendoli in libera fruizione e a un pubblico vastissimo. Eppure vogliamo credere che l’atto del ricordare sia molto più profondo e complesso del condividere. D'altronde non basta postare una fotografia sui social per fare di quell'immagine un vero ricordo poiché la dimensione del ricordo è certamente più intima e complessa. Essa richiede tempo di elaborazione e riflessione, soprattutto un contesto di pensiero, di sensazioni, di emozioni e di persone.
I ricordi sono indelebili,non come su FB o internet dove possono essere cancellati con un clic .Se si pensa di poterli cancellare d’un tratto sarà impossibile e sarebbe un errore che farebbe arretrare esistenzialmente,poiché si abbandonerebbe quella freschezza ,quei principi,quei sentimenti intimi, profondi, indelebili che sono presenti nella nostra natura, nel nostro passato. I ricordi sono l’anima della nostra umanità.
otto forma di ricordo, di informareszioni appe durante l'esperienza o per via sensoriale. La memoria è presente a vari livelli in tutti gli esseri animali; la sua importanza primaria sta nel fatto che non esiste alcun tipo di azione o condotta senza memoria come nella condotta sociale, oppure nei fenomeni di rinforzo nell'apprendimento. Si può considerare inoltre la memoria come una delle basiAttraverso la memoria, dai ricordi della nostra vita possiamo tornare a un senso più profondo della nostra esistenza e creare le basi per una “nuova umanità” ben più umana. Siamo ciò che scegliamo di ricordare perché se ci ricordassimo tutto non saremmo qualcuno. La rappresentazione della vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda. Nel raccontarla ne siamo registi. La memoria è la capacità del cervello di conservare e disporre di informazioni, ovvero quella funzione psichica o mentale volta all'assimilazione, alla ritenzione e al richiamo, s che rendono possibile la conoscenza umana e animale, proprio in virtù della capacità di apprendimento, assieme ad altre funzioni mentali quali elaborazione, ragionamento, intuizione, coscienza,è la dimensione interiore più importante della vita di ogni persona.
Attraverso i ricordi,la memoria ci mette in condizione di esaminare il nostro passato,consentendoci di proiettare nella nostra mente le immagini associate alle emozioni di quei momenti che scegliamo di evocare a nostro piacimento per riesaminare il nostro fare e le ragioni che lo hanno mosso:al tempo stesso, ci conferisce unicità ...personalità. È necessario rendersi conto che la qualità dei ricordi sbiadisce,si dissolve col tempo.Quando le persone richiamano il passato,lo fanno con vari gradi di chiarezza.
Alcune volte sembra che il ricordo sia sbiadito e che i dettagli siano confusi,questa sensazione di memoria vivida è legata non solo a quello che viene ricordato, ma anche come viene ricordato, ovvero alla qualità visiva della memoria. Col tempo i ricordi vengono evocati in modo visivamente meno vibrante di quando non fossero codificati, dimostrando un nuovo effetto di sbiadimento della memoria. Il ricordo va conservato con naturalezza senza sprecarlo,con e per il piacere di farlo poiché c’è qualcosa di magico nel ricordo. Nel senso proprio di un incantesimo che se riusciamo ad assaporare,porta serenità,gioia e una dolcissima malinconia.
Nel tempo del presente per molteplici ragioni coltivare i ricordi non è certo facile. Si rischia perfino di sentirsi esclusi ed emarginati dall’onda lunga della fretta,del tempo che bisogna afferrare al volo senza profondità non curandosi del passato e non avendo così slancio verso il futuro. Nei ricordi e nella memoria, in questa magia, c’è un prezioso antidoto alla solitudine. Il ricordo è narrazione, racconto condiviso con gli altri che a loro volta hanno da ricordare e da raccontare e dunque hanno anche un effetto dirompente contro la solitudine,è storia, individuale, familiare e collettiva, ma in questo allungarsi verso le radici c’è anche il segreto della sua forza che ci trascina, in modo positivo, verso il futuro.
La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.Sprecare il ricordo, cancellandolo dal nostro orizzonte, è come sprecare il senso della nostra vita. Ciò che nell vita rimane,non sono i doni materiali, ma i ricordi dei momenti che hai vissuto e che ti hanno fatto felice. La tua ricchezza non è chiusa in una cassaforte,ma nella tua mente. È nelle emozioni che hai provato nella tua anima!
di Raffaele Romano
Da quel che si sa non totalmente mantenute. Lo scorso 13 settembre 2021 Laura Sullivan pubblicava sul sito www.npr.org un articolo in cui annunciava che la Casa Bianca aveva deciso di declassificare un importante rapporto di 16 pagine dell’FBI nel quale venivano fuori collegamenti tra tutti i dirottatori dell’11 settembre 2001 con cittadini sauditi che vivono negli Stati Uniti. Il documento, risalente addirittura al 2016, riassumeva un'approfondita indagine dell'FBI su quei legami ed era stato classificato col nome “Operazione ENCORE”. Il citato rapporto, a detta della Sullivan, mostra una relazione di quanto si conoscesse tra due sauditi in particolare, di cui uno con lo status di diplomatico e alcuni dei dirottatori. Le circa 3.000 famiglie delle vittime dell'11 settembre hanno a lungo cercato il rapporto che ha tracciato un quadro molto diverso da quello descritto dalla Commissione sull'11 settembre la quale concludeva che "non abbiamo trovato prove che il diplomatico saudita Fahad al-Thumairy abbia fornito assistenza ai due dirottatori".
Il rapporto Encore, invece, afferma, che Thumairy "incaricò" un associato di aiutare i dirottatori quando giunsero a Los Angeles e disse che i dirottatori erano "due erano persone molto significative", tutto ciò più di un anno prima degli attacchi alle torri gemelle. Sempre la Commissione sull'11 settembre 2001 aveva descritto l'impiegato saudita, Omar al-Bayoumi, come un semplice "gregario". Il rapporto ENCORE, invece, afferma che un testimone dell'incontro aveva visto Bayoumi aspettare l'arrivo dei dirottatori piuttosto che incontrarli per caso oltre ad impegnarsi con loro in una lunga conversazione. Il rapporto afferma che una donna ha detto agli investigatori che Bayoumi diceva spesso che la comunità islamica “ha bisogno di agire” e che la comunità era "al jihad". In un'intervista, le famiglie delle vittime delle Twin Towers hanno affermato di aver trovato altri elementi nel rapporto rivelanti come il fatto che Bayoumi era in "contatto quasi quotidiano" con un uomo legato alla mente dell'attacco al World Trade Center del 1993 ed aveva trascorso la notte in un hotel con un altro uomo collegato a uno dei luogotenenti anziani di Osama bin Laden.
Sebbene il rapporto non tragga alcun collegamento diretto tra i dirottatori e il governo saudita nel suo insieme Jim Kreindler, che rappresenta molte delle famiglie che hanno citato in giudizio l'Arabia Saudita, ha affermato che il rapporto convalida le argomentazioni che hanno fatto sul caso: “Questo documento, insieme alle prove pubbliche raccolte fino ad oggi, fornisce un modello di come al-Qaeda ha operato all'interno degli Stati Uniti", ha detto, "con il sostegno attivo e consapevole del governo saudita”. Il governo saudita ha sempre smentito ogni coinvolgimento e recentemente i funzionari dell’ambasciata saudita hanno dichiarato che “Qualsiasi accusa che l'Arabia Saudita sia complice negli attacchi dell'11 settembre è categoricamente falsa". Il documento ENCORE sarà il primo di molti documenti che l'amministrazione Biden ha promesso di rilasciare nei prossimi mesi?
Recentemente il presidente Biden ha autorizzato il National Archives a rilasciare 12.879 documenti mai visti relativi all’assassinio dell’ex presidente John F. Kennedy, ma l’ordine della Casa Bianca ne lascia ancora “classified” circa il 30%.
Il rilascio arriva 59 anni dopo che il presidente fu ucciso a Dallas. Nel memorandum emesso giovedì dal presidente Joe Biden, si legge che: “la tragedia nazionale dell’assassinio del presidente Kennedy continua a risuonare nella storia americana e nei ricordi di tanti americani che erano vivi in quel terribile giorno; nel frattempo, la necessità di proteggere i documenti relativi all’assassinio si è indebolita con il passare del tempo. È quindi fondamentale garantire che il governo degli Stati Uniti massimizzi la trasparenza divulgando tutte le informazioni nei documenti riguardanti l’assassinio, tranne quando le ragioni più forti possibili consigliano diversamente”.
E i documenti rimasti segreti?
È la terza volta in pochi giorni che a casa di Biden vengono trovati documenti riservati: stavolta ne sono stati scoperti altri cinque. il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland ha nominato un investigatore speciale per il caso.
I file sono stati trovati in due luoghi diversi: nel garage del presidente al suo indirizzo privato a Wilmington Delaware, e in un ufficio presso il Penn Biden center for diplomacy and global engagement a Washington. meno di 10 contrassegnati come “classificati” sono stati trovati nella residenza di Biden a Wilmington, ma nessuno era stato indicato come “top secret”.
Secondo un funzionario federale delle forze dell’ordine a conoscenza delle indagini, la decina di documenti contrassegnati come classificati e scoperti al Penn Biden center includevano invece materiale top secret.
di Massimo Coccia
“Il mondo è come un cerchio si inizia con un percorso per poi ritornare al punto di partenza”.
Ho letto con sgomento alcuni dati dal Global slavery index che fotografa la situazione inerente alle forme di schiavitù moderna in ogni paese. Ero convinto che con la fine della guerra di secessione negli USA il fenomeno di sfruttamento delle persone rendendole schiave fosse in via di estensione. Purtroppo mi devo ricredere amaramente e constatare che decenni di conquiste di diritti della persona non sono serviti quasi a nulla.
Esistono numerose sacche di resistenza che lasciano presupporre l’immutabilità della indole del Sapiens che si può sintetizzare nella predazione delle risorse a scapito dei più svantaggiati e nell’accettazione della legge della natura in base alla quale il più forte sopravvive e il più debole perisce. Questa resilienza al cambiamento si contrappone alla ricerca di un nuovo paradigma in cui ogni essere vivente si possa sentire rispettato e trattato con umanità a prescindere dalla sua estrazione sociale.
Le ingiustizie dilagano nel mondo e la ricchezza non è equamente distribuita. Gli individui più fortunati si dovrebbero preoccupare di coloro che vivono in povertà solo per essere nati nel posto sbagliato in un contesto sociale difficile ma tutto ciò sembra una chimera. I paesi ricchi dovrebbero sussidiare i paesi più poveri a casa loro senza chiedere nulla in cambio. Milioni di tonnellate di alimenti vengono buttati nei paesi più ricchi e tutto questo cibo potrebbe invece essere utilizzato in modo più proficuo per salvare vite umane.
A tutto questo si aggiunge il grave fatto che molte persone attualmente stanno vivendo forme di schiavitù moderna simile a quella vissuta dagli schiavi africani deportati nelle americhe. Paradossalmente oggi esistono molti più schiavi di quelli presenti duecento anni fa nel pianeta, ripeto nostante la conquista di molti diritti civili. I dati che sono emersi dall’ ONU (dall’ organizzazione mondiale del lavoro) sono terrificanti.
Le vittime di questa situazione sono per la maggior parte donne e bambini come rilevato da un rapporto della Anti slavery international; inoltre emerge che vengono ridotti in forme di schiavitù coloro che sono costretti a lavorare contro la loro volontà con limitate capacità di spostarsi, costantemente minacciati.
Alcune di queste persone vengono sfruttate sessualmente, altre sono condannate ai lavori forzati e in alcuni stati la condizione di schiavitù viene ereditata. I posti in cui queste forme di schiavitù sono più presenti sono in Africa e in Asia nella regione del Pacifico. Come mai questo fenomeno è ancora rilevante nel mondo moderno in cui si pensava che lo “ius primae noctis” fosse solo un retaggio del passato?
Nonostante la presenza di numerosi paesi con una governance democratica non esiste un “paradiso” in terra. Purtroppo 196 paesi nel mondo tollerano forme di schiavitù moderna. Le forme più diffuse sono la prostituzione, servitù domestica, lavoro obbligato, lavoro per debiti, lavoro infantile, bambini soldato e prostituzione minorile.
Questo fenomeno oggi è aggravato dai conflitti bellici presenti nel pianeta e dal dilagare dei profughi che questi conflitti generano. Inoltre le nuove forme di comunicazione moderna, le nuove vie e mezzi di trasporto consentono a queste persone di spostarsi velocemente nelle aree sviluppate del pianeta in cerca di migliori condizioni di vita solo per trovare forme di sfruttamento. Questo ci fa comprendere che nonostante la conquista di molti diritti e la diminuzione delle condizioni di povertà della gente in molti paesi, tanto deve essere ancora fatto.
“Il male è ancor più assenza di bene “ (J. Derrida)
Well, my plan went to shit (traduzione: Be', il mio piano è andato a puttane).
Potrebbe essere questa l’introduzione al World Economic Forum 2023 che si apre oggi a Davos, sulla “montagna disincantata”.
Riguardo alla sceneggiata che apre i battenti questa mattina, tra le fredde arie di Davos, si può ben dire che le puttane abbiano un loro indiscutibile ruolo, non solo emblematico per il fatto che il piano di globalizzazione sembra essere tragicamente fallito, ma anche perché, assieme ai vari partecipanti, sono arrivate in massa le escort.
Come ci fa sapere Adnkros, accompagnatrici e accompagnatori, perché ce n'è per tutti gli orientamenti sessuali, si preparano ad accogliere i facoltosi 'attendees', industriali, uomini di alta finanza, conferenzieri che parteciperanno all'appuntamento dell'economia globale.
Già nel 2020 un'inchiesta del Times, in collaborazione con Channel 4, ha raccontato: 'Il lato oscuro del Forum di Davos'. Il titolo si riferisce ai due aspetti che i giornalisti delle due testate hanno riscontrato: "Le lavoratrici del sesso esercitano il loro mestiere negli hotel dei delegati e nei bar della città, mentre il sessismo e le molestie sessuali sono all'ordine del giorno".
Sul secondo fronte, la stessa inchiesta riferisce che le donne d'affari presenti al meeting sono state più volte avvisate dagli organizzatori. Devono affrontare "regolarmente molestie" da parte di uomini facoltosi, con "comportamenti predatori così comuni" che l'invito è a non partecipare agli eventi da sole.
Sul primo fronte, quello del sesso a pagamento, l'Adnkronos ha cercato riscontro online. Tra siti e agenzie specializzate, da megaescort.ch a eurogirlescort.it, l'offerta è enorme. Per aver certezza che la prenotazione richiesta abbia seguito, è consigliato prenotare almeno 4 ore. E quattro ore costano intorno a 1500 franchi (più o meno 1380 euro al cambio di oggi), mentre per una notte intera nel servono 2550 (poco meno di 2350 euro).
Va ricordato che in Svizzera la prostituzione è legale e che le agenzie di escort, così come le libere professioniste e i liberi professionisti, lavorano esattamente come le altre aziende. Il problema, semmai, è la disponibilità per le date del Forum. Stando ai sondaggi fatti online, tutto esaurito, con prenotazioni chiuse per eccesso di richiesta. Chi dovesse scoraggiarsi ha comunque la soluzione a portata di mano. Basta allargare la ricerca a Zurigo o Ginevra e concordare le condizioni per la trasferta.
Questi egregi signori sono quelli che ci fanno la morale, che ci devono indicare la via da seguire per salvare il pianeta, mentre avranno il loro da fare per evitare il mal francese o qualcosa di peggio.
Per arrivare nella Davos del ben-godi (speriamo che godano, date le tariffe), lor signori, in barba alle prediche sul green e la CO2, useranno jet privati e, se faranno come lo scorso anno, creeranno, secondo un’indagine commissionata da Greenpeace, emissioni di CO₂ pari a quelle medie di 350 mila automobili.
Ma che importa. Lor signori sono i potenti. Non vanno a piedi e nemmeno in bicicletta.
Secondo l’indagine di Greenpeace dei 1040 jet privati arrivati a Davos nei giorni del meeting del 2022, il 53% era costituito da tratte a corto raggio inferiori a 750 km, che avrebbero potuto essere percorse facilmente in treno o in auto, mentre il 38% ha percorso distanze ultra-brevi, inferiori a 500 km.
Il tema di quest’anno è la “Cooperazione in un mondo frammentato” ed è proprio il tema a rivelare che il piano è, come si usa dire, andato a puttane.
Infatti il Worl Economic Forum è stato ed è il massimo assertore della globalizzazione, ma la globalizzazione sta fallendo su tutti i fronti.
In un’intervista al Wall Street Journal, Klaus Schwab, alla domanda se non sia finita la globalizzazione, ha risposto così: «Io la chiamo riglobalizzazione. Il mondo sta diventando più interdipendente, ma d'altra parte avremo relazioni molto più basate sulla fiducia, perché non siamo in grado di creare norme e regole necessarie, che possiamo condividere. Il futuro del mondo potrebbe essere una specie di mosaico di coalizioni basate sulla fiducia».
Detto in altri termini e fuori dalla fuffa della riglobalizzazione, il genio di Davos ammette che la Montagna incantata non è in grado di creare le norme e le regole necessarie e che i rapporti tra i vari tasselli del mosaico dovranno essere basati sulla fiducia.
L’ammissione di fallimento rasenta il ridicolo quando viene invocata la fiducia, in un contesto che vede la guerra in Ucraina, con la massima sfiducia tra Usa e Russia, che vede crescere la tensione tra Usa e Cina, che vede la Nato trasformata da alleanza difensiva in una sorta di arsenale (ora dichiarato vuoto da Stoltemberg) a disposizione di una guerra per procura, che vede il disfacimento dell’Unione Europea, dove la fiducia tra gli Stati membri è ai livelli minimi.
Il fatto è che la globalizzazione, che si basava sulla delocalizzazione in Cina delle produzioni, in un Paese dove non esistono i diritti minimi, serviva ad attuare il Grande Reset dei livelli di vita europei e a comprimere democrazia e libertà.
Davanti alla Montagna disincantata di Davos ci sono i missili intercontinentali con testata atomica di Putin che stanno a ricordare che se si gioca a risico, alla fine, l’ultima parola può averla in mano chi schiaccia il bottone per primo.
E allora, è il caso sì di cooperare, ma dichiarando fallimento e ammettendo che il piano è andato a puttane.
I ricchi e i potenti, i banchieri e i finanzieri, obnubilati nel cervello dal transumanesimo, forse hanno capito o dovranno capire che al di là delle panzane raccontate a Davos da Yuval Noah Harari, se qualcuno schiaccia il bottone muoiono anche loro, perché la morte non viaggia in jet e non si sofferma con le escort. Soprattutto la morte non guarda in faccia a nessuno. La morte se ne fa un baffo dei soldi e del potere.
Del resto la sceneggiata nelle montagne svizzere sconta grandi assenti, proprio quelli che hanno già messo fine alla globalizzazione intesa come conquista di una sola potenza.
I partecipanti saranno 2.700, con 57 ministri delle Finanze e 17 banchieri centrali.
Prevista la partecipazione della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, del vice Valdis Dombrovskis, della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e dei commissari Gentiloni (Affari economici), Hahn (Bilancio), Simson (Energia). Presente la numero uno della Bce Christine Lagarde, che parlerà venerdì 20 a un panel con la presidente del Fmi, Kristalina Georgieva.
Se la Germania vedrà uno “special address” del cancelliere Scholz circondato dal suo vice Habeck, dal presidente della Bundesbank, dal ministro delle Finanze Lindner e ben otto ulteriori figure pubbliche, la Francia arriverà con sei ministri fra cui Le Maire (Economia).
Saranno inoltre presenti l'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il clima, John F. Kerry, il direttore del Federal Bureau of Investigation (FBI), Christopher Wray, la direttrice della US National Intelligence, Avril Haines, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus e il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, Ngozi Okonjo-Iweala.
A spiccare l’assenza della Russia (non invitata) e della Cina.
Olaf Scholz sarà l'unico leader del G-7 presente. Grandi assenti i presidenti Joe Biden, Xi Jinping e Vladimir Putin. Assenti anche Macron e il presidente britannico.
L'Italia snobba l’evento e manda solo il ministro dell'Istruzione Valditara.
Fra gli appuntamenti segnalati dagli stessi organizzatori come quelli da non perdere c’è la Crystal Awards Ceremony di lunedì 16 gennaio (18-18.30), nel corso della quale vengono premiate personalità del mondo della cultura che si sono spese per la difesa dell’ambiente, per la lotta al cambiamento climatico, per la salute mentale e per l’educazione. Fra i premiati di quest’anno anche l’attore Idris Elba.
Fra gli appuntamenti di martedì 17 ci sono il panel Philanthropy: A Catalyst for Protecting Our Planet con John Kerry (8.30-9.15), l’intervento di Ursula von der Leyen (11.15-11.45), un panel con la premier finlandese Sanna Marin (15-15.30) e l’intervento del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez (16-16.30).
Mercoledì 18 gennaio il sito dell’evento segnala gli interventi di Aziz Akhannouch, capo del governo marocchino (10.45-11.15), e del cancelliere tedesco Olaf Scholz (15.45-16.15), oltre al panel Restoring Security and Peace con - fra gli altri - il segretario della Nato Jens Stoltenberg e il presidente polacco Andrzej Duda (17.15-18).
Per il 19 gennaio è atteso l’intervento del presidente sudcoreano Yoon Syk Yeol (11.30-12), mentre dalle 11 alle 12 di venerdì 20 gennaio ci sarà il panel Global Economic Outlook: Is this the End of an Era? con la partecipazione del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, della presidente della Bce Christine Lagarde e la presidente del Fmi Kristalina Ge
di Roberto PECCHIOLI
Un amico, conversando davanti a un caffè, ci ha posto la domanda da un miliardo di dollari: chi comanda nel mondo? Ha aggiunto di non volere una risposta complessa e che gli interessa sapere nomi e cognomi. Vasto, arduo programma, rispondere a un quesito che ci tiene chini sui libri da anni; ancora più difficile indicare persone fisiche in un tempo in cui il potere – più oligarchico e chiuso che mai- ha una dimensione reticolare, in cui ogni snodo, ciascun anello è strettamente legato in una ragnatela che, tuttavia, ha un centro che può essere identificato.
Al nostro amico abbiamo ripetuto un concetto espresso da Giano Accame, grande giornalista e finissimo intellettuale: comandano coloro dei quali non si può dire male. Sembra una battuta – o un’elusione della risposta- e invece è il primo gradino per arrivare alla verità. In ogni ambiente- tutti ne abbiamo esperienza- c’è qualcuno (persona, gruppo, consorteria, grumo di interessi) di cui non si può dir male, pena le rappresaglie, la discriminazione, la punizione. Così funziona il mondo, in basso e in alto, alla faccia delle anime belle. Possiamo allora formulare un primo livello di risposta: comanda chi può far diventare legge o senso comune la propria volontà- applicando sanzioni a chi trasgredisce o dissente- ed è in grado di screditare prima, vietare poi, rendere illegale o pericoloso formulare critiche o sollevare obiezioni nei suoi confronti.
Non è – ancora- una risposta. Un altro livello di riflessione è in negativo: chi non comanda, ossia chi, in fatto e in diritto, non è in grado di esercitare un potere? Qui il setaccio si fa più fitto ed esclude una quantità immensa di soggetti: i popoli, i poveri, chi non possiede beni e istruzione, la stragrande maggioranza degli esseri umani, ma anche gran parte degli Stati teoricamente indipendenti che rappresentano le nazioni, le civiltà e le popolazioni del mondo. La risposta si fa meno opaca. Comandare, ossia decidere, governare, impartire disposizioni che dovranno essere eseguite o imposte coattivamente, significa non riconoscere- di fatto o in diritto- autorità superiori: la vecchia formula latina dell’auctoritas – o potestas – superiorem non recognoscens.
Appare dunque evidente quanto le istituzioni pubbliche, a partire dagli Stati nazionali- non comandino più. Qualche esempio relativo all’Italia: le leggi dell’Unione Europea – promulgate sotto forma di regolamenti- e ogni normativa comunitaria non solo sono inappellabili e immediatamente esecutive, ma abrogano ogni contraria disposizione nazionale. Il fatto più sorprendente è che – nonostante il dettato costituzionale assegni la sovranità al popolo (italiano) – è stata la stessa giurisdizione, con apposite sentenze, a spogliarsi della potestas per statuire la superiorità del diritto comunitario, detto acquis, norma, ma anche conquista acquisita una volta per tutte.
La Repubblica non ha più un potere legislativo autonomo: la costituzione è un foglio di carta o un libro dei sogni. Niccolò Machiavelli, fondatore della scienza politica, riteneva che i fondamenti della sovranità dello Stato fossero l’esercito e la moneta. Nessuno può negare che le nostre forze armate siano dirette dai comandi della NATO, il cui vertice sta negli Usa. Attraverso la copertura atlantica, gli Usa possiedono in Italia almeno cento basi militari, alcune delle quali dotate di armi atomiche che sfuggono al controllo italiano. Tutte sono giuridicamente extraterritoriali e i reati militari non possono essere perseguiti, come sa chi tentò invano di portare alla sbarra gli aviatori americani che distrussero la funivia del Cermis a Cavalese, con vittime e danni. Discutere non diciamo l’appartenenza alla Nato, ma i suoi termini, è sostanzialmente vietato in Italia e pone chi ci prova fuori dal dibattito politico, al limite della criminalizzazione. Basterebbe questo per far disperare Machiavelli.
Il peggio è tuttavia l’inesistenza della sovranità monetaria, ossia il controllo privato e straniero dell’emissione e circolazione della moneta legale. Il bastone del comando è nelle mani di chi crea il denaro dal nulla, attribuendosene la proprietà: i banchieri. Il primato del denaro sulla dimensione pubblica è stato conquistato dai “mercati”, pseudonimo del potere finanziario di pochi giganti, con la creazione delle banche centrali di cui essi hanno assunto il controllo, appropriandosi della fonte primaria del comando: l’emissione della moneta. Finti enti pubblici per mascherarne la natura di giganteschi poteri privati in mano ai signori del denaro, le banche centrali sono controllate dalla cupola della finanza internazionale e godono di privilegi e immunità ben celate al grande pubblico.
Il trucco non è soltanto la difficile comprensione del concetto di monetazione come creazione ex nihilo- ma la diffusione di un’ideologia economica e finanziaria presentata come scienza esatta - benché arcana nei fondamenti - in base alla quale solo le “autorità monetarie”, altro nome d’arte dei signori privati del denaro, hanno le competenze, la capacità e l’esperienza per creare, distribuire e dirigere i flussi monetari. Di qui la pretesa di indipendenza (ossia onnipotenza e assenza di controllo) del sistema delle banche centrali, che, dicono i loro statuti approvati dagli Stati, “non possono sollecitare o ricevere consigli o disposizioni”, formula acrobatica per mettere nero su bianco il diritto di fare ciò che vogliono.
Chi si azzarda a dir male dei “mercati”, totem e tabù del nostro tempo? Tanto meno delle banche centrali, i cui mitizzati centri studi distillano un indiscutibile sapere quasi esoterico, una dogmatica non dissimile da quella della Chiesa del passato. Peraltro - per restare in patria- gran parte dei connazionali non sa che la Banca d’Italia (oggi semplice socio della BCE) mente sin dalla denominazione: non solo non è pubblica - come farebbe pensare il nome - ma non è neppure italiana, giacché i suoi azionisti, detti pudicamente partecipanti, sono in maggioranza istituiti privati controllati da banche estere, a cominciare da Unicredit e Intesa-San Paolo.
Mayer Amschel Rothschild, l’uomo che creò l’immenso potere della dinastia che porta il suo nome - una delle monarchie ereditarie senza corona che dominano il mondo - affermò una volta: permettetemi di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi importa chi fa le sue leggi. Chi osa criticare il sistema bancario e finanziario, padrone degli intoccabili mercati, depositari di un potere arcano e di conoscenze iniziatiche? I mercati, afferma una vulgata indiscutibile, votano tutti i giorni e vogliono la santa “stabilità”, cioè un sistema immobile che perpetua se stesso.
Ovvio: comandano loro e le critiche, gli attacchi, il rancore popolare è opportunamente deviato sui governi e i politici, amministratori delegati pro tempore del potere finanziario. Il voto popolare “libero e universale” è una finzione, una farsa a uso degli ingenui. Il potere del denaro svuota le democrazie: chi pensate che vinca – indipendentemente da programmi e slogan- tra un partito o un candidato provvisto di fondi e un altro che ne è privo? E chi ha più denaro da gettare nella competizione drogata di coloro che lo creano con un tratto di penna, un clic sulla tastiera del mega computer?
Eppure, mentre è possibile, spesso istigato ed eterodiretto, l’attacco ai politici, esecutori di ordini superiori, camerieri e sguatteri dei cosiddetti “poteri forti”, quasi nessuno attacca le intangibili “autorità monetarie”, il sistema bancario, i mercati sovrani e le oligarchie finanziarie che pagano l’orchestra e decidono la musica.
Un’altra lezione di Accame sull’identificazione di chi comanda riguarda coloro a cui paghiamo, in un modo o in un altro, le tasse. Teoricamente, lo Stato. In realtà gran parte del denaro che ci viene sottratto legalmente è destinato a pagare il debito pubblico, anzi gli interessi da cui è gravato. Infatti, nonostante l’esproprio a monte, ossia la sovranità monetaria conferita al sistema finanziario privato e il relativo, gigantesco falso in bilancio, l’Italia ha un saldo primario (la differenza tra le entrate e le uscite) attivo sin dagli anni Novanta, mentre il debito pubblico continua ad aumentare a causa degli interessi, estorti con la truffa del debito, dovuto a chi si è arrogato la proprietà iniziale del denaro. Gli interessi pagati nell’ultimo trentennio al sistema usurario sono quasi pari all’intero debito accumulato. Nessuno Stato, dal dopoguerra, lo ha mai ripagato interamente: ragioni aritmetiche.
Napoleone, che pure esportò in armi la rivoluzione francese borghese e mercantile, disse: “quando un governo dipende dai banchieri per il denaro, questi ultimi, e non il governo, controllano la situazione, dato che la mano che dà è al di sopra della mano che riceve”. E il generale corso aveva l’esercito e lo Stato… Un grande politico e legislatore, Thomas Jefferson, padre della costituzione americana, lottò con tutte le forze contro il potere finanziario che allungava gli artigli sulla nuova nazione. “Credo che, per la nostra libertà, le istituzioni bancarie rappresentino un pericolo più grande degli eserciti. Se i cittadini americani permettessero ad esse di controllare l’emissione della valuta, le banche toglierebbero loro ogni proprietà, fino a quando i loro figli si sveglierebbero senza più una casa. “
Il sistema finanziario è un’oligarchia “estrattiva”, nel senso che estrae la ricchezza dei popoli e dei cittadini comuni per trasferirla a se stessa, un drenaggio verso l’alto che tutto divora. Un esempio è la recente norma dell’UE- voluta dalla lobby finanziarie e industriali convertite per interesse a un’equivoca ideologia green – che esproprierà di fatto la casa di abitazione se non verranno eseguite costose innovazioni “energetiche”. Chi non ci riuscirà- dopo essersi indebitato con i soliti usurai- dovrà cedere per quattro soldi la sua proprietà agli iperpadroni, che stanno cercando di convincere che non avere nulla è la suprema felicità, alla quale però essi si sottraggono. Singolari filantropi.
In Italia vi è un’ulteriore tassa, un’estrazione in più: il pizzo pagato dalle attività economiche alle mafie. Chi può esigere tasse comanda e naturalmente, non gradisce che si parli male di lui. Pericoloso è contrastare le mafie, ma anche rivelare il potere del sistema finanziario e lo storico inganno del debito con cui stringe ogni giorno il cappio attorno al collo degli Stati, dei popoli, delle persone. Per non parlare della difficoltà di parlar male di un’altra estrazione a nostro danno, l’inganno del denaro elettronico. Al di là di ogni considerazione legata alla libertà e alla sorveglianza, pochi citano l’immenso profitto di milioni di commissioni- anche piccole e minime- applicate alle nostre transazioni. I beneficiari sono i soliti, ed è a loro che paghiamo un’ulteriore imposta.
Un saggio amico di origini contadine usa ripetere: se non paghi a lino, paghi a lana; le vittime siamo sempre noi che non comandiamo.
Tuttavia, per costruire un antagonismo c’è bisogno di identificare i volti di chi comanda. La risposta vaga, impersonale, che il mondo – e naturalmente l’Italia- è in mano dell’oligarchia finanziaria non soddisfa e non significa molto agli occhi della gente, vittima dei giochi di prestigio, delle menzogne e di un raffinato bombardamento psichico e mediatico al cervello rettiliano e all’area limbica, istintuale, dell’encefalo. Inoltre, è una verità parziale. Il potere è ramificato e raffinatissimo: non può essere liquidato con un’accusa a carico del solo sistema finanziario. Il dominio ha molti rivoli e comanda chi è in grado di determinare le opinioni, le visioni del mondo, le parole per esprimerle, le agende da seguire in economia, politica, nella società e nella vita quotidiana, nei gusti e nella cultura in senso lato. Ancora una volta, sono coloro di cui è vietato, sconveniente e pericoloso dire male. Ne parleremo nella seconda parte del presente elaborato, con la sconsiderata promessa di non censurare noi stessi.
di Maurizio Ballistreri
Riccardo Lombardi, indimenticato leader della sinistra del Psi, a chi gli chiedeva una definizione di socialismo, rispondeva con semplicità: “E' socialista quella società che riesce a dare a ciascun individuo la massima possibilità di decidere la propria esistenza e di costruire la propria vita".
Un modello scevro da ogni massimalismo ma anche da quel riformismo “prêt-à-porter" che segnò i governi laburisti di Tony Blair, quelli socialista di Zapatero e della Spd di Schroeder, nonché di una parte delle socialdemocrazie europee all’inizio del XXI secolo e che costituisce il dna del partito democratico in Italia.
Il governo guidato dal socialista Pedro Sanchez con l’approvazione dell’ultima Legge di Bilancio per il 2023, si pone all’avanguardia delle politiche socialdemocratiche a livello europeo ed internazionale.
Infatti, la manovra economica prevede la spesa sociale più alta di sempre per il Paese (ben 274 miliardi di euro, anche grazie ai fondi del PNRR, dei quali la Spagna è la principale destinataria dopo l’Italia), introduce misure volte a mitigare l’effetto dell’inflazione, causata dalla guerra in Ucraina, sulle fasce più vulnerabili della società. Come è individuato il reperimento delle risorse? Tassando banche, compagnie energetiche e grandi patrimoni, permettendo così una più equa redistribuzione della ricchezza a fronte della crisi in corso. Una soluzione che, ovviamente, al governo italiano non piace, ma non è sposata neppure dalla sedicente sinistra italica.
Sanchez è riuscito a coniugare l’interesse nazionale e i principi di sovranità del popolo che gli ha conferito il mandato a governare, con le forche caudine dei parametri di austerità imposti da Bruxelles, ora ancora più incidenti sulla spesa sociale, a causa degli improvvidi aumenti dei tassi di interessi da parte della BCE.
Il governo a guida socialista spagnolo, dunque, ha approvato misure a sostegno di categorie che vanno dai giovani ai pensionati, passando per l’aumento degli aiuti alle madri con figli piccoli, alla lotta alla violenza di genere e comprendendo anche la sanità. A costituire una prima, netta differenza con la manovra in discussione nel nostro Parlamento in questi giorni, è l’ampliamento dell’ingreso minimo vital, il corrispondente del reddito di cittadinanza italiano, che aumenta dell’8,5% e andrà a beneficiare 1,2 milioni di persone. Anche le pensioni verranno aumentate proporzionalmente con l’aumento dell’IPC, l’Indice dei prezzi al consumo, il quale misura l’impatto dell’inflazione. Ad aumentare è anche l’IPREM, l’indice utilizzato per l’allocazione di aiuti e sussidi in base al reddito, che cresce del 3,6%, così come i fondi destinati ai giovani, che sfiorano così i 13 miliardi di euro (+13,1%). Tra le misure previste per questa categoria, spunta il bonus da 250 euro destinato all’affitto per i soggetti di età compresa tra i 18 e i 35 anni con reddito basso, funzionale a favorirne l’emancipazione. A coloro che compiranno 18 anni nel 2023 sarà poi concesso un bonus cultura da 400 euro – altra misura drasticamente rivista in Italia. Verranno poi aumentati di 400 milioni (raggiungendo la cifra di 2,5 miliardi di euro) i fondi destinati alle borse di studio.
Le misure previste dal governo spagnolo inoltre intervengono in settori che in Italia sembrano essere passati del tutto in secondo piano, ovvero la lotta alla violenza di genere, per la quale sono stati investiti 260 milioni, e l’aiuto al sistema dell’accoglienza dei migranti, che prevede un investimento di 143 milioni di euro, 82 in più rispetto al 2022. Un ulteriore aumento del 6,7% è inoltre previsto a favore del sistema sanitario nazionale – mentre nel nostro Paese i sindacati del settore lamentano l’introduzione, con la nuova Legge di Bilancio, di misure fortemente a sfavore della sanità pubblica. Verrà inoltre ampliato l’aiuto di 100 euro alle madri con figli da zero a tre anni e saranno stanziati 620 milioni per le persone non autosufficienti. A concludere il tutto vi è la decisione di prorogare per tutto il 2023 la gratuità dei treni suburbani e a media distanza, misura introdotta già a settembre di quest’anno.
Come è possibile ottenere tutto ciò? Grazie alla tassazione straordinaria imposta alle banche, alle assicurazioni e alle compagnie energetiche per il 2023 e il 2024 – ma che potrebbe essere resa permanente - con le quali il governo conta di raccogliere 10 miliardi, e con la patrimoniale, che verrà applicata in maniera progressiva sulle fortune superiori ai tre milioni di euro. La tassazione su banche, assicurazioni e compagnie energetiche era stata annunciata a fronte dell’aumento dei tassi d’interesse e del costo delle materie prime e verrà applicata sulle entrate – non sugli utili, come ipotizzato in una prima fase.
Nonostante quindi in Italia il vincolo europeo sia stato indicato come giustificazione per muoversi lungo un’asse «prudente e realista», che tenga conto di «cosa sia giusto fare» – portando così alla reintroduzione di strumenti di precarizzazione quali i voucher per prestazioni lavorative occasionali, che erano stati abrogati nel 2017 - il caso spagnolo evidenzia come a parità di condizioni socio-economiche la volontà politica sia determinante nel compiere scelte radicalmente differenti, con le quali la popolazione spagnola potrebbe così finalmente avere margine di respiro nonostante la crisi internazionale in corso.
Certo, Riccardo Lombardi teorizzava un graduale superamento del capitalismo attraverso il metodo democratico, con le “riforme di struttura”, non presenti nelle scelte di Sanchez e, comunque, nelle politiche socialiste in Spagna riecheggia la definizione di socialismo di Riccardo Lombardi, della quale non si ha traccia nell’opposizione che si autodefinisce “di sinistra” nel nostro Paese.

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