Svolgere una politica che abbia come obiettivo il Piano Mattei e il Mediterraneo Allargato, significa fare i conti con i governi locali, ma anche con le alleanze strette da questi con altri soggetti.
L’Italia, nel Corno d’Africa, strategico per l’accesso al Canale di Suez, dopo essere stata potenza coloniale in Somalia, Eritrea ed Etiopia, ha perso importanza negli anni, lasciando spazio a Russia e Turchia, potenze con le quali è inevitabile ora fare i conti nel momento nel quale si riallacciano rapporti con gli Stati dell’area.
Niente di più improvvido che, mentre il Governo e la diplomazia italiani sono al lavoro, siano lanciate affermazioni senza senso e senza base storica nei confronti di soggetti con i quali, anche nel Corno d’Africa, è necessaria la convivenza.
Il 28 e 29 luglio scorso si è tenuta la visita ad Addis Abeba della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la seconda dopo quella di aprile 2023, con tappe nella capitale dell’Etiopia e a Jimma, nell’Oromia.
La visita è stata un’occasione per fare il punto sulle relazioni bilaterali con il premier etiope Abiy Ahmed, caratterizzate da un’ampia collaborazione politica, economica e di cooperazione e sui principali temi internazionali.
In effetti, l’Etiopia è uno dei principali partner dell’Italia nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa, che si amplia con la firma durante questa visita di nuove intese nel campo della cooperazione allo sviluppo, con un nuovo programma triennale per il periodo 2026-2028.
Giorgia Meloni ha ribadito la storica amicizia tra l’Italia e l’Etiopia, mentre il primo ministro etiope ha espresso profondo apprezzamento per l'attuazione di numerosi progetti nell'ambito del Piano Mattei per l'Africa.
Il rapporto italiano con l’Etiopia difficilmente può prescindere dalla presenza russa, che ha radici storiche sin dai tempi dell’Urss.
Nel marzo 2025, Etiopia e Russia hanno firmato un accordo per lo sviluppo della marina militare etiope. Una delegazione russa, guidata dall’ammiraglio Vladimir Vorobyev, ha visitato il centro di addestramento navale etiope a Bishoftu, con l’obiettivo di modernizzare le capacità navali etiopiche, soprattutto in vista dell’ambizione di Addis Abeba di ottenere uno sbocco al mare. La Russia, inoltre, è un importante fornitore di armamenti per l’Etiopia. Tra il 2016 e il 2020, ha fornito il 30% delle importazioni di armi dell’Africa subsahariana, con l’Etiopia tra i principali beneficiari. I caccia Sukhoi-27 e Mig-23 dell’aeronautica etiope sono di fabbricazione russa, rendendo il paese vulnerabile a eventuali sanzioni contro Mosca.
La Russia ha siglato accordi con l’Etiopia per lo sviluppo del nucleare civile. Nel 2023, durante il Summit Russia-Africa di San Pietroburgo, è stato formalizzato un accordo con Rosatom per progetti nucleari, rafforzando i legami economici.
La presenza economica russa include interessi in settori strategici come l’energia e le risorse naturali, anche se non è paragonabile a quella di Cina o Stati Uniti.
L’Etiopia ha mantenuto una posizione di neutralità o vicinanza alla Russia in contesti internazionali. Ad esempio, non ha partecipato al voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2 marzo 2022 che condannava l’invasione russa dell’Ucraina, e si è astenuta in altre risoluzioni anti-russe.
Recentemente, il Piano Mattei (2024) ha rilanciato l'interesse italiano per una partnership con l'Eritrea, focalizzata su sicurezza, energia, agricoltura e infrastrutture. Una delegazione italiana, guidata dal ministro Adolfo Urso, ha visitato l'Eritrea nel giugno 2024 per rafforzare questi legami.
Il rinnovato interesse italiano, attraverso il Piano Mattei, punta a una cooperazione strategica, soprattutto per la stabilità del Corno d'Africa e il controllo delle rotte migratorie.
In Eritrea la Russia sta cercando di consolidare la sua presenza considerando il Paese del Corno d’Africa un partner chiave. Dal 2018, Mosca ha negoziato per stabilire un hub logistico o una base navale in un porto eritreo, probabilmente Massaua o Assab. Nel 2024, la fregata russa Marshal Shaposhnikov e l’incrociatore Varyag hanno fatto scalo a Massaua, segnando la prima visita di navi da guerra russe in Eritrea. Una delegazione guidata dal viceammiraglio Vladimir Kasatonov, sanzionato per il suo ruolo nel conflitto ucraino, ha visitato il paese nell’aprile 2024, incontrando il presidente Isaias Afwerki e alti funzionari eritrei per discutere di cooperazione militare e sicurezza. L’obiettivo sembra essere l’istituzione di una presenza navale permanente per controllare le rotte commerciali nel Mar Rosso, strategiche per il Canale di Suez.
La Russia, inoltre, ha interessi economici in Eritrea, in particolare nel settore minerario. Nel 2022, l’ambasciatore russo Igor Mozgo ha incontrato rappresentanti della Danakali Ltd., una società australiana che gestisce la miniera di potassio di Colluli, una delle più grandi al mondo. La russa Eurochem potrebbe acquistare gran parte della produzione di potassio, rafforzando i legami commerciali. Inoltre, sono stati discussi progetti infrastrutturali, energetici e tecnologici.
L’Eritrea è uno dei paesi ad aver sostenuto apertamente la Russia nel conflitto ucraino, votando contro la risoluzione ONU del 2022 che condannava l’invasione. Il presidente Afwerki ha espresso il desiderio di una maggiore presenza russa in Africa come contrappeso all’influenza occidentale. Nel 2023, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha visitato Asmara, rafforzando i legami bilaterali. L’Eritrea si oppone alle azioni unilaterali dell’Occidente nel Mar Rosso, accogliendo favorevolmente la presenza russa.
In Somalia le relazioni bilaterali con l’Italia sono state rilanciate dopo la costituzione del Governo Federale Somalo nel 2012, che ha segnato il primo governo centrale stabile dall'inizio della guerra civile. L'Italia ha riaperto la sua ambasciata a Mogadiscio nel 2014, unica ambasciata dell'Unione Europea nella capitale somala, e ha intensificato la cooperazione in vari settori. L'Italia è il principale contributore della missione di addestramento dell'Unione Europea (EUTM Somalia) per le Forze Armate Somale e gestisce il programma MIADIT per la formazione della polizia somala tramite i Carabinieri.
La Somalia è un Paese prioritario per l'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), con fondi aumentati da 9 milioni di euro nel 2014 a 18,5 milioni nel 2017. I settori principali includono sanità, sicurezza alimentare, educazione e infrastrutture. Un esempio significativo è il supporto all'Università Nazionale Somala, con progetti che coinvolgono atenei italiani per la ristrutturazione del campus di Gaheyr a Mogadiscio. Nel 2023, l'AICS ha lanciato l'iniziativa TPSS – Towards Peace and Stabilization in Somalia, per ripristinare servizi essenziali nelle aree liberate da Al-Shabaab.
La lingua italiana, ancora parlata da parte della classe dirigente somala, è stata promossa attraverso la ripresa delle trasmissioni in italiano di Radio Mogadiscio nel 2022 e accordi con l'Università per Stranieri di Perugia per la formazione di insegnanti somali. Questi sforzi mirano a rafforzare i legami culturali e a sostenere lo sviluppo di nuove élite.
L'Italia considera la Somalia strategica per la stabilità del Corno d'Africa e del Mediterraneo Allargato. Nel 2023, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha partecipato a un incontro trilaterale con Etiopia e Somalia, discutendo di stabilità, ricostruzione e progetti economici congiunti, come infrastrutture ed energia. L'Italia ha anche sostenuto il processo di cancellazione del debito somalo tramite il Fondo Monetario Internazionale.
Tuttavia, nonostante i progressi, la Somalia rimane un Paese fragile, segnato dal conflitto con Al-Shabaab, dalla frammentazione clanica e da sfide climatiche ed economiche. L'Italia continua a sostenere la stabilizzazione attraverso un approccio combinato di cooperazione bilaterale e multilaterale, coinvolgendo ONG, università e il settore privato, oltre alla diaspora somala in Italia. Tuttavia, le difficoltà operative, dovute all'insicurezza, limitano l'azione bilaterale, spingendo l'Italia a collaborare con meccanismi internazionali come l'UN Multi-Partner Trust Fund e il Somalia Infrastructure Fund.
Anche in Somalia l’Italia convive con altri soggetti internazionali, quali, principalmente, la Russia e la Turchia.
La Somalia mantiene un’ambasciata a Mosca, mentre la Russia è rappresentata in Somalia tramite la sua ambasciata a Gibuti. Negli ultimi anni, ci sono stati sforzi per rafforzare i legami. Nel 2016, il primo ministro somalo Omar Sharmarke ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, chiedendo assistenza per rafforzare le forze armate somale contro Al-Shabaab. Nel 2018, il primo ministro somalo Hassan Ali Khaire ha discusso con funzionari russi di cooperazione militare ed economica. Nel maggio 2023, la Russia ha offerto supporto militare alla Somalia per combattere gruppi terroristici come Al-Shabaab, in un contesto di crescente interesse russo in Africa. Tuttavia, nessun accordo militare formale è stato firmato.
Durante il secondo summit Russia-Africa (luglio 2023), Russia e Somalia hanno firmato un accordo per cancellare un debito somalo di 684 milioni di dollari, un passo significativo per il processo di riduzione del debito della Somalia nell’ambito dell’iniziativa HIPC (Heavily Indebted Poor Countries).
La Somalia ha cercato di bilanciare le sue relazioni internazionali, mantenendo legami con l’Occidente (in particolare con gli Stati Uniti e la Turchia) ma aprendosi alla Russia per diversificare le partnership, specialmente in ambito militare e economico. La Russia, dal canto suo, vede la Somalia come parte della sua strategia per espandere l’influenza in Africa, in competizione con potenze occidentali e Cina.
Alcuni rapporti somali suggeriscono che la Russia abbia mostrato interesse per la Somalia, incluso il porto di Berbera (in Somaliland) e la base di Baledogle, costruita dai sovietici.
La presenza della Turchia in Somalia si è intensificata negli ultimi anni, diventando un elemento chiave nella strategia geopolitica di Ankara nel Corno d’Africa. Questa presenza si articola su più livelli: militare, economico, umanitario e diplomatico, con l’obiettivo di consolidare l’influenza turca in una regione strategica e contrastare altri attori internazionali, come Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e potenze occidentali.
La Turchia ha siglato un accordo decennale con la Somalia per rafforzare la sicurezza marittima, assumendo la gestione della difesa dei 3.300 km di costa somala, la più lunga dell’Africa. Questo include l’addestramento, lo sviluppo e la fornitura di armi alla marina somala, con la marina turca già attiva nel Golfo di Aden dal 2010 per contrastare pirateria, pesca illegale e scarico di rifiuti tossici.
Inaugurata nel 2017 a Mogadiscio, è la più grande base militare turca all’estero, costata 50 milioni di dollari. Ospita circa 500 militari turchi e ha addestrato oltre 15.000 soldati somali, inclusi membri dell’unità d’élite GorGor, per combattere il gruppo terroristico Al-Shabaab.
La Turchia ha fornito droni Akinci e altro equipaggiamento militare, rafforzando le capacità antiterrorismo della Somalia. È in negoziazione anche un sito per test di missili e razzi.
Un accordo del marzo 2024 consente alla Turchia di esplorare petrolio e gas offshore nelle acque somale, con Ankara che riceve inizialmente il 90% della produzione per coprire i costi, per poi passare a una quota del 30% delle entrate dalla Zona Economica Esclusiva (ZEE) somala. Questo accordo mira a diversificare le fonti energetiche turche e a sostenere lo sviluppo economico somalo.
Compagnie turche gestiscono il porto e l’aeroporto di Mogadiscio, con un accordo recente che garantisce alla società Albayrak la gestione del porto per altri 14 anni.
La Turchia ha finanziato infrastrutture come strade, il parlamento e l’ospedale Erdoğan a Mogadiscio, il più grande del Corno d’Africa.
Ankara ha finanziato borse di studio per giovani somali (700 nel 2012) e rilevato istituti scolastici locali, formando una nuova élite somala con legami culturali e linguistici con la Turchia. Questo è parte di una strategia per creare una classe dirigente filoturca.
Nel dicembre 2024, la Turchia ha mediato un accordo tra Somalia ed Etiopia per risolvere le tensioni sull’accesso al mare di Addis Abeba, dimostrando il suo ruolo crescente come attore diplomatico. Questo accordo garantisce all’Etiopia un accesso marittimo senza violare la sovranità somala.
La presenza turca si contrappone agli Emirati Arabi Uniti, che sostengono il Somaliland e gestiscono porti come Bosaso, e all’Arabia Saudita, che promuove un’interpretazione più rigida dell’Islam rispetto a quella turca. L’accordo con la Somalia è anche una risposta all’intesa tra Etiopia e Somaliland, che ha riconosciuto l’indipendenza di quest’ultimo in cambio dell’accesso al porto di Berbera.
L’Italia, ex potenza coloniale, ha perso influenza in Somalia, limitandosi a cooperazione in settori come energia, istruzione e sicurezza (EUTM e MIADIT), senza un impegno militare diretto. La Turchia ha colmato questo vuoto, sfruttando l’assenza di una presenza militare italiana.
La Turchia ha trasformato la Somalia in un pilastro della sua strategia nel Corno d’Africa, combinando soft power (aiuti umanitari, istruzione) e hard power (presenza militare, accordi economici).
L’azione del Governo italiano, che tenta di riallacciare rapporti che erano stati lasciati decadere a vantaggio di altri è uno dei meriti più significativi di Giorgia Meloni e della sua visione strategica. Visione strategica che non può e non deve essere messa in discussione da chi, in Italia, continua a lavorare per gli interessi di altri, siano essi la Francia, l’Inghilterra o la Cina.
L’Italia, nel nuovo assetto mondiale che si profila, può avere un ruolo importante di partenariato con gli Usa che non piace ai colonialisti francesi e inglesi, ma è assolutamente necessario che il progetto che è stato denominato Piano Mattei prosegua la sua strada, anche se non piace all’Eliseo e ai suoi vassalli italiani.













