War on the Rocks, con uno studio di Mariya Y. Omelicheva, Ph.D., professoressa di strategia presso la National Defense University, scrive che l'impiego di unità irregolari da parte di Mosca ha trasformato il suo esercito in una macchina da guerra ibrida.
Queste unità irregolari sono istituzionalizzate sotto il controllo statale e sono dispiegate su larga scala, costituendo fino al 40% delle truppe comandate dalla Russia schierate contro l'Ucraina. Spesso incaricate delle missioni più letali e politicamente più discutibili, queste forze ombra forniscono a Mosca uno strumento flessibile per la guerra di logoramento e la mobilitazione segreta.
Stando alle affermazioni di War on the Rocks, Putin dispone di un esercito di professionisti al quale è assai difficile che possano resistere i combattenti ucraini reclutati, ormai spesso controvoglia e sempre in misura minore.
Se le notizie che fornisce War on the Rocks sono attendibili, e non c’è motivo di dubitarne, continuare a voler sostenere la guerra in Ucraina, fornendo mezzi e soldi, ma non fornendo uomini addestrati al pari delle truppe mercenarie russe, è del tutto folle.
Dal momento che è impensabile che gli Stati europei inviino militari propri al fronte, al di là delle cialtronaggini di alcuni leader, ne consegue che prima si avviano le trattative di pace e prima si evita una sconfitta pesante sul fronte.
War on the Rocks è una piattaforma americana fondata nel 2013 da Ryan Evans, ex funzionario del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ed esperto di geopolitica. Si occupa di analisi, commenti, dibattiti e contenuti multimediali su questioni di politica estera e sicurezza nazionale, con un approccio realista. La piattaforma pubblica articoli e podcast realizzati da esperti, tra cui studiosi, militari, veterani, funzionari governativi e accademici, ed è rivolta principalmente a un pubblico di professionisti del settore, come policymaker, leader militari e strateghi.
La piattaforma è riconosciuta per il suo rigore e per essere una fonte affidabile per chi opera nel campo della sicurezza nazionale, ed è stata inclusa negli archivi web della Library of Congress.
War on the Rocks registra la presenza sui social di annunci ad arruolarsi di vari battaglioni.
Anche dopo la fine dei combattimenti, fa notare War on the Rocks che queste formazioni confonderanno i confini tra guerra e pace e aggiunge che i “decisori politici e i pianificatori della difesa statunitensi dovrebbero considerare le formazioni irregolari russe come una componente fondamentale della sua capacità militare, che complica le strategie di deterrenza occidentali, le valutazioni di intelligence e i quadri giuridici. Ciò richiede un adattamento della valutazione della minaccia, della postura delle forze e del coordinamento interagenzia per contrastare efficacemente le minacce di queste forze. I decisori politici dovrebbero anche prepararsi a scenari postbellici in cui queste unità vengono dispiegate all'estero sotto la bandiera di "volontari" ed esercitare pressioni diplomatiche ed economiche sulle nazioni ospitanti affinché neghino basi o copertura commerciale agli ex irregolari ucraini. Mentre l'amministrazione Trump impegna la Russia verso un accordo di pace, l'identificazione, il disarmo e la smobilitazione di queste formazioni irregolari dovrebbero essere tra le condizioni chiave di un accordo di cessate il fuoco”.
E qui arriviamo all’altro aspetto del problema, non preso in esame da War on the Rocks ,che non è solo degli Stati Uniti, ma dell’insieme dei Paesi europei, e non solo: le milizie volontarie ucraine.
In Ucraina, le formazioni militari volontarie hanno avuto un ruolo significativo, soprattutto a partire dal 2014 con l'inizio del conflitto nel Donbass e l'invasione russa del 2022. Queste unità, spesso composte da cittadini ucraini e volontari stranieri, si sono formate per supportare le forze armate regolari ucraine.
L’elenco è interessante, anche per gli equilibri interni al potere politico ucraino.
Le forze di Difesa Territoriale (TDU), sono state create ufficialmente nel 2022, ma sono basate su battaglioni di volontari organizzati nel 2014 durante la guerra del Donbass. Nel 2021 sono state formalmente unificate sotto il comando del Ministero della Difesa ucraino. Sono composte da riservisti e volontari, spesso veterani, che operano a tempo parziale e vengono richiamati in caso di mobilitazione generale. Nel 2022 hanno reclutato oltre 100.000 volontari in risposta all'invasione russa.
La Legione Internazionale di Difesa Territoriale dell’Ucraina, è stata fondata il 27 febbraio 2022 su richiesta del presidente Volodymyr Zelensky per contrastare l’invasione russa. È composta da volontari stranieri provenienti da 52 paesi, con stime di circa 20.000 combattenti nel marzo 2022. Include veterani con esperienza militare, ma anche civili senza addestramento, accettati previa valutazione. Inizialmente parte delle Forze di Difesa Territoriale, successivamente è passata sotto il comando delle Forze Terrestri ucraine. Include unità come la Brigata Ucraino-Canadese, la Brigata Normanna, il Reggimento Pahonia (bielorussi), la Legione Caucasica e i battaglioni Omega e Turan. Gli appartenenti a questa Legione hanno ruoli di combattimento in prima linea, addestramento e supporto logistico.
C’è poi la famosa Brigata Azov (12ª Brigata Operazioni Speciali), fondata nel 2014 come battaglione di volontari a Mariupol, inizialmente legata a movimenti di estrema destra. Incorporata nella Guardia Nazionale ucraina l’11 novembre 2014, è stata elevata a reggimento e poi brigata nel 2023. Inizialmente composta da volontari ucraini e stranieri con orientamenti di estrema destra, inclusi neonazisti, ma il governo ucraino sostiene che la maggior parte dei membri (70-80% nel 2015) sia politicamente neutrale. Include unità di fanteria leggera, corazzate, artiglieria e supporto. La Azov è stata ed è impiegata in operazioni speciali, ricognizione, controguerriglia e difesa di aree chiave come Mariupol.
L’Esercito Volontario Ucraino (UDA, ex Corpo Volontario Ucraino - Settore Destro), creato nel 2014 dal partito di estrema destra Settore Destro, inizialmente indipendente dal Ministero della Difesa. Nel 2022 è stato parzialmente integrato nelle Forze per Operazioni Speciali come 7º Centro Operazioni Speciali, e successivamente come 67ª Brigata Meccanizzata. È composta da volontari ucraini e stranieri, organizzati in battaglioni di fanteria, con unità corazzate e di supporto. Ha svolto ruoli di combattimento nel Donbass (es. Avdiïvka, Krasnohorivka) e difesa di Kiev e Černihiv. La sua indipendenza iniziale e l’affiliazione con Settore Destro hanno generato tensioni con il governo ucraino, con accuse di illegalità da parte del procuratore militare nel 2016.
Il Battaglione Donbass, fondato nel 2014 come unità di volontari per combattere i separatisti nel Donbass, è stato successivamente integrato nella Guardia Nazionale ucraina. Composto da volontari ucraini e stranieri, svolge ruoli di combattimento nel Donbass.
La Legione Georgiana è formata nel 2014 da volontari georgiani, molti dei quali veterani delle guerre in Cecenia e Georgia. Ha mantenuto una certa autonomia pur collaborando con le forze armate ucraine. Composta principalmente georgiani, con addestramento di volontari anglofoni prima della creazione della Legione Internazionale, svolge ruoli di addestramento e combattimento, con un focus su operazioni tattiche.
I volontari, sia ucraini, sia stranieri, sono spinti da motivazioni diverse: patriottismo, difesa della libertà, ideali democratici o esperienze personal. Il denaro è una componente non primaria, essendo gli stipendi non elevati rispetto agli standard occidentali (es. 1.800-3.400€ al mese per alcune posizioni).
Va notato che alcuni gruppi (battaglioni, brigate) hanno propri siti internet per il reclutamento e il finanziamento e, recentemente, la brigata Azov e altri gruppi simili si sono organizzati in Corpo d’Armata, al fine di avere voce in capitolo nello Stato Maggiore e anche negli equilibri politici.
Tornando all’analisi di War on the Rocks, secondo il think tank Usa le forze irregolari russe in Ucraina sono stratificate e fluide. Vanno da compagnie militari private – il gruppo precedentemente noto come Wagner e il suo rivale controllato dallo Stato, Redut – a battaglioni regionali di volontari come Alga e Timer del Tatarstan, paramilitari di estrema destra come Rusich , unità di assalto penale come Storm-Z e la Riserva dell’Esercito di Combattimento del Ministero della Difesa.
“Molti di questi gruppi – secondo War on the Rocks - operano sotto l'egida del Ministero della Difesa russo o dell'intelligence militare. Il loro personale presta servizio in genere con contratti civili a breve termine, creando una zona grigia legale che sfuma il confine tra combattenti formali e informali”.
Questo sistema, secondo War on the Rocks, risale ai precedenti interventi russi in Cecenia, Georgia e Donbas.
In particolare il Gruppo Wagner ha servito come strumento non ufficiale del potere russo, conducendo operazioni di spedizione in Ucraina, Siria e Africa pur rimanendo formalmente al di fuori del controllo del Ministero della Difesa, fino a quando la ribellione di Yevgeny Prigozhin del 2023 ha portato alla sua frammentazione con l'adesione di alcuni comandanti a Redut.
Redut si è espanso in una rete di oltre 20 formazioni irregolari, composte da veterani, detenuti, lavoratori migranti e membri delle milizie regionali, dispiegate negli oblast' di Donetsk, Luhansk, Kharkiv, Kherson e Zaporizhzhia.
Allo stesso tempo, le 85 regioni russe hanno ricevuto il compito di formare i propri battaglioni di volontari.
Queste unità regionali, secondo War on the Rocks, sono state finanziate attraverso un mix di bilanci locali, donatori privati e sponsor politici. Con standard di addestramento ed equipaggiamento scadenti, sono state impiegate in ruoli ad alto tasso di vittime come riempitivi in prima linea.
Il sistema di Riserva dell’Esercito da Combattimento del Ministero della Difesa, originariamente istituito nel 2015 come riserva formale di volontari, ha assorbito alcune unità di milizia, tra cui formazioni cosacche e compagnie militari private. Queste unità, sebbene tecnicamente affiliate al Ministero della Difesa, operano spesso insieme a unità di difesa territoriale e compagnie militari private, gestendo logistica, flussi di finanziamento e catene di comando sovrapposti e talvolta contrastanti. Ad esempio, Konvoy, fa notare War on the Rocks, nota come la milizia privata di Sergej Askënov, il capo della Crimea, opera sia come compagnia militare privata, sia come unità formale di Riserva dell'Esercito da Combattimento, con i combattenti che firmano contratti in entrambi i quadri.
War on the Rocks stima che le formazioni irregolari rappresentino tra un terzo e la metà delle forze di terra russe dispiegate in Ucraina, “una proporzione sbalorditiva per qualsiasi standard moderno”.
La sola Redut schiera oltre 25.000 combattenti in 27 battaglioni ribattezzati. Si stima che i battaglioni della Cecenia totalizzino almeno 19.000 volontari, con ulteriori 10.000-15.000 reclute provenienti da altre regioni schierate nel 2022.
L’intelligence ucraina stima che a gennaio 2025 siano stati mobilitati tra 140.000 e 180.000 detenuti attraverso il sistema di reclutamento penale.
Le forze volontarie della Riserva dell’Esercito Combattente del Ministero della Difesa, inizialmente stimate tra 10.000 e 30.000, ammontavano a circa 40.000 unità a metà del 2025, secondo ISW, L’Istituto per lo Studio della Guerra. Inoltre, tra il 2023 e il 2024, l'apparato di reclutamento centralizzato di Mosca ha portato oltre 1.500 mercenari stranieri da 48 paesi.
Secondo le stime di War on the Rocks, le dimensioni dell'esercito russo in servizio attivo in Ucraina o nelle vicinanze hanno oscillato tra 580.000 e 700.000 unità dal 2024 al 2025, con le forze irregolari cher costituiscono circa il 39,25% delle forze dispiegate in Russia.
I bonus di arruolamento per un contratto di un anno variano da 6.300 a 24.000 a seconda della regione. Per i soldati del Ministero della Difesa ci sono bonus di arruolamento significativamente più alti, che a volte raggiungono i 46.000 dollari.
War on the Rocks trae dal panorama delineato che “le formazioni irregolari russe non sono più un ripiego: sono un pilastro centrale della macchina bellica di Mosca. Questo mosaico di paramilitari, mercenari, veterani e detenuti è inadatto a manovre decisive o campagne prolungate senza il supporto delle forze regolari. Eppure, fornisce al Cremlino notevoli vantaggi strategici e operativi. L'esternalizzazione del combattimento a formazioni irregolari consente a Mosca di condurre una guerra di logoramento prolungata”.
Uno degli aspetti più interessanti è che la Russia ha a disposizione “una forza flessibile e ad alto turnover che rafforza la capacità operativa senza innescare una leva obbligatoria politicamente sensibile o esaurire l'esercito regolare”.
La previsione di War on the Rocks è che anche a guerra in Ucraina conclusa, “queste strutture probabilmente persisterebbero. Formazioni irregolari sono ormai integrate nel vasto sistema di servizi militari e di sicurezza russo”.
Inoltre queste formazioni potrebbero essere impiegate in altri quadranti bellici. I combattenti di Wagner e Redut furono dirottati dall'Ucraina verso Siria, Libia e Mali.
Uno degli esempi di come Russi e Ucraini stiano confrontandosi anche in altri teatri di guerra è il Sudan.
La presenza di ucraini e russi nella guerra civile in Sudan, iniziata nell’aprile 2023, rappresenta un’estensione del conflitto Russia-Ucraina in un teatro africano, configurandosi come una sorta di "guerra per procura".
Fonti come il Kyiv Post e la CNN riportano che unità speciali ucraine, in particolare del gruppo Timur dell’intelligence militare (HUR), operano in Sudan almeno dall’agosto 2023. Queste forze conducono operazioni coperte contro i mercenari russi del Gruppo Wagner (ora Africa Corps) e le Forze di Supporto Rapido (RSF), sostenute dalla Russia. Le attività includono attacchi con droni, operazioni di cecchinaggio e sabotaggi, spesso in collaborazione con l’esercito regolare sudanese guidato da Abdel Fattah al-Burhan.
L’Ucraina mira a contrastare l’influenza russa in Africa, colpendo i mercenari russi e minando gli interessi economici di Mosca, come il controllo delle miniere d’oro sudanesi. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha discusso questa strategia in un incontro con al-Burhan a Shannon, Irlanda, nel settembre 2023, focalizzandosi sulle "sfide comuni" legate ai gruppi armati finanziati dalla Russia.
Video e rapporti verificati da ONG come Bellingcat mostrano attacchi di droni ucraini e interrogatori di prigionieri Wagner, confermando la presenza di forze speciali ucraine a Omdurman e altre aree vicino a Khartoum.
I mercenari russi, inizialmente del Gruppo Wagner e ora riorganizzati sotto il controllo del Cremlino come Africa Corps, sostengono le RSF di Mohamed Hamdan Dagalo ("Hemedti"). Fonti sudanesi riportano che circa il 90% delle armi delle RSF proviene dai russi, inclusi missili terra-aria, nonostante la morte del leader Wagner Yevgeny Prigozhin nel 2023. La Russia utilizza il Sudan per mantenere influenza nel Corno d’Africa, sfruttando le risorse (oro) e le rotte commerciali verso il Mar Rosso. Si ipotizza un piano per basi navali a Port Sudan. Si stima che circa 3.000 mercenari russi siano attivi in Sudan, supportando le RSF contro l’esercito regolare. L’attività ucraina in Sudan, probabilmente appoggiata da Paesi occidentali come il Regno Unito, ha anche un valore simbolico, minando l’immagine di Mosca in Africa.
Nel marzo 2025, l’esercito sudanese ha riconquistato il palazzo presidenziale a Khartoum, un successo simbolico attribuito in parte al supporto ucraino. Tuttavia, il conflitto rimane lontano da una risoluzione, con gravi conseguenze umanitarie: oltre 26.000 morti, 12 milioni di sfollati interni e 3,7 milioni di rifugiati.
A chi è sensibile alle vittime ucraine, sarebbe da raccomandare di dare uno sguardo anche a queste situazioni delle quali, guarda caso, i media si dimenticano regolarmente.
Oltre a guardare alla guerra e alle condizioni per la sua fine, sarebbe necessario porre attenzione a cosa ci riserva il dopoguerra, dato l’incremento delle milizie mercenarie al quale va aggiunto un preoccupante commercio degli armamenti in nero.
Quello del mercato nero delle armi è un fenomeno globale che prospera in contesti di instabilità politica.
Nel mercato nero prevalgono le armi leggere e di piccolo calibro, come pistole, fucili d’assalto (es. AK-47), mitragliatrici e granate. In alcuni casi, si trovano anche armi più pesanti, come lanciarazzi o missili anticarro, soprattutto in regioni di conflitto come l’Ucraina.
Le vie del commercio internazionale sono principalmente le rotte balcaniche, ex sovietiche e mediorientali.
L’Ucraina è diventata un hub significativo dal 2014, con armi provenienti da arsenali sovietici mal controllati o da aiuti militari. In Europa, il Belgio è un hub critico, mentre l’Ucraina è il principale mercato nero europeo dal 2014, con armi che raggiungono l’UE e il Medio Oriente.
Conflitti come quelli in Iraq, Afghanistan e Libia hanno creato enormi arsenali illegali. In Africa, la corruzione facilita il traffico.
Se in Europa, anziché chiacchieroni di vario genere e smargiassi a profusione, ci fossero delle leadership con testa e visione, oltre a preoccuparsi di non contrastare processi di pace con idiozie ideologiche come la pace “giusta” o alimentando illusioni, si preoccuperebbero non solo della sicurezza di Kiev, ma della sicurezza in generale, in un mondo che vede crescere la presenza di milizie mercenarie che fanno pensare ad un regresso al Medio Evo. Invece di istituire corti penali inutili e dannose, i leader occidentali dovrebbero coordinare le intelligence e implementare la sovranità degli Stati, in contrasto con la libertà d’azione di eserciti a disposizione delle azioni più diverse e irregolari.
Il tema, guarda caso, che ritorna con forza, è quello dei confini, della loro difesa, del loro controllo e della sovranità degli Stati, sorretta dalla sovranità popolare e da istituzioni democratiche.
Se lo Stato è inefficiente e inefficace, se i suoi confini sono penetrabili, se alla regola non corrisponde la sua applicabilità, il futuro prossimo potrebbe essere quello del caos e della giungla.