Come ha riferito l’Ucrainska Pravda, Volodymyr Zelenskyy ha affermato che porre fine alla guerra è possibile sia militarmente, sia diplomaticamente, ma è la diplomazia che offre maggiori possibilità di raggiungere un risultato più rapidamente e con meno perdite.
"La cessazione della guerra – ha detto Zelensky - può avvenire in due modi: militare o diplomatico. Sappiamo tutti che la Russia non sarà in grado di occuparci in questo momento. Sappiamo tutti che l'Ucraina non sarà in grado di riconquistare tutti i suoi territori con le armi in questo momento. Loro non hanno abbastanza forza, noi non abbiamo abbastanza forza. Quindi, quando parliamo di ciò che credono la società e le persone, credo che la via diplomatica sia più veloce e con meno perdite rispetto alla via della guerra."
La parte più significativa di questa dichiarazione è quella relativa al fatto che la Russia non ha abbastanza forza per andare oltre la guerra di frizione che sta conducendo, con qualche significativa conquista, ma niente di più.
È del tutto impossibile che la Russia possa attaccare Paesi europei, non solo per mancanza dell’arsenale necessario, ma per l’inesistenza di una logistica capace di supportare una qualsiasi invasione. Non solo.
Quando hai occupato un Paese, o hai all’interno chi sta dalla tua parte, oppure devi impegnare un’enormità di uomini e di mezzi per tenerlo controllato.
I cialtroni della politica e dell’informazione, i guerrafondai, gli psicopatici falliti che vogliono la guerra non tengono conto di realtà che sono evidenti a chi abbia un minimo di cervello (sano).
Esiste un rapporto numerico teorico tra la quantità di truppe necessarie per mantenere il controllo di un territorio (come un paese o una città) e il numero di abitanti.
Una stima comune, utilizzata in contesti di controinsorgenza o occupazione, è quella di 1 soldato ogni 50-100 abitanti per mantenere il controllo in una situazione di relativa stabilità. Questo rapporto deriva da manuali militari, come quelli dell’esercito statunitense (es. FM 3-24 sul contro insorgenza) e da esperienze storiche.
Ad esempio, per una città di 1.000.000 di abitanti, sarebbero necessarie tra 10.000 e 20.000 soldati per mantenere l'ordine in condizioni ideali. In situazioni di forte resistenza o instabilità, il rapporto può salire a 1 soldato ogni 20-40 abitanti, aumentando significativamente il numero di truppe necessarie.
Facciamo due conti.
La Polonia ha 36,5 milioni di abitanti. Usiamo pure il parametro minimo: 10 o 20 mila soldati per un milione di abitanti. La Russia, occupata la Polonia, avrebbe bisogno di 365-730 mila uomini per controllare il Paese. Ovviamente al seguito di 730 mila uomini ci vuole tutta la logistica necessaria.
Anche tutta la discussione su adesione alla Nato o all’Unione Europea è del tutto falsata in chiave di sicurezza.
L'Articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico (NATO), nella sua versione originale in italiano, tratto dal Trattato firmato a Washington il 4 aprile 1949 recita: “Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o in America settentrionale sarà considerato un attacco contro tutte e di conseguenza convengono che, se un tale attacco armato dovesse verificarsi, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall'Articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la Parte o le Parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre Parti, l'azione che riterrà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza dell'area del Nord Atlantico”.
Attivare le azioni che saranno ritenute necessarie, “ivi compreso l’uso della forza armata”, significa che esiste una discrezionalità di intervento e non un’automaticità e che la forza armata è una delle possibili opzioni.
Molto più impegnativo appare quanto prevedono i trattati dell’Unione Europea per i Paesi membri.
Le disposizioni di aiuto reciproco degli Stati membri dell'Unione Europea in caso di aggressione da parte di un Paese terzo sono, infatti, disciplinate principalmente dall'Articolo 42, paragrafo 7, del Trattato sull'Unione Europea (TUE), introdotto con il Trattato di Lisbona nel 2009. Questa clausola, nota come clausola di difesa reciproca, stabilisce un obbligo di solidarietà tra gli Stati membri in caso di aggressione armata sul territorio di uno di essi.
L'articolo 42(7) prevede che, se uno Stato membro subisce un'aggressione armata sul proprio territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità con l'Articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite (che disciplina il diritto di autodifesa individuale o collettiva).
L'obbligo è giuridicamente vincolante per tutti i 27 Stati membri dell'UE, ma non pregiudica la neutralità di alcuni Stati membri (come Austria, Irlanda, Malta, Finlandia e Svezia), né gli impegni assunti nell'ambito della NATO per i Paesi che ne fanno parte (22 membri dell'UE sono anche membri della NATO).
La clausola si inserisce nella Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) dell'UE e può essere integrata con strumenti come la Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO), che consente a gruppi di Stati membri di sviluppare capacità militari congiunte, o il Fondo Europeo per la Difesa, che finanzia progetti di ricerca e sviluppo nel settore della difesa.
L'assistenza può includere mezzi militari, economici, logistici o diplomatici, ma la forma concreta di aiuto è lasciata alla discrezione degli Stati membri, in base alle loro capacità e politiche nazionali. Questo riflette il carattere ibrido dell'UE, che non dispone di un esercito comune ma si basa sulla cooperazione tra Stati.
Tra i falliti europei si distingue, come al solito, il presidente francese, che l’8 settembre vedrà cadere il suo governo a causa di un disastro economico.
Venerdi, nel corso di un punto stampa con il cancelliere tedesco Fridrich Merz, Emmanuel Macron ha detto: ''Senza un accordo lunedì, Putin si sarà preso gioco di Trump''.
Il riferimento di Macron è alle due settimane di tempo che Trump ha concesso a Putin per arrivare a un accordo per la pace in Ucraina durante l'incontro che i due leader hanno tenuto in Alaska lo scorso 15 agosto.
Macron ha sostenuto che Putin è ''un ipocrita'' che mostra una ''deriva autocratica'' e porta avanti un ''imperialismo revisionista dei confini internazionali''. "Quando diciamo che c'è un orco alle porte dell'Europa - ha dichiarato Macron - credo che descriviamo ciò che i georgiani, gli ucraini e molte altre nazioni sentono profondamente".
Durante un incontro a Tolone con il suo omologo tedesco Friedrich Merz, Macron ha aggiunto che i leader francese e tedesco parleranno con Trump "questo fine settimana", ognuno per conto suo separatamente.
Parigi e Berlino continueranno, aggiunge Macron, a esercitare "pressioni" affinché vengano imposte ulteriori sanzioni a Mosca. "Siamo pronti per costringere la Russia a tornare al tavolo dei negoziati" sulla guerra in Ucraina, ha concluso.
Ipse dixit il galletto di Francia, cacciato dal Sahel.
La Germania, massima responsabile di trent’anni di fallimenti europei (vedi Merkel), apre la leva volontaria per trasformare il suo esercito di Pulcinella, in una nuova armata pronta a fare la guerra.
Nel 2024, l'esercito tedesco (Deutsches Heer), componente terrestre della Bundeswehr, contava circa 63.047 militari attivi.
La Bundeswehr nel suo complesso, includendo esercito, marina, aeronautica e altri servizi, ha una forza di 182.496 militari attivi e circa 34.600 riservisti, con ulteriori 80.770 civili impiegati in ruoli di supporto. Durante la Guerra Fredda, l'esercito tedesco era uno dei più moderni ed efficienti della NATO, con un picco di circa 495.000 militari negli anni '60, equipaggiati con oltre 5.000 carri armati, come i Leopard 1 e 2.
Dopo la riunificazione tedesca del 1990 e la fine della Guerra Fredda, la Germania ha significativamente ridotto organici e armamenti, concentrandosi su missioni di pace e operazioni internazionali, come quelle in Afghanistan dal 2002.
Attualmente, la Bundeswehr affronta sfide significative: carenza di fondi, materiali obsoleti, caserme fatiscenti e problemi logistici, come ritardi nell'acquisizione di equipaggiamenti (ad esempio, stivali e uniformi).
Nel 2022, il cancelliere Olaf Scholz ha promesso un fondo di 100 miliardi di euro per modernizzare le forze armate, con l'obiettivo di creare l’esercito più potente d’Europa, ma ad oggi solo 13 miliardi sono stati stanziati, e le stime indicano che servirebbero almeno 300 miliardi per una ristrutturazione completa. La Germania punta a raggiungere il 2% del PIL per la difesa, come richiesto dalla NATO, ma la burocrazia e la lentezza negli investimenti rallentano il processo.
Nel 2025, il nuovo cancelliere Friedrich Merz ha ribadito l'obiettivo di rafforzare la Bundeswehr, con un fondo speciale di 500 miliardi di euro per infrastrutture e difesa.
Dalle pezze al culo alla volontà di potenza: un percorso trasformista per nascondere il fallimento.
Sempre utile ricordare che durante il mandato di Ursula von der Leyen come ministro della Difesa tedesco (2013-2019) è scoppiato lo scandalo dei contratti di consulenza del ministero della difesa, noto come "Berateraffäre".
Nel 2018, l'Ufficio Federale di Revisione Contabile tedesco ha rilevato irregolarità nell'assegnazione di contratti a consulenti esterni da parte del Ministero della Difesa, con accuse di mancanza di trasparenza e possibili favoritismi.
Un comitato parlamentare ha indagato sulla questione, concentrandosi su come i contratti, del valore di centinaia di milioni di euro, siano stati assegnati senza adeguata supervisione.
È emerso che due telefoni di von der Leyen sono stati sequestrati durante le indagini, ma i dati erano stati cancellati prima della consegna al ministero, sollevando sospetti di distruzione di prove.
La gestione di von der Leyen è stata criticata per la cattiva condizione delle forze armate tedesche (Bundeswehr), con problemi come aerei non operativi e ritardi nei progetti di approvvigionamento militare.
Nel 2017, nel periodo di gestione Von der Leyen del ministero della Difesa, durante un'esercitazione NATO in Norvegia, il battaglione Panzergrenadierbataillon 371 della Bundeswehr avrebbe utilizzato manici di scopa dipinti di nero e fissati a veicoli blindati Boxer per simulare armi, a causa della carenza di equipaggiamento adeguato. Questo è stato riportato da fonti come AGI e il Telegraph, che hanno citato una mancanza del 31% dei fucili, del 41% delle pistole e del 75% dei visori notturni necessari per l'esercitazione. Un portavoce del Ministero della Difesa tedesco ha ammesso il problema, senza però fornire spiegazioni dettagliate. Le difficoltà logistiche e di approvvigionamento della Bundeswehr, come carenze di munizioni, veicoli operativi e personale, sono state segnalate in vari rapporti tra il 2014 e il 2023. Ad esempio, un'inchiesta del 2022 del Frankfurter Allgemeine Zeitung ha descritto la Bundeswehr in condizioni peggiorate rispetto al pre-guerra in Ucraina, con scorte di munizioni sufficienti per soli due giorni di combattimento e problemi logistici imbarazzanti, come la necessità di prendere in prestito tende da altri paesi.
Oltre il ridicolo è andato il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, il quale, durante una lezione tenutasi in un'università del Paese, ha definito il suo omologo americano Donald Trump un "agente russo o sovietico".
Qui siamo alla cialtronaggine politica elevata alla massima potenza, in quanto Tulsi Gabbard, direttrice dell'intelligence nazionale USA, ha formulato accuse gravissime nei confronti di Barack Obama in merito al Russiagate, ossia della bufala con la quale si è accusato Trump di essere stato in combutta con la Russia. Il Ministero della Giustizia ha creato un'apposita task force per verificarle e individuare gli eventuali passi legali da compiere contro l'ex Presidente.
Gabbard ha dichiarato: “Obama e il suo team non hanno voluto accettare la volontà del popolo americano e hanno ordito una cospirazione traditrice per lanciare un colpo di Stato durato anni”.
Gabbard ha dimostrato come Obama e le figure a lui vicine abbiano sabotato nel 2016 il pacifico passaggio di poteri tra il Presidente democratico e quello repubblicano. L’amministrazione Obama, infatti, avrebbe manipolato volutamente le informazioni d’intelligence ottenute dalle diverse Agenzie circa le presunte ingerenze russe alle elezioni Presidenziali. Un intervento che avrebbe poi dato il via al famigerato Russiagate, per anni spada di Damocle incombente sulla testa di Trump. Gabbard ha dunque inviato i documenti compromettenti al Dipartimento di Giustizia (DOJ), chiedendo che Obama e i funzionari coinvolti vengano indagati e perseguiti penalmente.
Nonostante quanto avviene negli Usa i pasdaran europei della logica globalista neocon e finanziaria continuano la loro battaglia alla quale sono delegati come ultima risorsa per chi è stato sconfitto da libere votazioni negli Stati Uniti.
Al fallimento dei Dem Usa corrisponde quello dei chiacchieroni impotenti europei, i quali, come si può ben vedere hanno perso la testa, ma non la voglia di fare proclami bellici e di sperare che la pece con Putin non si determini mai, perché se finisce la guerra finiscono anche loro.








