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LA MILANO DEI PARVENU NON È SALVABILE

LA MILANO DEI PARVENU NON È SALVABILE

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa ha affermato: "Sono stato il primo, per non dire l'unico, a dire che non si poteva parlare di Salva Milano, ma di Salva Giunta Sala. Dopo questa mia definizione, il provvedimento che silenziosamente stava passando al Senato, dopo che alla Camera forse non l'avevano capito, fu bloccato".

A Ignazio la Russa si dovrebbe dare la medaglia d’oro al valor civile, ma quel che ha detto va aggiornato:

il Salva Milano non è solo il Salva Giunta Sala, ma il Salva Sistema Meneghino, un sistema che si allarga ogni giorno e che non può essere salvato, perché la cloaca che sta emergendo a cielo aperto va solo spurgata, sanificata, sicuramente non salvata.

Dalle inchieste emerge un sistema, una forte comunione d’intenti tra politica, tecnici e imprenditori. Un sistema che ha tentato, addirittura, di diventare legale con un provvedimento presentato al Parlamento.

Un sistema che ora non deve avere alcuna possibilità che il Parlamento lo salvi. La cloaca è esondata e nessuno può più riportarla nella oscurità delle fogne.

Non v’è dubbio che la cloaca sta creando disastri per imprese e singoli cittadini, ma questo non può essere una scusa per mettere a tacere un sistema che non è solo urbanistico, ma ideologico, legato alla follia green che ha fatto di Milano la città dei ricchi, penalizzando le periferie e chi ricco non è.

Milano è stata concepita come esempio di una distopia che ha le sue radici nelle logiche del capitalismo finanziario globalista. Una logica feudale, dove i ricchi stanno nel castello dotato di boschi verticali e di giardini pensili, una sorta di zoo per bipedi privilegiati, ricchi e non conseguentemente intelligenti, con mura rappresentate dai costi degli appartamenti e dalle zone ztl. Tutto attorno il contado popolato dai paria, servi della gleba.

Milano è stata trasformata da una città di cittadini in un castello di parvenu, arricchiti e nemmeno borghesi.

Siamo di fronte ad un esempio di regressione democratica che è impossibile da sanare, perché Dike, dea della giustizia e dell'equità, non può perdonare la hybris di un mondo che ha fatto strame della capitale del riformismo, per trasformarla nella capitale della distopia green, copertura di affari finanziari come del resto tutta la fuffa green che ci è stata propinata in questi anni dalla tecno finanza globalista.

Non c’è niente da salvare. La giustizia deve fare il suo corso e la politica deve cancellare un metodo, un sistema, un obiettivo.

La cancrena va eliminata. E non è solo una cancrena urbanistica, ma ideologica.

L’idea di sanare la cloaca si basava sulla modifica di un articolo della legge urbanistica del 1942 sulla limitazione dei volumi e delle altezze per quanto riguarda le costruzioni in territorio comunale. Tramite un’interpretazione autentica di due norme tra loro collegate, il testo avrebbe consentito il superamento delle soglie per opere edilizie effettuate, anche in assenza di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata.

Dopo l’impossibilità di associare la norma anche al decreto Infrastrutture per la mancanza di requisiti di ammissibilità, si era fatta strada l’ipotesi di una proposta di legge parlamentare poi ribattezzata “Salva-Milano”. Oltre a sbloccare alcuni cantieri fermi nella metropoli lombarda, la disposizione si sarebbe applicata anche al resto d’Italia e in modo retroattivo, costituendo un Salva Tutto a favore dei cementificatori dell’autocertificazione.

Le "disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia" hanno visto nel passaggio a Montecitorio un assetto inedito con Pd, Azione, Italia Viva e +Europa schierati per il sì insieme a tutta la maggioranza. Contrari invece Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra che non hanno risparmiato critiche ai dem. Con l'approdo del provvedimento al Senato, il Pd ha cambiato posizione, prima tentennando poi sfilandosi del tutto dal fronte dei partiti a favore.

Dopo anni di indagini, il 16 luglio il caso giudiziario ha fatto registrare la richiesta di misure cautelari. Secondo le accuse dei pm, a Milano si delinea “un vorticoso circuito di corruzioni tuttora in corso, che colpisce le istituzioni e ha disgregato ogni controllo pubblico sull’uso del territorio, svilito a merce da saccheggiare”. In un quadro di “avidità, spregiudicatezza, asservimento sistemico, modalità eversive di comportamenti”, fondato su “una rete occulta di rappresentanti delle istituzioni, professionisti e/o faccendieri, operatori privati dei settori immobiliare, finanziario e del credito”.

La Procura del capoluogo lombardo ha chiesto 6 misure cautelari, tra carcere e domiciliari, per: Giancarlo Tancredi (assessore alla Rigenerazione Urbana); Manfredi Catella, (fondatore e Ceo di Coima); Giuseppe Marinoni, (ex presidente della Commissione paesaggio); Alessandro Scandurra, (componente Commissione); l'immobiliarista Andrea Bezziccheri di Bluestone e Federico Pella, manager e socio della società di ingegneria J+S. 

Dopo gli ultimi sviluppo giudiziari è chiaro che il Salva-Milano si avvia verso un binario morto e la decadenza a fine legislatura nel 2027.

Il terremoto giudiziario che ha colpito i vertici di Palazzo Marino, con l'iscrizione nel registro degli indagati di Giuseppe Sala, è partito da un "cortile". A dare il via alle indagini è stato infatti un esposto su un edificio di tre piani e una villetta abbattuti per far posto a un palazzo di sette piani, il cosiddetto 'Hidden garden', in zona piazza Aspromonte.

 Per i residenti quello era un abuso edilizio e, studiando passo passo le normative, se n'è convinta anche la Procura di Milano, che ha chiesto il sequestro della palazzina, instaurando un braccio di ferro con il costruttore, il patron di Bluestone Andrea Bezziccheri, che si è trascinato fino in Cassazione.

Da questa prima inchiesta - chiusa nei mesi scorsi con 26 indagati - i fascicoli aperti dal 2022 si sono moltiplicati e dall'ipotesi di abuso edilizio e lottizzazione abusiva, si è arrivati a squarciare il velo su un presunto "sistema di speculazione selvaggia".

Dopo quelle prime verifiche, le indagini del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf hanno svelato mano a mano violazioni di leggi, regole aggirate e l'utilizzo di procedure accelerate senza i necessari "piani attuativi", quelli che garantiscono i servizi per i cittadini delle zone interessate, come verde, asili e parcheggi. Ma anche una "rete di relazioni" tra componenti della Commissione paesaggio, architetti, progettisti e imprese e il sospetto pagamento di tangenti, sotto forma di parcelle professionali, per dare il via libera agli interventi immobiliari.

 Su questo intreccio di conflitti di interesse, che hanno riguardato, tra gli altri, anche l'ex vicesindaca e avvocata di imprese immobiliari, Ada Lucia De Cesaris, lo scorso novembre i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, del pool coordinato dall'aggiunta Tiziana Siciliano, hanno disposto una serie di perquisizioni. Da qui è iniziata l'analisi di telefoni e dispositivi sequestrati e sono saltate fuori le chat tra gli indagati che hanno alimentato le indagini.

Risale a marzo l'arresto dell'ex numero due della Commissione ed ex dirigente comunale, Giovanni Oggioni, ai domiciliari con le accuse di corruzione, falso e depistaggio, nonché la misura interdittiva, sempre firmata dal gip Mattia Fiorentini, per Marco Cerri, architetto progettista ed ex componente della Commissione. Dalle carte è emerso che Oggioni e Cerri avrebbero pure collaborato, almeno in parte, alla stesura degli emendamenti della legge Salva Milano poi arenatasi in Parlamento, che avrebbe messo fine alle inchieste.

 Nel frattempo, quattro tranche sugli abusi edilizi sono arrivate a processo, l'ultima sul caso delle Park Towers, con citazione diretta a giudizio o su decisione dei gup. Sono già incardinati i dibattimenti sulla Torre Milano di via Stresa, dove è stato citato come teste dalle difese anche il sindaco Sala, e quello sul progetto immobiliare di via Fauchè. Per il 26 settembre è fissata l'udienza pre-dibattimentale sul Bosconavigli, complesso residenziale che dovrebbe sorgere nello storico quartiere San Cristoforo firmato da Stefano Boeri, tra gli imputati.

Tre anni di indagini e procedimenti, in pratica, culminati nel blitz con altre perquisizioni del 16 luglio e, soprattutto, nelle richieste di arresto accolte dal Gip.

Quest'ultimo filone d'inchiesta, con oltre 70 indagati, raggruppa anche la tranche su Oggioni e i fascicoli sul progetto Scalo House.

Il cortile dei paria ha smontato il castello dei ricchi. Dike ha colpito.

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