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POLITICA

DOVE SI VA A FINIRE SE NESSUNO VOTA

DOVE SI VA A FINIRE SE NESSUNO VOTA

di Antonio Foccillo

Dove si va a finire se a ogni elezione il disinteresse verso la politica aumenta sempre più? Siamo a un livello di astensionismo patologico e a un livello di guardia pericolosissimo. È vero che anche in altri Paesi succede, ma in Italia sta raggiungendo cifre che mettono a rischio la stessa democrazia. Sembra che a nessuno interessi, ma va analizzato il problema per tentare di invertire la tendenza. Come?  

I tempi che viviamo richiedono chiarezza di idee e capacità di percepire i segnali che esprimono le attese (consce e inconsce) degli Uomini, perché sono le più autentiche generatrice del malessere complessivo che viene strumentalizzato per accrescere gli odi, per opporre tutto contro tutti, in un clima di profonda degenerazione.

Quando queste attese si identificano con bisogni materiali insopprimibili e legittimi desideri di libertà e di democrazia, se non trovano vie di sbocco provocano pericolose radicalizzazioni difficili da governare. Quando sulla solidarietà prevale l’arbitrio e l’arroganza, il margine che resta alla speranza di un cambiamento positivo si restringe paurosamente e questo genera disinteresse.

Le guerre che hanno prodotto profonde lacerazioni fra molti Stati si spera che possano essere ancore ricucite, ma è necessario riportare a ogni passo l’uso della ragione. È necessario ripristinare le regole di una civile convivenza.

Viviamo un periodo di profonda insicurezza e di incertezza, dobbiamo ridare la fiducia nel domani.

I buoni propositi non sono più sufficienti: dobbiamo svegliarci dal letargo e avviare azioni concrete. Fare ciò che è possibile e anche di più, assumendo a livello individuale e collettivo ogni responsabilità che ci compete, a ognuno secondo il suo ruolo nella società, per la funzione che noi, tutti noi, dobbiamo assolvere con impegno e sacrificio.

Il vero problema è la crisi collettiva che si sta vivendo. Non è più possibile continuare a far finta di niente. Si devono cercare tutte le condizioni che siano in grado di assicurare lo sviluppo di un autentico Stato di diritto, una divisione effettiva dei poteri, un ruolo attivo delle forze sociali e un ripristino degli ideali nella politica.

Oggi assistiamo alla negazione di qualsiasi confronto fra i diversi soggetti della politica: beceri balletti, attacchi contro le istituzioni, divisioni fra poteri, scontro di poteri, sberleffi nei confronti degli avversari e di conseguenza tanto disinteresse per la stessa.    

Diventa, quindi, pressante un impegno comune, affinché il confronto sia ricondotto nell’ambito e nel rispetto dei diversi ruoli istituzionali, seppure nel contesto di una dialettica di contrapposizione politica.

Tutto questo ha condizionato sempre più le intenzioni di voto del popolo sovrano e ha  evidenziato un percorso che ha portato i sistemi democratici lontano dagli obiettivi della democrazia.

Norberto Bobbio scrisse: “Lo Stato democratico è quello in cui viene attuata, con maggiore adeguazione al modello ideale, la libertà nella coesistenza, vale a dire la coesistenza degli esseri liberi e, quindi, la più prossima attuazione, fra quante la storia contemporanea conosca della comunità personale e, in definitiva dell’ideale di giustizia[1]”.

Bisogna ritornare alla Politica per riaffermare la partecipazione democratica e la libertà. Uno dei modi per difendere la libertà può essere quelli di opporsi tenacemente con pensieri, parole e azioni contro qualsiasi imposizione da chiunque venga, affermando il loro arbitrio su ogni singolo e facendo prevalere la libertà e la democrazia.

Proprio per questo va riflettuto su come ripristinare i valori antichi, quelli della laicità e del riformismo. Sono più che convinto, anche oggi, che nel rispetto delle opinioni di tutti, il pluralismo è il sale della democrazia, e solo l’esistenza di relazioni anche contrapposte, dove ogni soggetto svolga la sua funzione, alimenta e da forza alla democrazia.

Pertanto, se si vogliono cambiare le cose un ruolo importante deve venire dalla cultura, autonoma e in grado di trasferire alle future generazioni, iniziando dalle scuole elementari, una nuova concezione della società, della sua economia, dei diritti, delle tutele e delle regole democratiche .

Per affermare gli antichi-nuovi valori, rispetto a quelli attualmente in vigore, si deve cominciare dalla cultura e da tutte le organizzazioni che producono cultura. Il rilancio anche etico, oltre che morale, del nostro Paese passa per il sapere a quali valori affidarsi.

La cultura, il sapere, sono in grado di unire, oltre che formare, le persone su valori condivisi. La cultura, attraverso tutte le forme del sistema formativo: dalla scuola all’università, deve unire, perché deve istituzionalmente essere in grado di spiegare e motivare idee, modelli, valori di una società democratica e così facendo, si motiva e si educa anche a una vita corretta civilmente.

Proprio per questo, deve mantenere il suo carattere di universalità dando così pari opportunità a tutti, ma soprattutto deve restare pubblica e laica. 

Bisognerebbe riportare la cultura al centro della Politica, con investimenti e scelte migliori, perché essa rappresenta il cuore di un progetto di una nuova società. Solo la cultura può costituire il fondamento tanto dell’idea di Paese che vogliamo, quanto dell’Europa stessa.

La cultura testimonia ciò che siamo oggi e ciò che saremo domani, così come richiama alla mente la memoria di ciò siamo stati in passato, nel bene e nel male.

Essa rende possibile un progetto storico, attraverso il quale tutti possiamo sentirci parte dell’insieme, senza localismi e divisioni, ma con la ricchezza della diversità che ci definisce e con la vivace dinamicità di molteplici punti di vista. Non sempre è questa la funzione che ha svolto la cultura  

Oggi i nodi stanno venendo al pettine! La crisi della democrazia, l’abbandono dei valori solidali e di coesione, alla fine hanno portato a un cambiamento privo di retaggio valoriale e soprattutto inconsapevole di cosa quelle scelte potevano provocare e come avrebbero inciso sui destini dei paesi e dei cittadini.

In questo scenario nessuno si interroga più! Tutti conformisti! Ecco perché sono importanti sia un nuovo modo di fare politica che la cultura, quali dispensatori di dubbi e non di certezze, di valori e non di acritica adesione al potere, ma soprattutto per educare le persone alla democrazia e alla partecipazione.

 

[1]      N. Bobbio, 1997. Autobiografia, Laterza, Bari,    

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