Chi paga le pensioni a chi? Viaggio in una narrazione che oggi l’INPS ha smentito. Negli ultimi anni è circolata una formula perfetta per chi ama risolvere problemi complessi con una frase sola: “saranno gli immigrati a pagare le nostre pensioni”. Una narrazione che rimbalza nei dibattiti, nei talk show e persino nei documenti politici.
Ma è proprio così?
L’INPS (quindi un ente tecnico) ha pubblicato numeri che costringono a riscrivere la storia con meno ideologia e più realtà.
Gli stranieri residenti in Italia sono 4.834.044. Di questi, 2.520.013 compaiono nelle banche dati INPS. Non tutti versano: solo 1.480.981 sono lavoratori attivi. Gli altri 1.039.032 ricevono prestazioni, segno di una comunità ormai stabilizzata che non è più solo forza lavoro giovane, ma parte integrante del welfare.
Tra 2023 e 2024 l’INPS ha erogato 983.869 prestazioni previdenziali e assistenziali a cittadini stranieri, oltre a 56.869 misure di sostegno al reddito. Crescono le pensioni di un più 5,2 per cento, cresce l’assistenza di un più 18,5 per cento. Il numero dei pensionati stranieri sale a 378.645, con un assegno medio annuo di 13.549 euro.
È la fotografia di un fenomeno che sta cambiando forma: la prima grande generazione immigrata sta entrando nella fase matura del ciclo contributivo.
Il saldo tra contributi versati e prestazioni resta positivo, ma l’idea di una “soluzione demografica” portata dall’immigrazione non regge. La distanza si assottiglia man mano che questa popolazione invecchia, e non potrebbe essere altrimenti: il welfare non è un parcheggio per categorie, è un sistema dinamico che accoglie chi lavora e sostiene chi non lavora più.
Il punto decisivo è che nessuna fascia sociale può da sola tenere in piedi un modello previdenziale con un rapporto lavoratori-pensionati che è sceso a circa 1,4 a 1. Non basta dire “ci penseranno gli immigrati”, così come non basta dire “non ci servono”. L’immigrazione aiuta, ma non compensa natalità ridotte ai minimi storici, produttività stagnante e crescita insufficiente.
L’INPS non ha smontato il contributo degli immigrati, ha smontato la scorciatoia narrativa. Chi paga le pensioni a chi è una domanda mal posta: a pagarle è un sistema economico che deve generare valore, non una categoria contrapposta all’altra.
Finchè si cercheranno frasi facili invece di affrontare il quadro demografico reale, continueremo a discutere slogan anziché soluzioni.
Urge (dal 2026 si potrà dare più debito) una politica più incisiva riguardo il welfare che metta in condizioni i giovani d’avere alloggio e stipendio fisso fare famiglia. Serve una leva keynesiana che investa in capitale umano uscendo dalle vetuste regole Ue (infranti da Germania e Francia), serve coraggio per far debito oggi che si trasformerà in risorsa e brevetto domani.
Serve visione, serve uscire dalla colpevolizzazione del cittadino italiano, soprattutto la nostra stampa. Serve rigore nei report che poi finissimi sui giornali, per lo più sono patacche.








