di Lucio Leante
“L’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti”.
“Non ci possiamo permettere di escludere l’Europa perché se lo facessimo sarebbe autolesionista per quello a cui mira la nostra strategia”. “Il nostro obbiettivo dovrebbe essere di aiutare l’Europa a correggere la sua attuale traiettoria”. Queste tre frasi sono contenute nel recentissimo documento statunitense denominato “National Security Strategy 2025) e sono le chiavi per comprendere il senso vero della posizione verso l’Europa dell’attuale amministrazione americana di Donald Trump. Esse sono cruciali perché confermano che Donald Trump Washington non intende affatto “abbandonare la Nato e l’Europa” come molti politici e commentatori stanno affermando in questi giorni. Eppure quelle frasi vengono completamente ignorate nei commenti dei giornaloni. Questi ultimi hanno preferito accentuare e isolare i giudizi con cui vengono criticate alcune politiche dell’UE. In particolare è stata messa in rilievo la seguente messa in guardia all’UE: “Se va avanti così, tra vent’anni l’Europa non sarà più riconoscibile...c’è il rischio reale ed evidente che la sua civiltà venga cancellata”. È questo un sinistro presagio che molti critici europei (di destra e di sinistra) delle politiche dell’UE condividono. E, invece, apriti cielo!
La Repubblica ha titolato “Trump scarica l’Europa” (un tiolo reiterato da mesi), Il Corriere ha parlato di “attacco scioccante”, mentre per La Stampa è stato “uno strappo”.
Il giudizio prevalente che si può leggere in questi giorni sui giornali o ascoltare nei tallk show televisivi è quasi unanime quanto falso: “Trump, con il suo complice Putin, mira a disgregare e distruggere l’UE”. La prova sarebbe il fatto che Elon Musk, (forse perché piccato per la multa inflitta dall’Ue alla piattaforma X), ha effettivamente auspicato la fine dell’UE (assimilandola per giunta ad un “quarto Reich”). Ma si tratta evidentemente di una “prova” farlocca perché Musk oggi è un semplice privato cittadino e le sue opinioni non coinvolgono Trump.
È certamente vero che ieri il presidente americano, in un’intervista a Politico.com, ha ribadito le sue critiche ai maggiori leader europei definendoli “deboli” e “sulla via sbagliata” aggiungendo che alcuni di loro gli sembrano “molto stupidi”. È anche vero che il documento strategico americano deplora aspramente alcune politiche dell’UE.
Vi si può infatti leggere: “L’Ue e altri organismi transnazionali stanno mettendo a rischio la libertà politica e la sovranità degli Stati”. “Le politiche migratorie (europee,ndr) stanno trasformando il continente, soffocando e censurando la libertà di parola e sopprimendo l’opposizione politica”. E ciò potrebbe danneggiare le alleanze degli USA
“Nel lungo termine – c’è scritto- è più che plausibile che nel giro di pochi decenni al più tardi, alcuni membri della Nato saranno a maggioranza non europee… Per cui è una questione aperta se essi vedranno il loro posto nel mondo, o la loro alleanza con gli Stati Uniti nella stessa maniera di quelli che firmarono la Carta dell’a Nato”… “Non ci possiamo permettere di escludere l’Europa perché se lo facessimo sarebbe autolesionista per quello a cui mira la nostra strategia”. ..“Il nostro obbiettivo dovrebbe essere di aiutare l’Europa a correggere la sua attuale traiettoria”.
Nel docimento si esprimono anche preoccupazioni per la “voragine” demografica europea e per “la perdita delle identità nazionali e della fiducia in se stessi”.
Il documento strategico americano attacca frontalmente le politiche “Net Zero emissions” e ciò che esso definisce la “ideologia del cambiamento climatico”, ritenute corresponsabili del declino industriale europeo e di vulnerabilità che finiscono per sovvenzionare gli avversari degli Stati Uniti. Sono critiche che vengono anche dal mondo europeo degli affari, dai dirigenti delle industrie automobilistiche europee e da economisti europei.
Sono tutte politiche – avverte quel documento strategico- che, se continueranno, comportano il rischio di una “potenziale estinzione della civiltà europea”.
Sono giudizi frequenti nella pubblicistica occidentale. Dove sarebbe lo scandalo o la volontà di distruzione dell’Ue e della Nato?
In quel documento si rifiuta apertamente “un’immagine di una Nato in espansione infinita”, e questo può frustrare coloro che vorrebbero l’Ucraina nella Nato, dimenticando che è stato proprio quello il casus belli. Comunque quella posizione testimonia di una determinazione americana a restare nella Nato, non certo quella di liquidarla! Certo il documento precisa che l’Europa deve imparare a “reggersi in piedi da sola”. Ma non è questo che dicono di volere molti leader europei? Dove sarebbe l’ostilità di Trump?
Il nodo della guerra russo ucraìna in quel documento resta centrale. È certamente vero che vi si scrive che “l’amministrazione Trump si trova in profondo disaccordo con dirigenti europei che nutrono aspettative irrealistiche sulla guerra (in Ucraìna) arroccati in governi minoritari, molti dei quali calpestano i principi base della democrazia per sopprimere l’opposizione”. Ma poi si precisa che gli Usa intendono compiere sforzi diplomatici “sia per ripristinare condizioni di stabilità strategica nell’area euroasiatica, sia per mitigare il rischio di un conflitto tra la Russia e gli stati europei”. Sono forse parole di un avversario anti-democratico dell’Europa?
“È interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina" al fine di "prevenire escalation involontarie o un'espansione della guerra (in Europa, ndr) e ripristinare una stabilità strategica con la Russia".
Il documento continua biasimando il fatto che la percezione di vulnerabilità europea ha alimentato scelte miopi, con l’effetto paradossale di aumentare le “dipendenze esterne” energetiche e industriali, come dimostra la rilocalizzazione tedesca verso la Cina alimentata da “gas russo che non possono ottenere in patria”.
Forse irrita i commentatori europei il fatto che nel documento strategico americano si sottolinei che “una vasta maggioranza degli europei vuole la pace, eppure quel desiderio non viene prodotto in politiche perché quei governi hanno sovvertito il processo democratico”. Parole che però si possono leggere su molti giornali europei. Comunque non parole di un nemico dell’Europa, ma di un amico molto critico sul punto del deficit democratico delle burocrazie europee, una realtà denunciata anche da molti politologi europei.
L’obiettivo dichiarato è sostenere gli alleati europei nella difesa della libertà e della sicurezza del continente, ma anche favorire un recupero dell’“autostima” e dell’“identità” europea ed occidentale.
Il punto più politico che può avere allarmato molti esponenti politici e giornalistici tifosi dell’establishment europeo è forse un altro.
Ed è laddove la strategia trumpiana invita apertamente a sostenere le forze politiche europee che promuovono la libertà di espressione, la sovranità democratica e l’orgoglio nazionale, confidando nel crescente peso dei partiti che antepongono l’interesse nazionale a quello delle élite transnazionali per avviare una rinascita continentale. L’obiettivo finale trumpiano è comunque un’Europa “ancora europea”, capace di cooperare con gli Stati Uniti nel contenimento di nuove e vecchie potenze.
Nel documento c’è certamente una propensione a considerare strategicamente prioritarie per la sicurezza nazionale americana la regione dell’America latina (un “corollario” della dottrina Monroe del 1823) e quella dell’Indo-Pacifico, dove occorre contenere la potenza della Cina (poco menzionata e con toni non conflittuali), ma in quel documento non vi è traccia di un’intenzione di abbandonare l’Europa al suo destino, come molti commentatori, dalla lettura frettolosa, stanno sostenendo.
Chi lo può negare? Sono giudizi frequenti nella pubblicistica occidentale. Dove sarebbe lo scandalo o la volontà di distruzione dell’Ue e della Nato?
È certamente vero che in quel documento si rifiuta apertamente “un’immagine di una Nato in espansione infinita” (e quindi si esclude implicitamente un ingresso dell’Ucraina), ma questo testimonia una determinazione americana a restare paese leader nella Nato, non certo quella di liquidarla!
Ci si può chiedere allora perché tanti politici da talk show e tanti commentatori stanno rilevando in quel documento un’ostilità verso l’Europa che non c’è.
In quei commenti certo anche dell’orgoglio ferito. Non siamo forse noi europei “i migliori” e i “primi della classe”?
Ma la spiegazione più probabile è che la balla dell’abbandono e dell’ostilità di Trump all’Europa e alla Nato (proprio come la presunta intenzione russa di attaccare l’Europa “entro il 2030”) viene reiterata ed esaltata ogni giorno da politici e commentatori che sono a servizio permanente effettivo del progetto pseudo-europeista di riarmo.








