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OPINIONI

ISRAELE, DOPO LE STRUMENTALIZZAZIONI LA REALTA' EMERGE

ISRAELE, DOPO LE STRUMENTALIZZAZIONI LA REALTA' EMERGE

di Vito Schepisi 

Dopo le strumentalizzazioni, spiazzata l’onda emotiva che cavalcava l’orrore

Abbiamo sentito tante voci diverse nel pieno della crisi Mediorientale:
- alcune manipolate, spesso assurde, irreali e a volte intrise di fanatismo ideologico;
- altre più fredde, meno faziose, con toni moderati e più razionali, certamente più responsabili.
Le immagini dure e le parole incendiare, assieme alle scene di morte e distruzione, molte costruite per destare sgomento, hanno però generato emozioni forti, su cui si è persino giocato per renderle incontrollabili.
Anche alle emozioni, però, è necessario fare la tara!
“Capire tu non puoi … tu chiamale se vuoi … Emozioni!” - Cantava Mina negli anni ’70.
Non tutte, però, sono tali, anzi è più facile che non siano affatto emozioni, ma rancori che si risvegliano.
Si sono viste le piazze ribollire e le manifestazioni insensate e violente come negli anni ’70.
Con le piazze messe a ferro e fuoco, però, non solo le emozioni rischiano di diventare incontrollabili, ma, come infatti è stato, anche le reazioni lo sono diventate.
Ancora più assurdo è apparso il modo di condannare una parte, schierandosi ciecamente a fianco di coloro che avevano innescato il conflitto, mentre le piazze invocavano una Palestina che s’estendesse dal fiume (il Giordano) al mare (il Mediterraneo).
A ben pensarci il disegno forse era proprio questo, con l’apporto d’altri fanatici d’area (Houti ed Hezbollah), c’era l’Iran, finché non ne ha pagato un prezzo altissimo.
Il vero genocidio poteva essere quello che non c’è stato, con l’Iran che meditava da tempo la cancellazione d’Israele, realizzando l’ordigno nucleare per portare a termine questa follia.
La Palestina è una realtà geografica, etnica e sociale che non è mai esistita.
Non c’è mai stata una etnia palestinese.
Non ci sono territori da liberare, ma solo un atavico odio da soddisfare.
Non ci sono origini e percorsi di civiltà legati ad un territorio chiamato Palestina.
Il nome deriva dal latino “Palaestina”, che a sua volta risultava assonante alla denominazione ebraica Peleshet che significava "terra dei Filistei”.
I Filistei erano popolazioni nomadi provenienti dai territori bagnati dal mare Egeo che s’erano insediate nella zona costiera (Gaza).
Le Nazioni Unite, nel 1947, prima della risoluzione n.181 (la partizione del territorio tra arabi ed ebrei), si trovarono dinanzi agli stessi paesi arabi del Medio Oriente contrari alla creazione d'uno “Stato Palestinese”.
Palestina era il nome che, per opportunità e convenienza, l’Impero Romano, nella persona dell’Imperatore romano Tito Cesare Vespasiano Augusto, aveva dato a quel territorio.
Il “popolo palestinese”, pertanto, è una invenzione.
Non è mai esistito.
Tutto iniziò quando l’Imperatore Tito si servì di quei popoli nomadi - che raggiungevano (via mare) la Filistea (Gaza) - per perseguitare e cacciare gli ebrei dopo l’assedio di Gerusalemme e la caduta del Tempio.
La “diaspora ebraica” con la persecuzione e la dispersione del popolo ebraico ebbe inizio a quel tempo.
Il regno di Israele esisteva, però, dai tempi di Re David e di Re Salomone, circa mille anni prima della nascita di Cristo.
Quello che tremila anni fa era il Regno d’Israele è luogo intriso di fermenti religiosi e di tradizioni.
Su quei territori s’è sviluppato da millenni (molto prima della nascita di Cristo) la “civiltà ebraica”, con la sua storia, con la sua presenza, con la sua cultura e con i suoi fermenti spirituali.
La richiesta d’una “Palestina” estesa dal Mediterraneo al Giordano: questo si che è appare un proposito genocida.
Appare, pertanto, del tutto infondata la narrazione di coloro che hanno parlato di volontà “genocida” per l’azione militare israeliana conseguente all’orrore del 7 ottobre.
Con lo slogan, gridato nelle piazze “Free Palestine” s’ alludeva proprio alla cancellazione dell’unico popolo che vanta da più millenni i suoi diritti su quel territorio. 

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