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PAKISTAN, UNA NUOVA STRUTTURA DEL POTERE CHE LASCIA PENSARE

PAKISTAN, UNA NUOVA STRUTTURA DEL POTERE CHE LASCIA PENSARE

Pakistan: la nuova struttura di potere è una minaccia che Israele non può ignorare 
Il Pakistan è entrato in una fase pericolosa. Con il Maresciallo di Campo Asim Munir che ora assume per la prima volta nella storia del paese il doppio ruolo di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e Capo delle Forze di Difesa, il paese ha di fatto posto tutto il potere militare — esercito di terra, aviazione, marina (e nucleare) — sotto un unico comandante.
La decisione di abolire il Comitato dei Capi di Stato Maggiore Congiunti e di trasferire il comando unificato a Munir equivale a un colpo di stato strutturale, formalizzato via parlamento e ratificato da una presidenza compiacente. L’effetto è che Munir diventa l’uomo più potente dell’Asia meridionale e occidentale, con un esercito islamico radicale, un esercito ombra di terroristi jihādisti con lunga esperienza di combattimento in Afghanistan e Kashmir e — cosa più pericolosa — un arsenale nucleare islamico.
Munir ha anche dimostrato di essere disposto ad allearsi con la Cina, la Corea del Nord e chiunque altro al giusto prezzo. Questo consolidamento avviene in un momento in cui il Pakistan appare sempre più volatile internamente e sempre più conflittuale verso l’esterno. Le schermaglie al confine con l’Afghanistan si sono intensificate, con Islamabad che accusa forze afghane di aver aperto il fuoco sulle sue postazioni lungo la linea Durand. Munir ora opera con un apparato militare completamente unificato, proprio mentre la situazione di sicurezza con Kabul rischia di trasformarsi in un conflitto sostenuto. 
Allo stesso tempo, l’assetto internazionale del Pakistan sta cambiando: la postura estera si sta spostando su un terreno molto più radicale. La dichiarazione del Ministro degli Esteri secondo cui il Pakistan è pronto a inviare truppe a Gaza (naturalmente sotto mandato del Consiglio di Sicurezza ONU) rappresenta la posizione più bellicosa assunta da Islamabad da decenni. 
Il governo si è apertamente posizionato come difensore di Hamas e si è avvicinato all’Iran sia ideologicamente che strategicamente, con recenti incontri ad alto livello tra Munir e la leadership di Teheran che sottolineano un nuovo senso di allineamento.  Un patto di difesa fra Arabia Saudita e Pakistan sembra avere accresciuto la fiducia dell’establishment pakistano nel sostegno del principe Mohamed bin Salman.
Tutto ciò avviene mentre Israele e l’India rafforzano la propria partnership militarmente, tecnologicamente e diplomaticamente cooperando su difesa missilistica, condivisione di informazioni e controterrorismo, e vedendosi a vicenda come sempre più vitali in un mondo definito dall’estremismo islamista, dall’assertività cinese e da alleanze globali in rapido mutamento. 
La nuova postura del Pakistan minaccia questo emergente allineamento strategico. Un comando militare unificato sotto un uomo solo al comando — con una retorica ostile verso Israele — combina militarizzazione interna, radicalizzazione ideologica e avventurismo esterno, trasformando il Pakistan nella carta “wild card” più significativa della regione. 
Per Nuova Delhi e Gerusalemme, l’imperativo è chiaro: rafforzare la cooperazione, prevedere la volatilità e prepararsi agli effetti a catena provocati da un vicino armato di armi nucleari che scivola in una instabilità sempre più profonda sotto un comando militare accentrato. 
 
 
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