Il mondo è in una fase “diluviale”. Cosa significa?
Il Diluvio Universale, in particolare nella tradizione biblica (Genesi 6-9), ma anche nelle sue innumerabili varianti mesopotamiche (Epopea di Gilgamesh, Atrahasis), greche (Deucalione e Pirra), indiane (Manu), mesoamericane e di decine di altre culture, non è solo un evento catastrofico: è il prototipo del mutamento epocale per eccellenza. Può essere inteso come il “reset” (azzeramento) cosmico che separa due ere dell’umanità, oppure come il passaggio da un assetto del mondo ad un altro assetto del mondo.
Il Diluvio come modello di ogni “fine di un mondo”.
Ogni grande crisi epocale viene letta in chiave diluviana: la caduta dell’Impero romano d’Occidente; la scoperta/conquista dell’America, la Rivoluzione francese che lava via l’Ancien Régime; le due guerre mondiali, con epicentro in Europa, le quali hanno modificato gli assetti mondiali, facendo degli Usa una potenza talassocratica mondiale sostitutiva di quella inglese. Il mondo uscito dalle due guerre era connotato da due potenze: gli Usa e l’Unione Sovietica e da un equilibrio chiamato Guerra Fredda.
La fine dell’Unione sovietica, passaggio diluviano sull’equilibrio della Guerra Fredda, ha condotto alla finanziarizzazione dell’economia mondiale e all’utopia statunitense neocon del Nuovo Ordine Mondiale, con tanto di nuovo vate della fine della fine della storia, ossia di quel Fukuyama che ci ha propinato una delle più grandi fandonie degli ultimi millenni.
La storia era finita in quanto gli Stati Uniti avevano in mano il mondo in chiave finanziaria, la Cina era la fabbrica neocon, la Russia, possibilmente spezzettata, la miniera del mondo neocon.
La critica della Casa Bianca a questa impostazione è tranciante e senza possibilità di equivoco: “Dopo la fine della Guerra Fredda, le élite della politica estera americana si sono convinte che la dominazione permanente americana dell'intero mondo fosse nel migliore interesse del nostro Paese. Tuttavia, gli affari degli altri paesi ci riguardano solo se le loro attività minacciano direttamente i nostri interessi. Le nostre élite hanno gravemente sopravvalutato la disponibilità dell'America a sostenere per sempre oneri globali ai quali il popolo americano non vedeva alcuna connessione con l'interesse nazionale. Hanno sopravvalutato la capacità dell'America di finanziare, simultaneamente, un massiccio stato di benessere-regolamentare-amministrativo insieme a una vasta macchina militare, diplomatica, di intelligence e di aiuti esteri. Hanno scommesso in modo profondamente errato e distruttivo sul globalismo e sul cosiddetto "libero commercio" che ha svuotato la stessa classe media e base industriale su cui si basa la preminenza economica e militare americana. Hanno permesso agli alleati e ai partner di scaricare il costo della loro difesa sul popolo americano e, a volte, di coinvolgerci in conflitti e controversie centrali per i loro interessi, ma periferici o irrilevanti per i nostri. E hanno legato la politica americana a una rete di istituzioni internazionali, alcune delle quali sono guidate da un esplicito anti-americanismo e molte da un transnazionalismo che cerca esplicitamente di dissolvere la sovranità degli stati individuali. In sintesi, non solo le nostre élite hanno perseguito un obiettivo fondamentalmente indesiderabile e impossibile, ma facendo ciò hanno minato i mezzi stessi necessari per raggiungere quell'obiettivo: il carattere della nostra nazione su cui si basa il suo potere, ricchezza e decenza”.
Fine del globalismo, ritorno alla sovranità degli Stati, fine dell’idea che gli Usa siano il proprietario del mondo, fine della massificazione dei popoli, fine della finanziarizzazione dell’economia.
E l’Europa? L’Europa, nella logica neocon, doveva essere un mercato unico e un nano politico e militare, ininfluente geo-strategicamente, comandato da un asse franco-tedesco: una sorta di Marca d’Oriente vassalla degli Usa. Una marca d’Oriente comandata dalla marchesa Angela Merkel. La Marca ucraina è stata, successivamente, affidata direttamente a un proconsole: Viktoria Nuland, in associazione con George Soros.
È da questa impostazione che nasce l’Unione Europea di Maastricht, con un Parlamento che non decide niente, pura vetrina illusoria del fatto che i popoli eleggano qualcosa, una Commissione fatta di funzionari e un corpaccione burocratico di 30 mila burocrati. Rimane, come barriera allo straripamento dei funzionari e dei burocrati, il Consiglio dei capi di Stato e di Governo, pallido residuo della sovranità degli Stati membri.
Funzionari e burocrati sono accompagnati da una pletora di oltre 30 mila lobbisti, la qual cosa rende permeabile l’assetto istituzionale dell’Unione Europea alle pressioni dei poteri finanziari e delle multinazionali, veri interlocutori dell’Europa di Maastricht.
Nelle recenti vicende di contrasto Usa Ue, è necessario prendere atto che la baronessa Ursula von der Leyen è una funzionaria, non è un capo di Stato come Trump, il quale è il presidente eletto di uno Stato che si chiama Stati Uniti d’America. Gli Usa sono uno Stato. L’Unione Europea non è uno Stato.
La parte militare e geopolitica, mentre nasceva l’Unione Europea di Maastricht, ossia della finanza e delle multinazionali, doveva essere gestita dagli Usa tramite la Nato, Alleanza atlantica nata per garantire gli equilibri della Guerra Fredda e fronteggiata dal patto di Varsavia.
Saltati gli equilibri, finito il Patto di Varsavia, la Nato è diventata il braccio geopolitico dei neocon per accerchiare la Russia, nell’illusione che Fukuyama avesse ragione. Non è andata così. La storia, nonostante Fukuyama, presenta il conto.
C’è chi si chiede cosa significhi la parte riguardante la Nato del documento di strategia Usa pubblicato dalla Casa Bianca.
Vediamo cosa scrive la Casa Bianca: “I giorni in cui gli Stati Uniti sostenevano l'intero ordine mondiale come Atlas sono finiti. Contiamo tra i nostri molti alleati e partner dozzine di nazioni ricche e sofisticate che devono assumere la responsabilità primaria per le proprie regioni e contribuire molto di più alla nostra difesa collettiva. Il Presidente Trump ha stabilito un nuovo standard globale con il “Commitment dell'Aja”, che impegna i paesi della NATO a spendere il 5% del PIL per la difesa e che i nostri alleati della NATO hanno approvato e devono ora rispettare. Continuando l'approccio del Presidente Trump di chiedere agli alleati di assumere la responsabilità primaria per le proprie regioni, gli Stati Uniti organizzeranno una rete di condivisione degli oneri, con il nostro governo come convocatore e sostenitore. Questo approccio assicura che gli oneri siano condivisi e che tutti questi sforzi beneficino di una legittimità più ampia. Il modello sarà rappresentato da partnership mirate che utilizzano strumenti economici per allineare gli incentivi, condividere gli oneri con alleati affini e insistere su riforme che ancorino la stabilità a lungo termine. Questa chiarezza strategica consentirà agli Stati Uniti di contrastare influenze ostili e sovversive in modo efficiente evitando l'eccesso di estensione e la diffusione del focus che hanno minato gli sforzi passati. Gli Stati Uniti saranno pronti ad aiutare—potenzialmente attraverso un trattamento più favorevole in questioni commerciali, condivisione di tecnologie e approvvigionamento di difesa—quei paesi che si assumono volentieri maggiori responsabilità per la sicurezza nei loro quartieri e allineano i loro controlli sulle esportazioni con i nostri”.
Detto in chiaro, è la fine della Nato così come è stata durante la Guerra Fredda e così come è stata come strumento neocon di accerchiamento della Russia.
La Casa Bianca lo dice apertamente quando, scrive di quel che pensa sia la cura da dare ad un’Europa che ha perso la bussola. Gli Usa affermano che è necessario “porre fine alla percezione e prevenire la realtà della NATO come un'alleanza perpetuamente in espansione”.
È questa la migliore risposta data alla Russia riguardo al futuro degli equilibri. Gli Usa non vogliono più che la nato si espanda a spese della Russia. È ovvio che questo significa che l’Ucraina non entrerà nella Nato.
Questa affermazione è uno dei pilastri del nuovo possibile equilibrio che riguarda l’Europa. Gli inglesi, criticando apertamente e senza mezzi termini Kaja Kallas, si sono allineati alla Casa Bianca e hanno bocciato la politica dell’Unione Europea nei confronti della Russia.
La Nato, inoltre, non sarà più quella che è ora. “Nel lungo termine – afferma la Casa Bianca -, è più che plausibile che entro pochi decenni al massimo, alcuni membri della NATO diventino per la maggioranza non europei. Di conseguenza, è una questione aperta se guarderanno al loro posto nel mondo, o alla loro alleanza con gli Stati Uniti, nello stesso modo di coloro che hanno firmato la carta della NATO”.
In chiaro: la vecchia Nato è morta. Ne sta nascendo un’altra, ma non è come quella di oggi. Probabilmente si occuperà del Pacifico.
La liquidazione della Nato della Guerra Fredda e dei neocon non poteva essere più chiara di così.
Come si può ben vedere il Diluvio non è una catastrofe naturale ingigantita; è il modello archetipico del mutamento epocale. È il momento in cui un mondo finisce per lasciare spazio ad un altro mondo.
In questo periodo diluviale, dove c’è un’acqua che distrugge, che purifica, che ruolo ha l’arca che porta i semi del futuro?
Ancora oggi, quando diciamo, e acutamente, “dopo non sarà più come prima”, stiamo pensando, senza saperlo, al Diluvio, ma anche all’Arca. Rimane di capire chi oggi può essere Ziusudra, Atra-hasis Noè, Deucalione, Utnapishtim, Manu. Chi è l’Avanguardia Noachita?
Per capire di cosa stiamo parlando, è necessario premettere che non stiamo pensando, come erroneamente si pensa, ad una nuova Yalta, ma alla Pace di Westfalia.
La Pace di Vestfalia è l’insieme dei trattati firmati nel 1648 che posero fine alla Guerra dei Trent’anni (1618-1648) e, contestualmente, alla Guerra degli Ottant’anni tra Spagna e Paesi Bassi.
I trattati principali furono due, firmati entrambi nella regione della Vestfalia (attuale Germania nord-occidentale): Trattato di Münster (30 gennaio 1648) – tra Sacro Romano Impero e Francia, con anche il riconoscimento dell’indipendenza dei Paesi Bassi dalla Spagna; Trattato di Osnabrück (24 ottobre 1648) – tra Sacro Romano Impero e Svezia, più altri accordi minori.
Insieme sono noti come Pace di Vestfalia perché i negoziati si svolsero parallelamente nelle città di Münster e Osnabrück. La conseguenza fu la fine delle grandi guerre di religione in Europa.
Venne riconosciuto il principio del cuius regio, eius religio (introdotto già nella Pace di Augusta del 1555), ma esteso e reso definitivo: ogni principe poteva determinare la religione del suo Stato (cattolicesimo, luteranesimo o calvinismo). I sudditi di religione diversa avevano però alcuni diritti di culto privato e di emigrazione.
Al di là degli evidenti limiti religiosi e di libertà, la Pace di Westfalia è considerata la nascita del moderno sistema di Stati sovrani (concetto di “sovranità westfaliana”). I circa 300 Stati del Sacro Romano Impero (principati, città libere, ecc.) ottennero il diritto di condurre politica estera autonoma (ius belli ac pacis), indebolendo drasticamente il potere dell’Imperatore.
Di fatto è la fine dell’idea di un’Europa unica, con una sola religione, governata da un unico imperatore. Francia, Svezia e altri Stati europei furono riconosciuti come pienamente sovrani e si creò un nuovo equilibrio di potere in Europa; la Francia di Luigi XIV emerse come la grande potenza continentale (guadagna l’Alsazia, Metz, Toul, Verdun, ecc.); la Svezia diventò potenza baltica (guadagna Pomerania occidentale, Stettino, Wismar, Brema ecc.); la Spagna perse definitivamente i Paesi Bassi del nord (Repubblica delle Sette Province Unite riconosciuta indipendente) e iniziò il suo declino; l’Austria asburgica conservò il trono imperiale, ma perdette influenza sui principi tedeschi.
La pace di Westfalia ha costituito la pietra tombale del Sacro Romano Impero, ossia di un’Europa cristiano cattolica sottoposta ad un unico imperatore.
È interessante, a questo punto, ai fini del nostro ragionamento, tentare di capire chi furono i noachiti, ossia i soggetti sociali, politici e religiosi che hanno invocato i regnanti per dare vita alla Pace di Westfalia.
Questi attori, spesso motivati dalla devastazione economica, dalle perdite umane e dalla stanchezza bellica, hanno spinto i sovrani (come l'imperatore Ferdinando III, la regina Cristina di Svezia e Luigi XIV di Francia) a negoziare.
Questi includono principalmente i principi e gli stati dell'Impero Romano Sacro, che attraverso assemblee come la Dieta Imperiale di Ratisbona (Regensburg) del 1640-1641 esercitarono pressione sull'imperatore per avviare negoziati di pace. La Dieta, convocata da Ferdinando III dopo anni di assenza, vide i principi tedeschi uniti nel richiedere colloqui con Francia e Svezia per porre fine alle invasioni straniere e ripristinare l'autonomia degli stati imperiali.
Ci furono elettori e principi tedeschi: figure come Giovanni Giorgio I di Sassonia (che firmò la Pace di Praga nel 1635 come passo intermedio verso la pace generale), Massimiliano I di Baviera (che, dopo sconfitte come quelle di Freiburg nel 1644 e Zusmarshausen nel 1648, insistette per l'integrazione delle armate e la fine della guerra, considerandola insostenibile), e Giorgio Guglielmo di Brandeburgo (che cercò neutralità attraverso trattati come quello di Eilenburg nel 1646). Questi principi, rappresentando gli Stati Imperiali (Reichsstände), invocarono l'imperatore per negoziare, ottenendo l'autorizzazione a trattare con potenze estere.
Agì, inoltre la diplomazia straniera: rappresentanti come il cancelliere svedese Axel Oxenstierna (che sostenne gli sforzi di pace dopo la morte di Gustavo Adolfo nel 1632, per consolidare i guadagni svedesi) e i cardinali francesi Richelieu e Mazarino (che, attraverso alleanze e sussidi, forzarono i negoziati per indebolire gli Asburgo, proponendo scambi territoriali come la Catalogna per i Paesi Bassi spagnoli nel 1647).
Non mancarono i rappresentanti della Repubblica delle Sette Province Unite (Olanda), guidati da figure come Federico Enrico d'Orange, che spinsero per il riconoscimento dell'indipendenza olandese, culminato nella Pace di Münster.
I soggetti religiosi non ebbero grandi fortune, ma agirono comunque. Il conflitto aveva radici religiose (cattolici contro protestanti luterani e calvinisti), e vari leader ecclesiastici cercarono di mediare per ripristinare la tolleranza, sebbene con obiettivi spesso conflittuali. La Chiesa cattolica con Papa Urbano VIII tentò di mediare sin dal 1636 con congressi come quello di Colonia, ma senza successo. Il suo legato papale, Fabio Chigi (futuro papa Alessandro VII), agì come mediatore neutrale ai negoziati di Westfalia (a Münster e Osnabrück), invocando i sovrani cattolici (inclusi gli Asburgo) per una pace che preservasse l'unità religiosa. Anche l'inviato veneziano Alvise Contarini collaborò alla mediazione, rappresentando interessi cattolici italiani. Tuttavia, papa Innocenzo X condannò la pace nel 1650 (bolla Zelo Domus Dei) per le concessioni ai protestanti.
Figure come i principi luterani (es. Sassonia) e calvinisti (es. Elettore Palatino) spinsero per il riconoscimento dei diritti religiosi, estendendo la Pace di Augusta (1555) e garantendo la tolleranza. La Lega di Heilbronn (1633, alleanza svedese-protestante) rappresentò interessi confessionali che, dissoltasi, contribuirono ai negoziati per autonomia religiosa.
Più interessanti i soggetti sociali.
I rappresentanti delle città libere imperiali (Reichsstädte), come Amburgo o Francoforte, parte della Dieta, invocarono pace per rilanciare il commercio e porre fine ai blocchi economici (es. durante la Guerra di Torstensson, 1643-1645). Queste entità, più vicine alla società mercantile e urbana, premevano per stabilità contro le armate mercenarie.
Contadini, artigiani e soldati ammutinati (es. truppe svedesi a Halberstadt nel 1641) generarono pressioni indirette attraverso rivolte contro i saccheggi. Non vi furono movimenti organizzati come oggi intesi, ma la stanchezza sociale (descritta in opere come "Simplicissimus" di Grimmelshausen, post-bellica) amplificò le chiamate per pace, influenzando i principi a negoziare. Intellettuali come Hugo Grotius (con "De Jure Belli ac Pacis", 1625) influenzarono indirettamente il quadro giuridico della pace, promuovendo tolleranza e sovranità statale.
Questi attori, attraverso diete, mediatori e alleanze, portarono ai negoziati del 1643-1648 a Münster e Osnabrück, con 109 delegazioni coinvolte.
La pace fu un compromesso forzato dalla stanchezza generale, piuttosto che da un singolo gruppo, ma le pressioni degli Stati Imperiali e dei mediatori religiosi furono decisive per invocare i regnanti.
Se proiettiamo la situazione dell’Europa del Seicento su quella attuale, vediamo entrare in campo al posto dei regnanti leader di Stati che rappresentano potenze mondiali e ci chiediamo chi siano i vari Noè in azione per seminare il futuro.
Una cosa è certa: l’Unione Europea sembra, in quanto fortino dei neocon, come la Chiesa cattolica di Innocenzo X, che condannò la pace nel 1650 (bolla Zelo Domus Dei) per le concessioni ai protestanti.








