La vicenda Epstein tiene banco negli Usa, mentre escono nuovi documenti, nuove fotografie, dopo che Donald Trump è stato accusato di volerne insabbiare la diffusione.
Che Donald Trump, al di là dei soliti idioti che continuano a soffiare su un fuoco che fa solo fumo, non sia direttamente implicato nella storia di pedofilia del miliardario che è stato “suicidato” qualche anno fa, è accertato.
Se Trump avesse avuto qualche rapporto equivoco, considerato quanto è stato fatto dai Clinton e dalla Pelosi per toglierlo di mezzo, sarebbe già stato messo in condizione di andarsene.
C’è però una questione che riguarda la reticenza a diffondere i documenti che potrebbe riguardare la volontà di Trump di coprire qualche personaggio o qualche situazione scottante.
Difficile pensare che Trump volesse coprire qualche repubblicano, anche se in un post su Truth Social ha scritto: “Alcuni repubblicani deboli sono caduti nelle loro grinfie perché sono deboli e sciocchi. Epstein era un democratico, ed è un problema dei democratici, non dei repubblicani".
Non credibile una copertura alla JPMorgan, i cui rapporti con Epstein sono noti da tempo.
Trish Wexler, responsabile delle comunicazioni politiche e di advocacy per JPMorgan Chase, ha dichiarato che "il governo aveva informazioni schiaccianti sui crimini [di Epstein] e non le ha condivise né con noi né con altre banche". "Ci rammarichiamo – ha aggiunto - di ogni legame avuto con quell'uomo, ma non lo abbiamo aiutato a commettere i suoi atti atroci. Abbiamo interrotto il nostro rapporto con lui anni prima del suo arresto per accuse di traffico sessuale".
JPMorgan Chase, la più grande banca del Paese, ha intrattenuto rapporti commerciali con Epstein per molti anni, prestandogli denaro e aiutandolo a trasferire i suoi beni all'estero. La banca ha interrotto la sua collaborazione con Epstein nel 2013 e nel 2019 ha presentato una segnalazione di attività sospette riguardante le transazioni di Epstein e dei suoi soci.
I Democratici del Senato hanno recentemente aperto una nuova linea di inchiesta sulla banca in merito alla sua associazione con Epstein.
La banca ha già espresso rammarico per il suo coinvolgimento con Epstein e ha sottolineato di non essere a conoscenza delle sue attività illegali. Nel 2023, JPMorgan Chase ha patteggiato con le Isole Vergini americane, dove Epstein aveva una proprietà, e con alcune delle sue vittime.
Le resistenze vere o presunte di Donald Trump, poi evidentemente cessate con la sua dichiarazione di appoggio alla desecretazione e pubblicazione di tutti i documenti relativi alla vicenda, sarebbero, secondo alcuni, dovute a occultare la vera natura delle operazioni del giro Epstein, ossia quelle messe in atto da Ghislaine Noëlle Marion Maxwell per irretire e ricattare personaggi di alto bordo per conto del Mossad.
Ghislaine Maxwell è la nona figlia di Élisabeth Meynard, storica francese nota per le sue ricerche sull'Olocausto e dell'editore britannico di origine ebraica Robert Maxvel, proprietario del Daily Mirror e di importanti società editoriali come la MTV Europe e la casa editrice MacMillan.
Cresciuta nel sontuoso palazzo della sua famiglia nel Buckinghamshire, a poca distanza dall'Università di Oxford (dove si è laureata nei primi anni Ottanta), dopo la misteriosa morte del padre nel 1991 Ghislaine si è trasferita negli Stati Uniti diventando un'assidua frequentatrice dei circoli dell'alta società in cui orbitavano i grandi nomi della politica e della finanza.
Nel 2012 ha creato TerraMar, un'organizzazione senza scopo di lucro per la preservazione degli oceani finanziata da Epstein e altri magnati. La fondazione è stata chiusa nel 2019 dopo appena sei giorni dall'arresto di Epstein.
Ghislein Maxwell, stando ad alcune narrazioni, avrebbe continuato l’attività spionistica del padre dopo la sua scomparsa misteriosa alle Isole Canarie.
Chi era Robert Maxwell?
Ian Robert Maxwell, dal 1948 nome legale di Ján Ludvík Hyman Binyamin Hoch, nato in Cecoslovacchia nel 1923 e morto alla Canarie il 5 novembre del 1991, era di origine povera. La sua era una famiglia ebraica ortodossa di lingua yddish. Cresciuto in un orfanotrofio, fuggito in Francia prima che la sua famiglia finisse in gran parte ad Aushwitz, Ian Robert Maxwell si arruolò a Marsiglia nel maggio 1940 nell'esercito cecoslovacco in esilio usando il nome di "Ivan du Maurier" (ma anche di "Leslie du Maurier", nome preso da un famoso marchio di sigarette, Du Maurier) per poi essere trasferito nel 1943 con altri 500 soldati prima al Royal Pioneer Corps e poi al North Staffordshire Regiment. Fu quindi coinvolto in azioni di guerra in tutta Europa, raggiungendo il grado di sergente prima di essere promosso capitano nel 1945 ed avere ottenuto la Military Cross dal maresciallo di campo Bernard Montgomery.
Ian Robert Maxwell ottenne la nazionalità britannica il 19 giugno 1946 dopo aver lavorato due anni a Berlino per il Ministero degli esteri inglese nella sezione stampa e cambiò il nome in Robert Maxwell il 30 giugno 1948. Sostenne Israele nella prima guerra arabo-israeliana del 1948.
Negli anni successivi Ian Robert Maxwell usò i contatti delle autorità di occupazione degli Alleati per entrare in affari, diventando il distributore britannico e americano per Springer Verlag, un editore di libri scientifici. Il resto è un crescendo di affari nel mondo dell’editoria.
Robert Maxwell è entrato anche in politica, divenendo un membro del Parlamento britannico, sostenuto dal Partito Laburista.
Inoltre, eccoci giunti al punto cruciale, sviluppò una vasta rete di influenze sul sistema politico dell'Unione Sovietica e su diversi paesi europei (è stato anche affermato che Maxwell era uno degli agenti più efficaci e potenti del Mossad, il servizio di intelligence israeliano) e fu accusato di finanziamento ed esercizio di influenza a beneficio di tale organizzazione e di averla aiutata in alcune operazioni all'estero.
Oltre a rafforzare la sua posizione economica, ciò gli consentì spesso di fungere da intermediario "non ufficiale" tra i governi britannico e sovietico.
Nel 1991 il suo corpo fu trovato annegato nell'Oceano Atlantico in vicinanza della Isole Canarie.
Fu sepolto sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme. Ai funerali erano presenti il primo ministro Yitzhak Shamir, il presidente Chaim Herzog, ″almeno sei capi dell'intelligence israeliano "e un grande numero di esponenti del governo e dell'opposizione.
L'elogio funebre fu pronunciato da Herzog, il Kaddish fu recitato da un suo amico e avvocato, scampato all'Olocausto, Samuel Pisar.
Ovviamente non ci sono prove dirette dell’appartenenza di Robert Maxwell al Mossad, ma gli indizi sono molti. Robert Maxwell vendette software spia (PROMIS) modificato con backdoor israeliani a governi stranieri.
Ari Ben-Menashe, ex ufficiale israeliano (Mossad 1977-1987), nel libro Epstein: Dead Men Tell No Tales (2020) afferma di aver reclutato Epstein e Ghislaine negli anni '80 tramite Robert Maxwell. Descrive la rete come "honeytrap" per ricattare politici con foto di abusi su minorenni.
Ehud Barak ex PM israeliano (e capo dell'intelligence militare Aman) visitò Epstein decine di volte (2004-2016), ricevette 2,3 milioni da una fondazione di Epstein e fu socio in una startup tech con ex agenti israeliani. Epstein investì in tech israeliana e conobbe Shimon Peres. Les Wexner (cliente unico di Epstein, donatore pro-Israele via Mega Group) gli diede la townhouse da 77 milioni a NY.
Barak ha negato coinvolgimento in abusi. Il Mega Group (club di miliardari ebrei pro-Israele) è legato a Wexner, ma non direttamente al Mossad. Ai rapporti tra Epstein e Wexner è stato dedicato un libro: “Jeffrey Epstein and Les Wexner: “A Complex Web of Wealth, Power, and Deception Unraveling the Threads that Connected Two Titans”.
Alexander Acosta, ex procuratore USA (2008), disse di aver ricevuto pressioni: "Mi dissero che Epstein 'apparteneva all'intelligence' e di lasciar perdere". Acosta non specifica di quale intelligence si tratti.
Ora, non ha importanza ai fini di questa riflessione, stabilire se sia vero che Epstein fosse il miliardario introdotto da Ghisleine Maxwell in una rete di intelligence israeliana o meno.
Quel che importa e che esiste il sospetto che sia così e che Donald Trump stia proteggendo questa appartenenza di Epstein e di Ghisleine per evitare di scoprire la rete israeliana.
Vero o non vero, questa storia si collega direttamente alla rivolta che sta avvenendo negli Usa, nella base Maga, contro Israele e contro la lobby ebraica.
Ne ha scritto ieri sul Nuovo Giornale Nazionale Sergio Restelli.
Come spiega Roberto Mazzoni, giornalista italiano che ci informa dalla Florida, fino a due anni fa, il solo fatto di essere osteggiati dall’IPAC, la lobby ebraica, significava porre fine alla propria carriera politica, ma adesso è diventato di moda fare il contrario. Quindi, se sei contrario all’IPAC, hai più possibilità di essere eletto e le elezioni di Mandami (uomo di Soros, ebreo antisemita) a New York ne sono una chiara dimostrazione.
Trump, secondo Mazzoni, rischia di affondare assieme alla lobby ebraica.
AIPAC è un’associazione americana che fa lobbying a favore del governo israeliano nei confronti di tutti i politici americani e che gestisce ingenti fondi per il finanziamento delle campagne elettorali, tanto da giocare un ruolo determinante nella selezione e nel finanziamento dei candidati eletti sia alla Camera dei Rappresentanti che al Senato.
In un video proposto da Roberto Mazzoni, https://mazzoninews.com/2025/10/24/maga-crisi-mn-341/, Tucker Carlson, uno dei maggiori influencer della base maga, sostiene quanto segue: “Se un paese come il nostro, che si suppone sia il più potente del mondo, sta dedicando tutto il suo tempo al proprio interno in conversazioni su Israele, probabilmente non sta andando in una buona direzione”.
Carlson dice che gli Usa sono una grande potenza e che Israele “è un Paese piccolo e intrinsecamente insignificante, almeno geopoliticamente, in quanto ha solo nove milioni di persone e nessuna risorsa naturale, o meglio nessuna risorsa naturale che sia significativa. Quindi è una nazione insignificante, e anche fisicamente minuscola. Notoriamente, ha circa le stesse dimensioni dello stato del New Jersey, ma, in compenso, ha un prodotto interno lordo che è molto più piccolo del New Jersey. […] In realtà, e semplicemente, Israele non ha molta importanza. Se guardaste una mappa e vi chiedeste quali nazioni giocano un ruolo decisivo nella politica mondiale, Israele non sarebbe nemmeno sulla lista. Di nuovo, si tratta di uno stato minuscolo con una popolazione pari a quella del Burundi e più piccola della popolazione del Belgio. Eppure, nonostante la sua oggettiva insignificanza, rimane al centro della conversazione, e rimane parimenti al centro della spesa pubblica americana”.
Un quarto dell’intera fornitura mondiale di missili THAAD (di fabbricazione Usa) “si trova – dice Carlson - in Israele in questo momento e si tratta di batterie presidiate da truppe statunitensi, vale a dire da americani, che siano in uniforme o meno. Sono militari americani e stanno equipaggiando queste batterie per proteggere Israele. E questo non dovrebbe sorprendervi perché, dal 7 ottobre 2023, che è poco meno di due anni fa, gli Stati Uniti hanno speso, come minimo, 30 miliardi di dollari per difendere Israele. Si tratta di una cifra enorme. Per avere una certa prospettiva, l’intero bilancio militare israeliano prima del 7 ottobre, era di circa 25 miliardi di dollari. Di conseguenza, in meno di due anni, gli Stati Uniti hanno investito almeno 30 miliardi di dollari per difendere Israele. Nel corso dell’esistenza dello Stato di Israele, vale a dire poco meno di 80 anni, gli Stati Uniti hanno investito almeno 300 miliardi di dollari, e questi sono solo i numeri contabili, per sostenere la difesa del territorio israeliano. Israele è di gran lunga la Nazione che ha avuto la maggiore quantità di aiuti da parte degli Stati Uniti nel corso del tempo e anche oggi. Nessun’altra nazione si avvicina neanche lontanamente. Quindi, chiunque dica: “E’ solo una goccia nel mare, è totalmente insignificante” sta mentendo oppure non conosce le cifre. A proposito, la seconda Nazione in termini di aiuti è l’Egitto. Allora perché stiamo spendendo così tanti soldi per l’Egitto? Lo stiamo facendo su richiesta di Israele. Quindi probabilmente potreste aggiungere gli aiuti all’Egitto al totale dei soldi spesi per Israele. Non è un attacco. È solo prospettiva. Stiamo spendendo il nostro tempo, i nostri soldi e stiamo correndo rischi enormi per conto di un Paese che geopoliticamente non è affatto significativo”.
Carlson ricorda poi che “l’India e la Cina messe insieme, nessuna delle quali è un forte alleato dell’America in questo momento, rappresentano più di un terzo dell’intera popolazione mondiale. Entrambe sono nostre rivali economicamente, entrambe sono nostre rivali militarmente, almeno potenzialmente, e il nostro rapporto con loro è peggiorato o, per lo meno, ha languito a causa del nostro rapporto con Israele, per via della larghezza di banda consumata per prendersi cura dello stato di Israele, e anche a causa di alcuni delle inevitabili frizioni che sono sorte come conseguenza del nostro sostegno a Israele, che è impegnato in una guerra estremamente controversa, o sarebbe meglio dire odiata, nella striscia di Gaza. E non si tratta nemmeno di una vera guerra, bensì dello sfollamento su vasta scala di persone e dell’uccisione su larga scala di persone disarmate, di combattenti disarmati, di civili, di donne e di bambini. E il mondo vede tutto questo e lo rifiuta, anzi, in effetti, il mondo lo odia. E così l’ultimo alleato di dimensioni importanti che rimane per Israele, oltre al Regno Unito, sono gli Stati Uniti”.
La questione di Israele, come si può ben vedere, è entrata a gamba tesa e in modo divisivo nel mondo Maga, ma ha anche spaccato la popolazione ebraica Usa. Un terzo degli ebrei dello Stato di New York ha votato per Mandami, uomo di Soros, il quale, come è noto, è legato al mondo Dem ed è antisionista e antisemita.
Veniamo alla lobby ebraica AIPAC.
Si tratta, ci spiega Roberto Mazzoni, https://mazzoninews.com/2025/10/11/chi-comanda-in-america-mn-340/ di un’organizzazione politica che promuove gli interessi israeliani negli Stati Uniti e che finanzia l’elezione di numerosi parlamentari di entrambi i partiti. Parliamo del 90% di parlamentari e senatori. Si tratta, quindi, di una lobby che controlla le elezioni negli Stati Uniti, decidendo chi può essere eletto e chi no. Negli Stati Uniti, infatti, esiste un sistema chiamato “elezioni primarie”, in cui, per ciascun partito, si scelgono i candidati da presentare alle elezioni vere e proprie.
“Quindi spiega Mazzoni -, gli elettori selezionano i candidati che sono stati preselezionati durante le primarie. Per partecipare alle primarie servono soldi e, qualora un candidato già eletto abbia formulato anche solo lievi critiche nei confronti di Israele, la lobby israeliana, in questo caso l’AIPAC, si assicura di selezionare un candidato alternativo che viene finanziato con grandi fondi per poter battere il candidato in carica e, al tempo stesso, conduce una campagna denigratoria nei suoi confronti. Di conseguenza, chiunque si rifiuti o anche semplicemente non dimostri un entusiasmo smisurato nel collaborare con la lobby israeliana, con l’AIPAC, sa già che la sua carriera politica è finita, finirà alle prossime elezioni, quindi ha poco tempo a disposizione. E questo vale sia per i senatori che per i deputati, sia per i membri della Camera dei deputati”.
Ora Maga, guidata da Carlson e dagli eredi di Kirk, si rivolta contro AIPAC, contro lo Stato ebraico e questo mette in grande difficoltà Donald Trump.
Il professor Shibley Telhami dell'Università del Maryland, che monitora l'opinione pubblica su Israele, ha rilevato dati esplosivi: solo il 32% degli evangelici di età compresa tra 18 e 34 anni simpatizza con Israele rispetto ai palestinesi, oltre 30 punti percentuali in meno rispetto alla generazione più anziana (NPR). Il sostegno più generale da parte dei repubblicani nella stessa fascia d'età è solo del 24%. Un quarto. Questo significa che tre quarti dei giovani repubblicani non simpatizzano con Israele, un dato che sarebbe stato impensabile anche solo dieci anni fa.
In un'intervista con il commentatore di estrema destra Nick Fuentes, Tucker Carlson ha dato voce alla base Maga, dichiarando: “Penso che la più grande minaccia al cristianesimo in questo Paese sia il sionismo cristiano. Lo odio più di quanto odi i rivoltosi di sinistra. Lo odio più di quanto odi i terroristi islamici".
Quella che ci trasmette Carlson è una trasformazione radicale che ha trasformato uno dei più influenti commentatori conservatori americani da sostenitore dell'alleanza Stati Uniti-Israele a suo critico feroce. E soprattutto ed è il sintomo di una frattura generazionale e ideologica che sta lacerando il Partito Repubblicano dall'interno.
Quando Carlson parla di Gaza la sua posizione diventa incendiaria; "Una delle ragioni per cui sono arrabbiato per Gaza è che la posizione israeliana è che tutti quelli che vivono a Gaza sono terroristi per come sono nati, comprese donne e bambini. Questa non è una visione occidentale. È una visione orientale. È non-cristiana. È totalmente incompatibile con il cristianesimo e la civiltà occidentale. Dicono: 'Oh, siamo i difensori della civiltà occidentale.' Non con quell'atteggiamento, non lo siete" (The Times of Israel).
Ora, il tema non è stabilire se Carlson abbia ragione o torto. Il tema è che la base Maga, che in gran parte lo segue, ha una posizione su Israele che è di condanna e di insofferenza. Condanna e insofferenza che si allarga alla lobby ebraica statunitense.
Proviamo solo a immaginare se venisse in qualche modo dimostrato che Ghislaine Maxwell abbia proseguito l’opera di suo padre e abbia costituito una rete di intelligence legata al Mossad con la quale irretire politici, imprenditori, banchieri, personaggi comunque di alto bordo, in una rete di pedofilia. Una volta catturati nella rete i vari personaggi sarebbero diventati dei bambocci nelle mani di Israele, ricattabili al massimo livello.
La questione Epstein è, probabilmente, racchiusa in questo stretto orizzonte. Ben poco ci importa sapere se questo o quello siano dei pedofili. Farebbero la fine del principe Andrea. Diverso se, invece, emergesse che la rete è stata costituita appositamente per ricattare al massimo livello personaggi posti in posizioni chiave negli Usa e non solo.
Vedremo se la pubblicazione degli atti porterà a scoperchiare una rete di spie o solo un gruppo di pedofili.
Rimane il fatto, in ogni caso, che la pedofilia, portata a volte alle estreme conseguenze, come hanno testimoniato le vittime, è uno dei più incisivi motivi di ricatto e di condizionamento.








