Il processo di pace riguardante il conflitto tra Russia e Ucraina appare ancora lungo e irto di ostacoli, ma una cosa è certa: l’Unione Europea è esclusa dalla partita, che si svolge tra Mosca, Washington e Kiev.
Il motivo dell’esclusione è il continuo inutile chiacchierare dei funzionari dell’Unione con toni inutilmente barricaderi. Sottolineo inutilmente.
L’ostacolo principale del negoziato a tre, a quanto pare, è il solito: i territori. Ostacolo che sarà superato, probabilmente sul campo, con la conquista totale del Donbass e con la minaccia, già ventilata, di interdire il mare all’Ucraina, la qual cosa significa attaccare Odessa.
La logica è stringente: se vuoi l’accesso al mare molla il Donbass.
Sul campo le cose per gli Ucraini vanno sempre peggio, Come vedremo in seguito.
Tra i nodi da sciogliere c’è anche quello che vede l’Unione Europea, messa da parte, continuare a mettere i bastoni tra le ruote, in compagnia con i leader di volonterosi, in perfetta linea con le posizioni neocon, battute negli Usa e asserragliate nel fortino europeo.
Vladimir Putin, con una mossa che ha fatto saltare il banco, prima di incontrare al Cremlino l'inviato Usa Steve Witkoff, ha detto, come riferito dall’agenzia Ria Novosti: "L'Europa sta cercando di impedire all'amministrazione Usa di raggiungere la pace in Ucraina e tutte le proposte degli europei puntano a questo risultato, mentre la leadership di Kiev sembra vivere su un altro pianeta. La Russia – ha aggiunto Putin - non ha intenzione di combattere con l'Europa, ma se l'Europa inizierà, saremo subito pronti".
Più chiaro di così. Se l’Europa, intesa come insieme di Unione Europea e di guerrafondai francesi e inglesi, vuole la guerra, c’è una Russia che è pronta a farla. Nel gioco cognitivo in atto, che assomiglia ad una partita di poker, Putin ha detto: vedo.
E l’Unione Europea e i Volonterosi sul tavolo da gioco si presentano chiacchieroni e nudi.
La Banca centrale europea ha rifiutato di garantire un pagamento da 140 miliardi di euro destinato all'Ucraina, compromettendo il piano dell'Ue per finanziare un “prestito di riparazione” basato sui beni russi congelati. Lo scrive il Financial Times, citando più funzionari.
In questi anni di dissennata politica green, l’Unione Europea ha distrutto le industrie del Vecchio Continente. L’automotive è morta. L’acciaio è in calo. Il comparto chimico se ne sta andando.
Il mostro di Bruxelles, guidato da funzionari, ha patteggiato di dare il 5% del Pil alla Nato, di acquistare 700 miliardi di euro di gas dagli Usa a un prezzo triplice di quello che prendeva dalla Russia e ha promesso di investire negli Usa 600 miliardi di euro.
I Paesi dell’Unione Europea non sono in grado di produrre armi. Il fulmicotone, potente esplosivo ottenuto per nitrazione del cotone, è prodotto quasi esclusivamente in Paesi non europei.

Il fulmicotone è fondamentale per la costruzione di proiettili e se si osserva la percentuale dei produttori si nota come Cina, India e Stati Uniti abbiano il 60 % della produzione mondiale, mentre i Paesi europei siano fermi al 20 per cento messi tutti assieme. Chiediamo a Cina, India e Stati Uniti il fulmicotone per produrre i proiettili da dare a Kiev contro la Russia? Esercizio difficile.
Per fare navi, carri armati e via discorrendo, occorre acciaio e per le corazze acciaio primario da altoforno.
L'Unione Europea (UE) importa acciaio principalmente da paesi extra-UE, con fornitori chiave che variano a seconda del tipo di prodotto (ad esempio, prodotti piani, lunghi o grezzi). Nel 2024, le importazioni totali di ferro e acciaio hanno raggiunto circa 48,86 milioni di tonnellate, con un valore di oltre 73 miliardi di euro. I principali fornitori in termini di volume (tonnellate) sono Russia, Turchia, India, Cina e Ucraina, mentre in termini di valore, India, Corea del Sud e Cina dominano per i prodotti finiti.
Circa il 55% della produzione totale di acciaio europeo è BF-BOF (acciaio primario da altoforno), equivalente a 69,5 Mt nel 2024. Nel 2025, con una produzione totale stimata a 130 Mt, la quota BF-BOF rimane intorno al 55%, per un totale di circa 71,5 Mt. Entro il 2030, la capacità BF-BOF potrebbe ridursi del 20-30%.
Il settore chimico europeo sta affrontando una crisi profonda, con chiusure di impianti, delocalizzazioni e una progressiva erosione della competitività globale.
Il comparto chimico sta abbandonando l’Europa, con un processo accelerato dovuto a costi energetici proibitivi, regolamentazioni ambientali stringenti e concorrenza sleale da parte di giganti come Cina e Stati Uniti.
Secondo dati recenti del Cefic (Consiglio europeo delle industrie chimiche), la quota di mercato globale dell'UE è scesa dal 17% al 14% in soli 10 anni, con una perdita di 11 milioni di tonnellate di capacità produttiva nel 2024.
Il gas naturale in Europa costa tre volte di più rispetto agli USA, un gap previsto fino al 2030. Il settore chimico, ad alta intensità energetica, ha visto l'utilizzo della capacità produttiva scendere al 74,6% nel primo semestre 2025, contro una media storica dell'80%.
La dipendenza dal gas (ancora al 13% in meno rispetto ai livelli pre-crisi) e la fine delle importazioni russe – decise dalla Commissione UE nel maggio 2025 – hanno esacerbato il problema, spingendo aziende come BASF a investire miliardi in Cina invece che in Europa.
Fermiamoci qui. Di macerie prodotte dalla funzionaria UE Ursula von der Leyen e dai suoi funzionari e burocrati ne abbiamo una dose enorme.
A questo punto sorge la domanda che riprende la provocazione di Putin, : “E’ con questo apparato industriale che i Paesi Europei vorrebbero sostenere una guerra con la Russia?”.
Putin, purtroppo per noi, ha colto nel segno e ha detto in faccia ai chiacchieroni che sono solo dei chiacchieroni, imbelli e incapaci.
Giusto per farsi del male, ieri Ursula von der Leyen ha magnificato l’intesa tra il Consiglio Ue e il Parlamento europeo sul regolamento per eliminare gradualmente le importazioni di gas naturale russo.
"Oggi – ha detto ieri Ursula von der Leyen - è una giornata storica per l'Unione europea: molti pensavano che non sarebbe stato possibile invece oggi è successo. Ho sempre saputo che avremmo potuto farlo. Ora siamo pronti ad aprire collaborazioni con nuovi partner affidabili. Questo è solo l'inizio di un vero successo europeo".
"Oggi – ha aggiunto la funzionaria Ursula - entriamo nell'era della piena indipendenza energetica dell'Europa dalla Russia. REPowerEU ha dato i suoi frutti. Ci ha protetto dalla peggiore crisi energetica degli ultimi decenni e ci ha aiutato a superare la transizione dai combustibili fossili russi a una velocità record". "Oggi – ha detto in un crescendo rossiniano la baronessa Ursula von der Leyen - stiamo bloccando definitivamente queste importazioni. Esaurendo il tesoro di Putin, siamo solidali con l'Ucraina e puntiamo a nuove partnership e opportunità energetiche per il settore".
Attenzione. Tutto questo entro il 2027. Campa cavallo. Di questi tempi un’era geologica.
È chiaro che con questa Unione Europea Putin al Cremlino se la ride.
Veniamo all’incontro Usa Russia.
Come riferisce Institute for the study of war (ISW), dopo l'incontro, Yuri Ushakov, consigliere del Presidente russo per gli affari internazionali, ha dichiarato che le delegazioni statunitense e russa hanno discusso "diverse opzioni" per un accordo di pace, ma che non hanno concordato un "piano di compromesso".
Ushakov ha affermato che alcune delle proposte statunitensi erano accettabili per la Russia, ma che Putin "non ha fatto mistero" dell'atteggiamento critico o negativo della Russia nei confronti di altre.
Ushakov ha affermato che le parti non hanno discusso "formulazioni o proposte specifiche", ma hanno discusso "l'essenza" dei documenti che gli Stati Uniti "hanno presentato a Mosca qualche tempo fa".
Ushakov ha inoltre dichiarato che le delegazioni hanno discusso questioni territoriali e le "enormi prospettive" per la cooperazione economica tra Stati Uniti e Russia e ha affermato che le delegazioni statunitense e russa hanno concordato di non divulgare il contenuto dei colloqui.
La questione chiave, comunque, rimane quella dei territori contesi.
In un'intervista a Fox News, tuttavia, il segretario di Stato Marco Rubio ha affermato che sono stati compiuti "alcuni progressi" nei colloqui. Al centro del faccia a faccia c'era il piano statunitense per la pace, modificato rispetto alla stesura iniziale sotto le richieste di Kiev e degli europei.
Per quanto riguarda i territori ucraini occupati, "finora non abbiamo trovato un compromesso, ma si possono discutere alcune soluzioni americane", ha affermato Yuri Ushakov dopo l'incontro al Cremlino. Alcune formulazioni proposte "non sono adatte a noi e il lavoro continuerà", ha aggiunto.
Rubio, in serata, ha spiegato che "quello che abbiamo cercato di fare, e penso che abbiamo compiuto alcuni progressi, è capire cosa potrebbe garantire agli ucraini la sicurezza per il futuro". Gli Stati Uniti sperano che il compromesso "consenta" agli ucraini "non solo di ricostruire la loro economia, ma anche di prosperare come paese".
La situazione al fronte
Mentre si tratta, la situazione potrebbe essere risolta con le armi.
Il 20 novembre Mosca ha reso noto che le sue forze hanno riconquistato la città ucraina di Kupyansk, che i russi avevano preso all’inizio della guerra, nel febbraio 2022, per poi doversi ritirare dai territori che controllavano nella regione di Kharkiv (Kharkov per i russi) in seguito alla vittoriosa controffensiva delle forze di Kiev nel settembre dello stesso anno.
Il successo russo è stato smentito il 21 novembre dallo stato maggiore delle forze armate ucraine.
Le valutazioni ucraine, come fa notare Analisi Difesa, risultano però prive di riscontri oggettivi, come confermano anche le mappe pubblicate da blogger militari russi e dello statunitense Institute for the Study of the War, a conferma del fallimento delle reiterate controffensive ucraine che per una settimana hanno cercato di spezzare la morsa russa intorno a Kupyansk che minaccia di favorire l’accerchiamento delle truppe di Kiev rimaste lungo le sponde del fiume Oskol. Forze che rischiano di trovarsi intrappolate.
A sud di Kupyansk del resto la situazione non è migliore per le forze di Kiev. I russi si avvicinano a Borova e sono già penetrati nei sobborghi meridionali di Lyman e Kostantynivka, ma sono entrati anche a Seversk, che entro breve potrebbe trovarsi in condizioni di accerchiamento operativo, cioè quasi del tutto circondata da forze russe con una sola via, costantemente sotto il tiro del nemico, per inviare rinforzi e rifornimenti o per consentire il ritiro della guarnigione della città.
La linea del fronte è situata ormai a meno di 20 chilometri dai capisaldi di Slovyansk e Kramatorsk.
Se passiamo da Kupyansk a Pokrovsk, le forze russe, secondo un alto funzionario dell'Alleanza Atlantica ascoltato dall'agenzia ucraina Unian, controllano oltre il 95% del territorio di Pokrovsk nella regione di Donetsk.
Secondo il funzionario, l'Ucraina sta attualmente conducendo un ritiro organizzato delle sue truppe da Pokrovsk. Tuttavia, ha osservato che alcune forze ucraine rimangono ancora in città. Secondo quanto si apprende da Unian, il funzionario avrebbe rappresentato che la caduta di Pokrovsk non porterà all'inevitabile collasso della difesa ucraina. Secondo lui, infatti, l'Alleanza è fiduciosa che l'Ucraina possa essere in grado di continuare a resistere all'aggressione russa.
La caduta di Pokrovsk è già di fatto avvenuta all’inizio di novembre, quando i russi hanno imbottigliato le guarnigioni ucraine poste a difesa della città e di Mirnograd.
L’imbuto è stato chiuso completamente e anche la resistenza delle truppe ucraine è ormai limitata a poche sacche secondo fonti dei blogger militari russi.
A Mirnograd la difesa ucraina viene fiaccata ogni giorno con pesanti bombardamenti utilizzando anche le bombe aeree da tre tonnellate. Alcuni canali Telegram sostengono che la resa dei reparti ucraini viene inibita anche con le minacce dagli irriducibili determinati a combattere fino all’ultimo uomo.
In seguito alla presentazione del piano di pace proposto da Donald Trump, che prevede per le regioni di Kherson e Zaporizhia il congelamento della situazione riscontrabile al fronte nel momento della firma dell’accordo, i russi hanno accentuato la spinta offensiva proprio in questi settori.
Poiché a Kherson russi e ucraini sono separati dalla barriera naturale del fiume Dnepr, è a a Zaporizhia che Mosca può cercare di guadagnare rapidamente terreno contando sulla debolezza delle forze di Kiev (per le quali questo settore è stato negli ultimi mesi di secondaria importanza rispetto a Pokrovsk e Kupyansk) e sulla possibilità di condurre gli attacchi da sud e da est.
L’esercito russo sta prendendo d’assalto Prymorskoe e sta cercando di aggirare Stepnogorsk da ovest, puntando verso il capoluogo regionale (la città di Zaporizhia) costeggiando il bacino del Dnepr (Kakhovka).
Attacchi russi da sud vengono rilevati anche nel settore di Orikhiv, vicino a Mala Tokmachka, a Novodanylivka, a Novoandriivka e a Shcherbaky.
I blogger russi hanno rivendicato la conquista Nove Zaporizhzhia (a nord di Hulyapole).
Più passa il tempo e più le armi sistemeranno la questione dei territori. Meglio arrivare ad un compromesso.
In questa logica del compromesso l’Unione Euroepa non c’è. Chiacchiera e costruisce macerie.








