di Silvano Danesi
L’onorevole Marco Rizzo è uno degli ultimi rappresentanti di quella che un tempo era la sinistra ed è anche un politico che, a differenza di molti, è realista, fa i conti con la storia, con i mutamenti sociali e politici, e continua ad avere come bussola il popolo, quello che secondo la Costituzione italiana è sovrano.
Militante del Partito Comunista Italiano dal 1980. È stato parlamentare e europarlamentare tra il 1994 e il 2009.
Nel 2022 ha co-fondato la lista elettorale Italia Sovrana e Popolare, che si è presentata alle elezioni politiche in alleanza con altri partiti.
Nel 2024 ha fondato con Francesco Toscano, DSP Democrazia Sovrana Popolare.
Onorevole, ho personalmente un moto idiosincratico quando sento chiamare sinistra il progressismo. Lei, che è stato esponente di una sinistra storica, come definirebbe il progressismo e i progressisti?
Le fortezze si conquistano dall’interno. Il potere capitalistico neoliberale è riuscito ad impossessarsi completamente, nel corso dei decenni, della sinistra e del cosiddetto progressismo a partire proprio dalla contaminazione delle idee. Sono cambiate le loro categorie di pensiero. Nessun uomo e nessuna donna che provengano dalle file di quella che oggi viene chiamata sinistra ragionano sulle condizioni reali dei cittadini. Sono privi di connessione con il popolo. Hanno sostituito ogni riferimento al conflitto sociale e ai diritti sociali con i cosiddetti diritti civili individuali, spesso connettendoli direttamente all’acquisizione di beni o servizi. Sono liberal-progressisti e l’unico progresso che immaginano è lo sviluppo capitalistico puro, quello che non intacca lo strapotere delle multinazionali. Il loro impegno è pura merce. Con questa generazione di politici si compie l’operazione di una sinistra disegnata direttamente dal potere finanziario. Si è così manifestata l’eterogenesi dei fini. La mia sinistra era quella di Berlinguer ai cancelli della Fiat. Oggi è quella di Elly Schlein sul carro del gay Pride.
Veniamo all’attualità. I progressisti stanno sostenendo gli avventurieri di Flottilla, i quali, evidentemente, non pensano ai Gazawi, ma a far politica in Italia e in Europa secondo le linee neocon. Cosa pensa di questa avventura che alcuni sostengono essere addirittura pagata da Hamas? E non solo?
Ritengo che stare dalla parte della Palestina sia giusto. Così come posso ben capire che i giovani manifestino a favore di quel popolo oppresso. Mi piace molto meno l’uso strumentale che la cosiddetta sinistra fa della causa dei palestinesi. Un uso che si è notevolmente incrementato dopo l’arrivo di Trump. L’operazione è semplice: costruiscono un palcoscenico finto-protestatario, un impegno di facciata da mostrare in campagna elettorale e a reti unificate al fine di accreditare l’equazione “Netanyhau uguale Trump uguale Meloni”. A questi signori della sinistra non interessa nulla della Palestina. Vogliono solo usare un giusto sentimento diffuso nel popolo per il massacro del popolo palestinese per un tornaconto squisitamente elettorale. E questo vale anche per la vicenda della flottiglia. Alla Gruber, alla Schlein, ai giornali degli Elkann, non è mai fottuto nulla di un popolo martoriato che sta subendo un vero e proprio genocidio. All'improvviso, adesso, sembrano eleggere quel popolo ad eroe. Solo perché gli serve. Quando Biden, fino a gennaio scorso, fino all'ultimo giorno di mandato, offriva decine di miliardi di armi ad Israele per compiere i suoi scopi, questa attenzione non c’era. Viene da chiedersi “perché?”
Lei è stato protagonista di stagioni politiche nelle quali il sindacato si occupava di contrattazione, nazionale e integrativa, di pensioni, di welfare, di difesa dei diritti dei lavoratori. Oggi i sindacati minacciano lo sciopero generale se attaccano Flottilla. Della Panda che va in Serbia e si porta anche i marocchini per pagarli 600 euro al mese Landini non si occupa. Come si può definire questa degenerazione del sindacato?
Il sindacato di classe ha cessato di esistere con la concertazione. I sindacalisti confederali hanno abbandonato i lavoratori e hanno scelto i tavoli della concentrazione e del privilegio: si può dire che i sindacati confederali oggi servono ai sindacalisti e non ai lavoratori.
Quelli che oggi già minacciano scioperi a oltranza, con il relativo corollario di incendiare le piazze, sono figli di una logica degli anni Settanta, quella di Claudio Sabattini, che intendeva il sindacato (la Flm) come partito politico antisistema. Una logica che ha fatto da contenitore alle frange eversive. Siamo di nuovo alla vigilia di una stagione di piombo?
Spero proprio di no. In quegli anni, noi eravamo “i rossi” e ci siamo ammazzati vicendevolmente coi giovani dell’altra parte. A godere di questa situazione fu il potere vero. A cinquant’anni di distanza, rispolverare la dicotomia destra sinistra, antifascismo- fascismo significa non avere rispetto della storia del secolo scorso, mercificarla a scopo elettorale, semplificare processi storici complessi vendendoli come beni di consumo per aumentare l'audience delle reti televisive o per far vendere i libri di qualche opinionista. Il mio giudizio sul fascismo e sul nazismo è netto, ma l’uso strumentale di una memoria drammatica a fini elettorali o commerciali è la cosa più schifosa che si possa fare.
I violenti che incendiano le piazze sono sempre gli stessi, evidentemente guidati e finanziati. Possiamo finalmente chiedere che lo Stato italiano li consideri terroristi, come ha fatto Donald Trump negli Usa con Antifa?
Quelli che hanno commesso le violenze alla stazione di Milano e gli altri disordini di cui si legge sui giornali hanno favorito la causa palestinese oppure no? L'unica domanda da farsi è questa, assieme ad un'altra: a chi giovano quei disordini?
Lei è un capitano di lungo corso. Le chiedo: quante manine straniere si stanno agitando per destabilizzare Giorgia Meloni, alla quale il Telegraph ha dedicato un articolo descrivendola come l'artefice del "miracolo italiano", capace di trasformare il Paese da "malato d'Europa" a "oasi pacifica in un mondo scosso dalle crisi"?
Non ho la sfera di vetro e non sono a quel livello di discussione con il governo. Ma le mani sui nostri governi sono sempre state pesanti. Pensiamo al caso Moro. Giorgia Meloni è una brava politica, probabilmente troppo tattica. In questo momento servirebbe essere più strategici e mantenere alcuni aspetti del programma di rottura per cui il popolo l'ha votata.
I bambocci di una borghesia malata, debosciata, radicaL chic, fanno i rivoluzionari a spese della classe operaia, del ceto medio, dei lavoratori, dei pensionati, di un mondo di sani di mente che lavora e produce. Che ne facciamo dei centri sociali è dei bambocci di una borghesia debosciata? Non crede che vada finalmente spezzata una narrazione che vuole virtuoso chi è un piccolo borghese viziato che fa il rivoluzionario e che gli consente di dare del fascista a chi stigmatizza la sua nullità mentale, culturale e morale?
Il rapporto tra le classi sociali è sempre stato quello che ha movimentato la storia del nostro Paese. Anche ai nostri tempi, i figli della grande borghesia avevano, come si dice, "il culo parato" anche quando finivano in galera. Oggi credo che questa cifra della politica, la cifra protestataria, diventata una sorta di moda, sia ancora più forte. I centri sociali nascevano come circoli del proletariato giovanile negli anni 70, poi si sono involuti hanno cominciato a fare commercio di musica, sono diventate, praticamente, delle discoteche e hanno perso la funzione sociale. Di sociale è rimasto solo l'aggettivo. Si è persa la missione per cui sono nati.
Torniamo all’inizio: il progressismo. La borghesia in Italia non è mai stata un esempio di competenza e di virtù, salvo qualche esempio preclaro. È sempre stata composta da piccolo borghesi in ansia di status sociale: parvenus di pessimo gusto che si dilettano, oggi, ad essere di sinistra perché è trendy. Il progressismo è anche questo, ossia snobismo di pessimo gusto. Tuttavia le radici sono nella finanza, nella ideologia woke, nelle logiche globaliste e in quelle neo coloniali delle monarchie europee. Non crede che sia giunto il momento di dire chiaramente che la sinistra è morta perché chi la rappresentava ha tradito ed è passato armi e bagagli al progressismo?
Oggi il ceto medio, a differenza del passato, si sta proletarizzando. C'è quindi la necessità strategica-è questa, in sintesi, la nostra teoria del sovranismo popolare- di unirlo con la classe lavoratrice. Solo con questa grande maggioranza di popolo avere cioè il popolo unito potremmo battere la grande finanza, le banche e le multinazionali. In sostanza, solo il sovranismo popolare può contrapporsi con efficacia e speranze di vittoria al totalitarismo globalista e neoliberista.
Ultima domanda. In Europa una manica di cialtroni sta giocando con i droni per cercare di allargare la guerra. Credo che Trump, Putin, Xi Jinping e Bin Salman abbiano già in mente un mondo che va oltre i cialtroni. Lei che è di lunga esperienza politica, crede ci sia un progetto di nuovi assetti mondiali e che possa reggere?
Il multipolarismo non è un blocco unico, è un metodo su cui impostare le relazioni internazionali. L’India e la Cina non saranno mai alleate strategiche, ma questa nuova formula che vede l'Occidente decentrato, non più in prima fila e nella necessità di dover commerciare con tutti, per il mondo, è già un dato di fatto. Se n’è accorto Trump se ne sono accorti i cinesi i russi, oltre a larga parte dei popoli. Gli unici che non se ne sono accorti sono i nostri tecnocrati europei, da Macron alla Von der Leyen, da Mertz a Draghi che, pur di rimanere in sella, sono pronti a fare la guerra mondiale con la Russia. Sono dei pazzi, dobbiamo fermarli.