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POLITICA

VON DER LEYEN A TESTA BASSA CONTRO LA LOGICA

VON DER LEYEN A TESTA BASSA CONTRO LA LOGICA

Ursula von der Leyen, la funzionaria a capo della Commissione di funzionari, che si crede un capo di Stato, non avendo uno Stato, alla Plenaria del Parlamento europeo ha rilanciato la fantomatica idea propagandistica che Mosca non si ferma all’Ucraina, ma vuole minacciare l’Europa.

La propaganda neo con e neo colonialista del globalismo, con la sottostante finanza, non cessa di avere come esponente di punta la funzionaria che è a capo della Commissione di funzionari dell’Unione Europea che, ormai, in perfetta assonanza con l’asse anglo-francese, continuando a dire che Mosca è un pericolo per l’Europa e per l’Occidente, di fatto mira a condizionare le elezioni di medio termine Usa.

Ovviamente, al di là delle ridicole affermazioni dei successi dell’Unione Europea, smentiti dalla crisi in atto, il discorso della funzionaria Ursula von der Leyen si è concentrato sulla questione del riarmo.

"Abbiamo ancora molto lavoro da fare - ha detto la von der Leyen -. Dobbiamo andare oltre e dobbiamo procedere rapidamente. Che sia per la nostra sicurezza, la nostra economia, la nostra democrazia. E questo è particolarmente importante quando si tratta di difesa e sicurezza. Il punto è semplice: l'Europa deve essere responsabile della propria sicurezza. Questa non è più un'opzione. È un obbligo. Conosciamo le minacce che ci troviamo ad affrontare e le affronteremo. Questo significa che dobbiamo essere pronti. Dobbiamo sviluppare e implementare nuove capacità per poter combattere una moderna guerra ibrida. Anche in questo caso, stiamo spostando montagne. Dopo decenni di investimenti insufficienti, stiamo voltando pagina. Stiamo trasformando la nostra base industriale della difesa in un'area in grado di fornire tecnologie all'avanguardia e una rapida produzione di massa nel calderone della guerra. Quest'anno abbiamo fatto di più per la difesa che negli ultimi decenni. Negli ultimi 10 anni, abbiamo investito 8 miliardi di euro nel fondo per la difesa. Quest'anno attiveremo investimenti fino a 800 miliardi di euro entro il 2030".

La von der Leyen si dimentica di dire che la difesa europea è incardinata nella Nato e che un esercito europeo è scritto nel libro dei sogni.

Ovviamente la von der Leyen ribadisce il ritornello che "non c'è atto di difesa europea più importante del sostegno alla difesa dell'Ucraina. I prossimi giorni saranno un passo cruciale per garantirlo - ha proseguito -. Sta a noi scegliere come finanziare la lotta dell'Ucraina. Conosciamo l'urgenza. È acuta. La sentiamo tutti. La vediamo tutti. Perché proprio come i negoziati di pace si stanno intensificando, così aumenta l'intensità della raffica di attacchi della Russia. Ma la Russia non ha solo l'Ucraina nel mirino. Sta intensificando le sue operazioni sul territorio dell'UE. Ed è passata a un'economia di guerra. Questa è una minaccia diretta alla sicurezza nazionale ed economica dell'Europa. Il FMI e le nostre stime indicano che il fabbisogno dell'Ucraina ammonterà a poco più di 137 miliardi di euro nel 2026 e nel 2027. L'Europa dovrebbe coprire i due terzi, sono 90 miliardi. E non si tratta solo di numeri, si tratta anche di rafforzare la capacità dell'Ucraina di garantire una vera pace: una pace giusta, duratura, che protegga l'Ucraina e l'Europa. Ho proposto due diverse opzioni per questo prossimo Consiglio europeo, una basata sugli asset e una basata sui prestiti dell'UE. E dovremo decidere quale strada intraprendere ma una cosa è molto chiara: dobbiamo prendere la decisione di finanziare l'Ucraina per i prossimi due anni in questo Consiglio europeo", ha spiegato von der Leyen.

La von der Leyen va a testa bassa incontro alla follia dell’uso degli asset russi, ben sapendo che non ci sarà più nessuno che deciderà di depositare i propri soldi in banche europee che possono decidere di trattenerseli.

Guarda caso agenzia l’agenzia Fitch, una delle principali agenzie internazionali di valutazione del credito (rating), insieme a S&P e Moody's, che assegna giudizi sulla capacità di emittenti (Stati, aziende) di ripagare i propri debiti,  ha avvertito Euroclear di un possibile declassamento del suo attuale rating AA a causa dei piani della Ue di utilizzare i capitali congelati della Banca centrale russa per un prestito di riparazione all'Ucraina. Sul suo sito, l'agenzia spiega che la mossa riflette i timori di "rischi di liquidità e legali potenzialmente aumentati" se i piani di utilizzare i fondi russi depositati presso Euroclear a favore dell'Ucraina procederanno.

La funzionaria dell’Unione Europea non tiene conto del non del Belgio, delle perplessità di vari Paese, Italia compresa e dei Paesi decisamente contrari.

La banca centrale Russa ha già fatto causa chiedendo danni per 200 miliardi. Il Financial Times ha reso chiaro che “alcuni gestori di fondi avvertono che un’eventuale decisione di utilizzare i beni congelati aumenterebbe i rischi politici legati al possesso di asset in euro e metterebbe persino in dubbio il loro status di rifugio globale”.

Se si andrà verso l’utilizzo di asset russi, sempre ché non lo si sia già fatto, come sussurrano alcuni uccellini anglofoni, ci sarà una fuga di capitali dall’Unione Europa di enormi proporzioni.

Von der Leyen va a testa bassa anche sulla vicenda Mercosur, l’accordo di libero scambio con i Paesi dell’America latina, nonostante la crescente contrarietà di molti Paesi europei, con la Francia in testa.

L’accordo di libero scambio tra Unione europea e Paesi del Mercosur – Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay – è contestato dagli agricoltori, che in Francia stanno bloccando le strade con i trattori e inondano le prefetture con il letame.

Bruxelles si cerca di salvare un’intesa negoziata per oltre venticinque anni, che apre le porte del mercato europeo a carne bovina, pollo, zucchero e miele in arrivo senza oneri dall’America Latina. La richiesta di rinviare il voto avanzata da Parigi nel fine settimana è bastata a far vacillare l’appuntamento previsto sabato in Brasile per la firma dell’accordo alla presenza della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e del capo di Stato Luiz Inácio Lula da Silva.

A rafforzare il fronte del no è arrivato martedì il via libera quasi unanime del Senato francese a una risoluzione che chiede al governo di rivolgersi alla Corte di giustizia dell’Unione europea per fare sbarramento, accusando Bruxelles di “aggirare i parlamenti nazionali”.

Sempre martedi il Parlamento europeo ha approvato in prima lettura le clausole di salvaguardia proposte dalla Commissione per accompagnare l’accordo commerciale. Il testo rafforza le tutele per i settori agricoli più esposti e consente l’attivazione di misure difensive in caso di squilibri di mercato. Il voto non ratifica l’intesa, ma apre la fase negoziale con il Consiglio nel trilogo.

A Strasburgo sono emerse fratture nette. Le clausole di salvaguardia hanno incassato il sì di Forza Italia, Pd e Verdi italiani, mentre Fratelli d’Italia si è astenuta. Lega e Movimento 5 Stelle hanno votato contro. Complessivamente i favorevoli sono stati 431.

La partita decisiva si sposta ora sul Consiglio Ue, dove serve una maggioranza qualificata degli Stati membri. Il fronte contrario, guidato da Francia, Polonia, Austria e sostenuto anche dall’Irlanda, punta a bloccare o rinviare il dossier.

Germania e Spagna spingono per chiudere rapidamente un accordo ritenuto strategico per l’export europeo.

Un appoggio di Roma al rinvio del voto potrebbe cambiare gli equilibri in Consiglio. Secondo indiscrezioni comparse sui media internazionali, la Francia avrebbe Roma al suo fianco.

Comunque sia, anche nel caso di un via libera politico, il percorso resterebbe accidentato. Oltre 140 eurodeputati di diversi schieramenti hanno già annunciato l’intenzione di chiedere un parere alla Corte di giustizia Ue sulla compatibilità dell’accordo con i Trattati una volta finalizzato. Un’iniziativa che potrebbe congelare l’entrata in vigore dell’intesa per uno o due anni.

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