di Filippo Maria Leonardi
Le compagnie assicurative, ancora oggi, basano le loro stime per le polizze vita sulle tavole di mortalità che furono inventate alla fine del XVII sec. dallo scienziato inglese Edmond Halley, per altro più famoso come astronomo, dato che identificò la cometa che ora prende il suo nome.
Ma i più ignorano che la prima tavola di mortalità pubblicata da Halley nel 1693 nel trattato An Estimate of the Degrees of the Mortality of Mankind, si basarono sui dati demografici raccolti pazientemente da Caspar Neumann, un ecclesiastico e teologo tedesco ormai quasi dimenticato e forse confuso con l’omonimo chimico nato trentacinque anni più tardi.
Caspar Neumann (1648-1715) può essere considerato un pioniere degli studi demografici. Nel periodo in cui fu vicario della cattedrale di Santa Maddalena a Breslau, registrò numerose osservazioni sul tasso di mortalità della popolazione locale, che inviò a Leibniz. Questi ne informò la Royal Society di Londra più o meno verso il 1691. I dati raccolti da Neumann furono poi utilizzati da Halley.
Per capire l'ambiente culturale in cui si mosse Neumann, ricordiamo che era stato Halley a pubblicare nel 1687, a spese proprie, i Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Isaac Newton. Negli anni a seguire sarebbe poi scoppiata la famosa disputa tra Leibniz e Newton circa la priorità nella scoperta del calcolo differenziale, nella quale fu tirato in mezzo anche John Wallis, in quanto segretario della Royal Society.
E qui la storia della matematica si intreccia con quella della linguistica, poiché alcuni di questi personaggi si occuparono del cosiddetto “fonosimbolismo”, a partire da John Wallis che nel 1653 aveva già pubblicato la Grammatica linguae anglicanae, poi Neumann dal 1696 ed infine Leibniz, che ne discuteva per lettera con Gerhard Meier nel 1698.
Neumann dedicò tre opere allo studio della lingua ebraica. Nella prima, dal titolo Genesis Linguae Sanctae (1696), esprime l'idea che le radici trilittere della lingua ebraica in realtà non siano “primitive” ma scomponibili in elementi più semplici, ovvero le singole lettere. Egli ritiene che il significato di ogni lettera ebraica possa essere dedotto da quattro attributi: il nome, la figura, la pronuncia e il numero. Seguono varie etimologie più o meno fantasiose.
Nella seconda opera, dal titolo Exodus Linguae Sanctae (1697), comincia a esporre i significati delle singole lettere e a ragionare sulla suddivisione dell'alfabeto in gruppi fonetici omogenei.
La teoria di Neumann si struttura nella terza opera, Clavis Domus Heber (1712), con la formalizzazione di una teoria etimologica per definizioni e assiomi. Il primo assioma enuncia la proprietà delle lettere ebraiche, in quanto geroglifici, di esprimere direttamente l'essenza delle cose. Il terzo assioma esprime il principio combinatorio secondo il quale il significato di una combinazione di lettere, deriva dalla combinazione dei significati delle singole lettere.
Questo approccio per cui la lingua parlata ha una proprietà naturale di veicolare i significati mediante il fonosimbolismo, al giorno d’oggi rientra in una teoria linguistica, ancora controversa, che prende il nome di “fonosemantica”.
Difficile stabilire con precisione da dove nasca la teoria di Neumann sull'alfabeto ebraico, se dall'ispirazione di altri precursori meno conosciuti o dall'influsso dell'ambiente cabalistico. Sicuramente si fonda sul presupposto tradizionale che l'ebraico sia una lingua speciale, ispirata da Dio e capostipite di tutte le altre lingue umane. Si basa altresì sulle speculazioni relative alla forma delle lettere che erano in voga a quell'epoca. Ricordiamo che una trentina d'anni prima, cioè nel 1667, Franciscus Mercurius van Helmont (1614-1698) aveva pubblicato un trattato sulla lingua adamitica definendo la scrittura ebraica come alphabetum naturae poiché la forma di ogni singola lettera poteva essere interpretata come una precisa rappresentazione grafica della configurazione dell'organo fonatorio durante la sua pronuncia. Franciscus M. van Helmont era un alchimista e cabalista, figlio di Jean Baptist van Helmont (1580-1644) a sua volta alchimista ma fondatore della moderna chimica pneumatica, cui si deve l'introduzione del termine “gas”. Il figlio di cotanto padre presenta anch'egli una contraddittoria connivenza di alchimia e chimica, di cabala e fisiologia moderna. Per ogni lettera dell'alfabeto ebraico è rappresentato l'apparato fonatorio sezionato sul piano sagittale come nei moderni trattati di fonologia, anche se spesso in modo non corretto. Van Helmont può aver influito su Neumann, che volendo estrapolare il significato di ogni lettera a partire dal nome, dalla figura, dalla pronuncia e dal valore numerico, doveva necessariamente presupporre una naturale correlazione di tutti questi attributi fra di loro.
Tra gli altri assiomi enunciati da Neumann, vale la pena di ricordare quello per cui il suono della lettera suggerisce il suo significato, ma negli esempi pratici sembra riferirsi più alla figura della lettera che al suo suono. Questa lacuna sarà colmata qualche decennio più tardi da Gottfried Hensel, che nel trattato Synopsis universae philologiae (1741) riprese la teoria di Neumann sul valore simbolico delle lettere ebraiche, aggiungendovi per ognuna di esse una motivazione di tipo articolatorio abbastanza logica e plausibile.
L'influenza di Neumann su altri autori non può essere ignorata, anche se non sempre chiaramente documentata. La sua originale teoria linguistica fu ripresa nel 1704 da Paul Martin Alberti, nel 1706 da Valentin Ernst Loescher, nel 1713 dal gesuita Ludwig Bourdalove, ma presto ebbe più detrattori che seguaci. Nel 1709 Christian Benedikt Michaelis (1680-1764), teologo ed orientalista prussiano, all'età di 29 anni dedicò un trattato alla confutazione della teoria di Neumann, precisando di farlo esclusivamente per «esercitazione accademica». Anche Johann David Michaelis (1717-1791), figlio di Christian Benedikt, confutò la cosiddetta ipotesi “geroglifica” sostenendo che ogni lingua è parlata prima di essere scritta, perciò le unità fondamentali del linguaggio sono le sillabe, non le lettere o le singole consonanti.
Sicuramente Leibniz era a conoscenza della teoria di Neumann, anche perché questi nel 1709 gli dedicò il trattato De gemmis Urim & Tummim, in cui già dal frontespizio richiamava anche l'ipotesi de Significatione Literarum Hebraicarum Hieroglyphicâ. Non sappiamo direttamente quale fosse l'opinione di Leibniz sulla teoria di Neumann, ma sappiamo che nei suoi scritti si occupò di etimologia in modo del tutto diverso, più attento al valore fonosimbolico delle lettere, piuttosto che al loro significato geroglifico.
Del trattato Clavis Domus Heber (1712), si sa che Neumann ne inviò una copia anche ad Isaac Newton, il quale però si disimpegnò dal darne una valutazione, dicendo di essere poco esperto nella lingua ebraica.
Charles de Brosses, probabilmente non conobbe direttamente la teoria di Neumann, se non per tramite di Hensel, ma ne diede un giudizio estremamente negativo citando un passaggio sulla lettera R: «è la sola osservazione ragionevole che c'è nel sistema assurdo che questo autore ha composto sulle proprietà chimeriche che egli attribuisce ad ogni lettera». In realtà l'osservazione non è neanche originale di Hensel, ma ripresa a sua volta da Leibniz.
Antoine Fabre d'Olivet basò la sua ricostruzione della lingua ebraica sugli stessi identici princìpi di Caspar Neumann, ma senza mai citarlo all'interno della sua opera. Tuttavia le somiglianze sono talmente forti che in un dizionario teologico del 1841 i due autori sono raggruppati nella stessa voce come esponenti del cosiddetto Hieroglyphic or cabalistic system che «consiste nell'attribuire certi poteri mistici e geroglifici alle diverse lettere dell'alfabeto ebraico, e nel determinare il significato delle parole in accordo con la posizione occupata da ogni lettera». Ipotesi liquidata dall'autore del dizionario, tale reverendo Buck, come «ipotesi ridicolmente assurda».
Al netto dei giudizi negativi attribuiti dai posteri all'opera di Caspar Neumann, dobbiamo riconoscergli i seguenti meriti dal punto di vista della fonosemantica: fu il primo a dare una interpretazione “meccanica” alle cosiddette lettere, associandone le proprietà fonetiche alle forme geometriche anche se si espresse in modo poco esplicito; fu il primo, per quanto ne sappiamo, ad introdurre il principio combinatorio, anche se lo applicò in modo troppo impreciso e soltanto per la lingua ebraica.
Come talvolta accade nel campo scientifico, chi è troppo in anticipo sui tempi può avere la giusta intuizione, ma non disponendo di adeguati strumenti, spesso cade in errori grossolani che ne screditano la teoria. Oppure, come capita quando la storia dello sviluppo scientifico si intreccia con l’esoterismo, ed è questo il caso, il suggerimento può essere arrivato per vie misteriose ma non è stato perfettamente compreso.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
- 1667 : van Helmont, Franciscus Mercurius. Alphabeti verè Naturalis Hebraici crevissima delineatio, Typis Abrahami Lichtenthaleri, Sulzbach.
- 1696 : Neumann, Caspar. Genesis Linguae Sanctae, Apud Andream Ottonem, Norimbergae.
- 1697 : Neumann, Caspar. Exodus Linguae Sanctae, Apud Andream Ottonem, Norimbergae.
- 1713 : Bourdalove, Ludwig, Unschuldige Nachrichten von alten und neuen theologischen Sachen, Johann Friedrich Braun, Leipzig.
- 1704 : Alberti, Paul Martin. Porta Linguae Sanctae, Friderici Arnstii, Budissae.
- 1706 : Loescher, Valentin Ernst. De causis linguae Ebraeae, Typis Christ. Vogelgesangii, Francofürti & Lipsiae.
- 1709 : Michaelis, Christian Benedikt. Dissertatio Philologica, qua nova Hypothesis Etymologica Hebraea de Vocum Seminibus, ac Litterarum Significatione Hieroglyphica, Typis Christoph. Andreae Zeitleri, Halae Magdeburgicae.
- 1712 : Neumann, Caspar. Clavis Domus Heber, Felegiebelii Viduam & Haeredes, Bratislaviae.
- 1741 : Hensel, Gottfried. Synopsis universae philologiae, Apud Heredes Homannianos, Norimbergae.
- 1757 : Michaelis, Johann David. Beurtheilung der Mittel, welche man anwendet, die ausgestorbene hebräische Sprache zu verstehen, presso la vedova di Abram Van den Hoefs, Göttingen.
- 2018 : Leonardi, Filippo Maria. La Fonosemantica secondo Caspar Neumann, www.academia.edu