A cura di Agenzia Nova
Nuovi colloqui sul cessate il fuoco in Libano mentre Usa e Israele spingono per il disarmo di Hezbollah
La riunione fa seguito alla storica visita di papa Leone XIV, che ieri ha concluso il suo viaggio apostolico e ha esortato tutte le parti a impegnarsi per raggiungere la pace
A poco più di un anno dall’entrata in vigore dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e il movimento sciita libanese Hezbollah, si è tenuta una nuova riunione del Comitato di monitoraggio a Ras al Naqoura, nel sud del Libano. Al 14mo incontro del Comitato hanno partecipato l’inviata speciale degli Stati Uniti Morgan Ortagus, una delegazione delle Forze armate libanesi (Laf), oltre ai rappresentanti di Francia, Stati Uniti, Israele, Libano e alla Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil).
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha incaricato il consigliere per la Sicurezza nazionale, Gil Reich, di inviare un rappresentante all’incontro, nell’ambito di un tentativo preliminare di “creare una base per relazioni e cooperazione economica” tra i due Paesi. Si tratta di Uri Resnick, membro del Consiglio di sicurezza nazionale. Su richiesta di Washington, anche Beirut ha annunciato un cambiamento: il presidente Joseph Aoun ha nominato l’ex ambasciatore Simon Karam per guidare la delegazione libanese, sostituendo l’ufficiale militare finora incaricato. Una scelta che allinea la composizione della delegazione a quella israeliana, che include anch’essa un membro civile. Si sono svolti oggi “colloqui diretti, i primi da decenni, tra funzionari israeliani e libanesi”, ha detto un portavoce del governo israeliano a seguito dell’incontro, citato dall’emittente panaraba “Sky News Arabia”.
Secondo il ministro dell’Informazione libanese Paul Morcos, il Libano è diventato “più efficace” con la nomina dell’ambasciatore Karam a guida della delegazione. Il ministro ha sottolineato il significato simbolico di avere un civile a capo della delegazione libanese, precisando che “questo passo rappresenta la traduzione dell’iniziativa presidenziale, parallelamente agli sforzi e alle richieste della comunità internazionale, in particolare di Washington, con l’impegno nei confronti della risoluzione 1701 (del Consiglio di sicurezza Onu) e del meccanismo per la cessazione delle ostilità”.
“Il Libano si trova ad affrontare delle sfide nello schieramento dell’esercito a causa della continua occupazione e degli attacchi israeliani, ma l’esercito continua comunque il suo schieramento in oltre il 90 per cento delle aree a sud del (fiume) Litani e domani presenterà al governo il suo rapporto mensile sul lavoro svolto nelle ultime quattro settimane”, ha aggiunto Morcos, secondo cui “la nomina di un civile con esperienza nei rapporti con gli Stati Uniti è la prova che il Libano sta agendo come uno Stato efficace senza compromettere i propri diritti sovrani”.
“Le richieste libanesi – ha dichiarato – sono chiare e includono la cessazione immediata degli attacchi israeliani, la completa liberazione dei territori libanesi occupati, il ritorno dei prigionieri e la ricostruzione”. Morcos ha inoltre sottolineato che “tutti i partiti libanesi sono rappresentati in un modo o nell’altro nella posizione ufficiale riguardante il meccanismo e che quanto accaduto riflette la massima flessibilità nel quadro della sovranità e dell’ottenimento dei diritti nazionali”.
Il Comitato di monitoraggio dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e il movimento sciita libanese Hezbollah “non vede l’ora di lavorare a stretto contatto con l’ambasciatore Karam e il dottor Resnik nelle prossime sessioni e di recepire le loro raccomandazioni, mentre il meccanismo continua a promuovere una pace duratura lungo il confine”, ha dichiarato l’ambasciata statunitense in Libano a seguito dell’incontro a Naqoura, tenuto per valutare gli sforzi in corso per raggiungere un accordo permanente per la cessazione delle ostilità.
La rappresentanza diplomatica ha dichiarato che la partecipazione dei due civili a capo delle delegazioni di Israele e Libano “riflette l’impegno del Meccanismo nel facilitare le discussioni politiche e militari volte a raggiungere sicurezza, stabilità e pace duratura per tutte le comunità colpite dal conflitto”. “Tutte le parti hanno accolto con favore la partecipazione aggiuntiva come un passo importante per garantire che il lavoro del Meccanismo si basi su un dialogo civile sostenibile, oltre che sul dialogo militare”, sottolinea la nota.
La riunione fa seguito alla storica visita di papa Leone XIV, che ieri ha concluso il suo viaggio apostolico di tre giorni in Libano, dopo esser stato dapprima in Turchia. Durante la sua permanenza nel Paese dei cedri, oltre a partecipare agli incontri istituzionali, con le autorità religiose e con i fedeli, il pontefice ha esortato tutte le parti a impegnarsi per raggiungere la pace, non soltanto in Libano ma nell’intera regione. Secondo quanto riportato dall’emittente libanese “Mtv”, il Papa ha affermato che “la Chiesa ha proposto loro (Hezbollah) di deporre le armi e di proseguire il dialogo”.
Tuttavia, la situazione all’interno del Libano rimane ancora complessa. Oggi, il primo ministro libanese Nawaf Salam ha ribadito che il movimento sciita deve consegnare le sue armi, aggiungendo che si tratta di un aspetto chiave della partecipazione del gruppo al progetto di costruzione dello Stato libanese. Parlando all’emittente panaraba di proprietà qatariota “Al Jazeera”, Salam ha affermato che l’arsenale di Hezbollah non ha né scoraggiato Israele né protetto il Libano.
Il premier ha aggiunto che il Paese non è impegnato in negoziati di pace con Israele e che qualsiasi normalizzazione sarebbe direttamente legata a un processo di pace. Il Libano ha ricevuto messaggi israeliani su una potenziale escalation, ha proseguito Salam, ma ha chiarito che non sono previste tempistiche specifiche. Washington e Tel Aviv hanno infatti messo in guardia sulla possibilità di una nuova operazione israeliana in Libano, qualora il governo libanese non riuscisse ad avanzare sul dossier del disarmo.
Nel frattempo, la pressione si esercita anche attraverso gli attacchi israeliani in Libano che, nonostante il cessate il fuoco, non si sono mai fermati, in particolare nel sud. Circa una settimana e mezzo fa, le Forze di difesa israeliane (Idf) sono inoltre tornate a colpire Beirut dopo diversi mesi. L’attacco contro la periferia meridionale della capitale ha preso di mira il comandante di Hezbollah Haythem Ali Tabatabai che è stato ucciso insieme ad altre quattro persone, mentre 28 sono rimaste ferite. Pochi giorni prima, Unifil aveva segnalato che in 12 mesi dalla firma del cessate il fuoco Israele ha compiuto circa 10 mila violazioni della tregua.








