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GEOPOLITICA

ARABIA E PAKISTAN, UN NUOVO CALCOLO DI PACE

ARABIA E PAKISTAN, UN NUOVO CALCOLO DI PACE

di Sergio Restelli*

Mohammed bin Salman (MbS) e il Pakistan: un nuovo calcolo di pace per Israele

Le armi si sono finalmente quietate a Gaza — ma la calma non equivale alla pace. Per Israele, il cessate il fuoco rappresenta una pausa fragile che nasconde molteplici livelli di rischio: la violenza interna a Gaza, un timido ritorno dell’Autorità Palestinese e l’ostilità irrisolta di potenze regionali che rimangono ideologicamente o strategicamente contrarie alla normalizzazione. Nel silenzio successivo alla conferenza di pace di Sharm el-Sheikh, il calcolo geopolitico sta rapidamente cambiando in Medio Oriente e in Asia meridionale.

Da un lato, un cauto ottimismo sta portando alla ripresa del Corridoio Economico India–Medio Oriente–Europa (IMEC), firmato pochi giorni prima dell’attacco terroristico di Hamas contro Israele, e di altri progetti di connettività che richiedono un riavvicinamento tra Israele e Arabia Saudita. Dall’altro, Riyadh è preoccupata per la propria sicurezza dopo che i missili israeliani hanno colpito terroristi di Hamas a Doha.

Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MbS) sta pianificando una visita a Washington D.C., dopo aver riaperto le discussioni su un accordo di difesa USA–Arabia Saudita, nel quale spera che gli Stati Uniti forniscano le stesse garanzie di sicurezza offerte a Doha dopo l’attacco israeliano. L’amministrazione Trump firmò infatti un patto di difesa con il Qatar che equiparava qualsiasi attacco contro il Qatar a un attacco contro la pace e la prosperità americane; bin Salman cercherà di ottenere una promessa simile. La visita dovrebbe culminare con la firma di un accordo che rafforzerà la cooperazione militare e d’intelligence tra i due storici partner — un obiettivo che il Regno persegue da anni.

A seguito degli attacchi a Doha, Riyadh ha firmato un patto di difesa con il Pakistan. Il tempismo dell’accordo sembrava voler inviare un segnale a Gerusalemme e Washington che l’Arabia Saudita fosse disposta a cercare altrove garanzie di sicurezza; col senno di poi, tuttavia, il messaggio ha danneggiato la percezione del Regno in India, un forte alleato e destinazione chiave per gli investimenti sauditi. Dopo il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, e con il crescente bisogno che l’Arabia Saudita partecipi a qualsiasi accordo di pace che possa portare alla formazione di uno Stato palestinese, l’accordo con il Pakistan appare oggi più come una passività che come un vantaggio.

Sebbene l’Arabia Saudita non abbia rivendicato alcun ruolo formale nel cessate il fuoco, il vero premio all’orizzonte per Benjamin Netanyahu è l’espansione degli Accordi di Abramo per includere Riyadh. La presenza e il coinvolgimento di Jared Kushner, genero di Trump e caro amico del principe ereditario saudita, nella finalizzazione del cessate il fuoco, suggeriscono che MbS fosse probabilmente informato dell’accordo finale e vi avesse dato il suo tacito assenso. Un riavvicinamento tra Arabia Saudita e Israele porterebbe anche alla piena attuazione dell’IMEC, rimasto in sospeso dal 7 ottobre in attesa che gli accordi politici si concretizzassero.

Tutti i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), in particolare Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, considerano l’India un solido alleato strategico. Tuttavia, una rotta commerciale che colleghi India, EAU, Arabia Saudita e Israele cambierebbe per sempre le dinamiche di sicurezza del Medio Oriente, isolando ulteriormente l’Iran. Il Pakistan, nel suo disperato tentativo di camminare sul filo del rasoio tra Pechino e Washington, rischia invece di restare isolato, nonostante i suoi sforzi per compiacere il presidente americano con adulazioni. Ha perso il controllo del suo vecchio proxy, i Talebani, che aveva sviluppato e sostenuto per decenni; l’attuale guerra tra Pakistan e Talebani è vista come un fastidio da parte del presidente americano, che cerca un punto d’appoggio in Afghanistan per controbilanciare l’Iran e ottenere una posizione strategica in Asia centrale.

Se il patto di difesa USA–Arabia Saudita verrà firmato, l’utilità del Pakistan per Riyadh dipenderà solo dalla disponibilità di Islamabad a fornire truppe contro gli Houthi in Yemen, cosa su cui il governo pakistano potrebbe esitare. Ciò lascerebbe il Pakistan e il suo capo di stato maggiore, Munir, che sembra cercare il favore degli Stati Uniti per organizzare un colpo di stato interno, piuttosto isolati — e con un forte risentimento verso Israele. La mappa delle alleanze mediorientali cambierà nei prossimi mesi, in base alla tenuta del cessate il fuoco e a un eventuale piano per la creazione di uno Stato palestinese. Ciò avrà profonde ripercussioni anche sull’Asia meridionale.

*Sergio Restelli è un consigliere politico, autore ed esperto di geopolitica italiano. Ha prestato servizio nel governo Craxi negli anni ’90 come assistente speciale del Vicepresidente del Consiglio e Ministro della Giustizia Martelli, collaborando strettamente con i magistrati antimafia Falcone e Borsellino. Negli ultimi decenni si è occupato di diplomazia e processi di pace in Medio Oriente e Nord Africa. Ha scritto per Geopolitica e diversi media italiani, sia online che cartacei. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo, Napoli sta bene.

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