Il dilemma di Netanyahu: perché l’annessione della Cisgiordania è una scelta a somma negativa
Di fronte alla tentazione e alla pressione interna di imporre l’annessione totale o parziale della Cisgiordania, Benjamin Netanyahu si trova a dover pesare guadagni politici immediati contro costi strategici e diplomatici potenzialmente gravissimi. E' quindi utile approndire i principali fattori in gioco, gli scenari possibili e le implicazioni concrete per il mondo arabo e per l’Occidente, basandosi almeno sulle principali analisi e sulle reazioni internazionali riportate dai media e dalle istituzioni.
La sua coalizione di Netayahu ha al suo interno forze di destra e nazionaliste (sostenitori dei coloni, ministri “falchi”) che premono per la formalizzazione del controllo su insediamenti e “aree strategiche” della Cisgiordania. Sul piano interno l’annessione può essere venduta come una vittoria elettorale: dimostra la fermezza sulla sicurezza e soddisfa elettori nazionalisti. (
Ma tutto questo comporta uno iato nei rapporti il mondo arabo e l’Occidente, soprattutto allaluce degli Accordi di Abramo, tra Israele, UAE, Bahrein ecc., nati anche sulla base dell’impegno israeliano a congelare piani di annessione formale.
Gli Stati del Golfo (in testa gli Emirati) hanno chiarito che l’annessione costituirebbe una “linea rossa” e potrebbe mettere in crisi, se non far saltare, la normalizzazione.
Ciò implicherebbe la revoca o la sospensione della cooperazione diplomatica ed economica (ripensamento degli scambi, rallentamento degli investimenti, minore collaborazione su intelligence regionale). Questo ridurrebbe l’isolamento regionale di gruppi ostili ad Israele e indebolirebbe la strategia israeliana di “integrazione” con gli stati arabi moderati.
In europa, alcuni governi europei (e figure come il presidente francese) hanno avvertito che l’annessione potrebbe portare a misure diplomatiche e anche a pressioni più nette (es. condanne, possibili sanzioni mirate). La Francia e altri Paesi hanno spinto recentemente verso il riconoscimento dello Stato palestinese in risposta all’escalation.
Gli Stati Uniti sono sono storicamente il partner più importante per Israele. Tuttavia, la posizione americana può variare (amministrazioni diverse, interessi geopolitici). Se Washington si allontanasse o si limitasse a rispondere a parole senza tutelare Israele nelle sedi internazionali, la capacità di Israele di evitare conseguenze legali/diplomatiche diminuirebbe. Il rischio politico è che anche un alleato tradizionale mostri irritazione o freni sulla cooperazione. (Vedi analisi recenti sui rapporti bilaterali).
Peraltro, l’annessione sarebbe considerata illegale secondo il diritto internazionale da larga parte della comunità internazionale (posizione delle Nazioni Unite e ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani). Ciò aprirebbe la porta a risoluzioni, condanne e a un isolamento diplomatico più marcato, con possibili ricadute su strumenti multilaterali (es. organismi ONU).
Diversi sono gli scenari pratici e possibili e le reazioni immediate.
Scenario A
Annessione formale parziale (aree con insediamenti, E1, ecc.), con l'effetto politico interno nel quale vengono soddisfatti i coloni e i falchi. Di segno opposto gli effetti esterni: forti proteste diplomatiche, possibile ritiro di sostegno da alcuni Paesi arabi moderati, rischio di congelamento della normalizzazione, aumento della tensione sul terreno con incremento di scontri e attacchi. Potenziale uso politico da parte di paesi arabi per legittimare pressioni contro Israele.
Scenario B
Annessione totale della Cisgiordania Effetto geopolitico: romperebbe definitivamente i rimanenti argomenti a favore della soluzione a due Stati;porterebbe a una condanna internazionale molto più ampia, possibili sanzioni economiche mirate,e un isolamento diplomatico profondo con impatto su commercio, ricerca e difesa.Potrebbe anche provocare la fine formale (o di fatto) degli Accordi di Abramo.
Scenario C “De facto annexation” (legislazione che estende leggi israeliane in modo graduale) Effetto più subdolo ma equivalente sul terreno, che riduce la possibilità di uno Stato palestinese senza chiamarlo tale. Le reazioni internazionali potrebbero essere meno nette all’inizio ma accumulare una pressione legale e diplomatica nel tempo; il danno politico alla credibilità di Israele sarebbe comunque significativo. Le conseguenze per la popolazione palestinese e il quadro di sicurezza potrebbero portare una intensificazione delle tensioni sul terreno: arresti,demolizioni,restrizioni economiche possono scatenare rivolte diffuse (nuova intifada), mandando in tilt sia la sicurezza israeliana sia le relazioni civili/regionali. Per i palestinesi l’annessione chiuderebbe ogni via legittima verso la statualità: la frustrazione potrebbe radicalizzare porzioni significative della popolazione, alimentare militanti e fornire nuovo slancio a gruppi estremisti. I costi per Israele (a breve e medio termine) possono riguardare il rischio di isolamento diplomatico e la perdita di alleanze strategiche. Peraltro, la dimensione demografica e democratica e l'eventulale assorbimento di milioni di palestinesi senza pieno diritto di cittadinanza creerebbe un dilemma su come mantenere una maggioranza ebraica senza rinunciare ai principi democratici,oppure costringerebbe ad un regime di discriminazione permanente, con gravi costi reputazionali e interni.
Naturalmente Netanyahu è costretto a fare un vero e proprio calcolo relatico ai costi/benefici. Se l’obiettivo è consolidare il potere interno a breve termine, l’annessione (anche parziale) porta un guadagno politico immediato ma a scapito della strategia estera e della sicurezza a medio-lungo termine. Se l’obiettivo è preservare alleanze strategiche e opportunità economiche,la scelta razionale sarebbe rinviare o negare l’annessione, puntando invece su misure amministrative meno plateali (restrizioni mirate, politiche economiche) e cercare negoziazioni con partner arabi e USA per mantenere la normalizzazione.
Che cosa potrebbero fare il mondo arabo e l’Occidente?Il mondo arabo potrebbe scegliere la : revoca o sospensione degli accordi di normalizzazione, il restringimento della cooperazione militare/intelligence e un maggiore appoggio diplomatico ai palestines, unitamente a una accresciuta pressione nelle sedi multilaterali. L'Unione Europea potrebbe individuare riconoscimenti bilaterali dello Stato palestinese, misure restrittive mirate contro singoli funzionari, limitazioni delle a importazioni e deiprogetti bilateralI. Per ciò che concerne gli Stati Unitipoò esserci un possibile freno diplomatico, oppure (in caso di amministrazioni più ostili alla pressione internazionale) una risposta più “morbida”. Ma anche gli USA rischierebbero di perdere peso nella regione, qualora venisse meno la fiducia dei paesi arabi moderati.
Siamo di fronte quindi a un trade-off strategico assai rischioso L’annessione darebbe a Netanyahu un vantaggio tattico immediato in patria ma comporterebbe costi strategici molto alti: indebolimento delle alleanze arabe, potenziale irrigidimento delle posizioni europee e internazionali, aumento della violenza sul terreno e danno strutturale alle prospettive di una soluzione a due Stati. In termini realistici, l’azione rischia di trasformare un successo tattico in una perdita strategica per Israele, per i palestinesi e per la stabilità regionale.