«Niente è più difficile da vedere con i propri occhi di quello che si ha sotto il naso, avrebbe detto Goethe. Per capire quanto questo sia vero, ancora oggi, basta mettersi di fronte a certi dipinti. Per esempio, quelli del Rinascimento fiorentino. E in particolare le opere iconiche di Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, in arte Sandro Botticelli. Che meraviglia, la
“Primavera”. Che incanto. Ma cosa rappresenta, esattamente? La tela è un vero e proprio puzzle di indizi rivelatori, in uno sfondo mitologizzante in cui ridondano presenze come quelle di Oceano e Atlante. I critici e gli storici dell'arte trovano mille modi per non vederlo tuttora, l'Oceano Atlantico indicato, in codice, dalla sublime pittura botticelliana».
«Dove sta il problema? Nelle date. La “Primavera” sarebbe stata realizzata attorno al 1482, cioè dieci anni prima della “scoperta dell'America” attribuita al favoloso Colombo, “Cristoforo” di nome e di fatto. Strano navigatore, più mitico che reale. E strani nomi, quelli delle sue tre caravelle: riproducevano i soprannomi delle tre figlie di Piero il Gottoso, padre di Lorenzo il Magnifico. Come per canzonare segretamente i Medici, beffandoli. E perché mai? Per quale motivo le avventure del presunto Colombo avrebbero dovuto infastidire il potere della signoria fiorentina? E poi: perché i diari di quei viaggi caraibici erano così simili a tanti altri, scritti in precedenza?».
«L'impresa di Colombo è addirittura anticipata di quasi mezzo secolo nei versi dell'“Hesperis”, poema epico di Basinio da Parma commissionato al poeta dal signore riminese Sigismondo Pandolfo Malatesta, alleato di ferro dei Medici. Perché diavolo bisognava ostinarsi a nasconderla, l'America che tutti i potenti conoscevano da sempre? E per quale accidente della storia, di colpo, divenne invece obbligatorio ammetterne ufficialmente l'esistenza, facendola “scoprire” dal formidabile Colombo? Presto detto: tutto questo accadde perché nel 1453, all'inizio dell'estate, Costantinopoli era caduta nelle mani dell'Impero Ottomano. Da quel momento, l'Egeo era passato sotto il ferreo controllo dei turchi. Addio quindi ai fruttuosi traffici con l'Oriente. Le Indie bisognava per forza raggiungerle facendo rotta verso ovest, attraversando l'immensa distesa liquida di Oceano e Atlante».
«Parola d'ordine: fermare il turco, anche con l'aiuto di sovrani potenti come l'ungherese Mattia Corvino, amico dei Medici. Sennonché, il Vaticano pretendeva di mettersi alla testa di tutte le nazioni europee. E così, addio santa alleanza. Quando gli ottomani ebbero conquistato l'ultima capitale imperiale romana, iniziò il conto alla rovescia per mettere le mani sul Nuovo Mondo. “Nessuno ha mai scoperto le Americhe per davvero”: Riccardo Magnani lo ha spiegato in due corposi tomi, che dimostrano il carattere truffaldino dell'operazione-Colombo. Il continente americano, e persino l'Antartide, affiorano in carte geografiche imbarazzanti, probabilmente derivate da mappe risalenti ai millenni pre-cristiani».
«Ancora più sconcertanti, forse, sono le tracce dell'America “precolombiana” che ridondano nella pittura rinascimentale fiorentina, specie quella di Botticelli. E qui, Magnani presenta al lettore l'ennesima sorpresa: l'identità del vero committente di tanti capolavori svela una finalità recondita, quella di celebrare addirittura gli acerrimi nemici del potere mediceo. Tra gli aspetti più sbalorditivi, spiccano i vincoli di parentela che legavano tra loro alcuni fenomenali imbroglioni: quelli che pensarono bene di “scoprire” ufficialmente l'America, dopo aver tentato di ammazzare Lorenzo il Magnifico, facendolo pugnalare in chiesa proprio nel momento più sacro della funzione religiosa».
«Il lato più pazzesco di tutta la faccenda? Il ruolo del soave Botticelli, “cronista insospettabile di una scoperta inesistente”. Ingaggiato da personaggi opachi, eppure intenzionato a tener fede alla verità: il suo racconto per immagini, sapientemente tradotto da Magnani, resta aderente all'esatta cronistoria degli eventi. E indica in modo palese l'epocale bufala americana. Magnani a volte sembra esasperarsi: rincorriamo complottismi iperbolici, terrestri e non, ma non riusciamo ancora a vedere il gigantesco complotto nel quale siamo cresciuti: la madre di tutte le imposture. E allora forse vale meno, bearsi davanti ai capolavori degli Uffizi, se poi si continua a non capire che Oceano e Atlante sono lì per noi, appositamente evocati da Sandro Botticelli come per avvertirci che le cose non andarono come ci sono state raccontate».
(Estratti dalla prefazione che ho avuto l'onore e il piacere di scrivere per l'ultimo libro dell'amico
Riccardo Magnani, “AmericanLeaks. La cronaca insospettabile di una scoperta inesistente”; l'autore svela la clamorosa presenza dell'America nelle opere di Botticelli molto prima dell'ipotetica spedizione del favoloso Colombo, ricostruendo il sorprendente ruolo del grande artista e dei suoi committenti rinascimentali, in realtà legati al potere cattolico e acerrimi avversari dei Medici).