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UE A TESTA BASSA VERSO IL PRECIPIZIO E LA DISFATTA FINANZIARIA

UE A TESTA BASSA VERSO IL PRECIPIZIO E LA DISFATTA FINANZIARIA

L’Unione Europea procede a testa bassa verso il precipizio e la disfatta finanziaria.

L’utilizzo degli asset russi congelati per finanziare la guerra in Ucraina è la prima scelta di quasi tutti, e il Belgio – sede di Euroclear, la società depositaria di titoli della Banca centrale russa per oltre 180 miliardi – è con le spalle al muro, ma è intenzionato ad adire alle vie legali per difendersi da quella che si profila come una sua bancarotta.

A una settimana dal decisivo vertice dei capi di stato e di governo del 18-19 dicembre, ieri alla riunione dei ministri dell’Economia dei 27 si è stabilito di procedere all’uso degli asset pensando anche di forzare le regole procedendo, al vertice dei capi di stato del 18/19 con una maggioranza qualificata, scavalcando l’unanimità. Un vero e proprio colpo di Stato.

Se si andrà in quella direzione non ci sarà più nessuno che depositerà il becco di un quattrino nei Paesi dell’Unione Europea ed è probabile una fuga epocale di capitali.

L’ideona della presidenza danese e di chi la segue sembra tanto alla deriva di alienati che decino di scavarsi la tomba. Stephanie Lose, ministro delle Finanze della Danimarca, al suo arrivo a Bruxelles per dirigere i lavori del Consiglio UE Ecofin ha affermato: “Non è un segreto che, come presidenza danese, riteniamo che la proposta di prestito di riparazione sia di gran lunga l’opzione migliore. Anche perché non mette a dura prova le finanze pubbliche dei Paesi, né i livelli di debito pubblico. Quindi è una soluzione che funzionerà davvero”.

“Ci sono ancora alcune preoccupazioni - ha aggiunto Stephanie Lose - che devono essere affrontate”, ma “continueremo a lavorare per chiarire tutti gli elementi e, auspicabilmente, aprire la strada a una decisione al Consiglio europeo della prossima settimana”.

Dura la posizione di Viktor Orban, quale ha commentato parlando di “danni irreparabili all’Unione”.

“L'oggetto del voto – ha detto Orban - sono i beni russi congelati, su cui gli Stati membri dell'UE hanno finora votato ogni 6 mesi e adottato una decisione unanime. Con la procedura odierna, i brussellesi aboliscono il requisito dell'unanimità con un solo colpo di penna, il che è chiaramente illegale. Con la decisione odierna, lo Stato di diritto nell'Unione Europea giunge al termine e i leader europei si pongono al di sopra delle regole. Anziché garantire il rispetto dei trattati dell'UE, la Commissione Europea sta sistematicamente violando il diritto europeo. Lo fa per continuare la guerra in Ucraina, una guerra che chiaramente non è possibile vincere. Tutto questo accade in pieno giorno, a meno di una settimana dalla riunione del Consiglio Europeo, il più importante organo decisionale dell'Unione, che riunisce i capi di Stato e di governo. Con questo, lo Stato di diritto nell'Unione Europea viene sostituito dal governo dei burocrati. In altre parole, si è affermata una dittatura di Bruxelles. L'Ungheria protesta contro questa decisione e farà tutto il possibile per ripristinare un ordine legale”.

Come si poteva immaginare, la Russia è partita immediatamente alla carica. In un comunicato dell’istituto centrale di Mosca si legge: “In relazione alle azioni illegali del depositario Euroclear, che stanno causando perdite alla Banca di Russia, nonché in relazione ai meccanismi ufficialmente esaminati dalla Commissione Europea per l’utilizzo diretto o indiretto degli asset russi senza il nostro consenso, la Banca di Russia sta intentando una causa presso la Corte Arbitrale di Mosca contro il depositario Euroclear per ottenere il risarcimento dei danni».

Secondo Mosca «i meccanismi di utilizzo diretto o indiretto degli asset della Banca centrale, così come qualsiasi altra forma di utilizzo non autorizzato degli asset della Banca di Russia, sono illegali e contrari al diritto internazionale, inclusa la violazione dei principi di immunità sovrana degli asset».

Secondo il Financial Times esisterebbe una “chiara maggioranza” tra i 27 Stati membri d’accordo sull’utilizzo dei beni di Mosca, nonostante il rischio, in caso di accordo di pace, di dover restituire i 210 miliardi in questione.

L’eventuale decisione aprirebbe comunque la strada a un lungo ciclo di negoziati tecnici, anche per il fatto che il nuovo schema sarà applicato in modo diverso in ogni Stato e in molti casi richiederà interventi legislativi nei Parlamenti nazionali.

Un’idea del rischio che i Paesi europei si assumerebbero in caso di utilizzo degli asset russi congelati per finanziare l’Ucraina lo dà la European Trade Justice Coalition (Etjc), rete europea di ong e gruppi della società civile di monitoraggio sulle politiche commerciali Ue, secondo la quale ci sono già arbitrati per oltre 53 miliardi in Europa di oligarchi o aziende colpite dalle sanzioni alla Russia. Oltre la metà dei 28 ricorsi è stata avviata o annunciata formalmente nel 2025, in molti casi tramite società registrate in Paesi Ue come Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria o Regno Unito. Tra i casi più rilevanti citati dall’analisi figurano la richiesta di circa 13,7 miliardi di euro presentata dall’oligarca russo Mikhail Fridman contro il Lussemburgo e la minaccia di causa della compagnia petrolifera russa Rosneft alla Germania per la messa sotto tutela dei suoi asset per quasi 6 miliardi di euro. In Belgio, quattro investitori russi hanno notificato l’intenzione di avviare arbitrati collegati ai loro fondi bloccati presso Euroclear, mentre in Francia risultano due ricorsi da parte di uomini d’affari russi sanzionati.

Posizione interlocutoria da parte di quattro Paesi tra i quali l’Italia, che si smarcano da decisioni che potrebbero avere delle conseguenze enormi.

“In uno spirito di cooperazione” Belgio, Bulgaria, Italia e Malta hanno votato “sì” al blocco indeterminato degli asset russi, “ma precisano che tale voto non pregiudica in alcun caso la decisione sull’eventuale utilizzo dei beni russi immobilizzati che deve essere presa a livello dei leader e che non costituisce un precedente per il settore della politica estera e di sicurezza comune”.

È questo uno dei passaggi della dichiarazione che i quattro Paesi membri hanno allegato al verbale della procedura scritta sul voto per il congelamento indeterminato dei beni russi. Il voto si è tenuto a maggioranza qualificata.

"Belgio, Bulgaria, Italia e Malta sono pienamente impegnati a continuare a fornire all'Ucraina un sostegno finanziario regolare e prevedibile a lungo termine, insieme a partner e alleati che condividono la stessa posizione. Qualsiasi soluzione dovrà rimanere pienamente in linea con il diritto internazionale e dell'Ue", hanno sottolineato nella dichiarazione i quattro Paesi, secondo i quali il ricorso all'articolo 122 il divieto di trasferimento degli asset russi "comporta conseguenze giuridiche, finanziarie, procedurali e istituzionali che potrebbero andare ben oltre questo caso specifico".

Per questo motivo i quattro Paesi "ritengono che tale decisione avrebbe dovuto essere discussa dal Consiglio europeo prima che il Consiglio adottasse una decisione definitiva, in seguito e in conformità con le conclusioni sull'Ucraina adottate in occasione". I quattro Paesi hanno inoltre invitato "la Commissione e il Consiglio a continuare a esplorare e discutere opzioni alternative in linea con il diritto dell'Unione e il diritto internazionale, con parametri prevedibili e che presentino rischi significativamente inferiori, per far fronte alle esigenze finanziarie dell'Ucraina, sulla base di uno strumento di prestito dell'Ue o di soluzioni ponte, in modo da garantire la continuità del sostegno prima che una delle opzioni sul tavolo possa effettivamente entrare in vigore".

Quello in atto è il tentativo di introdurre una forzatura che, se attuata, avrà delle conseguenze disastrose sulla credibilità e l’affidabilità dei Paesi europei. Nessun Paese e nessuna società o privato depositerà mai più un soldo bucato in istituzioni finanziarie dei Paesi europei, considerato che potrebbero essere espropriati secondo le regole del furto con destrezza.

L'inviato speciale del presidente e amministratore delegato del Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF) Kirill Dmitriev ha sottolineato che se l'Unione europea decidesse di congelare a tempo indeterminato i beni russi, sarebbe la peggiore decisione che abbia mai preso.

Il presidente russo Vladimir Putin ha osservato che la confisca dei beni russi, in discussione in Europa, costituirebbe un atto di furto. Il ministro della Giustizia russo Konstantin Chuychenko ha dichiarato alla TASS che alla leadership belga sono già state presentate opzioni per rispondere al possibile sequestro di beni russi da parte dei paesi occidentali. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha sottolineato che Mosca non lascerà tali azioni senza risposta.

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