testata3

ARTICOLI DEL DIRETTORE

LO SCONTRO È GLOBALE E DEFINITIVO

LO SCONTRO È GLOBALE E DEFINITIVO

Lo scontro tra globalismo neocon e multipolarismo è ormai totale e definitivo, come è possibile ormai osservare in tutte le vicende che emergono e che, apparentemente tra di loro distanti, sono, al contrario, strettamente tra di loro connesse.

Struttura economico politica e sovrastruttura ideologica di due concezioni radicalmente diverse sono ormai allo scontro totale e definitivo.

In questo scontro destra e sinistra sono due classificazioni di comodo, in quanto il progressismo tende a mascherarsi come sinistra, assegnando alla destra tutto ciò che denuncia come illiberale e antidemocratico, essendo esso stesso, al contrario della sua maschera, illiberale e antidemocratico.

Se a livello strutturale c’è il tentativo neocon e neo coloniale di comandare il mondo con l’utilizzo (non da ora) della finanza (in gran parte nelle mani di ebrei antisemiti), a livello sovrastrutturale sono state propinate (sono propinate) all’opinione pubblica ideologie transumaniste, che hanno tutto il loro retroterra nel nazismo e nel malthusianesimo, e ideologie che traggono origine dallo Stato etico hegeliano, retroterra ideologico delle due dittature del secolo scorso.

Per usare una definizione sintetica lo Stato etico, teorizzato da Hobbes e da Hegel, è quella forma istituzionale nella quale è lo Stato il fine ultimo a cui devono tendere le azioni dei singoli individui, nonché la realizzazione concreta del bene universale.

Lo Stato etico non è lo Stato di diritto, ma una dittatura che impone un pensiero unico, la censura della libertà di espressione ed entra nella vita privata volendola normare e omologare a ciò che lo Stato ritiene giusto.

Gli esempi italiani della “famiglia nel bosco” e dell’istruzione gender a tre anni o quello danese dei test per stabilire se un genitore può essere tale, sono evidenze eclatanti di una pedagogia di massa che non ammette altro che l’omologazione a regole di uno Stato che si sostituisce alla famiglia.

Un elemento evidente dello scontro in atto è la contemporaneità dei deliberati della Corte di giustizia europea relativi alle nozze gay, in base ai quali gli Stati dell’Unione Europea devono trascrivere gli atti dello sposalizio omosessuale, con la pubblicazione della nota dottrinale del Vaticano “Una caro. Elogio della monogamia” sul valore del matrimonio come unione esclusiva e appartenenza reciproca tra un solo uomo e una sola donna.

Il Vaticano, non più governato da un Papa neocon, torna alla tradizione cattolica. Lo scontro ideologico tra progressismo e tradizione è del tutto evidente.

Le logiche del transumanesimo: ideologia trans gender da insegnare nelle scuole, utero in affitto, famiglia arcobaleno sono elementi in rotta di collisione con la tradizione restaurata da un Papa che non dipende più dai neocon.

L’ideologia green è alla frutta, come dimostrano le conclusioni sgangherate di quella che è ormai una passerella inutile, ossia l’annuale Cop, quest’anno tenuta in Brasile.

Cosa ha a che fare tutto questo con la guerra in Ucraina o con Gaza?

Se passiamo dalla sfera ideologica a quella economica e politica, vediamo un’Unione Europea svolgere il compito di fortilizio neocon e neo coloniale, con un avanguardista come il pupillo dei Rotschild e un altro avanguardista come esponente dei fabiani. Fortilizio, non a caso, escluso da ogni trattativa sulla pace in Ucraina.

La stampa pagata dall’Unione Europea si affanna a cercare di dimostrare che Bruxelles ha lavorato per sistemare i 28 punti di Trump, ma non è così. Marco Rubio, segretario di Stato Usa, ha rifiutato un bilaterale con l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas.

L’Unione Europea è considerata non solo fuori dai giochi, ma strumento di chi, ossia i neocon e i neo colonialisti con i loro esponenti finanziari, vuole ostacolare il passaggio dal globalismo al multipolarismo, con la conseguente ripresa della logica della sovranità degli Stati.

I contatti e le trattative per la pace in Ucraina avvengono, a vari livelli, nonostante il vociare di Ursula von der Leyen e di Kaja Kallas  e le narrazioni fantasiose dei media europei che non si rassegnano a registrare la marginalità assoluta dell’Unione, che non è uno Stato e continua a porre ostacoli al processo di pace.

Dell’irritazione di Mosca per le posizioni dell’Unione Europea si è fatto, non a caso, portavoce ieri Dmitriy Peskov intervistato da Rossiya.  Peskov ha attaccato i media occidentali.  "La parola 'rispettabilità' – ha detto Peskov - probabilmente non dovrebbe più essere usata in relazione ai media occidentali, perché nessuno si tira indietro davanti a nulla e non prova più un senso di vergogna professionale".

Sempre Dmitry Peskov, intervistato da una emittente russa, ha affermato che le richieste di licenziare l'inviato speciale statunitense Steve Witkoff in seguito alla pubblicazione delle sue conversazioni con il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, mirano a ostacolare il "fragile slancio verso una soluzione pacifica in Ucraina". "Innanzitutto, non c'è nulla di particolarmente spaventoso - ha affermato Peskov secondo quanto riporta la Tass - se mettiamo da parte la questione se siano vere o meno. Lo stesso presidente Trump, tra l'altro, ha parlato indirettamente in difesa di Witkoff: è il solito lavoro di un negoziatore". "Probabilmente, le voci che ora si levano [con richieste] di licenziare Whitkoff mirano principalmente a interrompere le modeste tendenze verso il raggiungimento di un accordo attraverso negoziati pacifici", ha aggiunto Peskov. "Certamente - ha concluso il portavoce di Vladimir Putin - emergeranno molte persone che non si fermeranno davanti a nulla per interrompere questo processo". 

Mosca, nonostante le molte narrazioni che vorrebbero il Cremlino contrario ai nuovi punti concordati tra Usa e Kiev, mostra di non sottrarsi al processo di pace.

È in corso "un processo serio" per trovare una soluzione negoziata al conflitto in Ucraina, e molti cercheranno di farlo fallire, ha detto infatti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in un'intervista alla televisione di Stato ripresa dall'agenzia Ria Novosti. "C'è un processo in corso, un processo serio, e adesso, probabilmente, non c'è niente di più importante".

Difficile pensare che Usa e Russia possano avere qualcosa da dire a Kaja Kallas quando questa ci regala esternazioni che vanno contro ogni possibile dialogo.

Kaja Kallas, al termine della videoconferenza con i ministri degli Esteri Ue, ha detto che le cose in Russia "non stanno andando così bene come vorrebbero farci credere. La loro economia è in una posizione molto negativa e non stanno ottenendo quelle vittorie sul campo di battaglia che rivendicano, quindi penso sia importante mettere pressione sulla Russia per raggiungere davvero il punto in cui siano nella necessità di negoziare davvero, perché finora non l'abbiamo visto da parte russa".

La Kallas che mente sapendo di mentire al riguardo delle condizioni del fronte, non ha mancato di sottolineare l'importanza di procedere con le sanzioni, dal momento che l'effetto combinato di quelle Ue e Usa hanno fatto crollare i ricavi petroliferi di Mosca del 35%. "Se vogliamo impedire che questa guerra continui dobbiamo frenare l'esercito della Russia e anche il loro budget militare", vicino al 40% del totale, prosegue Kallas, evidenziando che il fatto stesso che Mosca spenda così tanto per il settore (a fronte di una spesa sociale del 16%) implica un desiderio di usare nuovamente le forze armate, "e questa è una minaccia per tutti noi".

Il ritornello della Russia che vuole invadere l’Europa è pura fantasia neocon.

Lo scontro è evidente anche tra le posizioni emerse sulla questione palestinese. Donald Trump ha costruito un percorso che ha interrotto la guerra a Gaza e che, anche se faticosamente, sta portando a nuovi equilibri in Medio Oriente.

Le forzature europee sul riconoscimento dello Stato di Palestina e l’attivazione di manifestazioni pro-pal in tutta Europa sono state accompagnate da prese di posizione anti israeliane di leader europei che non hanno fatto altro che irrigidire le posizioni. Mettere i bastoni tra le ruote dei processi di pace sembra ormai essere la principale funzione di alcuni governi di Stati dell’Unione.

Se poi passiamo alla follia giudiziaria europea che si sostituisce alla diplomazia, creando divisioni e ostacoli, come i mandati di cattura per Putin e Netanyahu, si può ben vedere che c’è una regia neocon che non vuole che proceda un assetto multipolare il quale, una volta raggiunto, sarebbe la fine del globalismo, ossia di quella malattia sistemica che sia dal punto di vista economico e sociale, sia dal punto di vista ideologico e della libertà, ha dimostrato di essere una vera e propria deriva dittatoriale dove la dittatura si è travestita da progressismo.

powered by social2s

RIFERIMENTI

ngn logo2

Testata totalmente indipendente, di proprietà dell’associazione Libera Stampa e Libera Comunicazione

Sostienici per dare una libera informazione

Donazione con Bonifico Bancario

TAGS POPOLARI

Info Nessun tag trovato.
Image
Image
Image
Image
Image
Image

Ricerca