La guerra è persa e non c’è una pace giusta, ma una pace possibile. La pace giusta è, ammesso che esista, l’effetto di un’azione diplomatica, dove due Stati si accordano. Quando c’è di mezzo una guerra non c’è pace giusta, ma pace possibile, perché sono entrati in campo i rapporti di forza. E i rapporti di forza dicono, al di là delle chiacchiere dell’Unione Europea e dei Volonterosi, che la guerra, per l’Ucraina, è persa.
Nel caso dell’Ucraina, al netto delle chiacchiere della von der Leyen, la questione non è di missili, di aerei, ma di uomini. Gli ucraini da mandare al fronte scarseggiano e, salvo mandare in guerra i diciottenni, c’è ben poco da fare. Visto che di sedersi ad un tavolo per chiudere una vicenda che non può che peggiorare non se ne parla, Donald Trump, nel negare a Kiev i missili Tomahawk, ha detto: "Stanno combattendo, è stata una dura guerra per Putin. Ha perso tantissimi soldati, forse un milione".
Come dire: se la vedano loro. Inoltre Trump non intende farsi coinvolgere nel dibattito europeo sull'eventuale utilizzo di asset russi congelati per finanziare l'Ucraina. "Noi non c'entriamo".
Il tema della guerra e i rapporti con Vladimir Putin vengono toccati nella lunga intervista che Trump ha rilasciato a 60 Minutes, programma della Cbs, dopo l'incontro della scorsa settimana con il presidente cinese Xi Jinping in Corea del Sud. "Ho risolto otto guerre. L'unica in cui non ho ancora avuto successo - e succederà - è Russia-Ucraina, che pensavo sarebbe stata la più facile perché ho un ottimo rapporto con il presidente Putin. Era una guerra che non sarebbe mai accaduta se fossi stato presidente”.
Le altre guerre, dice Trump, sono state risolte su base commerciale. "Ho detto, in molti casi, nel 60% dei casi: «Se non smettete di combattere, applicherò dazi su entrambi i vostri paesi e non potrete fare affari con gli Stati Uniti». Con Putin, dice Trump, “ho agito diversamente perché non facciamo molti affari con la Russia. Non è uno che compra molto da noi, è un atteggiamento sciocco. Penso che voglia commerciare con noi e vuole fare un sacco di soldi per la Russia: penso che sia fantastico".
La situazione può cambiare in un paio di mesi? "Penso che ce la faremo, sì. Penso che voglia davvero fare affari con gli Stati Uniti".
Il messaggio è chiaro. Con la Russia non intendiamo entrare in conflitto. Affari degli europei se vogliono continuare.
E gli europei parlano con la voce stonata della funzionaria dell’Unione Europea von der Leyen, la quale ha avuto un colloquio telefonico con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in vista della presentazione di ieri del rapporto della Commissione europea sull'allargamento da cui emerge che "l'Ucraina è pronta a procedere verso l'adesione all'Ue".
La von der Leyen su X ha scritto: "Caro presidente, l'Ucraina non affronterà questo inverno da sola. L'Ue è al vostro fianco, fornendo supporto energetico di emergenza per aiutare l'Ucraina nei mesi a venire. Allo stesso tempo, stiamo lavorando su opzioni per garantire l'assistenza finanziaria necessaria all'Ucraina. Domani [oggi per chi legge] adotteremo il nostro Pacchetto di allargamento, che elogerà l'eccezionale impegno dell'Ucraina per il suo percorso europeo nell'ultimo anno”.
Chiacchiere. Guarda caso nel frattempo Zelensky ha smentito le notizie secondo cui esisterebbe un "piano di pace in 12 punti" concordato con i Paesi europei. Lo riporta Ukrinform. "Ciò che è importante in questa questione è se io, in qualità di presidente dell'Ucraina, abbia visto questo piano. No. Penso che questa sia la risposta a tutte le domande. Ci sono varie idee e proposte europee riguardo a un accordo di pace", ha affermato Zelensky esprimendo sorpresa per le affermazioni secondo cui la Russia avrebbe dovuto partecipare ai colloqui nell'ambito di tale piano.
Veniamo alla realtà.
Ormai sul fronte del Donbass le cose vanno malissimo per gli ucraini e non è la propaganda di Sirsky che può cambiare quello che quasi tutti gli osservatori militari danno per evento prossimo, ossia la caduta di Pokrovs’k.
DeepState, un progetto ucraino che mappa la linea del fronte basandosi su immagini open source verificate, ha mostrato ieri che le forze russe si erano spinte ulteriormente a Pokrovsk e nei suoi dintorni, sebbene mostrasse gran parte di essa ancora in grigio, fuori dal controllo di entrambe le parti.

I quadratini rossi sono truppe russe e le frecce sono le direzioni di attacco.
Sull’argomento è in atto una guerra propagandistica da ambo le parti. La direzione principale dell'intelligence ucraina (Gur) ha dichiarato che sta proseguendo l'operazione speciale a Pokrovsk e che, insieme ad altre forze, le forze speciali stanno fermando i tentativi russi di espandere la potenza di fuoco sulla logistica.
"Le forze dell'Unità Speciale Timur del Gur del ministero della difesa dell'Ucraina continuano l'operazione in una delle zone più importanti della città di Pokrovsk, nella regione di Donetsk, dal punto di vista logistico di prima linea. Sono in corso feroci battaglie con gli occupanti russi", scrive il Gur, come riporta Ukrainska Pravda. Dopo un'operazione di atterraggio "riuscita con un elicottero la scorsa settimana, altre forze speciali si sono unite alle forze speciali del Gur, che hanno occupato le linee designate, hanno sfondato il corridoio terrestre e sono state raggiunte da altre forze speciali".
Oleksandr Syrsky in un post su Telegram, ha fatto sapere che l'esercito ucraino sta avanzando in direzione di Dobropillja nel Donetsk. "Aumentiamo la pressione sullo sperone di Dobropil – ha scritto Oleksandr Syrsky - Continuiamo la liberazione e la pulizia dei territori, costringendo il nemico a disperdere le forze e rendendo impossibile la concentrazione degli sforzi principali nella zona di Pokrovsk".
Mai dimenticarsi che Syrsky è il genio che ha condotto l’operazione propagandistica dell’invasione nella zona di Kursk, finita nel nulla e che il generale non ha mancato di dare la colpa ai poveretti che stavano sul campo.

Dire che gli ucraini avanzano in direzione di Dobropillja significa ben poco, essendoci dietro la cittadina il vuoto. Quello che conta è che se i russi riescono a conquistare Pokrovs’k, Rodyns’ke e Myrnograd bloccano la logistica ucraina e si aprono la strada verso Slov’jans’k e Kramators’k.
Chi geolocalizza le posizioni raggiunte afferma che i russi sono ormai assestati dentro Pokrovs’k e, come è già stato visto in altre situazioni, sarà difficile cacciarli.
Sulla situazione un quadro interessante ci arriva dall’ Istitute for The Study of War (Isw), secondo il quale l'avanzata delle forze russe in Ucraina è rimasta costante nel mese di ottobre e la regione orientale di Donetsk. In un mese, la Russia ha conquistato 461 chilometri quadrati agli ucraini, una cifra leggermente superiore ai 447 km2 di territorio conquistati a settembre. Questo dato è vicino alla media mensile per l'anno 2025, dopo un picco registrato a luglio (634 km2).
I metri quadrati in sé significano poco. Se i metri quadrati sono di zone strategiche hanno un valore ben diverso da quelli di zone disabitate e senza infrastrutture (campi, foreste, ecc.).
Alla fine di ottobre, l'esercito russo controllava totalmente o parzialmente il 19,2% del territorio ucraino. Circa il 7%, la Crimea e alcune zone del Donbass, erano già sotto il suo controllo prima dell'inizio dell'invasione russa nel febbraio 2022. È nella regione di Donetsk che ha registrato i maggiori progressi nel mese di ottobre, con 169 km2 conquistati e una media di 5,5 km2 al giorno. Al 31 ottobre, la Russia ne controllava l'81%, oltre alla quasi totalità della vicina regione di Luhansk. Nelle ultime settimane, le forze russe hanno intensificato la pressione in diversi punti di questa parte del bacino industriale e minerario del Donbass. In particolare, hanno guadagnato terreno nella roccaforte ucraina di Pokrovsk, mettendo a rischio di accerchiamento la guarnigione locale e quella della vicina città di Myrnograd.
Pokrovsk si trova all'incrocio tra diverse strade regionali e linee ferroviarie, la cui conquista da parte dell'esercito russo gli aprirebbe la strada verso ovest, dove le posizioni ucraine sono meno fortificate.
Nella regione di Dnipropetrovsk, nel centro dell'Ucraina, dove le truppe russe sono entrate quest'estate, la Russia ha guadagnato in un mese 150 km2, ovvero più della superficie di Parigi, secondo i dati dell'Isw.
Già il 15 agosto Serhij Dobriak, capo dell'amministrazione militare, ha riferito che le forze russe erano a soli 10 km da Pokrovsk e ha esortato i cittadini ad abbandonare la città. L’evacuazione è proseguita per tutta l’estate e la popolazione a settembre contava 26 mila abitanti. Nel 2022 erano oltre 60 mila.
Oggi Pokrovosk è una città fantasma e l’epicentro di una battaglia campale. La sua caduta, secondo molti analisti, potrebbe segnare le sorti della guerra, con un effetto domino sull’intero Donbass.
Per Oleg Starikov, ex colonnello del Servizio di sicurezza dell'Ucraina, conquistare Pokrovsk e la città satellite Myrnograd, per i russi “è l’obiettivo principale” per squarciare la difesa e dividere in due il fronte orientale.

Ecco perché l’azione dei soldati ucraini al momento è tutta volta ad evitare che le forze militari di Mosca prendano il possesso delle arterie principali della città. Il 3 novembre il 7° Corpo di reazione rapida delle forze aviotrasportate delle forze armate ucraine ha comunicato di aver bloccato un'avanzata russa a nord di Pokrovsk e impedito il blocco di un'importante strada, quella che collega Pokrovsk a Rodynske. Quest’ultima è una cittadina di 1.500 abitanti nel cuore del Donetsk, dove secondo Starikov “si combatte corpo a corpo, lì è Stalingrado, se cade…”.
Secondo il Guardian, la cattura di Pokrovsk, soprannominata “la porta di accesso al Donetsk” rappresenterebbe la più importante conquista territoriale russa in Ucraina da quando Mosca ha preso la città in rovina di Avdiivka all'inizio del 2024.
Secondo Starikov se cade Pokrovosk, “l’Ucraina perde il più grande distretto fortificato – ha detto in un’intervista - e con esso può cadere tutta la difesa strategica. Con le miniere, il carbone e la logistica Pokrovsk ha grande rilevanza economica e insieme a Pavlograd e Izium è l’hub per rifornire le forze armate a sud e a nord. È tutto lì: ha importanza politica, economica, militare e logistica assoluta”.
I russi sanno che Pokrovosk è un crocevia ferroviario e stradale che collega Kramatorsk e Dnipro, un nodo vitale per i rifornimenti ucraini e per la rotazione delle truppe sul fronte del Donetsk. Se cadesse, la Russia aprirebbe un corridoio diretto verso Ovest, spingendo il conflitto sempre più nel cuore dell’Ucraina industriale.
Al momento però la città pare essere diventata una sacca senza apparente via d'uscita per i “circa tremila soldati ucraini” che si trovano lì perché le vie di ritirata vengono intercettate dai droni russi.
Il resto è cipria.








