La Cgil sciopera e va in piazza per Hamas. Non c’è alibi. Il consenso nei confronti del piano di Donald Trump per risolvere il problema di Gaza e, più in generale del popolo palestinese, ha un consenso ampio a livello mondiale e anche tra chi rappresenta i palestinesi, ad eccezione della Jiad e di una parte, ancora prevalente, di Hamas.
L'Autorità Nazionale Palestinese, in una dichiarazione, ha affermato di "accogliere con favore gli sforzi sinceri e determinati del Presidente Donald J. Trump per porre fine alla guerra a Gaza e di affermare la propria fiducia nella sua capacità di trovare una via verso la pace".
Anche Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Pakistan, Turchia, Qatar ed Egitto hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui accolgono con favore gli sforzi di Trump per porre fine alla guerra a Gaza, dicendosi pronti a "cooperare positivamente" con gli Usa per finalizzare l'accordo e garantirne l'attuazione.
Persino l’élite palestinese di Gaza prende le distanze dai terroristi di Hamas.
Il presidente della Camera di commercio della Striscia Ayed Abu Ramadan, il sindaco di Gaza city Yahya al-Sarraj e altri 15 esponenti di rilievo locali hanno inviato una lettera al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, chiedendogli di fare pressioni per fermare la guerra e arrivare alla pace con Israele. Pur non menzionando Hamas nella missiva, privatamente hanno preso le distanze dall'organizzazione affermando che non ha più il sostegno della popolazione.
Lo riferisce Times of Israel che ha parlato con quattro dei firmatari della lettera 'in una serie di conversazioni un tempo impensabili tra palestinesi residenti a Gaza e un organo di stampa israeliano". Secondo i firmatari, la lettera è stata consegnata a Trump proprio mentre la Casa Bianca stava finalizzando il suo piano per porre fine al conflitto. Marwan Tarazi, uomo d'affari e presidente del consiglio di amministrazione del Gaza College (la più antica scuola privata dell'enclave, fondata nel 1942) ha affermato che "Hamas è un'organizzazione terroristica". "Non abbiamo alcun legame con essa. Credetemi, tutti in piazza ora sono contro Hamas", ha detto, "se chiedete a chiunque a Gaza, vi diranno che sono contro Hamas. Non è nostra tradizione fare quello che è successo il 7 ottobre. Dobbiamo vivere in pace con Israele, con gli ebrei". Il sindaco Al-Sarraj, che si definisce politicamente indipendente negando categoricamente che lui o il comune abbiano alcuna affiliazione con Hamas, ha affermato che "i palestinesi di Gaza amano la pace e vogliono che cessino immediatamente le uccisioni e le distruzioni". E ha sottolineato che "la lettera è stata inviata ora per spingere e incoraggiare il presidente degli Stati Uniti a procedere con misure per porre fine alla guerra e a non perdere l'opportunità, a beneficio di tutte le parti".
Chi ha testa e gli importa della vita e del futuro del popolo palestinese dovrebbe stare dalla parte di chi sta lavorando per una soluzione, ma non è così per chi ha in mente altro, ossia di stare dalla parte di Hamas, non del popolo palestinese, e di utilizzare Gaza per fare opposizione al Governo italiano.
Non a caso le motivazioni di chi sciopera sono in perfetta sintonia con quelle di Hamas.
In una nota citata da Al Jazeera, Hamas ha dichiarato: "Condanniamo con la massima fermezza la barbara aggressione contro la Flotilla e la consideriamo un atto criminale che deve essere condannato da tutte le persone libere del mondo. L'intercettazione della Flotilla da parte dell'esercito di occupazione israeliano e l'arresto degli attivisti costituiscono atti di pirateria e terrorismo e accresceranno la rabbia dei popoli del mondo". “Invitiamo la comunità internazionale – prosegue Hamas - ad assumersi le proprie responsabilità condannando la pirateria dell'occupazione e adottando misure urgenti per proteggere gli attivisti e le loro navi".
Hamas e le altre fazioni palestinesi a Gaza, inoltre, come scrive al Arabiya, citando fonti informate palestinesi, "vogliono chiare garanzie dell'impegno di Israele a un cessate il fuoco, e collegare il rilascio dei prigionieri al calendario del ritiro di Israele da Gaza". "Le fazioni – riferisce al Alabya - hanno espresso preoccupazione per alcune delle vaghe disposizioni del piano del presidente degli Stati Uniti, e hanno presentato modifiche". Hamas, aggiunge al Alabya - "sta ancora consultando altre fazioni e mediatori".
La Jihad Islamica, gruppo militante palestinese che combatte al fianco di Hamas a Gaza, ha criticato duramente il piano del presidente statunitense affermando che alimenterebbe ulteriori aggressioni contro i palestinesi. "È una ricetta per una continua aggressione contro il popolo palestinese. In questo modo, Israele sta tentando, tramite gli Stati Uniti, di imporre ciò che non è riuscito a ottenere con la guerra - ha affermato il gruppo in una dichiarazione-. Pertanto, consideriamo la dichiarazione americano-israeliana una formula per incendiare la regione".
Il ministero degli Esteri turco ha definito "l'attacco" di Israele alla Global Sumud Flotilla "un atto di terrore" che ha messo in pericolo la vita di civili innocenti. La Turchia, come è noto, protegge e ospita i leader miliardari di Hamas, come del resto il Qatar.
Qatar a proposito del quale Trump ha firmato un ordine esecutivo che estende al Paese del Golfo garanzie di sicurezza in stile Nato, dichiarando che qualsiasi attacco al Qatar verrà considerato una minaccia alla pace e alla sicurezza degli Stati Uniti, giustificando una risposta diplomatica, economica o militare.
Il provvedimento è avvenuto dopo l’attacco israeliano a Doha, ma una lettura non ingenua fa capire che l’Amministrazione Usa ha messo sotto tutela il Qatar con la conseguenza che è finita la vicenda del sostegno qatariota ad Hamas e ai suoi leader miliardari.
Il provvedimento di Trump avrà sicuramente anche dei risvolti interessanti, che vedremo a breve, nei riguardi di tutti coloro che con il Qatar hanno fatto affari di vario genere e specie e anche per chi il Qatar lo ha rappresentato in Italia e in Europa. Qualche segnale è già arrivato.
E qui, qualche punto di domanda va posto in relazione ai rapporti tra certi ambienti della sinistra e il Qatar, come ci ha reso noto il Qatargate.
Veniamo allo sciopero al quale dà man forte la Cgil di Maurizio Landini.
Nel 2024 gli iscritti alla Cgil erano, secondo le dichiarazioni del sindacato, 5.172.844 dei quali 2.419.020 pensionati.
In questi ultimi tempi la Cgil, da sindacato, è stata trasformata in un partito politico di opposizione e, ora, proclama uno sciopero che è palesemente sulle posizioni di Hamas e della Jihad palestinese, atteso che tutti quanti gli altri attori sulla scena mediorientale hanno accettato il piano di Trump.
Non ci sono più alibi. Il re è nudo. Chi va in piazza ci va sulle posizioni di Hamas e della Jihad.
Chi è iscritto per vari motivi alla Cgil non lo ha fatto per iscriversi ad un partito politico, ma a un sindacato al fine di avere tutela nei posti di lavoro e servizi (patronato, Caaf, ecc).
Se il sindacato si trasforma in un partito politico perde senso anche l’adesione per chi non condivide il suo snaturamento.
Alle ultime elezioni politiche, analisi post-elettorali e dichiarazioni dei vertici del sindacato (come quelle del segretario generale Maurizio Landini) hanno evidenziato una disaffezione significativa degli iscritti verso il Partito Democratico (PD) e l'area centrosinistra.
Landini, ad esempi, ha confermato che "gli iscritti CGIL non hanno votato il PD", sottolineando una "frattura" con la politica tradizionale di centrosinistra.
Tra gli iscritti CGIL e i sindacalisti in generale, i partiti più votati sono stati il Movimento 5 Stelle (M5S) e la Lega.
Secondo la Fondazione Di Vittorio della Cgil, la Lega, ad esempio, ha attirato consensi in aree industriali del Nord, tra operai e metalmeccanici.
Comunque sia, in ogni caso, chi è tesserato alla Cgil non si è tesserato ad un partito o a un movimento politico, ma ad un sindacato e sarebbe opportuno, ora più che mai, che il tesseramento fosse rinnovato ogni anno, per verificare il consenso.
Inoltre, dal momento che il sindacato ha potere contrattuale erga omnes, sarebbe, anche per questo, opportuna la verifica della reale consistenza delle adesioni.
La Costituzione tanto invocata, all’articolo 39 recita: “L'organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce”.
L'attuazione dell'articolo 39 della Costituzione italiana è incompleta in quanto la mancanza di un sistema di registrazione e di criteri per l'efficacia generale dei contratti collettivi ha di fatto bloccato il secondo e terzo comma dell'articolo.
Quale rappresentanza reale hanno, ad esempio, i cosiddetti sindacati di base che oggi guidano le piazze pro Hamas?
È possibile che la protesta di pochi individui, vedi il flop degli scioperi precedenti, blocchi stazioni, binari, strade, mettendo nel caos il Paese? È possibile che uno gruppo di facinorosi, sempre quelli, distrugga stazioni, vetrine, beni pubblici e privati? Cosa fa il Governo per togliere di mezzo questi facinorosi che nulla hanno a che fare con la manifestazione pacifica di chi intende protestare per qualsiasi causa, anche quella, sia chiaro, di chi sta con Hamas? Si, con Hamas, perché tutti gli altri, quelli che vogliono la pace, stanno con il piano di Trump, palestinesi compresi. Chi non vuole il piano di Trump è il terrorismo palestinese, non il popolo palestinese.
Cosa dicono Cisl e Uil?
La Uil, che da tempo guarda al M5S di Giuseppe Conte, si esercita in un esercizio di equilibrio trapezistico, lancia un appello per “una grande iniziativa popolare senza bandiere che unisca il Paese nel segno dell’umanità e della Pace”, e chiede al governo di riconoscere senza indugi lo stato di Palestina.
L’appello arriva dal segretario Pierpaolo Bombardieri, che condanna “l’ulteriore violazione del diritto internazionale compiuta nei confronti della Flotilla e continua a esprimere vicinanza al popolo di Gaza, che sta subendo un genocidio da parte di un criminale di guerra come Netanyahu”.
La Uil, aggiunge Bombardieri,” proseguirà nella sua azione di solidarietà concreta con la raccolta di fondi a sostegno dell’attività della Parrocchia di Gaza per gli aiuti alla popolazione stremata dalla guerra”. Ribadiamo al Governo le richieste di riconoscere lo Stato di Palestina, di sospendere la vendita di armi ad Israele e di impegnarsi in Europa per la sospensione dell’accordo UE-Israele. Chiediamo, inoltre, che il Governo italiano continui a operare per garantire la sicurezza e il rientro immediato di tutti i nostri connazionali da quelle zone. La Uil conferma la propria storica posizione sull’annosa questione israelo-palestinese, ribadendo che solo attuando il principio “due popoli, due Stati” ci si potrà incamminare verso una soluzione accettabile di quel conflitto”.
Oggi, sottolinea Bombardieri, “il diritto internazionale appare svanito, stracciato da comportamenti in spregio alle più elementari regole della diplomazia. Troppo spesso, posizioni politiche e interessi strategici monopolizzano l’attenzione, relegando il diritto dei popoli, la protezione dei civili, la pietà verso le vittime a “effetti collaterali”. E questo, oggi, vale per la Palestina, per l’Ucraina e per tanti altri scenari di guerra in cui il senso dell’umanità è cancellato dalla follia del predominio di pochi. Serve il coraggio di scegliere la pace, un coraggio che non è debolezza ma forza. Il coraggio di anteporre la vita umana agli interessi di parte e il diritto internazionale alle ragioni di potenza”.
La Cisl si è apertamente dissociata dallo sciopero di Landini, scegliendo la solidarietà concreta e la pressione diplomatica.
La segretaria generale Daniela Fumarola ha rilasciato un'intervista al "Foglio" e delle dichiarazioni a Tv2000 in cui spiega la posizione del sindacato: «Abbiamo condannato questo massacro, così come abbiamo condannato la guerra in Ucraina». Questa premessa ribadisce la coerenza del sindacato nel condannare ogni forma di violenza contro i civili, indipendentemente dal fronte. Sulle azioni concrete intraprese dalla confederazione: «L’unico modo che abbiamo pensato è quello di mandare degli aiuti umanitari alle persone e lo abbiamo fatto attraverso le istituzioni. Abbiamo scelto la Croce Rossa, sapendo che ha dei progetti in piedi, e quindi stiamo continuando a raccogliere fondi da consegnare al più presto, perché poi possa effettivamente consegnare gli aiuti e farli avere alla popolazione».
La linea politica della Cisl sulla questione mediorientale dice Fumarola "è chiara e si è rinforzata a seguito dell’escalation del conflitto, ribadendo la propria condanna all’attacco terroristico perpetrato da Hamas. Al contempo ha sempre espresso forte preoccupazione per le operazioni militari che coinvolgono la popolazione civile, la priorità assoluta è salvare vite. Di fondamentale importanza sono gli aiuti per la popolazione di Gaza, per cui sono necessari corridoi umanitari efficaci".
L’organizzazione sindacale sostiene la necessità di raggiungere una pace duratura, basata sulla soluzione dei Due Stati, con Israele e Palestina che convivano in sicurezza e con pari dignità e diritti. A tal fine ha più volte sollecitato il governo italiano a riconoscere ufficialmente lo stato di Palestina. In questo quadro, la Cisl sceglie di focalizzare i suoi sforzi sull’attivismo umanitario e sulla pressione politica internazionale, ponendo l’accento sulla necessità di un intervento strutturato e di una soluzione politica che superi il blocco e le violenze.
La questione dei due stati è stata oggetto ieri dell’intervento del ministro Tajani e di tre voti dellla Camera dei Deputati.
Nel suo intervento, il ministro degli Esteri ha detto che il governo Meloni ha accolto con favore il piano di Trump, che – tra le altre cose – prevede il disarmo di Hamas, la liberazione degli ostaggi, la fine delle operazioni militari israeliane e un ampio programma di ricostruzione di Gaza sostenuto da capitali arabi e internazionali. Tajani ha poi sottolineato che Israele e diversi Paesi arabi hanno già dato il loro assenso al piano, considerato dal governo italiano «l’unica base credibile per arrivare a due Stati in grado di convivere in pace e sicurezza».
Dopo il discorso di Tajani, alla Camera sono state messe ai voti cinque risoluzioni: due firmate dai partiti della maggioranza di centrodestra (una delle quali sottoscritta anche da Azione); una del Partito Democratico, insieme ad Alleanza Verdi-Sinistra e Movimento 5 Stelle; una di Italia Viva; e una di Più Europa.
È stata approvata la risoluzione presentata dai partiti di centrodestra, che impegna il governo a sostenere il piano di Trump, lavorando con i partner europei e arabi, a proseguire le iniziative umanitarie italiane a favore della popolazione civile di Gaza, e a rafforzare il percorso verso la soluzione dei due Stati, legandolo al riconoscimento reciproco e alla cessazione di ogni incitamento all’odio. Il testo prevede inoltre condizioni precise per il riconoscimento dello Stato palestinese, ossia la liberazione di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas e la sua esclusione da ogni ruolo politico e militare a Gaza e in Cisgiordania.
A favore hanno votato i partiti della maggioranza, mentre hanno votato contro i partiti di opposizione, tranne Azione che si è astenuta.
La Camera ha poi approvato altre due risoluzioni per intero: un’altra risoluzione del centrodestra, questa volta firmata con Azione, e la risoluzione di Italia Viva.
La prima si è concentrata specificamente sul sostegno al piano di pace proposto da Trump per Gaza. La risoluzione ha avuto via libera grazie ai voti favorevoli della maggioranza, di Azione e di Italia Viva, mentre tutti gli altri partiti di opposizione si sono astenuti. La risoluzione di Italia Viva, invece, ha chiesto al governo di «promuovere la piena attuazione degli Accordi di Abramo», cioè rafforzare il ruolo politico ed economico dei Paesi della Lega Araba nel processo di pace. Questa risoluzione è stata approvata con i voti favorevoli del centrodestra e di Italia Viva, mentre gli altri partiti di opposizione si sono astenuti.
Come si può ben vedere, il fronte di chi appoggia il piano di pace di Donald Trump è ampio e questo fatto rende evidente, isolandola, la deriva della Cgil che, lo si voglia capire o meno, con lo sciopero odierno di fatto si allinea alle posizioni di Hamas e alla Jiad e snatura la sua funzione sindacale, trasformandosi in un partito politico di opposizione al Governo.