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ZELENSKY,  LA PROPAGANDA E L’EUROPA CIALTRONA MENTRE TRUMP TELEFONA A PUTIN

ZELENSKY,  LA PROPAGANDA E L’EUROPA CIALTRONA MENTRE TRUMP TELEFONA A PUTIN

In Ucraina si muore. Questo è l’unico dato di fatto incontrovertibile di una guerra che ormai è persa e che continua ad essere trascinata di mese in mese accompagnata da un mare di menzogne, soprattutto grazie agli interessi dell’Unione Europea che deve riconvertire anni di politiche demenziali con il riarmo.

La prima delle menzogne riguarda i Tomahawk, ancora una volta venduti come l’arma decisiva che schianterà Putin. Siamo di fronte alla stessa fuffa del F16, dei carri armati Abrams.

Siamo alle solite, con l’arrivo della Wunderwaffen (tedesco per "armi miracolose").

Il termine Wunderwaffen si riferisce a una serie di armi e tecnologie avanzate e sperimentali sviluppate dalla Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Il termine fu reso popolare dal ministero della propaganda di Joseph Goebbels a partire dal 1943 per sollevare il morale e instillare paura negli Alleati, promettendo "armi miracolose" che avrebbero potuto ribaltare le sorti della guerra. Tuttavia, la maggior parte rimasero prototipi o videro un impiego limitato, ostacolate da carenze di risorse, bombardamenti alleati e sfide tecniche. Ebbero scarso impatto strategico e sono spesso viste come un mito esagerato nella letteratura postbellica.

Una delle bufale da Wunderwaffen è quella dal missile FP-5Flamingo, in ucraino: Фламі́нго), spacciato come recente sviluppo dell'industria della difesa ucraina: un missile da crociera a lancio da terra progettato per colpire obiettivi a lunga distanza. Sviluppato dalla startup ucraina Fire Point (fondata da un gruppo di amici con background non militari, come architetti e designer di videogiochi), è stato rivelato pubblicamente il 18 agosto 2025 ed è, di fatto, una bufala propagandistica, come hanno reso chiaro gli esperti militari.

Se Flamingo esistesse davvero, avrebbe una gittata fino a 3.000 km, che permette di raggiungere gran parte del territorio russo, inclusi Mosca (a circa 800 km dall'Ucraina), basi aeree, fabbriche di armi e obiettivi negli Urali o fino ad Arkhangelsk.

Se Flamingo non fosse una bufala propagandistica di Kiev ed esistesse davvero, che senso avrebbe, per Zelensky, chiedere a Trump i missili Tomahawk, che costano 1,5-2 milioni di dollari l’uno, quando potrebbe disporre di missili propri?

Le menzogne propagandistiche hanno le gambe corte e il naso lungo.

Non sono una Wunderwaffen nemmeno i missili Tomahawk, i quali, peraltro, per essere usati, hanno bisogno di personale tecnico addestrato. Per addestrare questo personale ci vogliono sei o sette mesi e, pertanto, se Zelensky li avesse e li volesse usare subito dovrebbe avvalersi di personale Usa o Nato con un innalzamento del conflitto che sicuramente Trump non vuole.

Conseguenza ovvia è che se Trump desse i Tomahawk a Zelensky, gli ucraini li potrebbero usare in proprio a maggio, dopo adeguato addestramento.

I missili Tomahawk (ufficialmente noti come BGM-109 Tomahawk) sono missili da crociera a lungo raggio sviluppati dagli Stati Uniti, principalmente per l'uso da parte della Marina USA (US Navy). Introdotti negli anni '80 dalla Raytheon (ora parte di RTX Corporation), sono stati impiegati in numerosi conflitti, come la Guerra del Golfo, l'Iraq, l'Afghanistan, la Siria e la Libia. Il loro nome deriva dal tomahawk, un'ascia da guerra nativa americana, simboleggiando precisione e potenza.

Questi missili sono progettati per essere lanciati da piattaforme navali (navi da guerra, sottomarini) o, in versioni più recenti, da terra. Sono armi "stand-off", ovvero possono colpire obiettivi a grande distanza senza esporre il lanciatore al rischio. Il Tomahawk è noto per la sua versatilità, precisione e capacità di volare a bassa quota per evitare rilevamenti radar.

Del Tomahawk, esistono diverse versioni, evolute nel tempo e non è detto che se anche gli Usa ne dessero qualche esemplare a Kiev che questo esemplare sia dei più moderni.

Nel frattempo, come ci fa sapere il Kiel Institute, centro di ricerca di economia e think tank con sede a Kiel, in Germania, gli aiuti militari all’Ucraina hanno registrato un forte calo nei mesi di luglio e agosto 2025, nonostante l’introduzione dell’iniziativa Prioritized Ukraine Requirements List (PURL) della NATO.

Per contro, gli aiuti finanziari e umanitari sono rimasti stabili e sono forniti principalmente dalle istituzioni dell’UE. Questo è dimostrato dall’ultimo aggiornamento dell’Ukraine Support Tracker, che registra i flussi di aiuti internazionali verso l’Ucraina fino ad agosto 2025.

La maggior parte degli aiuti militari durante il periodo di osservazione proveniva dalla nuova iniziativa PURL della NATO. È stato concordato a luglio in un incontro tra il segretario generale della NATO Mark Rutte e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e consente alla NATO di acquisire armi “pronte all’uso” dalle scorte statunitensi per l’Ucraina, finanziate da altri Stati membri.

Ad agosto, otto paesi della NATO avevano partecipato: Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Lettonia, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia e hanno stanziato un totale di 1,9 miliardi di EUR.

Sebbene il nuovo meccanismo sia stato avviato, gli aiuti militari sono diminuiti in modo significativo in luglio e agosto. Dopo che gli Stati Uniti hanno smesso di annunciare nuovi pacchetti di aiuti all’inizio del 2025, i paesi europei sono intervenuti e hanno ampliato in modo significativo il loro sostegno militare. Di conseguenza, la media mensile degli aiuti militari nella prima metà del 2025 ha superato quella del 2022-2024, nonostante la mancanza di contributi statunitensi. Tuttavia, questo slancio è crollato in estate: gli stanziamenti militari dei paesi europei sono diminuiti del 57% rispetto a gennaio-giugno 2025, anche includendo i loro contributi all’iniziativa PURL della NATO. La media mensile di tutti gli aiuti militari durante questo periodo è stata quindi inferiore del 43% rispetto al livello del primo semestre del 2025.

Kiel 2kIEL

L’altra grande menzogna è quella del muro antidrone, dopo che tutta l’Europa è stata messa in allarme per i “droni russi fantasma, mentre in Belgio questi velivoli stavano per essere utilizzati da terroristi islamici per uccidere il primo ministro e altri esponenti del governo.

Le autorità belghe hanno arrestato il 9 ottobre tre giovani adulti per aver pianificato un attacco di ispirazione jihadista utilizzando esplosivi montati su droni. Il primo ministro Bart De Wever sarebbe stato tra i vari politici presi di mira. Gli arresti sono stati effettuati nella città settentrionale di Anversa nell’ambito di un’indagine su “tentato omicidio terroristico e partecipazione alle attività di un gruppo terroristico”, stando a quanto dichiarato nel corso di una conferenza stampa dalla procuratrice federale Ann Fransen.

Il ministro belga della Difesa, Theo Francken ha commentato: “È terribile per Bart e la sua famiglia. E ovviamente, sono di nuovo islamisti”.

“Per il Belgio, è una nuova realtà che i droni vengano utilizzati come armi per attacchi di ispirazione jihadista”, ha dichiarato la giudice Ann Lukowiak presso la Procura federale nel programma De Ochtend di Radio 1.

Secondo quanto riferito, i sospettati non avrebbero preso di mira solo il primo ministro, ma anche altri politici.

Ovviamente ci sarà qualcuno che dirà che chi voleva colpire il primo ministro belga sono degli islamici jiaidisti putiniani agenti del Cremlino.

La verità è che ormai i droni li fabbrica chiunque abbia un minimo di capacità tecnologica e che il muro antidrone della Von der Leyen è un’altra delle sue trovate per sopravvivere.

Per quanto riguarda la difesa dello spazio aereo, il muro antidrone, ha detto una settimana fa la von der Leyen, “è la nostra risposta alle realtà della guerra moderna”. “Pensate a quanto è accaduto in Polonia. Abbiamo dovuto schierare sistemi molto costosi, caccia di ultima generazione, per abbattere droni relativamente economici e prodotti in serie. Questo non è sostenibile – ha affermato von der Leyen –. Abbiamo bisogno di un sistema antidrone che sia accessibile e adatto allo scopo. Per un rilevamento rapido, un’intercettazione rapida e, quando necessario, una neutralizzazione rapida. “In questo abbiamo molto da imparare dall’Ucraina. Sia in termini di capacità, ma soprattutto per quanto riguarda il loro ecosistema di innovazione rapida. E l’Ucraina è pronta a sostenere i nostri sforzi”.

La verità è che la von der Leyen vuole avere in mano il nuovo business e su questo ha trovato il no di Francia e Germania, che non si fidano a dare in mano a Bruxelles il comando della nuova operazione.

Ursula von der Leyen, così cone Kaja Kallas, si fa per dire Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera, non sono state invitate a Sharm alla firma del documento che cambia la situazione nel Medio Oriente, non tanto e non solo per la pace a Gaza, ma perché afferma, con l’assenso di 20 Stati arabi e musulmani presenti, che Israele ha diritto ad esistere in sicurezza.

Ridicolo il commento di Avvenire, il giornale portavoce di una Cei guidata dal cardinale Matteo Zuppi, che ci fa capire come gli ambienti ecclesiastici italiani siano ancora legati alle logiche del ministero degli esteri ombra di Sant’Egidio, filocinese e incardinato nella logica europea green woke che, oggi più che mai, si rivela come lo strumento della finanza globalista.

Avvenire ne fa una questione di rappresentanza femminile, e scrive di “un esercizio sconfortante perché parla di un processo che si preannuncia tutto al maschile. Di un mondo “maschiocentrico” abbiamo assaggiato un antipasto lunedì sera, con la assai discussa photo-opportunity che ritrae i leader radunati dal presidente Trump in Egitto per la cerimonia della firma dell’accordo: 32 uomini, paludati nelle grisaglie nere o nelle tuniche immacolate. E poi lei, l’unica donna, la premier italiana Giorgia Meloni, peraltro un po’ isolata al margine esterno, come a rimarcare anche fisicamente una separazione di genere. Assenti le altre leader europee che avrebbero almeno un po’ riequilibrato il gap - Ursula von der Leyen e Kaja Kallas non erano state invitate -, il fermo immagine riflette la scarsità di donne che arrivano ai vertici della politica, ne rimangono escluse per i meccanismi ben noti di conservazione del potere o per vere e proprie discriminazioni (a Sharm erano presenti molti Paesi del mondo arabo)”.

Risparmiamoci la lettura del resto dell’articolo, sempre disponibile al link https://www.avvenire.it/idee-e-commenti/assenti-ai-negoziati-per-gaza-ma-che-pace-sarebbe-con-le-donne_98334.

Non. La zuppa di Avvenire non la mangiamo. Ursula von der Leyen e Kaja Kallas non sono state invitate non perché sono donne, ma perché rappresentano un finto esecutivo di un finto Stato che non c’è e che non conta più nulla nel quadro di un mondo che sta cambiando radicalmente e rapidamente.

Ursula e Kaja non sono state invitate perché non hanno alcun ruolo nella definizione dei nuovi assetti mondiale, con le loro posizioni, remano contro anche alla possibile pace in Ucraina.

Se ne rendano conto gli ecclesiastici della Cei. La copertura della sinistra che arrivava da Bruxelles è agonizzante, così come lo è il pupillo dei Rotschill inquilino dell’Eliseo e il laburista fabiano Starmer. Quella degli Usa è finita, dopo che Hillary Clinton ha alzato bandiera bianca.

E’ cambiato il vento, anche in Vaticano. A non accorgersene o a non volersene accorgere sono i seguaci di Matteo Zuppi.

Anche per la vicenda Ucraina della Ursula von der Leyen nessuno se ne occupa.

Ieri, in serata, Donal Trump, che oggi riceverà Zelensky, era al telefono con Putin.

Trump su Truth in tarda serata scriveva: "Sto parlando ora con il presidente Putin. La conversazione è in corso, è lunga, e ne riferirò i contenuti, così come farà il Presidente Putin, al termine. Grazie per l'attenzione. “Parlerò della guerra con lui… Vogliono passare all'offensiva. Prenderò una decisione a riguardo", ha detto poi Donald Trump in una conferenza stampa rispondendo ad una domanda sull'incontro con Volodymyr Zelensky previsto domani alla Casa Bianca.

Trump è ottimista sulla possibilità di raggiungere un accordo di pace tra Kiev e Mosca dopo Gaza.

In ogni caso i rapporti sono tra Washington, Mosca e Kiev. Bruxelles non ha ruoli di alcun genere.

Forse è anche ora di capire che Ursula von der Leyen e la sua Commissione debbono andare a casa.

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