Un giornale libero,
che non vuol essere
un house organ,
si nutre di interrogativi.
"Mi sono posto una domanda: era proprio necessario mettere a repentaglio l'incolumità di cittadini italiani per portare aiuti a Gaza? Il Governo ha sostenuto in maniera significativa la popolazione nella Striscia, siamo in grado in poche ore di portare aiuti. Ho chiesto fino a che punto doveva arrivare la Flotilla. Continueremo a lavorare perché non accada nessun incidente e chiedo su questo il vostro aiuto".
Bella domanda quella del ministro Crosetto, alla quale andrebbe aggiunta quella: chi finanzia questa impresa fatta di provocatori che, di balneazione in balneazione, non fanno altro che alimentare un clima di scontro in Italia, nel Parlamento e nelle piazze?
Altra domanda: ma davvero Hamas finanzia Flottilla?
Ce lo chiediamo, perché, Giulia Sorrentino, ieri, su “Il Tempo.it” ci ha fatto conoscere una dettaglio relativo a Flottilla che, se confermato, ci fa capire quale sia l’inganno perpetrato ai danni anzitutto dell’Italia che, a protezione della compagnia di ventura che solca il Mar Mediterraneo, ha messo a disposizione la fregata Fasan e la nave Alpino.
Scrive Giulia Sorrentino: “Spunta un nuovo nome all’interno della nostra inchiesta che collegherebbe direttamente Hamas alla Global Sumud Flotilla […]. Secondo quanto fanno sapere dal Governo israeliano, infatti, tra le figure di spicco e gli organizzatori della Flottilla ci sarebbe Saif Abu Keshek del PCPA, il Comitato per l’Attività Palestinese all’Estero, noto al Governo come organismo affiliato ad Hamas. Un Governo che, tramite il Ministero degli Esteri, sottolinea, in merito alla Flotilla, che si tratta di un’operazione «pianificata e organizzata da Hamas». Secondo quanto apprendiamo – prosegue Giulia Sorrentino - , Saif Abu Keshek, gestisce la società Cyber Neptune (che loro definiscono «una società di comodo registrata in Spagna»): molte navi provenienti da Grecia, Italia e quelle partite dalla Spagna sarebbero proprio di proprietà di questa società. E, secondo le verifiche effettuate, risulta proprio che la società sia intestata a lui, in Spagna, e registrata esattamente il 26 agosto di quest’anno, proprio poco prima che si imbarcasse la Flotilla. Ma non basta, perché Saif Abu Keshek[ è, dal 22 agosto, anche proprietario di una società con la medesima funzione, quindi trasporto marittimo di beni e persone, che si chiama Menorca Yatching con sede a Londra con capitale sociale di 2 sterline, che è passata di mano proprio quattro giorni prima dell’apertura della seconda società da parte dell’uomo che sarebbe collegato alla Flotilla. Questo sarebbe solo uno dei tantissimi legami che si unisce a un quadro già piuttosto ben definito. In un documento del ministero degli esteri di cui Il Tempo aveva scritto in anteprima, oltre ad Hamas si leggono altri nomi riconducibili al terrorismo palestinese: «Alcuni membri del comitato direttivo della Global Sumud Flotilla hanno partecipato a incontri con rappresentanti di organizzazioni terroristiche designate dagli Stati Uniti, tra cui Hamas, la Jihad Islamica Palestinese (PIJ) e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Inoltre, hanno fornito finanziamenti a diverse organizzazioni nella Striscia di Gaza». Nella lunga lista di volti sospetti c’è Muhammad Nadir Al-Nuri, attivista umanitario, cittadino malese nato nel 1987 in Scozia, fondatore e CEO di Cinta Gaza Malaysia (CGM) che «ha sostenuto il finanziamento di diverse iniziative a beneficio di entità di Gaza affiliate ad Hamas. Tra le altre attività, ha finanziato la costruzione di un edificio per l’Ufficio per lo Sviluppo Sociale, un’istituzione che opera sotto il controllo di Hamas». Altro membro del comitato direttivo della Flotilla è Wael Nawar, che in passato ha ricoperto il ruolo di coordinatore e portavoce del Soumoud Convoy, e che ha incontrato rappresentanti di Hamas, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e della Jihad Islamica Palestinese. Nominato anche Zaher Birawi, presidente dell’EuroPal Forum e del Comitato Internazionale per la Rottura dell’Assedio su Gaza, considerato uno dei fondatori della Flotilla: nel 2013, Israele, nonostante lui stesso smentisca, ha definito Birawi un «alto operatore di Hamas in Europa», e nel 2012 è apparso insieme al leader di Hamas morto un anno fa Ismail Haniyeh in diversi eventi. Insomma, sembrerebbe che ci sia un ennesimo personaggio oscuro dietro le navi che a Gaza probabilmente non arriveranno mai”.
https://www.iltempo.it/politica/2025/09/25/news/navi-flotilla-affittate-societa-spagnola-pagano-terroristi-gaza-44253261/+.
Domanda: se una giornalista che fa il suo mestiere è arrivata a mettere assieme nomi, cognomi, società, rapporti tra Flotilla e Hamas, i nostri Servizi non potevano arrivarci anche loro, fornendo al Governo le prove che siamo di fronte ad una provocazione organizzata con personaggi che hanno società in Paesi che si sono fatti promotori del riconoscimento dello Stato Palestinese?
Chi stiamo proteggendo con le nostre navi? “La difesa della libertà di manifestazione pacifica”, come afferma Crosetto o una provocazione internazionale organizzata in primo luogo contro l’Italia e il suo Governo che, guarda caso, è pressato, in Parlamento e nelle piazza violente perché segua l’Inghilterra, la Spagna, la Francia e altri in questa forzatura che Giorgia Meloni ha ben chiarito essere tale e strumentale con la sua proposta di una mozione della maggioranza per il riconoscimento della Palestina, ma subordinato a due condizioni: la restituzione degli ostaggi da parte di Hamas e la sua esclusione da ogni forma di governo nella Striscia?
Posizione che, ovviamente, è stata definita da Elly Schlein un gioco di prestigio e una presa in giro e da Giuseppe Conte un misero espediente.
“Personalmente – ha detto Giorgia Meloni alla vigilia del suo intervento all’Onu - continuo a considerare che il riconoscimento della Palestina in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità non risolva il problema, non produca risultati tangibili, concreti per i palestinesi. Dopodiché si dice che però il riconoscimento della Palestina può essere un efficace strumento di pressione politica e va bene, capisco, però dobbiamo anche capire su chi. Io penso che la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas, perché è Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che la guerra finisca rifiutandosi di consegnare gli ostaggi".
Giorgia Meloni ha, peraltro, definito l’avventura della Flotilla un’iniziativa "gratuita, pericolosa, irresponsabile".
Meloni, affiancata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha tuttavia premesso che la sua condanna di quello che è accaduto alla Flotilla è "totale" e che "stiamo facendo le nostre indagini per avere certezze sulle responsabilità", ricordando che il ministro della Difesa Guido Crosetto "ha autorizzato Nave Fasana ad avvicinarsi per garantire, se fosse necessario, soccorso, assistenza alle persone che dovessero essere in pericolo, anche se non è previsto l'uso della forza militare".
Ecco. A proposito di indagini. Se quello che ha scritto Giulia Sorrentino ha un fondamento, le indagini andrebbero fatte per capire se stiamo usando le nostre navi per proteggere le barche di Hamas.
Giustamente Giorgia Meloni ha detto che “non c'è bisogno di rischiare la propria incolumità e di infilarsi in un teatro di guerra per consegnare degli aiuti a Gaza, che il governo italiano e le autorità preposte avrebbero potuto consegnare in poche ore". Se il tema sono gli aiuti, spiega, il governo ha dato "tutta la sua disponibilità perché possano essere consegnati in sicurezza".
Tajani, ha aggiunto Giorgia Meloni, "sta lavorando a un'altra proposta di mediazione, che è consegnare questi aiuti a Cipro al Patriarcato latino di Gerusalemme che si assume la responsabilità di consegnarli. È una proposta sulla quale mi pare ci sia il consenso del governo cipriota, del governo israeliano, ovviamente del governo italiano", prosegue, ammonendo che "stiamo aspettando una risposta dalla flottiglia".
Meloni ha poi fatto alcune domande che, dopo l’articolo di Giulia Sorrentino, paiono avere una risposta: "Qual è l'alternativa se non si accetta questa proposta? Forzare il blocco navale di Israele? Mandare le navi della Marina militare e dichiarare guerra a Israele?”.
Il ministro Guido Crosetto, nella sua informativa alla Camera ha detto che "continueremo a lavorare perché non accada nessun incidente alla Flotilla” e ha aggiunto che “noi non siamo in grado fuori dalle acque internazionali a garantire la sicurezza delle imbarcazioni”.
Ci mancherebbe di fare guerra a Israele per proteggere le barche di Hamas, se, quel che scrive Giulia Sorrentino ha fondamento, cosa che riteniamo certa, vista la serietà della collega e del suo giornale.
"Noi - ha sottolineato il ministro - siamo lì a tutelare i cittadini italiani come lo siamo stati, come lo sono le navi della Marina militare quando ci sono situazioni di pericolo nel Mar Libico, per i pescatori italiani, quando si avvicinano troppo alla costa libica”.
Paragonare Flotilla ai pescatori è chiaramente funambolismo politico non condivisibile.
Ieri Il Fatto Quotidiano scriveva che Nella notte tra martedì 23 e mercoledì 24 settembre, mentre alcune barche della Global Sumud Flotilla venivano attaccate da ordigni assordanti e incendiari non meglio identificati, “a un chilometro di altezza sopra le vele della flotta di attivisti filopalestinesi volava un drone della Guardia Costiera Greca”.
“Il tracciamento – aggiunge Il Fatto Quotidiano - è disponibile sul servizio online Flitghtradar24, e mostra, a partire da circa mezzanotte ora italiana, un aereo senza pilota registrato col codice UC-02 seguire un tragitto geometrico di ricognizione sopra un punto al largo delle coste di Creta, visibilmente. È l’unico aereo, salvo due velivoli di compagnie commerciali, in volo in quell’area, a quell’ora. Compare nel tracciato di Flightradar solo a un certo punto, mentre già è in volo sopra il mare (la partenza non è risultata tracciabile). Sono intorno alle 23 ora italiana, e il drone resta nell’area dove presumibilmente è avvenuto l’attacco diverse ore, prima di muoversi verso Creta”.
A che gioco giochiamo? È mai possibile che i nostri Servizi, in collaborazione con chi vogliono e sanno, non riescano a stabilire, finalmente, la verità su chi sta conducendo una squadra di imbarcazioni a forzare il blocco navale di Israele, con tutto quel che ne può conseguire? Se dietro c’è davvero Hamas, allora altro che proteggere, le coperture e le responsabilità vanno denunciate, perché Flottilla si configurerebbe come una spedizione di terroristi.