Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Non c’è peggior muto di chi ciarla invano, in continuazione, senza che le sue parole abbiano un senso.
Se mettiamo insieme i tre peggiori difetti sopraelencati, possiamo tracciare l’immagine dei leader dell’Unione Europea, ormai maschere tragiche nel teatrino osceno delle finzioni.
Lor signori e signore fingono di non sentire, di non vedere, che gli Stati Uniti d’America non si sognano, nemmeno lontanamente, di confliggere con la Russia di Vladimir Putin e che non hanno la minima intenzione di autorizzare la Nato a intervenire nel conflitto ucraino.
Chiacchierano, dichiarano, ciarlano, starnazzano, ma non prendono atto della realtà.
E la realtà è che dopo il vociare degli estoni di Kaja Kallas per gli sconfinamenti degli aerei russi nei cieli del Baltico il Pentagono ha messo in guardia i diplomatici europei sul fatto che gli Stati Uniti hanno intenzione di tagliare parte dell'assistenza di sicurezza a Lettonia, Lituania ed Estonia, i Paesi Baltici confinanti con la Russia. Lo riporta Reuters citando alcune fonti, secondo le quali il Pentagono avrebbe detto all'Europa che deve essere meno dipendente dagli Stati Uniti e che sotto la presidenza Trump gli Stati Uniti avrebbero spostato la loro attenzione ad altre priorità.
Più chiaro di così. La tempistica conta. Continuate a ciarlare? La conseguenza è che vi togliamo la protezione. Ciarlate da soli, se ne siete capaci.
È pur vero che Donald Trump ha detto, imbarcandosi sull’Air Force One: "Sosterrò Polonia e Baltici in caso aggressione russa", ma come si può ben vedere, per ora, di aggressioni russe ai Baltici non se ne vedono.
Si vede, invece, ben altro. Secondo quanto riporta The Atlantic, gli Stati Uniti stanno lentamente sospendendo alcune vendite di armi all'Europa nell'ambito dell'agenda dell'America Fist, con il Pentagono che preferisce rafforzare le sue scorte.
Il magazine cita il caso della Danimarca che era vicina all'acquisto di armi americane quando il Pentagono è apparso perdere interesse. In una telefonata all'inizio del mese, il funzionario politico più alto in grado del Pentagono, Elbridge Colby, aveva spiegato di non credere nel valore delle vendite di alcune armi e che non gli piaceva l'idea di vendere Patriots alla Danimarca perché gli Stati Uniti ne erano carenti.
Il taglio alle vendite non ha riguardato solo la Danimarca. Il Pentagono avrebbe infatti identificato delle armi di cui gli Stati Uniti sono carenti e sta bloccando le nuove richieste provenienti dall'Europa per questo tipo di armi. Non è chiaro, riporta The Atlantic, quante e quali tipi di armi siano state identificate e quanto a lungo durerà la pausa delle vendite.
Lo starnazzare continuo di chi vuole a tutti i costi far entrare la Nato nel conflitto ucraino ha prodotto questi risultati.
Nel frattempo Volodymyr Zelensky ha messo a nudo le cialtronaggini europee.
Nell’arsenale che la Russia ha usato contro l’Ucraina, ha detto Zelensky, sono stati rinvenuti oltre 132 mila componenti stranieri provenienti da molti Paesi: “Europa, Stati Uniti, Giappone e decine di altri”.
Zelensky ha poi messo in linea il solito ritornello: “La Russia deve subire le conseguenze delle sue azioni. È necessaria una risposta adeguata per costringerla a cercare la pace. Ciò può essere ottenuto con un’adeguata forza del nostro esercito, con le nostre capacità di attacco a lungo raggio e con forti sanzioni e pressioni contro la Russia”. Ad un certo punto Zelensky ha cantato chiaro: “In questo momento, ci stiamo difendendo dagli attacchi russi quasi ogni giorno. Solo questa settimana sono stati lanciati più di 1.500 droni, oltre 1.280 bombe aeree guidate e 50 missili di vario tipo. In questo arsenale sono stati rinvenuti migliaia di componenti stranieri – più di 132 mila pezzi – provenienti da molti paesi: Europa, Stati Uniti, Cina, Giappone e decine di altri. Tutte queste tecnologie aiutano la Russia a creare armi su larga scala. Tutto per terrorizzare il nostro popolo”.
Cantato chiaro a lor signori che mentre chiacchierano vendono componenti alla Russia, Zelensky ha poi ripreso il ritornello: “Se la Russia non viene fermata, questo diventerà sicuramente una minaccia per i Paesi europei e dell’Indo-Pacifico. Sanzioni severe sono uno strumento che contribuirà a fermare tutto questo”.
Cosa abbia a che fare la Russia con l’Indo-Pacifico è da capire, ma Zelensky, evidentemente, ha una visuale molto larga, così come ha delle ricette risolutive: “Dobbiamo bloccare tutte le possibili vie di rifornimento e i mezzi per eludere le sanzioni, ed esercitare pressioni sui Paesi e sulle singole aziende che li aiutano. I nostri partner hanno questo potere: il potere che deve proteggere la vita. Contiamo sul fatto che il 19mo pacchetto di sanzioni dell’Ue sia davvero doloroso e che gli Stati Uniti si uniscano agli europei”.
Il 19° pacchetto di sanzioni è come gli altri 18, ossia inutile e funzionale solo alle chiacchiere dei politici decotti di un’Unione Europea ormai cadavere che cammina.
Nel frattempo Putin fa sapere, per il tramite del portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov di continuare ad essere interessato a risolvere la situazione in Ucraina attraverso una soluzione negoziale. Lo ha detto il.
Putin, “come Trump - ha detto Peskov - mantiene il suo interesse e la sua apertura a portare l’intera situazione ucraina sulla strada di una risoluzione pacifica. Ci aspettiamo che gli Stati Uniti e il presidente Trump personalmente si impegnino per contribuire alla questione. Poi vedremo cosa ne verrà fuori”.
Per Peskov il Regno Unito è in testa al fronte dei sostenitori della guerra.
L’intenzione dell’Occidente di continuare a fare pressione sulla Russia non contribuisce al raggiungimento di un accordo, ha detto Peskov. “Al presidente Trump – ha detto Peskov - è stato probabilmente detto molto nel Regno Unito sui piani” di Londra “di continuare a fare pressione sulla Russia, di continuare a rafforzare le sanzioni illegali, di continuare a reprimere la Russia in ogni modo. Questo non è ciò che contribuisce a un accordo”.
Aprire occhi e orecchi, ciarlare meno, cercare di capire dovrebbe essere finalmente all’ordine del giorno, ma chiederlo ai membri della morente leadership europea è chiedere davvero troppo.