Scrive Giubbe Roose, canale Telegram: “Così, un po’ a sorpresa, quando forse ormai in pochi se lo sarebbero aspettato, viene pubblicato - e per di più su una rivista autorevole come Circulation - uno studio davvero imponente, anglo-islandese (che include peraltro anche un autore italiano), che caratterizza in clinica e in un modello animale il meccanismo che causerebbe la miocardite da vaccino COVID-19a RNA.
Riferisce Giubbe Rosse che “le cellule T di pazienti con miopericardite acuta riconoscono epitopi Spike codificati dal vaccino omologhi a quelli delle proteine cardiache. Uno di questi epitopi, che mima una sequenza amminoacidica di un canale del K+ espresso dai cardiomiociti, ha indotto miopericardite acuta nei topi. Quando sono state analizzate le risposte funzionali al canale Kv2, i pazienti con miopericardite acuta dopo la vaccinazione con RNA, ma non i pazienti con COVID-19, hanno mostrato un pattern espanso di produzione di citochine simile a quello osservato nei topi con miopericardite acuta e nella miocardite autoimmune. Fondamentalmente, l’autoimmunità delle cellule T segrega nei linfociti T che esprimono cMet (fattore di transizione epiteliale c-mesenchimale) cardiotropico ed è prevenuta dall’inibizione di cMet, suggerendo che l’imprinting cardiaco, consentito dalla biodistribuzione unica del vaccino a RNA, sia necessario per lo sviluppo di miopericardite acuta”.
In altri termini, il meccanismo promosso in questo studio sarebbe legato alla somiglianza tra un pezzo di Spike e un pezzo di proteina cardiaca che svolge la funzione di canale per il potassio. Molto interessante il fatto che la medesima risposta immunitaria si nota nelle persone con COVID-19, ma in costoro non si manifesta miopericardite acuta. Ipotizzano gli autori che, oltre alla somiglianza molecolare siano in gioco altri fattori tra cui la biodistribuzione sistemica del vaccino, che viene iniettato, diversa e di regola molto più estesa e penetrante di quella del virus, che viene inalato, nonché fattori, forse, anche di natura immunologica e genetica. A dire, insomma, che con qualche ulteriore ricerca forse si potrebbero identificare marcatori indicativi delle persone a maggior rischio di sviluppare miopericardite acuta da vaccino. E comunque, con buona pace dei grandi studi epidemiologici che ammoniscono sul maggior rischio di miopericardite acuta dopo COVID-19 rispetto al vaccino, questa ricerca pare suggerire cose diverse.







