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POLITICA

TORNARE AL SISTEMA ELETTORALE PROPORZIONALE

TORNARE AL SISTEMA ELETTORALE PROPORZIONALE

Con questo articolo non vorrei essere considerato pessimista ma voglio solo essere realista, ritornando su concetti che ritengo siano ancora tutti evidenti e pochi o nessuno, a parer mio, li affronta con la giusta dimensione.

Come si può pensare di vivere nella società, come quella attuale, in cui il rispetto per la persona viene continuamente leso e dove la precarietà del lavoro è spesso accompagnata dal cinico licenziamento di tanta parte di lavoratori, ovvero come le condizioni inumane per tanti immigrati possono essere continuamente vissute come normali o quando la popolazione, lasciata sola ed esasperata, si ribella alla violenza e alla delinquenza e si scontra con queste persone, dopo aver chiesto invano allo Stato di essere tutelata.

Solo, quando succede un atto clamoroso, ci si accorge del problema e si scrivono pagine dei media, condannando o giustificando, senza mai affrontare il problema sul perché siano nati questi fenomeni e sul perché non si è fatto niente fino al caso concreto che ha fatto esplodere il problema.

Licenziamenti, morti sul lavoro, emarginazione, violenza, stupri, femminicidi,  degrado, divisioni fanno parte dell’attuale modernità. La logica della competizione estrema ha tolto qualsiasi valore di solidarietà e di coesione. L’altro è visto spesso come nemico. L’individualismo impera con la sua logica di affermazione che prevale su qualsiasi altro individuo con ogni mezzo. Come pure c’è una parte di emarginati, per lo più extracomunitari, che si riuniscono in bande e fanno disastri nell città.

L’affermazione di un modello economico unico, sembrava aver sgombrato il campo, dopo uno scontro titanico, durato oltre mezzo secolo, da ogni ulteriore dialettica sui rapporti di forza all’interno della società.

In quell’epoca di naufragio delle ideologie e di tutto quello che avevano rappresentato, si è coniata in fretta un’ideologia inedita che declassava impietosamente al rango di “lacci e lacciuoli” tutto ciò che si opponeva al libero gioco dell’economia e della finanza.

Si sono aperti così nuovi scenari economici, con la finanziarizzazione dell’economia, e con nuovi raggruppamenti politici, con la destra che ha vinto non solo in Italia. Ma bisogna reagire con un’ottica di chi non vuole distruggere, ma vuole ricostruire con l’ambizione di ricreare regole, etica, solidarietà fra le persone.

La forte riduzione della distribuzione della ricchezza, il rallentamento del credito, la contrazione della fiducia dei consumatori e delle imprese hanno frenato la domanda e la produzione nell’economie europee, dove si sono registrano significative perdite di posti di lavoro.

Le fasi di cambiamenti, anche se difficili, non si risolvono opponendosi, ma affrontandole senza tabù, con spirito costruttivo, per creare tutti insieme, opportunità di crescita e di sviluppo.

Esistono oggi grosse fasce di popolazione che vivono in uno stato di disuguaglianza, che tendo sempre più a crescere e la politica non ha creato anticorpi necessari per evitare che le leggi di mercato potessero coincidere con le antiche leggi della giungla, In questo modo l’umanità rischia sempre più di ritrovarsi proiettata indietro di secoli.

Guardiamo all’Italia. La politica è stata limitata, non solo dal neo liberismo ma anche attraverso un azzardato cambio di sistema elettorale. Eppure, la storia ci doveva  ricordare che il Regno d’Italia ebbe un sistema elettorale maggioritario, che permetteva la prosecuzione di un equilibrio sociale, basato su èliterismo e ridotti spazi democratici.

Negli ultimi decenni la Repubblica italiana con il sistema elettorale di nuovo maggioritario ha voluto proiettarsi nel passato. Sembra evidente che si sono voluti ulteriormente ridurre gli spazi di partecipazione e di scelta del ceto politico e ripristinare èliterismi, magari diversi, per poter governare una fase di cambiamento profondo senza troppi ostacoli democratici.

Le parole possono sembrare grossolane o pesanti, ma sono quelle più appropriate alla fase storica che stiamo vivendo. E in questo momento una delle battaglie politiche e sociali più importanti da fare, in una fase di pensiero unico e di conformismo, è quella di svegliare le coscienze e ridare voce ai cittadini, per riprendere, così, spazi per la partecipazione democratica.

Il discrimine tra la conservazione e il progresso è quello di stare dalla parte del più deboli. Un modello di società condiviso si deve solo rivelare grazie alla ripresa dell’esercizio del pensiero libero e del confronto su modelli diversi che riflettano su quale società si vuole affermare.

Una società dove le leggi che si elaborano dalla politica devono essere vissute con partecipazione dai cittadini che debbono sentirsi protagonisti dei cambiamenti e non tornare a vivere come sudditi sui quali vengono imposte.

Certamente mi si può accusare di parlare in astratto, soprattutto se continuo a credere ancora nella funzione politica e sociale che viene dalle idee, dai progetti e dalle idealità.

Ma proprio per essere concreto, penso, che la scelta che bisogna fare, oltre a tornare al sistema elettorale proporzionale, è quella di tentare di aggregare, non solo per rivendicare, peraltro giustamente, equità sociale, ma anche perché si debba indicare un orizzonte di aspirazione e promozione dell’uomo

Il bipolarismo politico in Italia ha diviso il paese in due opposti. Questa contrapposizione si è accentuata e può produrre eventuali rischi di pericolosi ritorni a un passato di scontri e violenza.

Dobbiamo stare tutti attenti, si dimentica che una società riesce a mantenere un minimo di coesione sociale se vi è uno spazio non solo di rappresentanza per tutti, ma anche se questa rappresentanza sociale si trasforma in una vera partecipazione. 

È necessario un cambiamento culturale nel modo di fare e pensare delle forze politiche e sociali, pena un imbarbarimento sempre maggiore della vita politica.

Il potere e lo scontro di interessi non sono, di per sé, né buoni né cattivi. Il problema è come esprimerlo e mediarlo nelle relazioni sociali, come usarlo per il bene comune.

Il rapporto fra potere e giustizia sociale è in sostanza il punto focale della partecipazione, per renderla più esplicitamente istituzionale, per questo è convinzione che l’impegno di tutti non può che essere rivolto a ricercare soluzioni di dialogo, fra le diverse componenti sociali e politiche, e di partecipazione in modo da costruire un progetto unitario.

In una società che ha trasformato esigenze e bisogni dei cittadini, il problema è come mantenere in essa un equilibrio sociale adeguato. Infatti, senza soggetti che ristimolino la militanza e la partecipazione e che rappresentino e garantiscono tutti gli interessi difficilmente l’attuale politica riuscirà a raggiungere tale equilibrio.

Certamente il mondo è cambiato, ma individuare strategie che rendano anche internazionali le battaglie per i diritti dell’uomo e il rispetto della persona in tutti i campi, della sua volontà di affermarsi è non solo importante, ma anche dirompente rispetto a un sistema che considera l’individuo come un numero e niente altro.

Quando si propone questo ragionamento si è considerato sognatore o utopista e, comunque, al fuori della realtà, perché, invece, la vita per i più è fatta di cose concrete che possano risolversi facilmente nella quotidianità. 

Per me c’è ancora la possibilità di ricreare condizioni in cui si possa di nuovo coniugare pluralismo e democrazia, ma anche capacità di confrontarsi con tutti, senza pregiudizi e soprattutto riconoscere che il pensiero e l’azione si evolvono sempre collegandosi all’attualità, nel contesto, però, della propria impostazione ideale, senza voler accettare dogmi o egemonie e soprattutto senza volerle imporle agli altri.

Si è forti solo con le idee e solo se esse, attraverso il confronto e la libertà di espressione, diventano idee generalmente condivise. Basta volerlo!

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