L'architettura fragile del potere europeo: etica, leadership e la prova dell'integrità
“Pochi vedono ciò che noi siamo, tutti vedono ciò che sembriamo.”
— Niccolò Machiavelli, Il Principe
Il potere non è mai una destinazione finale, ma un incessante transito tra ambizione, realizzazione e, ineluttabilmente, giudizio. La notizia dei recenti fermi e delle perquisizioni che hanno coinvolto l'ex Alta Rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, e altre figure di spicco come l'ex ambasciatore Stefano Sannino, non è soltanto un fatto di cronaca giudiziaria, ma un sismografo che registra le scosse profonde che attraversano l'Architettura istituzionale europea. L'accusa di presunta frode su programmi di formazione finanziati dall'UE getta un'ombra sull'integrità di carriere che rappresentano l'apice della diplomazia e della politica continentale, ponendo l'attenzione sulla gestione dei fondi e l'etica della leadership.
La parabola politica di Federica Mogherini è stata, fino a questo momento, un esempio fulgido di ascesa rapida e di successo ininterrotto, tipico di una generazione di dirigenti formatasi nella sinistra italiana. Dalla militanza giovanile nella Fgci e nella Sinistra giovanile, attraverso la struttura dei Democratici di Sinistra e l'impegno sui dossier esteri (Iraq, Afghanistan, Medio Oriente). Il suo ruolo di assistente di Walter Veltroni al Comune di Roma, e successivamente il percorso all'interno della segreteria del Partito Democratico con Dario Franceschini, le hanno offerto l'occasione per salire in alto.
La svolta decisiva avviene nel 2014, quando Matteo Renzi la nomina ministro degli Esteri, un trampolino di lancio che la proietta in pochi mesi sulla scena europea. La nomina ad Alto Rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza (Alto Rappresentante/Vicepresidente della Commissione Juncker), prima italiana a ricoprire tale carica, è stata la consacrazione di una carriera. In quel ruolo, Mogherini è stata di fatto la "ministra degli Esteri" di un continente intero, guidando il Servizio Europeo per l'Azione Esterna (SEAE), coordinando la diplomazia dei 28 Paesi membri e rappresentando l'Unione nei contesti internazionali più delicati, dall'accordo sul nucleare iraniano al processo di pace in Medio Oriente. La sua leadership ha dovuto destreggiarsi tra la difficile coesione degli Stati membri e le crescenti sfide geopolitiche, guadagnandosi un posto di rilievo nella storia della diplomazia comunitaria.
Terminato il mandato a Bruxelles nel 2019, la sua carriera ha intrapreso una nuova fase, segnatamente accademica: rettrice del Collegio d'Europa a Bruges, la rinomata scuola di alta formazione per la futura classe dirigente europea. Una posizione che non è solo onorifica, ma centrale nella costruzione dell'identità e delle competenze europee. È proprio in questo contesto post-politico che l'indagine giudiziaria ha colpito, focalizzandosi su presunte irregolarità nella gestione di fondi destinati a programmi di formazione. Il Collegio d'Europa, insieme al Servizio per l’azione esterna dell’UE (SEAE), è finito sotto la lente d'ingrandimento, con l'accusa di frode sui programmi finanziati dall'UE.
Le indagini, come riportato da fonti giornalistiche quali Le Soir, toccano un nervo scoperto dell'Unione: la gestione dei fondi comunitari e la catena di responsabilità che ne consegue. Quando i sospetti di mala gestio o frode riguardano figure che hanno detenuto e detengono un'autorità così elevata, l'impatto va oltre il mero reato. Si apre una crisi di fiducia che mina la credibilità dell'intera Architettura istituzionale. L'Unione Europea, impegnata in un costante sforzo per affermare la sua rilevanza globale e la sua coesione interna, non può permettersi crepe sul fronte dell'integrità. Ogni scandalo, anche se limitato a specifici programmi o progetti, viene amplificato dal ruolo pubblico degli indagati, trasformando l'azione giudiziaria in un caso politico-mediatico con ripercussioni internazionali.
Il caso Mogherini, in attesa che la giustizia faccia il suo corso e che venga chiarita la posizione di tutti i fermati, si inserisce in un contesto più ampio di crescente scrutinio sulle élite europee, un fenomeno non nuovo, ma che ha assunto particolare intensità negli ultimi anni, si pensi al Qatargate. La pressione sulla leadership europea è duplice: da un lato, l'esigenza di mostrare unità e forza in un mondo sempre più frammentato; dall'altro, la necessità imperativa di dimostrare trasparenza e uso impeccabile delle risorse pubbliche, soprattutto in un momento storico in cui i movimenti euroscettici fanno leva su ogni presunto fallimento etico o amministrativo.
Per i cittadini europei, la fiducia nelle istituzioni è un prerequisito fondamentale. L'impiego dei fondi europei, destinati a rafforzare la coesione, la sicurezza e la formazione della futura classe dirigente, deve essere al di sopra di ogni sospetto. I programmi di formazione, in particolare, rappresentano l'investimento più importante dell'UE sul futuro. Se l'accusa di frode sui fondi destinati a queste iniziative dovesse trovare conferma, il danno non sarebbe solo finanziario, ma toccherebbe l'essenza stessa della missione educativa e diplomatica dell'Unione.
La prova che attende gli organismi investigativi e, di riflesso, l'intero sistema comunitario, è quella di garantire un'indagine equa, rapida e senza sconti. È necessario che l'UE dimostri di possedere gli anticorpi sufficienti per affrontare la corruzione o la frode ai massimi livelli, senza che la protezione della sua immagine prevalga sulla verità. La difesa dell'integrità della sua classe dirigente è, in ultima analisi, la difesa della sua stessa sopravvivenza e della sua legittimità democratica. La caduta di una figura come Mogherini, se le accuse dovessero essere confermate, segnerebbe non solo un tragico epilogo personale, ma un monito severo per tutti coloro che detengono la responsabilità della res publica a livello continentale. L'Architettura del Potere Europeo è forte, ma la sua fragilità risiede sempre e solo nell'etica di coloro che la sostengono.








