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OPINIONI

QUIRINALE, C'È QUALCHE FUNZIONARIO POLITICIZZATO

QUIRINALE, C'È QUALCHE FUNZIONARIO POLITICIZZATO

L’incontro Mattarella-Meloni di mercoledì non ha chiuso il caso Garofani. Non lo ha chiuso benché si sia concluso, in apparenza, con i tarallucci e vino di una dichiarazione di Palazzo Chigi con cui si rassicura che “non esiste uno scontro istituzionale” e che c’è invece, una “sintonia isituzionale” tra il Quirinale e Palazzo Chigi.

E ci mancherebbe! Nessuno finora ne ha dubitato e può dubitarlo! Non lo ha chiuso anche perché lo stesso comunicato Palazzo Chigi ha insistito nell’esprimere “rammarico” per le esternazioni e gli auspici di Garofani rivelate martedì dal giornale La Verità di Belpietro.

Il che vuol dire che Giorgia Meloni chiede due cose precise: le dimissioni di Garofani e le scuse del Quirinale al giornale di Belpietro accusato dal Quirinale di avere fatto ricostruzioni ridicole ma che poi sono state confermate dallo stesso Garofani.A quanto sembra Mattarella non ha intenzione di fare nessuna delle due cose.

È evidente che al fondo delle richieste implicite (non esplicitate) di Meloni c’è un dubbio aperto dallo stesso caso.
Il dubbio è che esista al Quirinale un gruppo di funzionari molto politicizzatii che potrebbero aspirare a giocare un ruolo politico, all’ombra del Capo dello Stato. Per esempio, incontrando personaggi di rilievo per fini politici non istituzionali, magari lasciando intendere loro di parlare ed agire a nome e per conto del Presidente, e costruendo così ponti e interrelazioni tra loro in vista di un obbiettivo politico comune: la caduta del governo di centro destra e la formazione di una nuoiva maggioranza.

Il Presidente potrebbe restare addirittura e realmente all’oscuto - o almeno ufficialmente ignaro- delle manovre e trame politiche dei suoi più intriganti funzionari
È finora una supposizione, avanzata chiaramente dallo stesso giornale di Belpietro, ma che si basa su una concreta possibilità.

“Erano solo chiacchiere in libertà tra amici”- ha minimizzato Garofani solo mercoledì, (dopo un giorno di imperdonabile silenzio) al Corriere della Sera, tenendo però ad aggiungere di essere stato “sempre convintamente al servizio” del presidente Mattarella. “Al servizio dell’istituzione” - ha subito dopo precisato opportunamente.

Ci si chiede: non è lecito supporre che lo stesso tipo di auspici egli esprima nel corso di suoi incontri con personaggi politici, delle istituzioni, del mondo imprenditoriale eccetera? Per esempio: cosa dice quando incontra, come - secondo il giornale La Verità fa di frequente- l’ex direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini?

È un caso che Ruffini venga da tempo indicato da varie fonti (tra cui La Verità) come il possibile leader di un’ammucchiata centrista, ma aperta a sinistra, che potrebbe attrarre Forza Italia e sfidare Meloni alle prossime elezioni politiche del 2027?

Proprio di questi aupici lo ha accusato il giornale di Belpietro. E Garofani non li ha smentiti, ma anzi li ha poi (con ritardo) confermati.

Si pone anche un’altra inquietante domanda: quando Garofani esterna i suoi auspici anti-meloniani a cena con i suoi amici (come egli stesso ha ammesso), o con personaggi di rilievo poltico (come supponiamo), si sente “sempre convintamente al servizio” del Presidente Mattarella, come ha detto? O lo fa a sua insaputa e magari contro la sua volontà?

La verità è che con le sue esternazioni Garofani ha aperto uno squarcio inquietante su alcuni funzionari del Quirinale e ha dato la stura a dubbi seri sul ruolo del Quirinale, inteso soprattutto come staff di alti funzionari.

Questi dubbi esigono le dimissioni di Garofani. Esse sono dunque necessarie non solo per il suo auspicio di un “provvidenziale scossone” politico per fermare Giorgia Meloni in vista delle elezioni politiche del 2027, rivelato dal giornale La Verità e poi confermato dallo stesso Garofani. Il che già sarebbe sufficiente dato il suo ruolo funzionario e istituzionale.

È soprattutto per dissipare quei dubbi “abissali” che sarebbe in effetti opportuno che Mattarella chiedesse a Garofani le sue dimissioni, cosa che evidentemente non vuole fare. Ci sarebbe da chiedersi il perché, dato che Mattarella avrebbe anche un’altra ragione quasi “personale” per esigere le dimissioni di Garofani.

Nella tarda mattina di martedì, infatti, “il Quirinale” ha emesso un durissimo comunicato in cui si dichiarava “sorpreso” della richiesta avanzata del capogruppo di FDI alla Camera, Galeazzo Bignami, di una smentita (da parte di Garofani) deile sue esternazioni riportate dal giornale di Belpietro e definiva “ridicole” le ricostruzioni del giornale. Ebbene, il giorno successivo il Corriere della sera è uscito con un’intervista in cui lo stesso Garofani ammetteva implicitamente che quelle ricostruzioni erano veritiere. È stato Garofani stesso ad indurre in errore per un giorno intero il Quirinale e poi a smentire il suo comunicato.

“Il Quirinale” ora dovrebbe porgere le sue scuse al giornale e a Belpietro dopo essere stato indotto in errore dall’ambiguità (durata un intero giorno) di Garofani. Non vogliamo argomentare su come e da chi sia stato escogitato l’infelice comunicato del Quirinale. Supponiamo che comunque debba essere attribuito alla responsabilità più o meno diretta del Presidente.

Comunque “il Quirinale” ha fatto una non impeccabile figura e dovrebbe non solo far dimetttere Garofani (e forse anche qualche altro suo collega) ma anche rettificare  le critiche a Belpietro ed al suo giornale.

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