Solo chiacchiere in libertà tra amici dice il Consigliere del Quirinale Garofani circa il presunto “piano anti Meloni”. Dunque Maurizio Belpietro non ha sognato. Qualcosa c’è. Resta da sapere con precisione cosa abbia detto (e capirne il senso) Garofani, sia pure tra amici. Perché, se le cose scritte nel giornale fossero esatte, senza ridondanze, la questione – sarà pure tra amici - presenterebbe non poche ombre.
Credo sia intanto giusto prendere atto delle affermazioni che, in risposta a quanto sollevato dal capogruppo alla Camera di Fratelli di Italia, l’interessato ha espresso sostenendo di «aver dimostrato con i fatti l'assoluto rispetto per le istituzioni, in tutti i ruoli che ho ricoperto». E, se mai, solo rimproverargli, proprio in virtù del suo ruolo, che anche tra amici occorre essere trasparente. E anche di fare a meno di qualche personale giudizio. In ogni caso la richiesta smentita è arrivata. E per me la presunzione di innocenza vale sempre e comunque.
Credo invece sia profondamente ingiusto limitarsi a ripetere a Meloni la litania del “ venga a riferire”. L’affermazione del Quirinale - che si sarebbe cioè voluto (testuale) “dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica, costruito sconfinando nel ridicolo” - non può restare a mezz’aria. E non può essere Meloni a chiarirla. Perché quella dichiarazione pesa - sull’intorbidamento della politica - molto di più della richiesta di smentite.
“Ennesimo attacco”? Quali gli altri? Quando? Denunciati? E se no, perché? “Alla Presidenza della Repubblica” esprime un oggetto vago, che non può rimanere tale. Si parla del Presidente, ovvero della struttura, ovvero degli ambienti collegati? Inoltre “Costruita” significa: basata su niente (e non è vero); o amplificando e strumentalizzando qualcosa di “innocente”?
Ed infine “sconfinando nel ridicolo”. Dissento profondamente. Credo profondamente sbagliato aver sollevato la questione in sede Parlamentare: che ci fosse dentro tanta propaganda è chiaro come il sole. Ma che la questione non possa ritenersi “ridicola” lo testimoniano i dubbi sul comportamento del Presidente Scalfari sia all’epoca di tangentopoli (ancora non si è chiarito quel suo “non ci sto”); e poi all’epoca di Berlusconi (come sostiene il cardinale Ruini); ed anche il ruolo di Napolitano circa le “stranezze” legate alla caduta del governo Berlusconi – il golpe bianco – sostituito da Mario Monti, una persona - che era stata richiesta come “rimedio” da parte dell’ ”estero” - che solo una settimana prima, nel pieno dello scontro tra Italia, Francia e Germania, era stato “opportunamente” eletto senatore a vita. E salto a piè pari il vecchio “tintinnar di sciabole” di Nenni e le esternazioni di Cossiga.
Che vi siano state più volte interventi “attivi” nella politica – e sui governi - da parte della Presidenza della Repubblica è lapalissiano. Non credo che, come per tanta parte della politica e delle Istituzioni, anche sulla Presidenza della Repubblica si possa accettare di mantenere a mezz’aria il nauseabondo fumo del sospetto.
Meloni venga a riferire? Bene. E dopo però non ci si fermi alle scontate quattro grida di manzoniana memoria. Non possiamo permettercelo.







