di Vito Schepisi
Sempre più raramente qualche radicale ricorda d'esserlo stato.
Benedetto della Vedova ricorda d'esserlo ancora, mentre Magi di + Europa (nuova denominazione del Partito Radicale) non è pervenuto, anzi è schierato sul "NO" al Referendum confermativo sulla separazione delle carriere dei magistrati.
Della Vedova rilancia anche sulla "responsabilità civile dei giudici", mentre Magi ... sempre non pervenuto!
In Politica essere radicali significa essere liberali e libertari, "senza se e senza ma".
Per i radicali la politica è la difesa dei diritti civili, del rispetto e della dignità degli esseri umani.
L'idea che Pannella pensò, transpartitica e transnazionale, era metapolitica, senza dogmi, senza violenza e senza pregiudizi.
Era! Ora non si sa!
Ora appare soltanto come un modo per guadagnare qualche seggio in Parlamento, utilizzando un'idea non più rappresentata.
E' per questo che vedere oggi i radicali a fianco dei violenti, degli idealisti dogmatici, e delle frange ingabbiate ideologicamente, dà l'idea del danno provocato alla libertà di pensiero dalla degenerazione massimalista.
Il pluralismo per Pannella era una bandiera, come non era solo uno slogan quello che chiedeva una "Giustizia Giusta".
I Radicali, nel passato, in Italia, non sono mai stati populisti, ma pragmatici, controcorrente, realisti e coraggiosi.
Una militante missione laica, quella radicale, spesso in un contesto di certezze granitiche.
Ora non si riconoscono più!
Quando si veleggia in balia del vento e senza riferimenti, non solo si perde la rotta, e disorientati ci si disperde, ma si resta sbattuti dalle onde senza che si raggiunga la meta.
La laicità dello Stato, la democrazia ed i valori della libertà erano i capisaldi delle politiche "liberali e libertarie" dei radicali che si conoscevano.
Temuti dai dogmatici, difficilmente sopportati dai clericali, mentre per coerenza e persistenza erano ammirati da laici, dai riformisti e dai liberali.
Ammirati, per coerenza e persistenza, anche quando non se ne condivideva del tutto il fine ed il percorso.
Essere liberali nei modi, coi tempi che corrono, è obiettivamente difficile, ma anche assolutamente dignitoso.
Oggi fa specie vedere i radicali (+ Europa) schierati a fianco dei violenti e di coloro che sostengono l’antisemitismo e le derive giudiziarie, ovvero che si schierano a fianco dell'uso diffamatorio e scandalistico dell'informazione.
In politica, il termine "radicale" si riferisce a chi di batte per introdurre riforme profonde nella società; si riferisce a chi si batte per i diritti civili e per la laicità dello Stato.
Ed il sistema di riferimento è stato sempre perfettamente in linea con la Costituzione democratica e liberale.
Essere radicale una volta significava essere dalla parte dei deboli che reclamavano attenzione e diritti.
Ora? ... ora non si sa dove siano andati a finire!
Le politiche radicali si sono sempre allineate a posizioni progressiste, liberali e libertarie.
Storicamente, infatti, con "radicale" s'è inteso identificare quei movimenti politici che sostenevano una trasformazione della società e delle istituzioni.
Ora li trovi dalla parte di chi reagisce per difendere i privilegi delle caste.
L'aggettivo radicale, invero, è stato anche associato alla sinistra parlamentare, intellettuale e/o extraparlamentare, ma non sempre per "radicale" tra sostantivo ed aggettivo c'è stata coincidenza ideale.
Se i principi chiave del radicalismo includono la difesa dei diritti civili ed umani degli uomini, la laicità dello Stato ed il sistema del pluralismo democratico, con l'attuale gestione politica di + Europa, purtroppo, s'è persa del tutto l'anima storica e la tradizione liberale del Partito della Rosa in Pugno.
E' un pezzo della Storia d'Italia che è stato stracciato (e non solo ndr)!







