Fascisti 2.0, compagni da tastiera e profeti di Gaza: il nuovo branco degli opposti identici
Dicono di odiarsi. Destra estrema e sinistra rivoluzionaria. Fascisti 2.0 e compagni da tastiera. Ultrà dell’identità nazionale e sacerdoti della lotta palestinese trasformata in religione politica. Ma basta scrostare i simboli e osservare i nervi scoperti sotto la pelle: sono lo stesso corpo mentale in tre divise diverse.
Il nuovo fascista digitale non ha più bisogno di marce notturne. Gli basta una diretta streaming, un hashtag patriottico che suona come un richiamo tribale. Divide il mondo tra popolo puro ed élite corrotta. Odia il pluralismo, ama l’uomo forte. La democrazia? Tollerata finché conferma il suo dogma. Il dissenso? Tradimento. Gli immigrati, i giornalisti, gli intellettuali: tutti elementi contaminanti da silenziare in nome dell’“ordine”.
All’estremo opposto c’è il rivoluzionario radicale, versione social del rivoluzionario romantico. Vive di citazioni decontestualizzate, sogna rivoluzioni senza aver mai conosciuto una vera oppressione. Il mondo è un’arena tra oppressi e oppressori. Gli USA sono sempre il Male. La proprietà privata è un furto. La democrazia parlamentare è degenerazione borghese. Il compromesso è tradimento. La violenza? Se “per il popolo”, diventa redenzione.
Poi c’è il militante propal tossico, quello che ha trasformato Gaza in un totem ideologico e gli attentatori in martiri poetici. Israele non è più un attore politico: è Satana. Hamas non è terrorismo: è “resistenza”. Ogni distinzione tra civili e miliziani viene cancellata. Chi chiede equilibrio è “sionista infiltrato”. La complessità non è prevista. Il sangue diventa estetica di lotta.
Diversi? No. Stesso cervello politico in tre corpi diversi.
Diversi nella bandiera, identici nel cervello politico. Tutti e tre semplificano la realtà in modo binario: noi contro loro. Tutti e tre hanno bisogno di un nemico assoluto per sentirsi vivi. Tutti legittimano la violenza se dichiarata “giusta”. Tutti si nutrono di complottismo: sostituzione etnica, lobby capitaliste, lobby ebraiche. Tutti disprezzano la democrazia perché fatica, compromesso, nuance. Tutti venerano la figura del “puro”: il patriota, il rivoluzionario, il martire.
È l’effetto ferro di cavallo: gli estremi non si respingono, si piegano fino a sfiorarsi. Il fascista digitale sogna ordine, il rivoluzionario sogna sovversione. Ma entrambi vogliono abbattere le strutture attuali per imporre una Verità unica. Il militante propal è l’intersezione perfetta: parla di oppressione, di sangue, di riscatto. Diventa simbolo sia per i nazionalisti (lotta identitaria) che per i radicali (lotta anti-imperialista).
In questo circo ideologico, chi prova a ragionare viene fucilato mentalmente. Se critichi Hamas ma difendi i civili palestinesi sei “schiavo del sionismo”. Se difendi i principi democratici sei “globalista traditore”. Se distingui tra individuo e appartenenza sei “debole”. Se rifiuti l’odio tribale diventi un bersaglio.
Qui non è più una guerra tra destra e sinistra. È una guerra tra chi vive di slogan e chi difende il diritto alla complessità. Gli estremi hanno smesso di essere alternativi. Sono diventati alleati inconsapevoli nella distruzione del pensiero libero. Non vogliono una società migliore: vogliono una società obbediente.
Il loro nemico non è l’avversario ideologico.
Il loro nemico sei tu, se osi pensare fuori dalla tribù.







