All'UE di Mario Draghi è preferibile l'Europa sociale di Mario Bergamo (e Giuseppe Mazzini)
Mario Draghi e coloro i quali tradiranno Bettino Craxi, nel 1992, contribuirono a liquidare quel patrimonio pubblico italiano, che proprio il socialista Craxi tentava invece di salvare, ma invano, dato che, poco dopo, la democratica Prima Repubblica crollò e implose, con il beneplacito dei poteri forti internazionali sorosiani e liberal capitalisti e con quello dei post-comunisti, dei leghisti e dei post-fascisti, anni dopo – guarda un po' - tutti al governo e persino a sostenere il governo Draghi.
Storia nota. Che anche il Presidente Emerito Francesco Cossiga ci ricordò.
Oggi, quel Draghi che ha sostenuto per anni una UE austera e autoreferenziale, non eletta da nessuno, la quale ha ampiamente sostenuto politiche di distruzione dei diritti sociali e dei lavoratori e sanzionato Paesi sovrani, torna a parlare.
Non per dirci, ancora una volta, assurdità quali “volete la pace o i condizionatori accesi”, visto che sono state ampiamente smentite dai fatti, ma per dirci che il mondo è cambiato e che i principi sui quali l'UE si fonda sono sotto attacco.
Quali principi? Quelli già citati?
Ci dice che “abbiamo costruito la nostra prosperità sull'apertura e sul multilateralismo”, ma non ci dice che, in realtà, se aspettavamo una UE appiattita sui desiderata dei governi USA di turno, preda da sempre di una sciocca mentalità da Guerra Fredda, al multilateralismo non ci saremmo mai arrivati.
Ci dice che “abbiamo creduto che la diplomazia potesse essere la base della nostra sicurezza”, ma non ci dice che, se avessimo seguito la via diplomatica, probabilmente il conflitto russo-ucraino non sarebbe mai scoppiato.
E la via diplomatica ce la indicò Silvio Berlusconi (tradito anni dopo dai suoi), nel 2015, scrivendo, in una lettera al Corriere della Sera: “l’assenza dei leader occidentali alle celebrazioni a Mosca per il settantesimo anniversario della Seconda guerra mondiale è la dimostrazione di una miopia dell’Occidente che lascia amareggiato chi, come me, da presidente del Consiglio ha operato incessantemente per riportare la Russia, dopo decenni di Guerra fredda, a far parte dell’Occidente”.
E proseguiva, fra le altre cose, scrivendo: “È vero, con la Russia ci sono delle serie questioni aperte. Per esempio la crisi ucraina. Ma sono problemi che è ridicolo pensare di risolvere senza o contro Mosca. Anche perché in Ucraina coesistono due ragioni altrettanto legittime, quelle del governo di Kiev e quelle della popolazione di lingua, cultura e sentimenti russi. Si tratta di trovare un compromesso sostenibile fra queste ragioni, con Mosca e non contro Mosca”.
Egli peraltro, nel febbraio 2023, affermò: “Io a parlare con Zelensky se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili: bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto, quindi giudico, molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.
Draghi dice poi che “l'Europa fa fatica a rispondere”.
Grazie tante. Non ha alcuna leadership credibile.
Come scrissi l'estate scorsa: “L'UE, in questi decenni, ma soprattutto anni, non ne ha azzeccata una.
Anziché gettare acqua sul fuoco, ha preferito sostenere e armare una autocrazia (che ha messo al bando l'opposizione di sinistra), né appartenente all'UE, né alla NATO. Seguendo peraltro i desiderata della famiglia Biden”.
I vari Macron, Merz, Starmer sono in crisi profonda. Hanno deluso tutte le aspettative e i loro Paesi sono in crisi. I loro oppositori avanzano, così come avanza l'astensionismo, fenomeno che da tempo ha ampiamente colpito anche il nostro Paese.
Draghi, evidentemente, non ha nulla da dire in merito, perché sarebbe costretto a fare un'autocritica che non sarà mai disposto a fare.
Non esistono “volenterosi”, ma solo governi liberal capitalisti che non ascoltano i rispettivi popoli; che seguitano a proporre ricette vecchie e di macelleria sociale; con una mentalità da Guerra Fredda fuori dal tempo e dalla logica. Che sostengono realtà completamente estranee ai valori democratici europei.
Mentre altre realtà avanzano e lo fanno con pragmatismo e riformismo. Pensiamo alla Repubblica Popolare Cinese, che promuove apertura economica, mutuo aiuto, dialogo multilaterale, soluzioni di pace, sviluppo delle nuove tecnologie a beneficio della comunità (e non dell'apparato e/o del sistema finanziario), riforme continue (imparando dagli errori del passato e facendo autocritica, cosa che i dirigenti UE non fanno minimamente).
I dirigenti UE cosa propongono, invece?
Il riarmo.
Non sviluppo a beneficio della comunità in ambito educativo, scientifico, sanitario.
Dall'austerità e dalla distruzione dei diritti sociali e dei lavoratori passiamo al riarmo.
E in mezzo c'è stata una pandemia, di cui tutti sembrano essersene dimenticati, al punto che il settore sanitario non è stato minimamente rafforzato. Anzi.
Che credibilità può avere, dunque, l'UE?
A crederci solo i fondamentalisti ultra liberali alla Draghi, che può anche parlare di federalismo, ma di federalismo serio e pragmatico parlavano già Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli.
Che avevano l'idea di un'Europa federale e sociale. Non di una Europa ultra-liberale e guerrafondaia, al servizio di un Paese d'oltreoceano.
La mia cara amica Paola Bergamo, imprenditrice, pasionaria repubblicana come il nonno Mario, eroe antifascista e autrice di due volumi sull'Europa (“I sentieri interrotti dell'Europa. Sulla via tracciata da Mario Bergamo” (scritto assieme a Angelo Giubileo) e “Ritrovare i sentieri dell'Europa. Sulla via tracciata da Mario Bergamo”, con prefazione del Generale di Corpo d’Armata Antonio Bettelli), nell'intervista che le feci nel maggio scorso, così si espresse, alla mia domanda: Pensi che l'europeismo immaginato da Mario Bergamo e, prima di lui, da Mazzini, Garibaldi, Rossi, Colorni e Spinelli, sia compatibile con l'UE e, in particolare, con i suoi attuali dirigenti?
No, credo che sia necessario comprendere che l’UE non risponde affatto al sentimento dei Padri Fondatori. La UE ha un “peccato” nella sua stessa origine che è puramente mercatale. Una realtà che non ha una Costituzione, che dopo Maastricht s’è impantanata nel pasticcio di Lisbona. Un grande castello di carte, pronto a implodere da un momento all’altro, che vorrebbe far politica, senza essere un soggetto politico. E' del resto composta da un coacervo di Nazioni, che addirittura operano l’una in danno dell’altra. Oggi che i tanti nodi irrisolti della Storia, altro che fine della Storia (!), la UE dimostra tutta la propria marginalità e marginalizzazione. Il mio però è un libro di speranza che guarda a una Unione Federale, quell’Unione Perfetta che propugnava Mario Bergamo fin dal 1919 e che è ancora attualissima nella possibilità di attuazione, contenuta nel suo “La France et l’Italie Sous le Signe du Latran”, pubblicato nel 1931 a Parigi da S.E.P.I. e tradotto in Italia nel 1968 con il titolo “Laicismo Integrale”.
Mario Draghi, forse, dovrebbe leggersi Mario Bergamo. E così dovrebbero fare tutti coloro i quali, alla giustizia sociale e alla laicità del pensiero, preferiscono il dogma di un europeismo oligarchico liberal capitalista fuori tempo massimo, sconfitto dalla Storia, perché ha tradito la Storia stessa e l'idea stessa di un'Europa unita, fondata sulla giustizia sociale e sulla sovranità nazionale.







