La Cina e la nuova corsa al nucleare: Pechino riscrive la geografia dell’energia mondiale
La Cina sta rapidamente diventando il nuovo gigante dell’energia nucleare. Con un numero di reattori in costruzione, quasi pari a quello del resto del mondo messo insieme, Pechino si prepara a superare entro il 2030 gli Stati Uniti, il primo Paese ad aver trasformato l’atomo in elettricità.
Finora nota per il dominio nei pannelli solari e nei veicoli elettrici, la Cina ha esteso la propria ambizione energetica al nucleare, costruendo centrali a un ritmo straordinario e senza i ritardi o i costi fuori controllo che frenano i progetti occidentali.
Molti dei suoi reattori derivano da tecnologie americane e francesi, ma Pechino è ormai proiettata verso modelli di nuova generazione e punta con decisione anche sulla fusione nucleare, la fonte “pulita” e potenzialmente illimitata del futuro.
Dietro questa accelerazione si celano motivazioni, che vanno ben oltre la produzione di energia, Il nucleare serve alla Cina per ridurre la dipendenza dal carbone — che copre ancora circa il 60% della produzione elettrica e per affrancarsi dai mercati globali di gas e petrolio, dominati da potenze rivali o instabili.
È una scelta strategica, ma anche politica e simbolica: costruire centrali significa consolidare l’immagine di una potenza tecnologica moderna, capace di esportare il proprio modello di sviluppo.
Ogni reattore venduto all’estero diventa infatti uno strumento di influenza, soprattutto in Asia e in Africa, dove Pechino propone un modello di modernizzazione “verde” ma autoritario, alternativo a quello occidentale.
L’espansione nucleare cinese ridisegna così non solo le rotte dell’energia, ma anche il campo delle idee. Le implicazioni sono profonde.
L’Occidente,frenato da opinioni pubbliche ostili e da burocrazie complesse, rischia di perdere competenze in un settore chiave. Se la Cina riuscirà a dominare le tecnologie di IV generazione o a rendere praticabile la fusione, avrà un vantaggio di decenni e un’influenza diretta sulle infrastrutture energetiche mondiali.
L’ascesa nucleare di Pechino, insomma, non è un fenomeno tecnico ma sistemico: un tassello della visione di Xi Jinping di una Cina autosufficiente, tecnologicamente sovrana e leader della transizione verde. Una prospettiva che pone al resto del mondo interrogativi cruciali: chi controllerà l’energia del futuro? E quale modello politico accompagnerà la prossima rivoluzione atomica?







