In questione, i gemelli diversi sono Luca Zaia nel Veneto e Vincenzo De Luca in Campania. Il focus o, come si sarebbe detto una volta, la questione concerne la presentazione delle liste per le prossime elezioni regionali, 23 e 24 novembre, in Campania e Veneto.
In estrema sintesi: Luca Zaia è un membro storico della Lega Nord, Presidente della regione Veneto dal 7 aprile 2010. Vincenzo De Luca è stato membro autorevole del Pci, Pds, Ds e Pd, Presidente della regione Campania dal 18 giugno 2015.
Per effetto della legge approvata dal Governo di Giorgia Meloni e sancita dalla Corte costituzionale, il divieto del terzo mandato ha impedito che i due politici potessero ricandidarsi nuovamente per la carica di Presidente di regione. Ma: mentre in Veneto Luca Zaia ha deciso e sarà capolista per la Lega di Salvini in tutte le province, a sostegno del candidato di centrodestra per la presidenza Alberto Stefani; in Campania, invece, Vincenzo De Luca ha deciso di non candidarsi come consigliere e di sostenere il candidato di centrosinistra per la presidenza Roberto Fico con la presentazione di una lista che, contrariamente alle previsioni della vigilia, non reca neanche il proprio nome.
In merito alle diverse forme di partecipazione al voto, De Luca ha appena dichiarato di non candidarsi perché ritiene di non prendere 10 anni della propria vita e buttarli a mare. A differenza di Zaia, che ha invece motivato la sua candidatura dichiarando esplicitamente: se sono un problema, cercherò di diventare un problema reale.
Quanto al sostegno del rispettivo candidato Presidente, De Luca ha sempre detto di non aver condiviso affatto e giammai la candidatura di Fico. Mentre Zaia ha detto invece che “è stata una bella avventura, ma so che lascio in buone mani l'amministrazione”.
Dopo almeno 10-15 anni di protagonismo per entrambi, il destino futuro immaginato dai due appare invece completamente diverso: nell’uno e nell’altro caso, rispetto all’azione politica dell’uno e dell’altro, immaginare trasmettere e proporre - o non farlo - una nuova linea di continuità politica. E così: l’uno, nella Lega di Salvini, per la continuità; l’altro, a testa alta, ma fuori da quello stesso Pd, spesso tacciato di “ipocrisia e fariseismo”, ora rappresentato in regione dal proprio figlio.
A differenza dei politici, il filosofo Eraclito direbbe, pur sempre, che: Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare.







