di Vito Schepisi
Anche il nuovo leader degli arruffa popolo si lascia andare alle sue contraddizioni.
Come quel Grillo da scena che usava la satira per osservare e deridere i difetti degli altri, e che saltava sulle spalle dei suoi avversari per azzannarli, pensando che l’insulto fosse la soluzione più adeguata per soddisfare la voglia del populismo più becero, Giuseppe Conte appare come colui che usa la politica come una scala per arrampicarsi più in alto.
Manifestando la bassa tenuta della tensione morale di chi sostiene di battersi contro la povertà (s’è persino reso protagonista d’una iniziativa parlamentare con cui i suoi sostenitori sostenevano d’averla abolita per legge) si concede lussi da favola, spendendo per una notte a Cortina, solo d’albergo, ben 2.500 Euro, pari a circa 2 mesi di reddito netto di molti lavoratori italiani.
L’ostinato sostenitore del Reddito di Cittadinanza che, osannato come “il papà del reddito”, aizza le periferie delle grandi città del sud, tra cui si stima che ci siano molti di coloro che svolgono attività illegali, se non addirittura malavitose, che lavorano a nero e che evadono le tasse (evasori totali), percependo beffardamente il reddito di cittadinanza.
Dalle diverse indagini e dalle situazioni irregolari emerse, il Reddito di Cittadinanza più che favorire le famiglie bisognose, e più che sollevare le difficoltà di chi, per più ragioni (perdita del lavoro, difficoltà di salute, disagio sociale e difficoltà familiari) non gode d’alcun reddito, finisce invece nelle tasche, per ben che vada, di quei falsi bisognosi che esigono d’essere mantenuti da altri bisognosi, come lo sono molti lavoratori regolari italiani che hanno difficoltà di vita, e che pagano puntualmente le tasse.
Tra i percettori non mancano neanche coloro che, contando sul reddito senza contropartita di lavoro, rinunciano a cercarne uno e rifiutano le offerte che ricevono.
Giuseppe Conte per alcuni aspetti è come l’On. Aboubakar Soumahoro, il Deputato (un po’ Giano bifronte), eletto in Parlamento nelle fila di Sinistra e Verdi, di cui tanto si è parlato in questi giorni per una serie di situazioni familiari poco trasparenti.
I dubbi, per comportamenti contraddittori, sono emersi anche all’interno del suo gruppo politico (che ha, infatti, ottenuto le sue dimissioni dal Gruppo alla Camera).
Un personaggio che ha fatto dell’ostentazione una sua caratteristica, quasi un marchio distintivo.
Lo si è rilevato sia per l’insediamento della nuova Camera, all’ingresso di Montecitorio, con la sua performance a favore dei fotografi, per gli stivaletti di gomma verdi, sporchi di fango; sia per una sterile polemica su un presunto atteggiamento “razzista” del Premier Meloni, dovuto ad un intercalare in Aula in cui il Presidente del Consiglio ha usato nei suoi confronti il “tu” e non il “lei”.
L’atteggiamento dell’on. Soumahoro è apparso eccessivo, utile, però, a percepire l’attenzione che l’ivoriano quando vuole usa porre ai particolari, ma in evidente contraddizione con le distrazioni su ciò che, invece, accadeva all’interno della sua famiglia.
Sono tante le cose, ora al vaglio della magistratura, su cui si è distratto e che, se accertate, sarebbero poco raccapriccianti.
L’assimilazione delle situazioni e dei modi in politica è una costante.
La politica, infatti, è lo spazio più ricorrente in cui si ritrovano le pubbliche virtù ed i vizi privati, ed è molto diffusa la sensazione che tra i politici ci siano molti commedianti.
Stanarli, pertanto, è sempre un utile servizio che i media possono sottoporre all’attenzione dei cittadini.
Ci sono alcuni comportamenti che cozzano con ciò che si sostiene nell’attività politica, a volte anche con troppa enfasi e con toni molto marcati, e che destano perplessità.
L’On. Conte, ad esempio, che propostosi come “avvocato del popolo”, usando toni moderati, e mostrando persino una certa duttilità, in simpatia con Trump, pronto a percorrere con troppa disinvoltura la via della seta nella passata legislatura, disposto a varare tre governi diversi con tre maggioranze e tre indirizzi politici diversi, cozza con il Giuseppe Conte intransigente su situazioni che è difficile coniugare con il buon senso e con le mutate situazioni (certamente più difficili) che prima che l’Italia, il mondo intero sta vivendo.
Si pensi anche all’invasione in Ucraina ed al voto in Parlamento a favore dell’invio di armi, ora ribaltato da un’ostinata contrarietà.
Il leader d’un partito che, al Governo usa un tono e fa delle scelte, e che all’opposizione usa un tono diverso e fa scelte diverse, è un po’ come Soumaohro che fa il Masaniello ad uso di telecamere, mentre lontano dalle riprese televisive si mostra indifferente verso i braccianti sottopagati o addirittura non pagati, ammassati come bestie nelle baracche, senza bagni e senza acqua corrente.
L’albergo a 5 stelle a Cortina di Conte al costo di 2.500 Euro a notte, fa così esattamente il paio col diritto al lusso di Soumahoro che si distrae, invece, dalla tutela di quegli immigrati che lavorano la terra sottopagati, sfruttati, senza diritti e alla mercè di squallidi caporali.







