di Augusto Vasselli
La tradizione espressa attraverso la cabala
La cabala è un insieme dottrinario, sapienziale e tradizionale, che tratta problematiche fondamentali che da sempre sono state al centro della speculazione dell’uomo, quali l'origine e la natura della vita, l'evoluzione dell'essere umano e dell'universo.
Le sue origini, integrate da influssi gnostici, neoplatonici, e neopitagorici, sono remotissime e si perdono nella notte dei tempi. Molte sono le influenze assiro-babilonesi, mutuate durante la permanenza Babilonia, e sistematizzate dopo il ritorno dall’esilio, come pure quella egizia e pitagorica, ove per quest’ultima appare evidente la similitudine del sistema basato sulle 10 sephiroth con quello riferito alle 10 enanthioses (opposizioni-contrapposizioni) introdotto appunto da Pitagora.
Il termine cabala, derivato dall'ebraico cabala (QBL), significa “ricezione”, ovvero ciò che si riceve anche mediante la trasmissione orale, quindi ciò che è riferito alla tradizione (delle cose divine), attraverso la quale viene indicato il percorso attraverso il quale trovare una relazione intima e diretta con la divinità.
Il termine cabala stesso, inteso come oggi lo significhiamo, è stato introdotto nel XIII secolo da Isacco il Cieco. Con esso si indica pertanto l’insieme degli insegnamenti esoterici di origine ebraica riguardanti l’universo e l’ente divino, tramandate da generazione a generazione, solo a pochi e scelti eletti.
Tali dottrine sono riferite a un insegnamento mistico, che tratta principalmente le modalità che possono consentire una diretta esperienza con i piani “divini”, con il conseguente annullamento della personalità nel tutto, raggiunta attraverso l’utilizzo di specifiche tecniche, tra le quali assume particolare rilevo e efficacia la kawwānāh (peculiare sistema di meditazione e concentrazione).
Si tratta quindi di un corpus meramente iniziatico, che ha il suo particolare carattere segreto ed elitario degli insegnamenti e dei riti connessi, nonché la sua letteratura magica e occultistica, che i cabalisti distinguono in cabala “speculativa e teoretica” e in cabala “pratica o teurgica”.
La Cabala è altresì conosciuta come “chockmah nitsarah” (sapienza occulta), in quanto la sua trasmissione è sempre stata orale, da bocca a orecchio, da adepto a neofita, nell’ambito dei luoghi segreti riservati all'iniziazione e alla scienza cabalistica.
E’ comunemente ritenuto che la Cabala rappresenti la tradizione ebraica trasmessa verbalmente, quale ausilio interpretativo alla legge scritta e degli insegnamenti che si leggono nelle sacre scritture. Essa e i suoi insegnamenti riservati, i suoi arcani, sono stati trasmessi, come sempre conformemente alla modalità “ortodossa”, da bocca a orecchio, da maestro a discepolo e perpetuati così, attraverso lo scorrere del tempo, attraverso un limitato e selezionato numero di adepti. Successivamente, in epoca relativamente recente, essi sono anche stati trascritti e riprodotti da generazione in generazione, e poi, grazie alla scoperta della stampa, anche stampati e più largamente diffusi.
Potrebbe sembrare quindi che dopo la pubblicazione di tali insegnamenti, mediante testi, soprattutto stampati, la cabala abbia cessato di essere una tradizione trasmessa oralmente. Come pure viene logico pensare che i suoi insegnamenti sono in tal modo direttamente disponibili e alla portata di tutti coloro che sanno leggere, studiare e riflettere, analogamente a quanto si fa rispetto a qualsiasi argomento.
L’insegnamento cabalistico non è meramente espositivo e limitabile a una descrizione letteraria, esso è diverso dagli altri metodi, a prescindere dalle sue peculiarità e le sue originali concezioni riferite all’essere umano, il suo sentire, la sua natura “divina”, la sua origine e l’ambito che lo stesso occupa nel mondo creato e la gerarchia degli esseri.
Infatti, non basta semplicemente leggere e studiare; limitandosi solo a questo gli insegnamenti della cabala non possono essere realmente trasmessi e la dottrina contenuta negli stessi rimane quindi nascosta, muta e “invisibile”. La tradizione può essere comunicata e tramandata solo a coloro che sono in grado di riceverla.
Questo tipo di insegnamenti non può essere fatto mediante una comunicazione, più o meno esaustiva o approssimativa, ma solo attraverso l’acquisizione di un particolare status interiore che prepara l’animus dell’adepto alla ricezione. Non è sufficiente essere mossi da una semplice curiosità, avente natura solo culturale e finalizzata alla erudizione fine a se stessa, ma da un bisogno interiore, che è la base dalla quale si parte per ricevere gli insegnamenti di tipo tradizionale e che consente di coglierne l’essenza, difficilmente trasmissibile solo con la parola.
Nel fare una disamina seppur sintetica riguardante la storia della tradizione cabalistica, ci si trova in realtà di fronte a due ambiti distinti, differenziati per la loro “natura”. Un ambito riferito alle considerazioni di natura "mitica", che, nonostante espresse in modo fiabesco ed estremamente allegorico, contengono "verità interiori", basate su vicende reali. Un secondo ambito correlato a una visione "storica" che, nonostante la sua natura reale, contiene altresì elementi riferiti all’immaginario collettivo.
Il mito riferito alla cabala ci dice che l’essenza sapienziale posta a base di questa dottrina è composto dagli insegnamenti impartiti dalla divinità “padre–madre” ad un selezionato insieme di intelligenze spirituali di elevato rango, le quali, dopo la caduta, comunicarono i precetti divini agli uomini, i quali non erano altro che l’incarnazione delle intelligenze stesse.
In principio, quindi, la divinità “padre-madre” che governa la creazione (emanazione, manifestazione) trasmise alle entità angeliche una dottrina esclusiva, segreta, che è alla base di quello che oggi chiamiamo cabala. Dopo la creazione e la successiva caduta dell’uomo, gli angeli scelsero di svelare i misteri cabalistici agli uomini per consentire agli stessi la riconquista del paradiso, ovvero la piena consapevolezza riguardante tutti i vari aspetti coscienziali, ovvero la reintegrazione dell’essere umano e l’unificazione tra l'energia “divina” e l’energia “tellurica”.
Come spesso accade però, solo pochi soggetti furono in grado e di utilizzare tali insegnamenti, di farli propri e applicarli poi su se stessi; per la gran parte degli esseri umani i "piani divini" erano muti (come lo sono spesso ora) perché attratta esclusivamente da un piano meramente terreno. Dopo molto tempo, la divinità “padre-madre” (Dio) sancì un patto (alleanza) con il mitico Abramo e gli rivelò una modalità attraverso la quale acquisire la conoscenza, attraverso appunto la tradizione cabalistica.
Il cuore misterioso e centrale di questo insegnamento era il "nome sacro”, IHVH, il tetragramma, che ricomprende, nelle sue quattro lettere, la chiave che consente la comprensione dell'insegnamento della cabala. Abramo trasmise tutto questo a Isacco e a Giacobbe, che per il loro tramite giunse a Giuseppe. Quest’ultimo però morì prima di aver potuto trasmettere la chiave segreta, che così ebbe fine con lui. Abramo, fortunatamente, aveva scritto alcune parti essenziali di questa chiave segreta in un libro, il Sepher Yetzirah, che fu riposto e celato in una caverna.
La divinità “padre-madre” stabilì che sarebbe stato necessario e utile svelare nuovamente la conoscenza allorché un essere umano fosse giunto un adeguato livello di crescita spirituale e personale, che lo rendeva consapevole e quindi maturo per desiderare e quindi chiedere la conoscenza stessa. Tali condizioni si verificarono riguardo Mosè, durante la cattività in Egitto, quando egli cercò di liberarsi dalla ignoranza e dalla schiavitù, cercando di adeguare la sua volontà, le sue facoltà e il suo stato interiore con quelle del suo più elevato sé.
La divinità riconosciuto lo stato interiore raggiunto da Mosè gli trasmise le leggi comuni, essoteriche, (i 10 comandamenti), unitamente agli insegnamenti segreti, esoterici, della cabala. In tale circostanza gli fu imposto anche un nuovo nome, Mosè, quello che oggi conosciamo, formato dalle tre lettere ebraiche Mem (ם), Shin (ש), He ה)), che rappresentano rispettivamente l'acqua, il fuoco, il respiro.
Riguardo questo nome, ci sono vari modi per interpretare lo stesso in senso cabalistico. Il più semplice è il seguente: si debbono unire con tecniche respiratorie consapevoli, mediante l’aria, il fuoco e l'acqua (l'energia maschile e femminile), che sono dentro di noi.
Mosè tramise le sue intuizioni, mediante la scrittura, in forma essoterica, nella quale erano celati anche gli insegnamenti riservati/segreti, utilizzando simboli, codici e allegorie. I primi quattro libri della bibbia sono attribuiti a Mosè o quanto meno all’impulso e allo stimolo da lui trasmesso. Successivamente un gruppo di sapienti creò un collegium misterico, al fine di codificare gli insegnamenti per poi consentirne la trasmissione.
La conoscenza degli insegnamenti della cabala deriva quindi da questo gruppo di iniziati, i quali riportarono alla luce i testi di Abramo, in aggiunta a quanto appreso e conosciuto in modo diretto direttamente da Mosè.
Dal punto di vista documentale la storia riferita alla tradizione cabalistica non è puntualmente determinabile, anche con riferimento alla redazione dei testi che sono alla base dei suoi insegnamenti. I testi che vengono considerati fondamentali sono essenzialmente due, il Sepher Yetzirah e il Sepher ha Zohar, dai quali è originata in prevalenza la dottrina che è stata successivamente elaborata e compendiata.
Il Sepher Yetzirah, (Libro della Formazione), secondo la tradizione scritto addirittura da Adamo, è stato probabilmente redatto durante il periodo medioevale; per alcuni, in particolare secondo Mosè Cordovero, antecedentemente al sesto secolo, sulla base di quanto elaborato da Rabbi Akiva, un mistico ebreo, vissuto tra il primo e secondo secolo.
Il testo contiene una notevole quantità di nozioni ed è caratterizzato da una complessiva qualità espositiva, dalla quale si percepisce la saggezza derivata da una sintesi “stratificatasi” attraverso le varie elaborazioni fatte nel tempo, che ha consentito di conservare un significativo patrimonio di natura tradizionale.
Il libro, piuttosto breve, stilato con meno di 2000 parole, seppur limitato nella estensione, tratta l'origine della manifestazione (universo), il ruolo dell’essere umano e la sua centralità nell’ambito della manifestazione stessa e il ruolo significante dell’alfabeto ebraico in funzione della comprensione riferita alla creazione dell'universo.
Il Sepher ha Zohar (Libro dello splendore), conosciuto anche semplicemente come Zohar, è una esplicazione-commento riguardante il Pentateuco (i primi cinque libri della bibbia). Gli studiosi non concordano riguardo l’attribuzione del libro. Per taluni lo Zohar fu scritto da Rabbi bar Jocai, per altri, in particolare secondo da Gershom Scholem, da Moses de León. In realtà probabilemente, come spesso accade per i libri sapienziali, anche lo Zohar stesso è il frutto di “stratificazioni” derivate dalle varie rielaborazioni avutesi nel tempo.
Il libro tratta principalmente della unicità dell’universo, sottolineando che ogni suo sottoinsieme è correlato agli altri, e che ogni elemento, quindi, interagisce ed è collegato con il tutto.
Il Sepher Yetzirah e lo Zohar mettono in evidenza entrambi l'esistenza di una “controparte femminile di Dio”, che nei testi è presente allorchè al termine divinità viene correlata l’apposizione “padre-madre".
Questo è uno dei diversi percorsi intrapresi dall’essere umano per avvicinarsi alla conoscenza, ove, in questo caso, la cabala, comprensiva dei suoi aspetti mitici e di una storia, talvolta incerta e contradditoria, rappresenta una tradizione, che appare spesso non comprensibile e talora addirittura illogica, secondo i canoni comunemente intesi.
In realtà, come già fatto cenno, si tratta di una tradizione particolare, la quale comunica, seppur in modo per così dire ermetico, taluni tra i molteplici modi che possono consentire agli esseri umani di diradare il velo che li separa dall’inconoscibile e di avvicinarli all’assoluto.







