In Ecuador confermata, dai referendum, la Costituzione introdotta dal socialista Correa. In Cile, alle presidenziali, vince al primo turno la comunista Jara
L'Ecuador, che, con le elezioni dell'aprile scorso, sembrava aver virato verso la destra liberal capitalista filo statunitense, eleggendo al secondo turno Daniel Noboa, domenica 16 novembre scorso, votando 4 NO ai referendum, ha dato una spallata tanto a Noboa, quanto alle mire degli USA sul Paese e confermato la Costituzione vigente.
Una Costituzione fortemente voluta dal governo socialista di Rafael Correa (costretto da anni all'esilio in Belgio, per persecuzione politica nel suo Paese) nel 2008 e già allora votata a maggioranza dai cittadini.
Con un'affluenza di oltre l'80%, i cittadini ecuadoriani si sono espressi: contro l'istituzione di basi militari e strutture straniere nel Paese con il 60,58% dei NO; contro il finanziamento pubblico ai partiti con il 58,7% dei NO; contro la riduzione del numero dei componenti dell'Assemblea legislativa e la loro elezione secondo nuovi criteri con il 53,46% dei NO; contro la convocazione e l'insediamento di un'Assemblea Costituente per redigere una nuova Costituzione con il 61,58% dei NO.
Fra i primi a complimentarsi con il risultato, il Presidente socialista della Colombia, Gustavo Petro, il quale, in un post su X, ha affermato: “Un voto contrario del 60% alla proposta del governo dimostra qualcosa che ho detto personalmente a Noboa: in Ecuador può esserci un dialogo nazionale che ci permetta di difendere il Paese dalle mafie che lo stanno travolgendo”.
Ed ha aggiunto: “Il popolo ha votato No alle basi militari straniere sul territorio ecuadoriano, dovremmo cercare modi istituzionali migliori per coordinare le nostre forze militari e di polizia contro le mafie che oggi sono il nostro principale nemico”.
Concludendo: “Ora credo molto più fermamente che il potere costituente conferito ai popoli che facevano parte della Gran Colombia consentirebbe la formazione di una confederazione, la quael potrebbe risolvere problemi comuni e farci acquisire molta più forza come nazioni confederate”.
A complimentarsi per il risultato, anche il Ministro degli Esteri venezuelano Yván Gil, che ha parlato di “Grande vittoria per la dignità dell'Ecuador”. E, ricordando i rivoluzionari latinoamericani anti-imperialisti più celebri, ha aggiunto: “inviamo le nostre più sentite congratulazioni e i nostri migliori auguri al popolo ecuadoriano, erede della grande patriota e rivoluzionaria Manuela Sáenz e del generale Eloy Alfaro”, sottolineando come l'Ecuador si sia ribellato alle “politiche servili promosse da un governo corrotto legato al narcotraffico, ottenendo una vittoria politica storica”.
Risultato storico anche alle elezioni presidenziali in Cile, tenutesi lo stesso 16 novembre scorso, alle quali, al primo turno, ha vinto la candidata comunista della coalizione socialista, socialdemocratica, radicale, comunista e democratico cristiana “Unidad por Chile”, Jeannette Jara, ottenendo il 26,85% dei voti, contro il 23,92% del candidato dell'estrema destra pinochetista José Antonio Kast.
Luca Bagatin







