La Nigeria è tra i paesi con la più grave persecuzione dei cristiani al mondo.
La situazione dei cristiani in Nigeria è drammatica e complessa. Ecco alcuni elementi fondamentali per inquadrarla. Secondo la ONG International Society for Civil Liberties and Rule of Law (Intersociety), nei primi 220 giorni del 2025 sono stati uccisi più di 7.000 cristiani in Nigeria.
In aggiunta, circa 7.800 persone sono state rapite nello stesso periodo “per essere cristiani”. Le zone più colpite sono quelle del cosiddetto “Middle Belt” (centro-nord del paese) in particolare gli stati di Benue State, Plateau State e Southern Kaduna.
Le cause sono molteplici: conflitti tra pastori semi-nomadi (spesso mettono in relazione le comunità pastori fulani musulmanie agricoltori, spesso cristiani), problemi di accesso alla terra, cambiamenti climatici e gruppi jihadisti che operano nel nord e nel centro del paese.
Le violenze non sono solamente “incidenti”: ci sono segnalazioni di villaggi completamente attaccati, abitazioni date alle fiamme, donne e bambini uccisi.
Le cifre suggeriscono che la Nigeria ormai è tra i paesi con la più grave persecuzione dei cristiani al mondo. Le comunità cristiane colpite spesso sono rurali, isolate, con meno protezione statale, atteso che la reazione delle autorità appare insufficiente o ritardata.
Oltre alle perdite di vite, c’è un forte impatto sociale: spopolamento di villaggi, sfollamento interno, distruzione di chiese e comunità, timore costante che mina la vita quotidiana.
Dove sono i limiti nell’azione del governo e delle comunità internazionali. Le autorità federali e locali della Nigeria sono criticate per la mancanza di intervento tempestivo o efficace. Ad esempio: “nonostante la presenza di una ‘forza di pace’ in Plateau State, non ci sono arresti significativi” secondo la ONG Christian Solidarity; peraltro, a livello internazionale, non sempre tali accadimenti hanno il rilievo o la risposta che molti osservatori pensano sia proporzionata alla gravità.







