ECONOMIA
di Luca Piacentini
Una rinascita firmata Elly Schlein quella che attribuisce al PD un nuovo ruolo all'interno della compagine partitica italiana, un volto ed un costume che riecheggiano le antiche usanze di chi urlava dai palchi alle platee di lavoratori in preda al delirio, per l'esigenza di un riformismo contrattualistico in ambito lavorativo.
Questo è ciò che appare e mi auguro che possa essere un ritorno al passato, riprendere le leve di uno stato sociale che non si sente più rappresentato, che vede il PD come unica scelta, in virtu di un unico punto di riferimento, che viene evidenziato dall' accezione terminologica "democratico".
Questo dovrebbe essere la buona linea programmatica di un partito che dovrebbe, come l'araba fenice è risorta dalle ceneri, prediligere le istanze sociali di un ceto piccolo e medio borghese, che soffre di una politica ristagnante sul fenomeno pseudo liberale, attuato da entrambe i poli governativi presenti e passati.
Raccogliere le nuove sfide, attivando i sistemi concertativi con le varie sigle sindacali e con le opposizioni, affinché il percorso di socialista possa equilibrarsi con la funzione imprenditoriale, vista come soggetto essenziale all'interno del processo economico, appare esiziale.
La BCE sta riducendo violentemente la quantità di moneta in circolazione: basta entrare sul sito e guardare l'andamento del grafico che mostra l'andamento dell'M3, l'aggregato considerato significativo che considera la moneta contante, i depositi bancari a vista e quelli a breve termine.
C'è una impressionante analogia nelle pendenze della curva che esprime la percentuale di crescita su base annua di M3: scende velocemente, a partire dai due picchi analoghi di espansione, registrati nel gennaio 2008 e nel gennaio 2021, quando la dinamica era in entrambi i casi attestata attorno al +11/12% in ragione d'anno. Nel gennaio 2010, la crescita di M3 fu addirittura negativa: il ritmo di crescita era stato azzerato in 24 mesi. A gennaio scorso, la crescita di M3 era del +3,8% : il ritmo di crescita è stato ridotto di due terzi in dodici mesi.
Jean Claude Trichet, allora alla guida della BCE, si fece sempre più convinto della necessità di ridurre la liquidità sul mercato finanziario, in considerazione del crollo dei valori azionari e del congelamento del commercio internazionale che era stato determinato dalla crisi americana del settembre 2008. E si convinse della necessità di contrastare l'inflazione risorgente già nel corso del 2011, con due aumenti dei tassi di interesse, di appena un quarto di punto alla volta:
Ed invece, purtroppo, le condizioni di squilibrio sottostanti, dal default della Grecia nei primi mesi del 2010 alle difficoltà colossali incontrate dalle banche spagnole nel luglio successivo nel rimborsare i prestiti esteri, determinavano un continuo “contagio” di tensioni, con gli spread sul debito pubblico italiano che montavano pericolosamente. Fu solo a novembre del 2011, con l'arrivo di Draghi, che si ribaltò l'orientamento della politica monetaria, azzerando i tassi che erano appena stati alzati ed immettendo con due operazioni di Ltro (rifinanziamento a tre anni) liquidità nel sistema bancario senza un limite preordinato.
Christine Lagarde, ora alla guida della BCE, è stata protagonista di una politica monetaria eccezionalmente accomodante durante il biennio 2020-2021, attraverso due congiunte immissioni di liquidità: attraverso il Qe, che era ripreso già nel novembre 2019 e che è terminato nel giugno 2022, e con il PEPP (Pandemic emergency purchase program) iniziato nel marzo del 2020 e terminato nel marzo 2022. Fiumi di liquidità sono stati immessi sul mercato, mentre l'economia era paralizzata per l'epidemia in atto.
Lo stesso aveva fatto la Fed americana, immettendo dollari senza fine, mentre il governo federale erogava sussidi a tutti.
Alla ripresa delle attività produttive, già nella primavera del 2021, si è registrata una violenta fiammata inflazionistica ancora in corso: ancora a gennaio scorso, nell'Eurozona è stato registrato una crescita annua dei prezzi del 10%. Nel frattempo, per via di una congerie di fattori negativi e di incertezza, il tasso di crescita è arrivato a zero.
La determinazione con cui la Fed ha aumentato per prima i tassi di interesse, e poi ha iniziato a ridurre il portafoglio di titoli federali, ha prodotto un indebolimento dell'euro, svalutatosi inizialmente del 20% rispetto al dollaro: i capitali investiti in euro trovavano evidentemente più attraente la maggiore remunerazione in dollari.
Un euro debole sul dollaro, quando le merci importate sono quotate in dollari, non poteva che penalizzare l'Europa per via di un corrispondente aumento dei prezzi all'importazione: anche se i prezzi delle merci in dollari erano sempre gli stessi, quando venivano pagati cambiando gli euro in dollari, costavano il 20% in più.
La BCE ha dovuto rincorrere la Fed, alzando i tassi a sua volta, ed in effetti il cambio dell'euro è rimbalzato. Ma nell'Eurozona siamo ancora a mezza strada rispetto alla Fed: perdere il ritmo degli aumenti dei tassi potrebbe indebolire nuovamente l'euro, rendendo nuovamente più care le importazioni e dunque alimentando l'inflazione.
Nell'Eurozona, così come negli Usa, siamo di fronte ad un conflitto tra gli orientamenti della politica fiscale rispetto a quella monetaria: la prima è ancora espansiva mentre la seconda è restrittiva. I deficit di bilancio saliranno dai 1.518 miliardi del 2022 ai 1.565 miliardi previsti per il 2023.
Se all'aumento dei tassi già previsto dalla BCE per questo mese di marzo, dello 0,50%, si aggiungesse anche la decisione di avviare la riduzione del portafogli di titoli (Quantitative Tightening), si inciderebbe ulteriormente sul ritmo di crescita della liquidità M3: vendendo i titoli pubblici comprati con il Qe e con il PEPP, si ritira moneta dal mercato.
Come se non bastasse, la BCE ha già effettuato una operazione straordinaria di assorbimento dei depositi bancari eccedenti la riserva obbligatoria: le banche non hanno più ampie scorte di liquidità inutilizzata.
Le conseguenze di un Qt sarebbero pesantissime per tutti: non solo si alzerebbero i tassi di interesse sui titoli dei debiti pubblici di nuova emissione, ma ci sarebbero perdite enormi sui titoli già detenuti da banche, assicurazioni, fondi di investimento e singoli risparmiatori.
Le perdite, già oggi, sono rilevantissime: i titoli italiani a 30 anni hanno perso il 30% del valore nominale.
Anche i bilanci delle singole Banche centrali avranno perdite: per vendere titoli di Stato che rendono meno del tasso di mercato significa che dovranno incassare somme inferiori al loro valore nominale. Già la Bundesbank ha accusato perdite per 1 miliardo di euro per tener conto del livello dei prezzi delle obbligazioni sul mercato, e per coprirle è dovuta ricorrere agli accantonamenti del Fondo rischi.. Anche per Banca d'Italia la situazione potrebbe essere problematica.
Il 21 aprile a Perugia la cerimonia di premiazione dell’evento inserito nel programma ufficiale del Festival Internazionale di Giornalismo
Grande soddisfazione in Camera di Commercio per l’elevato tasso qualitativo dei giornalisti e delle testate vincitrici dell’edizione 2023 del Premio Giornalistico Internazionale Raccontami l’Umbria - Stories on Umbria che, nato nel lontano 2009, gode del patrocinio dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti e ha ormai consolidato una fama globale.
“Il Premio Internazionale di Giornalismo “Raccontami l’Umbria” - ha ricordato il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni – è stato una bella intuizione che fin dalla sua nascita ha saputo imporsi all’attenzione del mondo della comunicazione per la serietà e la credibilità della sua proposta”. Prosegue Mencaroni: “Il nostro intento era di creare un nuovo format di comunicazione del territorio, in grado di far conoscere nel mondo il valore dell’Umbria, le sue unicità e i caratteri distintivi di un sistema produttivo di grande qualità. I lavori premiati in questa 13a edizione hanno colto paesaggi, eventi, persone, storie che coprono l’intero territorio regionale: come Camera di Commercio dell’Umbria di questo siamo particolarmente soddisfatti”.
L’alto profilo delle candidature è stato sottolineato anche dal presidente di Giuria, il noto volto di Tg2 Eat Parade Bruno Gambacorta, ancora una volta al timone della Commissione di valutazione del Premio. “Il bello di questo premio è che è una cosa viva ed ogni anno cambia quello che ci si aspetta a partire dall’esperienza degli anni precedenti, per cui le sezioni hanno un andamento che non è sempre prevedibile: un anno abbiamo decine di partecipazioni da tutto il mondo per una sezione, l’anno dopo magari ce ne sono poche e perlopiù dall’Italia, mentre un’altra sezione assume un’importanza eccezionale. Quest’anno è successo con i video che hanno una presenza estremamente variegata, tutti molto interessanti e che ci hanno obbligato a discutere a lungo per individuare i vincitori. D'altra parte questo è il bello di un premio che non segue strade prefissate e che si basa su quello che i giornalisti e i colleghi di tutto il mondo vivono, anche trascorrendo semplicemente una vacanza in Umbria”.
Le decine di candidature sono piovute alla segreteria del premio da Italia, Svizzera, Serbia, Germania, Malta, Spagna, Francia, Stati Uniti e Canada.
- Vince nella Sezione Turismo, Ambiente e Cultura la giornalista bergamasca Vannina Patanè per l’articolo “La città che vive d'Arte. Spoleto” pubblicato su Bell’Italia.
Vannina (all’anagrafe Giovanna Patanè) vive e lavora a Milano e scrive di viaggi, arte, cultura ed enogastronomia. Da diversi anni collabora abitualmente con i mensili In Viaggio, Bell'Europa e Bell'Italia e con il settimanale F, tutti editi da Cairo Editore, spesso e volentieri occupandosi dell’Umbria.
- Per la sezione Umbria del Gusto il premio è stato assegnato ad Alessio Turazza per il suo articolo “Trebbiano spoletino. Umbria in bianco oltre il rosso Sagrantino” uscito sulle colorate pagine di Gambero Rosso.
Turazza, milanese, è giornalista freelance specializzato in vino e gastronomia. Vanta collaborazioni con Gambero Rosso, Viaggiare con Gusto Sano e BioMagazine. Svolge spesso consulenze per siti di e-commerce e docenze per degustazioni di vini e abbinamenti gastronomici.
- Per la sezione Video ha vinto il premio Francesca Pedrazza Gorlero, produttrice di “Italy Made with Love – Umbria”, uno straordinario video trasmesso dalla PBS, azienda statunitense di televisione pubblica che rappresenta 349 stazioni nazionali. Il video, girato con mezzi e tecniche all’avanguardia, è stato diretto dal regista statunitense Patrick Greene.
Vincitore di un Emmy Award, Greene vanta un’esperienza ventennale, dall’ideazione e riprese video alla realizzazione di programmi trasmessi tramite canali di distribuzione tradizionali e nuovi media. Il regista americano ha lavorato su più di 100 produzioni, dalla documentazione del recupero del tesoro del naufragio più grande al mondo, alle immersioni con gli squali tigre in Sud Africa, alla scoperta dei segreti di Machu Picchu. I suoi video sono stati trasmessi negli Stati Uniti e in milioni di case in tutto il mondo.
- Il prestigioso Premio della Giuria è andato alla folignate Luciana Barbetti per il suo appassionante video reportage “Quintana, storia ed emozioni” andato in onda sul TgR Umbria e San Marino Tv. Attualmente vicecaporedattrice della TgR Umbria, Luciana Barbetti ha frequentato la Scuola di Giornalismo radiotelevisivo di Perugia e poi collaborato con “Il Sole 24 ore”, con l’agenzia di stampa “Radiocor” e con “Il Messaggero”.
- Il Premio Scuole di Giornalismo lo ha conquistato la giovane toscana Silvia Donnini - dal novembre 2020 impegnata nel Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino - con il suo video “A Città di Castello si celebra la trifola bianca dell’Alto Tevere Umbro” andato in onda su Studio Aperto di Italia 1.
Silvia Donnini vanta una laurea triennale in Scienze della Comunicazione e collaborazioni per testate giornalistiche Mediaset e La Nazione.
- Infine sono due le menzioni speciali che la Giuria ha voluto conferire.
La prima è andata al giornalista ternano Arnaldo Casali per il suo approfondito articolo “Valentino: uno, nessuno o centomila?” pubblicato sul prestigioso periodico Medioevo.
Laureato in Storia Medievale, direttore dell’Istituto di Studi Teologici e Storico-Sociali di Terni e della rivista multimediale “Adesso”, Casali lavora in Vaticano come responsabile della comunicazione del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. E’ direttore generale del Terni Film Festival e collabora con Medioevo, L’Osservatore Romano, Avvenire e TerniToday. Autore di documentari, vanta anche diverse pubblicazioni a cavallo tra cinema e spiritualità.
La seconda menzione speciale è stata conferita al giovane perugino Luca Marroni per il suo video “Umbria Nascosta, Grotta del Monte Cucco” andato in onda sulle frequenze di Umbria TV, emittente per la quale lavora dal 2021.
Marroni può vantare collaborazioni col TG5 e il diploma presso la Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.
LA GIURIA
La Giuria 2023 è presieduta da Bruno Gambacorta, noto giornalista televisivo ideatore e responsabile di “TG2 Eat Parade”, affiancato dal Presidente e dal Segretario Generale della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni e Federico Sisti, dalla responsabile del settore Stampa e Comunicazione della Camera di Commercio, Paola Buonomo, dall’addetto stampa dell’ente camerale, Giuseppe Castellini, dai giornalisti Federico Fioravanti, Camilla Orsini, Massimiliano Rella e da Donatella Binaglia, in rappresentanza dell’ODG Umbria del quale è vicepresidente.
Tutti i premi e le menzioni speciali saranno consegnati nel corso della cerimonia ufficiale che si terrà nella mattinata di venerdì 21 aprile a Perugia, presso la Sala delle Colonne di Palazzo Graziani, in Corso Vannucci, nell’ambito del Festival Internazionale di Giornalismo del cui programma il Premio “Raccontami l’Umbria-Stories on Umbria” è parte integrante sin dalla sua nascita.
Da anni la Cina è un colosso inarrestabile che incide sempre di più sull’economia mondiale. Recentemente lo yuan ha incrementato la propria produzione monetaria e l’indice delle transazioni correlate è cresciuto esponenzialmente.
La valuta cinese è ormai sempre più in crescita tanto da far pensare che la Cina voglia istituire una "moneta di cambio internazionale", che possa essere utilizzata per le transazioni dei paesi legati ad essa.
Sebbene queste consolidazioni monetarie siano all’ordine del giorno, alcuni accordi e prese di posizione sono tutt’altro che prevedibili, come quella del Governatore della Banca d’Inghilterra, che mette al primo posto la divisa monetaria cinese dopo Hong Kong. La stessa ha, peraltro, recentemente rafforzato lo scambio di valuta con la banca centrale cinese, andando contro ogni pensiero unitario e contro ogni pronostico attuabile.
Dopo gli anni del covid, la moneta cinese è una delle poche a non aver perso valore ed anzi ad essersi rafforzata a livello internazionale, permettendo al paese di avere una crescita monetaria, che già era stata incrementata dalla politica estera precedentee. La stessa moneta cinese, stando a ai numeri è la quarta moneta più scambiata al mondo, dopo dollaro Usa, euro e yen.
Askanews - Si profila una soluzione per sbloccare i crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi, maturati nel 2022 e che rischiano di scadere se non vengono ceduti alla banca entro il 31 marzo prossimo. La possibile via di uscita, come ha spiegato il relatore del decreto legge all’esame della Camera, Andrea De Bertoldi (FdI) sarebbe quella considerare come ceduti entro i termini i crediti per i quali sia stata semplicemente presentata istanza alla banca.
Questa possibilità è ora prevista in un emendamento al decreto presentato da Fratelli d’Italia, emendamento che potrebbe essere fatto proprio dal relatore. La copertura normativa sarebbe assicurata dalla pubblicazione da parte del Ministero dell’economia di un cosiddetto ‘comunicato legge’ in cui si annuncia parere favorevole a questo intervento, che potrebbe diventre subito operativo anticipando la conversione in legge del decreto. Subito dopo l’Agenzia delle Entrate attiverebbe la piattaforma per l’iscrizione del credito.
Come soluzione generale per i crediti incagliati, si rafforza l’ipotesi di ricorrere alla compensazione dei crediti con gli F24 affidati dai contribuenti alle banche. Su questa strada sono stati presentati emendamenti dai vari gruppi parlamentari e si potrebbe trovare una sintesi attraverso un emendamento del relatore che raccoglierebbe anche le istanza del governo.
di Massimiliano Marzano
Qualche giorno fa leggevo su La Verità un interessante articolo dal titolo: “Le materie prime sempre più care per colpa delle eco-politiche dell’UE”!
È evidente che tutto continuerà a costare di più a seguito delle eco-politiche, ma anche delle scelte belligeranti dell'UE (energia, mercato C02, materie prime, inflazione)! Scelte che i Governanti UE hanno adottato con troppa intransigenza ideologica e in modo autolesionistico!
L’UE sta finanziando la guerra contro la Russia e gli aiuti a Kiev utilizzando anche le risorse provenienti dalle politiche green, dalla decarbonizzazione, dal mercato degli ETF e balzelli vari, che proprio nulla hanno di green! Una guerra nella quale si sono tuffati con tutte le loro energie, senza demordere, e chissà fino a quando, eseguendo alla lettera gli ordini di Biden e della Nato, senza tentare minimamente le vie diplomatiche e la ricerca d'un accordo di Pace!
E tutto questo, senza dire né chiedere niente a nessuno, secondo la propria idea di esercizio del potere e di democrazia, indifferenti al volere e al sentiment generale di Pace dei cittadini europei!
C'è da augurarsi che costoro vadano via quanto prima, perché temo che siamo caduti nelle peggiori mani possibili e immaginabili!
Questi Governanti europei si comportano come autocrati, autoreferenziali, ben lontani dai problemi reali delle Comunità e da quelli delle imprese, di chi lavora e dei cittadini! Sono entità coperte da immunità che sembrano rappresentare sé stesse e gli interessi dei lobbisti e dei piazzisti di turno!
Anziché preoccuparsi con senso pratico e realistico dei grandi problemi epocali, dei cambiamenti e delle urgenze che travolgono l'Europa e il Mondo, affrontano le questioni a colpi di machete, noncuranti di provocare una vera e propria desertificazione industriale e forti difficoltà alla occupazione!
Spiace dirlo! Ma, è ciò che emerge dalla loro condotta irresponsabile e dalla loro distanza siderale dai problemi veri delle famiglie, dal mondo del lavoro e dell'industria!
Adda passa’ a nuttata! Auspico che le elezioni europee del 2024 possano riportare aria nuova per tutti quelli che, come noi, credono veramente nei valori fondanti dell'Europa!
L'Europa non è quella che costoro ci stanno facendo respirare, una tragedia di morte e di orrore, di vincoli e costi assai pesanti a carico di cittadini e di settori strategici dell'economia!
L'Europa al contrario poggia su valori di Pace e di libertà, sulla condivisione di un futuro di solidarietà, cooperazione e rispetto, non sulle armi e sulla guerra! È un'idea di mercato unico, di libero scambio, competitivo, robusto, capace di creare benessere, sviluppo e occupazione!
La guerra si poteva e si doveva evitare! Oggi Trump ha annunciato la propria candidatura come nuovo Presidente USA nel 2024 ed ha dichiarato che, se sarà eletto, farà cessare la guerra in un solo giorno! "So già cosa dire a Putin e Zelensky per far cessare una guerra che non sarebbe mai nata con me”.
I Governanti europei ora si adoperino subito per porre fine alla guerra e si concentrino su obiettivi di economia di pace, senza imporre ostacoli e balzelli a imprese e famiglie!
di Umberto Minopoli
L’on Schlein parla di riduzione dei consumi come via per la transizione ecologica: incubo per i poveri del mondo, improbabile per noi europei, foriera di drammi sociali e utopia regressiva per ambientalisti superficiali. Con tali propositi la ZTL dovrà erigere muri per fermare il popolo incazzato.
L’on. Schlein dovrebbe aggiornare il Bignamino della decarbonizzazione e aggiornarne la dogmatica. Alcune verità “tecniche” si stanno facendo strada. E fanno breccia nell’opinione pubblica europea. La prima: le date (2030-2050) per uscire dal carbonio sono irrealistiche, campate in aria, impossibili. Tanto più se, per ridurre la CO2, si ritiene di farlo comprimendo i consumi. Impossibile, impopolare e dannoso per i più deboli (del mondo, dell’Europa e dell’Italia).
Secondo, non tutti i consumi energetici fossili si potranno sostituire. Nemmeno con l’elettricità. Per problemi fisici, naturali. Due esempi: la trazione (trasporti pesanti e mobilità). L’elettricità non ha la densità energica degli idrocarburi per far muovere mezzi pesanti, specie navi ed aerei. Altro esempio: sarà difficile, in tempi brevi (parecchi decenni) trovare sostituti di alcuni pilastri, fortemente carbonici, dei nostri usi energetici: l’ammoniaca (vitale per l’agricoltura, farmaci e il cibo), l’acciaio, il calcestruzzo e la plastica. Che oltre a stare dappertutto per pensare di sostituirla (e anche di tassarla, on. Schlein ) e’ decisiva per fare pale eoliche, auto elettriche, pannelli solari. Tutte quelle belle cose che piacciono tanto agli ambientalisti.
Terzo, l’elettricità. Dovrà’ aumentare in tanti usi e consumi, ma il vero goal e’ la generazione dell’energia elettrica. E’ qui che le fonti fossili (carbone, petrolio, gas) sono più facilmente sostituibili con quelle prive di carbonio: sole, acqua, geotermia, biomassa ( in parte), vento e nucleare. E anche, stiamo attenti, il gas con la cattura della CO2. Ma di elettricità ne servirà tanta, tanta.
L’on. Schlein afferma: “del nucleare, in Italia, non ne abbiamo bisogno”. In base a quali conti, onorevole? Li ha fatti? Ha studiato il tema? Ci fa partecipe dei suoi calcoli?
Dal 2019 al 2022 le imprese giovanili scendono del 9,9% (-38mila 793). La percentuale delle aziende giovanili sul totale delle imprese giù dal 9,2% all’8,7%. Cali meno forti al Nord, voragini nel Centro-Sud. I dati di tutte le regioni, Focus sull’Umbria.
In poco più di 10 anni scomparse 174mila 914 imprese giovanili (-25,1%). Le regioni che accusano le maggiori flessioni tra il 2019 e il 2022 sono Molise, Marche, Sicilia, Calabria, Abruzzo. Solo il Trentino-Alto Adige mostra il segno più. Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Veneto le regioni che, pur calando, vanno meglio. La percentuale delle imprese giovanili sulle imprese totali in tutte le realtà italiane. L’Umbria perde 785 aziende giovanili (-10,2%) dal 2019 al 2022, ma nel Centro fa meglio solo la Toscana. In provincia di Terni maggiore vocazione dei giovani a fare impresa rispetto a quella di Perugia, ma anche i cali più marcati. Le possibili ragioni del calo dell’imprenditoria giovanile.
La dichiarazione:
Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “I dati di questa indagine della Camera di Commercio dell’Umbria, che prende in considerazione tutte le regioni italiane, fanno emergere evidenti criticità sulla vocazione imprenditoriale dei giovani. Non è la diminuzione in valore assoluto in sé a preoccupare, perché il numero dei giovani in Italia è in flessione anno dopo anno, ma il fatto che questo calo sia molto più forte dell’invecchiamento della popolazione e che prosegua in modo incessante. Le ragioni sono molteplici e vanno dai costi che sono cresciuti – anche quando non quelli diretti, certamente quello indiretti – alla tradizionale difficoltà italiana sul passaggio generazionale, ai maxi rincari – per stare sul breve periodo 2021-2022 – dell’energia e non solo che, comprimendo i margini di guadagno, hanno sconsigliato non pochi giovani ad aprire un’attività imprenditoriale. E c’è certamente anche da verificare la qualità e la quantità degli incentivi, sia a livello nazionale che nelle regioni. Ma la battaglia sulla propensione imprenditoriale dei giovani è anche culturale e di qualità dei servizi di supporto, tutoraggio, accompagnamento, manageriali. L’attenzione della Camera di Commercio dell'Umbria al tema dei giovani è stata sempre alta e, tra le tante iniziative che potrei menzionare, cito il fatto che nei prossimi mesi verrà rilanciata l'attività dello ‘Sportello Nuove Imprese’, un servizio di orientamento e supporto alla creazione di impresa rivolto in particolare ai giovani. inoltre da anni la Camera di Commercio lavora a stretto contatto con gli Istituti superiori, collaborando con i docenti nella progettazione di laboratori e percorsi di cultura imprenditoriale e avvalendosi anche della partnership di enti e associazioni che hanno specifiche professionalità in questo campo, come per esempio Junior Achievement (JA Italia), con cui da diversi anni portiamo nelle scuole superiori il progetto ‘Impresa in azione’, che supporta gli studenti in un percorso di progettazione imprenditoriale e concorre a diffondere nelle nuove generazioni la cultura d'impresa. Credo che, a pieno titolo, in Umbria la partita dell’imprenditorialità giovanile vada inscritta in un pacchetto organico di misure a favore dei giovani sui quali deve condensare l’impegno di tutte le Istituzioni ed Enti. La Camera di Commercio dell’Umbria certamente c’è”.
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Giovani italiani sempre meno imprenditori. Le imprese giovanili (ossia le aziende con la maggioranza dei titolari o soci con meno di 35 anni) rilevate da Infocamere-Unioncamere sono 522mila 088 al 31 dicembre 2022, con riduzioni rilevanti rispetto agli anni precedenti: -15mila 829 sul 2021 (-3,4%) e ben -38mila 793 sul 2019 (-9,9%). Emerge dall’indagine svolta dalla Camera di Commercio dell’Umbria, sempre su dati Infocamere-Unioncamere, su tutte le regioni italiane.
Un calo che diventa voragine se si allarga il periodo di confronto: un decennio fa, nel 2011, le imprese giovanili in Italia erano 697mila, per cui nel periodo 2011-2022 sono scomparse, o sono ‘invecchiate’ (nel senso che la maggioranza dei titolari o soci ha superato i 35 anni) senza essere state rimpiazzate, 174mila 914 imprese giovanili (-25.1%). Flessioni, quelle sulla vocazione imprenditoriale dei giovani, che vanno ben al di là degli indici di invecchiamento della popolazione e che quindi presentano problematiche specifiche e meno immediate.
Il quadro delle regioni: flessioni meno forti delle imprese giovanili al Nord, voragini nel Centro-Sud. Rispetto al 2019 con il segno ‘più’ solo il Trentino Alto Adige – Tabella 1 e Grafico 1
Una tendenza netta che coinvolge tutto il Paese (rispetto al 2019 le imprese giovanili aumentano solo in Trentino Alto-Adige), ma con valori molto diversi: meno colpite sono le regioni del Nord (Trentino Alto Adige +6,4%, Emilia Romagna -1,5%, Piemonte -1,5%, Friuli Venezia Giulia -1,7%, Lombardia -2%, Veneto -3,1%, Liguria -4,7%, Valle d’Aosta-5,5%), mentre sia le regioni del Centro (Toscana -9%, Umbria -10,2%, Lazio -10,3%, Marche -14,3%) che quelle del Mezzogiorno (Sardegna -7,3%, Puglia -7,3%, Basilicata -8,5%, Campania -9,2%, Abruzzo -11%, Sicilia -11,8%, Calabria -13%, Molise -16,5%) mostrano cali molto consistenti.
La percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese – Tabella 2 e Grafico 2
La Tabella 2 presenta la percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese dal 2019 al 2022, sia a livello nazionale che nelle singole regioni. Nel 2019 era “giovanile”, quindi con la maggioranza dei titolari o soci con meno di 35 anni, il 9,2% delle imprese, con cali anno dopo anni che, al 31 dicembre 2022, ‘fotografano’ una situazione di 8,7% di imprese giovanili sul totale delle imprese.
In testa, nonostante i cali più marcati, restano le regioni del Mezzogiorno (le prime cinque posizioni vedono Campania (11,3% di imprese giovanili sul totale), Calabria (11%), Sicilia (10,1%), Puglia (9,9%), Basilicata (9,5%). In coda, le regioni con meno spinta sull’imprenditoria giovanile sono Marche (7,1%), Emilia Romagna (7,1%), Friuli Venezia Giulia (7,3%), Veneto (7,3%) e Umbria (7,3%).
In quali settori operano le imprese giovanili e quali caratteristiche hanno
Nelle imprese giovanili prevalgono di gran lunga le ditte individuali e oltre il 25% opera nel commercio, il 12% nelle costruzioni, l’11% nella ristorazione e il 10% nell’agricoltura e così via. E proprio il commercio tra il 2011 e il 2020 ha registrato uno dei cali più significativi nel numero di imprese under 35 (-25%) anche perché, rilevano gli esperti, si tratta di un settore in cui le aggregazioni e la presenza di piattaforme globali hanno creato vantaggi competitivi spesso insuperabili per un giovane che entra nel mercato.
Quanto al grado di imprenditorialità giovanile, ossia all’intensità della presenza di under 35 tra i titolari o soci dell’impresa giovanile, al 31 dicembre 2022 per 5mila 884 aziende è “esclusivo” (ossia il titolare, e gli eventuali soci, sono under 35), mentre per 838 è “forte” e per 178 è “maggioritario”.
Alcune possibili ragioni del calo dell’imprenditoria giovanile
Oltre all’andamento demografico negativo (la popolazione invecchia, ci sono sempre meno giovani), che può giustificare solo una parte della flessione delle imprese giovanili, nel breve periodo – rilevano gli esperti del Sole 24 Ore – sui dati 2021 e 2022 hanno inciso i maxi rincari, a cominciare da quelli energetici (con la conseguenza di forti riduzioni di margini di guadagno in imprese già fragili da questo punto vista), mentre un tema strutturale di difficoltà è “il sempre complesso ricambio generazionale nelle aziende italiane, molte delle quali sono medie o piccole imprese a proprietà familiare”. E un ruolo ce l’hanno anche la quantità e la qualità degli incentivi messi in campo, tanto che almeno una parte della diversità di andamento tra una regione e l’altra della stessa circoscrizione territoriale potrebbe derivare dalla diversa quantità/qualità degli incentivi previsti.
Focus sull’Umbria (e province di Perugia e Terni) - Tabelle 1 e 2, Grafico 3
Tra il 2019 e il 2022, a fronte di una flessione media nazionale del 6,8%, le imprese giovanili in Umbria sono scese del 10,2%, con la contrazione di 785 aziende. Più pesante della media nazionale anche la variazione 2022/2021, che in Umbria è stata del 3,5% (-249 imprese giovanili), a fronte del -2,9% del dato italiano. L’Umbria tuttavia non sfigura affatto nel Centro: solo la Toscana fa meglio (-9% tra il 2009 e il 2012), mentre Lazio (-10,3%) e soprattutto Marche (-14,3%) presentano flessioni più pesanti.
Quanto alla percentuale di imprese giovanili sul totale delle imprese, l’Umbria mostra una minore spinta sulla vocazione imprenditoriale degli under 35 (7,3% nel 2022, 16° posto in graduatoria nazionale a pari merito con la Toscana, a fronte dell’8,7% del dato nazionale). Nel Centro, tuttavia, fa meglio solo Il Lazio (8,6%). La Toscana si attesta sul valore dell’Umbria e le Marche fanno da fanalino di coda (7,1%).
Da evidenziare che l’Umbria, in soli tre anni, ha visto scendere dall’8,1% al 7,3% la percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese.
La vocazione imprenditoriale giovanile è più marcata in provincia di Terni (8,1% la percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese) che in quella di Perugia (7%). Ma va anche detto che, nel periodo 2019-2022, la flessione della percentuale delle imprese giovanili è più forte in provincia di Terni (da 9,3% a 8,1%) che in quella di Perugia (da 7,8% a 7%).
Guardando ai valori assoluti, tra il 2019 e il 2022 le imprese giovanili calano in provincia di Perugia da 5mila 643 a 5mila 085 (-558, -9,9%) e da 2mila 042 a 1.815 in provincia di Terni (-227, -11,1%)
RIFERIMENTI

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