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CULTURA

IL CREPUSCOLO DEL SIMBOLO E LA DEGENERAZIONE DELL'IMMAGINARIO

IL CREPUSCOLO DEL SIMBOLO E LA DEGENERAZIONE DELL'IMMAGINARIO

Saul Tonazot
Il crepuscolo del simbolo e la degenerazione dell’immaginario
Introduzione: la metamorfosi di un’antica soglia
Fra le numerose sopravvivenze rituali del mondo indoeuropeo, ben poche hanno conosciuto una metamorfosi tanto radicale quanto la festa che, nel calendario moderno, cade il 31 ottobre. Quel che fu Samhain nella tradizione celtica — passaggio ierofanico che segnava la transizione fra il ciclo luminoso e quello oscuro dell’anno — sopravvive oggi in una celebrazione priva di radicamento sacrale, sospesa fra logica consumistica globalista, industria dell’intrattenimento, ludicizzazione dell’orrido e spettacolarizzazione commerciale del macabro. In simile slittamento antropologico, così profondamente segnato dalla perdita di senso, numerosi teologi e sacerdoti, specialmente coloro che si dedicano al ministero dell’esorcismo, ravvisano non soltanto una profonda degenerazione culturale, ma un vero e proprio varco simbolico verso l’immaginario oscuro.
Tali inquietudini vengono spesso e volentieri archiviate come eccessi moralistici: reazioni emotive, retaggio di antiche superstizioni, incapaci di cogliere la neutralità ludica che sembrerebbe caratterizzare il fenomeno moderno di Halloween. Eppure, quando esaminate entro un orizzonte teorico rigoroso — e in particolare attraverso la lente offerta da René Guénon e dalla sua diagnosi dell’inversione simbolica nel mondo moderno — dette preoccupazioni rivelano un carattere sorprendentemente fondato e tutt’altro che ingenuo. Esse non soltanto appaiono legittime, ma risultano pienamente giustificate e persino necessarie sul piano metafisico.
Samhain: la soglia sacra e la logica del confine
Le fonti più attendibili sulla cultura celtica, dalle testimonianze tardo-antiche raccolte nel Sanas Cormaic alle ricostruzioni filologiche moderne di John Koch e Barry Cunliffe, concordano nel descrivere Samhain come una festa di soglia, la quadripartizione stagionale nella sua forma più solenne: una sorta di “capodanno” celtico. Si trattava di un momento in cui il velo fra il mondo visibile (senchas) e quello invisibile (síd) si assottigliava e diveniva permeabile. Il punto decisivo è comprendere come tale permeabilità non implicasse affatto un’apertura al male, né tantomeno una inversione spirituale con l’invocazione di potenze demoniache: si trattava piuttosto di un passaggio naturale entro un ordine cosmico più ampio, percepito come ieratico, non come caotico.
Gli antenati, commemorati in questa notte liminare, non erano considerati spiriti ostili, né presenze da evocare nel senso moderno e spiritistico del termine, bensì figure benefiche, depositarie di un’energia ancestrale e pregna di sacralità: né spiritismo, né necromanzia, ma memoria rituale di anziani, guerrieri, figure cariche di mana. Nulla, all’interno di siffatto quadro rituale, dunque, autorizza a leggere Samhain come un antecedente del satanismo: il concetto stesso di Satana, nella sua articolazione teologica e demonologica, appartiene in forma peculiare alla tradizione giudaico-cristiana e non possiede alcun equivalente nel Pantheon celtico.
Dalla ierofania al culto dei Santi
Con la progressiva cristianizzazione delle terre celtiche e poi di tutta l’Europa, la Chiesa non si trovò a dover reprimere una festa maligna, bensì ad assorbirla entro una cornice spirituale superiore. La sovrapposizione fra il rito arcaico e la solenne celebrazione del ciclo liturgico dell’1-2 novembre — Omnium Sanctorum e Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum — non rappresenta la risposta cristiana ad un presunto culto satanico, ma il naturale riordinamento del calendario sacro entro la nuova economia della grazia, col naturale assorbimento di simboli ambivalenti in una struttura teologica compiuta.
Il mondo medioevale non avvertì alcuna minaccia in questa data. Lo storico francese Jacques Le Goff, nel suo celebre studio su La nascita del Purgatorio, ha mostrato come nell’“anthropocosmos ordinato” del Medioevo la memoria dei defunti sia stata percepita dalla Cristianità come un’opera di misericordia spirituale, niente affatto come un varco verso potenze oscure. Pare, anzi, significativo come né i teologi scolastici, né i demonologi medievali, né i manuali inquisitoriali abbiano mai associato la data del 31 ottobre a specifiche pratiche diaboliche. L’accostamento fra Halloween e satanismo risulta pertanto una costruzione relativamente recente, sviluppatasi in ambito protestante tra XIX e XX secolo e solo in epoca successiva recepita da taluni ambienti cattolici.
La modernità e la rottura del simbolo
Per comprendere come si sia potuti passare da una soglia sacra a un carnevale macabro — o, peggio, a una piattaforma simbolica utilizzata dai circuiti commerciali dell’occulto pop contemporaneo — è necessario attingere alla diagnosi guénoniana circa La Crisi del Mondo moderno e, in particolare, alla descrizione magistrale della “inversione dei simboli” contenuta nell’opera Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi. Secondo il grande metafisico francese, il mondo moderno rappresenta l’epoca in cui i simboli — privati del loro fondamento trascendente — sopravvivono in forma puramente esteriore. In essi non sopravvive più la potenza analogica che consente di ascendere dal sensibile all’intelligibile: rimangono solo figure svuotate, superficiali, decorative. Il simbolo, perdendo la sua verticalità, scivola nella bidimensionalità dell’immagine; e l’immagine, a sua volta, nell’estetismo ludico o nel folklore.
È precisamente questa la condizione che caratterizza Halloween nella sua forma contemporanea: le zucche intagliate, gli scheletri, i fantasmi, gli spiriti vaganti, i morti viventi. Ciò che un tempo apparteneva a un ordine ieratico, diviene adesso occasione di consumo, travestimento, divertimento grottesco. I simboli della soglia e della morte — anticamente carichi di serietà metafisica — vengono svuotati, commercializzati, resi parodia. Halloween appare così come una scenografia di simboli decaduti: residui di un immaginario sacrale incapace di elevarsi, che ripiomba, come massa inerte, nell’orrido giocoso e nel grottesco.
Guénon, tuttavia, aggiunge un secondo elemento, ancor più decisivo: il simbolo svuotato non resta innocuo. Nel momento in cui perde il suo radicamento nel sacro, esso tende a invertire la propria funzione e può divenire un contro-simbolo: non più un segno che eleva, ma un segno che abbassa; non più una soglia verso il trascendente, ma un varco verso l’infra-spirituale, verso lo “spirito della dissoluzione”. Il sacro in decadimento dà luogo al “contro-sacro”, una parodia che, pur non essendo satanica in senso teologico, prepara immaginariamente la possibilità di una degradazione ulteriore. Ed è precisamente in questo spazio liminare — fra la perdita del significato e la sua inversione — che si collocano le preoccupazioni degli esorcisti contemporanei.
L’immaginario come vettore spirituale
Le percezioni degli esorcisti contemporanei si collocano, a questo punto, in un orizzonte più chiaro. Essi non affermano, nella maggior parte dei casi, che Halloween sia in sé satanico; ma piuttosto che nell’attuale contesto culturale esso costituisca un vettore tale da predisporre l’immaginario collettivo — e soprattutto quello infantile — a una familiarizzazione disordinata con l’oscuro.
La psicologia simbolica, da Mircea Eliade a Gilbert Durand, ha mostrato con argomentazioni già classiche che l’immaginario non è mai neutro né innocuo: le immagini, specialmente se reiterate, non si limitano a intrattenere, ma plasmano disposizioni interiori, orientamenti, inclinazioni. Il mondo moderno, che crede di poter giocare con il macabro senza esserne toccato, ignora la funzione antropologica dei simboli.
In ambito pedagogico, la normalizzazione dell’orrido produce un effetto desensibilizzante. Ciò che costituiva un tempo oggetto di timor sacro diviene ora occasione ludica; la morte, sdrammatizzata e caricaturale, smarrisce la propria serietà ontologica; l’ombra inquietante, trasformata in spettacolo, cessa di evocare l’enigma spirituale per convertirsi in mero intrattenimento.
Da un punto di vista teologico, questa banalizzazione costituisce un terreno favorevole a forme di occultismo “a bassa intensità”: spiritismo da social network, stregoneria commerciale, tarocchi pop, religiosità sincretistiche che dissolvono l’ordine sacramentale in un indistinto pulviscolo di “energie” e “vibrazioni” come religione postmoderna. Padre Amorth, ma anche teologi come José Antonio Fortea con la sua Summa Daemoniaca, hanno più volte sottolineato come non sia l’adesione formale al satanismo a destare preoccupazione, bensì il graduale indebolimento dell’immaginario sacro, sostituito da una nebulosa di curiosità oscure, prive di orientamento e, dunque, facilmente manipolabili.
Halloween come controiniziazione pop
Il concetto di “contro-iniziazione” aiuta a comprendere ulteriormente il fenomeno. Guénon non utilizza questo termine per designare semplici deviazioni morali o errori dottrinali, bensì per indicare le forme di spiritualità degradate che, senza radicamento nella Tradizione, pretendono tuttavia di offrire un accesso simbolico o rituale al mondo invisibile.
Halloween, nella sua forma contemporanea, non rappresenta una contro-iniziazione in senso formale: non possiede gradi, né dottrina, né un corpus rituale stabile. Ma costituisce indubbiamente un humus culturale in cui il sacro viene dissacrato, la morte sdrammatizzata, l’ombra banalizzata e il rapporto con l’invisibile ridotto a un semplice gioco, una scenografia, un consumo stagionale. È un “basso occultismo” diffuso, informe, senza gerarchia spirituale e dunque particolarmente insidioso. Non è “satanico” in senso proprio, ma è certamente contro-tradizionale; non evoca formalmente il male personale, ma sopprime la consapevolezza del sacro, aprendo in tal modo la via a possibili inversioni.
Considerazioni conclusive: non teologicamente satanico, ma effettivamente pericoloso
Alla luce della ricostruzione storica, non è possibile affermare che Halloween derivi da un culto satanico o che ne rappresenti una forma esplicita. Samhain apparteneva a un ordine sacrale indoeuropeo e, nella sua struttura originaria, non conteneva alcun elemento demoniaco. Così come, peraltro, non è corretto sostenere che la Chiesa abbia istituito la festa di Ognissanti per opporvisi: essa, piuttosto, l’ha assunta e trasfigurata.
Quando ci si confronta con il fenomeno moderno, tuttavia, le preoccupazioni degli esorcisti appaiono pienamente giustificate. Halloween, oggi, rappresenta l’emblema di un processo storico ben più vasto: la dissoluzione del simbolo, il suo svuotamento di senso, la sua riduzione a immagine; e, come Guénon aveva ammonito, l’immagine priva di contenuto tende a rovesciarsi nel suo opposto, diventando contro-simbolo.
Da qui origina la reale pericolosità della festa contemporanea: essa non è specificamente satanica nella forma, ma lo è potenzialmente nell’effetto, poiché contribuisce alla progressiva erosione dell’alfabeto simbolico tradizionale, sostituito da un immaginario che banalizza la morte, estetizza l’oscuro e riduce il sacro a un gioco di maschere. È dunque perfettamente coerente, entro l’orizzonte tradizionale, che teologi ed esorcisti percepiscano in Halloween non tanto un rito del male, quanto un evidente indizio del rovesciamento spirituale che caratterizza il nostro tempo, il quale si trova ormai nella fase terminale dell’“età oscura” o Kali-Yuga, quando i simboli non elevano più, ma si dissolvono in un’ombra di se stessi.

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