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CULTURA

IL SEGRETO DELLA VITA

IL SEGRETO DELLA VITA

Come per i saggi antichi, e in particolare quelli vedici di cui per primi abbiamo preziosa e più chiara testimonianza, la rappresentazione della fisica moderna descrive un universo fatto essenzialmente di energia, senza che sia possibile per l'uomo darne una spiegazione necessaria e sufficiente.


Il substrato, e cioè ciò di cui occorre parlare secondo un'univoca e perenne Tradizione, non è percepibile giammai. Esso è oltre (ápeirōn) le condizioni che ci limitano e limitano i nostri mezzi conoscitivi, e tuttavia intuiamo, in un modo o altro che sia, che qualcosa deve esistere al di là delle nostre percezioni (γνομαι). L'induismo parla pertanto di diversi approcci conoscitivi (upanishad) - sperimentale, cosmologico, metafisico -, che, tuttavia, generano in ogni caso nient'altro che una proiezione, sensibile e intellegibile, del tutto relativa, un legame - immaginario (!) - tra diversi dati apparenti.
Si tratta di opinioni, nient'altro, che tuttavia conducono tutte verso il limite ultimo - in latino actus, termine che traduce e quindi riporta erroneamente, nell'uso del termine actus divenuto comune, il significato del termine ἐνέργεια presente in Aristotele - al di qua dell'inconoscibile substrato.
E tuttavia, anche attraverso il linguaggio, è possibile risalire alla genesi di ciò che Heidegger chiama per l'appunto l'"oblio dell'essere" ovvero la differenza tra essere e ente mediante la relazione che, in principio e all'inizio di ogni inizio che è, "è e non è possibile che non sia" (Parmenide).
Pertanto, la relazione originaria - ciò che chiamiamo altresì vita - nasce e si sviluppa, pur sempre, da uno scambio continuo di energia tra l'essere, che "man-tiene" l'intero universo e l'ente, e in specie, tra gli organismi viventi, l'uomo.
Innanzitutto: nessun uomo può esistere, anche per un istante soltanto, senza respirare. E dunque il respiro (son) - e la misura del respiro (mat-son) - è l'atto compiuto, consapevole o inconsapevole, rituale, che con-sente lo scambio vitale di energia tra l'essere e l'ente.
Così che il respiro di Vishnu è "la magica melodia della creazione e dissoluzione del mondo" (Zimmer).
In sanscrito, questo iniziale "rito compiuto" è detto stoma; termine che nell'espressione simbolica del greco antico indica la bocca.
E quindi esiste una chiara linea di continuità espressiva tra il rito sanscrito del respirare e il rito greco del cibarsi della propria vita mediante l'atto (stoma) del respirare medesimo.
In latino, stoma diventa actus. E l'errore, di cui ci dice Heidegger, è essenzialmente quello di non ricondurre più il termine alla relazione o sacrificio o rito iniziale che lega necessariamente l'essere, che man-tiene, all'ente. Entrambi, intesi correttamente, sia l'essere che l'ente nel ruolo sia di divoratore che di divorato. Così che vivere con-siste essenzialmente nel rito di mangiare ed essere mangiato; e la natura del fuoco rappresenta, meglio di ogni altra immagine o simbolo, la natura di questa e ogni nostra umana esistenza.
E quindi, da decine di migliaia di anni, come ha scritto di recente il noto fisico Carlo Rovelli, siamo ancora qui a chiederci, allo stesso modo del personaggio di un racconto del Zhuangzi, se siamo noi a sognare la farfalla o la farfalla a sognare noi.
In definitiva: scacco matto al re e a chiunque dice o crede di esserlo. Lungo il corso del mantenimento dell'essere, ogni uomo è da sempre e per sempre già salvo, in sé e per sé, e pertanto non ha alcun bisogno di essere salvato da chi si professa re o sacerdote, o entrambe le figure.


L'immagine: All'interno dell'Uovo d'Oro, il dio Vishnu giace sulle fluide spire del mare primordiale, simboleggiato dal serpente Ananta. ("Infinito"; tempera su carta, 1760 ca., India). 

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