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CULTURA

ALBERTO ARBASINO, UN RICORDO

ALBERTO ARBASINO, UN RICORDO

Alberto Arbasino: genio poliedrico tra provocazione e leggerezza

"L’uomo che ama la propria stranezza è il solo che possa amare il mondo con sincerità." – Friedrich Nietzsche

L’Effetto Arbasino si manifesta sin dalla prima apparizione: incontrare Alberto Arbasino era come varcare la soglia di un universo parallelo, dove la realtà si mescolava alla finzione e ogni incontro poteva trasformarsi in esperienza letteraria. Nei corridoi della Feltrinelli di Milano, Arbasino già affascinava e inquietava allo stesso tempo. Con il suo sorriso leggero, la voce carezzevole e l’antica erre moscia, riusciva a trasformare una semplice presentazione in un piccolo evento culturale.

La sua opera più celebre, Fratelli d’Italia, pubblicata nella prima metà degli anni Sessanta, non è un manifesto politico, non è “di destra” né “di sinistra”: Arbasino sfidava le etichette, usando simboli nazionali come strumenti per osservare ironicamente la società italiana. La politica diventava materia di scrittura, senza schieramenti ideologici, con un occhio critico verso tutti gli aspetti della vita nazionale, dalla cultura al costume, dalla moda alla cronaca mondana.

Ogni sua maschera era uno strumento di osservazione. Ricordo un episodio alla Feltrinelli: era accanto a Gaia Servadio, mentre lei presentava il suo primo libro, Tanto gentile e tanto onesta. Arbasino ascoltava, annuiva, ma ad un certo punto cominciò a inserire commenti fulminei sul costume, sulla politica, sul jazz e sulla moda parigina, con una naturalezza che lasciava tutti sbalorditi. Sembrava giocare con le parole, ma stava tracciando un vero ritratto dell’Italia dell’epoca.

In altre occasioni, Arbasino si trasformava in critico teatrale e cinematografico. Durante una proiezione di un film francese a Venezia, il suo intervento fu così brillante e tagliente da lasciare i giornalisti a bocca aperta: in poche frasi smontava la retorica ufficiale senza mai cadere nell’insulto. Chi lo ascoltava percepiva che possedeva un acume unico, capace di leggere il mondo con ironia e precisione al tempo stesso.

Il suo stile, definito “albertoarbasino”, mescolava citazioni colte, cronaca mondana, dialoghi familiari e digressioni personali. In Fratelli d’Italia, una festa aristocratica poteva diventare excursus sulla letteratura francese, e una cronaca politica trasformarsi in racconto surreale. Chi leggeva doveva abbandonare i confini del romanzo tradizionale: seguire Arbasino significava lasciarsi sorprendere, accettare l’imprevedibile e riconoscere il gioco sottile tra serio e faceto.

Ricordo una cena in casa di amici: Arbasino si mise a leggere ad alta voce un brano del libro, accompagnandolo con gesti teatrali e commenti improvvisati sugli oggetti inquadrati. Ogni frase diventava lezione di vita e scrittura insieme. Chi assisteva comprendeva subito che, con lui, leggere non era passivo: era partecipare a un piccolo rito culturale, un gioco di osservazioni, ironia e critica.

Il docufilm coprodotto da Luca Guadagnino, presentato alla Festa del cinema di Roma, cattura questa natura camaleontica. Attraverso interviste, materiali d’archivio e letture delle sue opere, il film mostra come Arbasino fosse scrittore, critico, viaggiatore, osservatore del costume, polemista e sperimentatore linguistico tutto in una volta. Questo “effetto moltiplicatore” conferma che le sue opere non appartengono a una sola categoria: erano esperimenti, giochi e provocazioni insieme.

Arbasino possedeva un talento raro per amicizia e dialogo. Frequentava scrittori, artisti, attori e registi con la stessa curiosità entusiasta con cui scriveva. Le conversazioni diventavano materiale per articoli e romanzi, e spesso emergono aneddoti esilaranti: una volta convinse un gruppo di giovani giornalisti a scrivere recensioni di un film di serie B immaginando di essere critici cinematografici di epoche diverse. L’esercizio era comico, ma al tempo stesso formativo: Arbasino insegnava il valore della creatività e libertà intellettuale.

Nonostante l’apparente leggerezza, Arbasino possedeva una profondità rara. La sua ironia e il suo distacco dalle convenzioni non erano fini a sé stessi, ma strumenti per leggere la realtà con occhi nuovi. In Fratelli d’Italia, la politica italiana, i costumi, le mode e i vizi nazionali diventano materiale letterario, senza lezioni morali e senza schieramenti: il lettore è libero di ridere, riflettere e sentirsi provocato allo stesso tempo.

Il suo lascito culturale continua a essere oggetto di riscoperta. Giovani lettori e studiosi analizzano le sue opere cercando di comprendere il meccanismo dell’Effetto Arbasino, questa capacità unica di moltiplicare prospettive, contaminare generi e sorprendere continuamente. Festival letterari, rassegne cinematografiche e studi universitari confermano quanto il suo approccio sia ancora moderno: Arbasino ha insegnato che la letteratura è esperienza, esplorazione e gioco, non semplice narrazione di eventi.

Personalmente, ho sempre sognato di essere un misto tra l’acume di Pasolini e la cultura di Arbasino: la capacità di leggere il mondo con precisione e profondità, ma anche con ironia e libertà, di non accettare confini rigidi tra vita e scrittura, di sorprendere e provocare senza perdere mai la leggerezza. Questo sogno ha guidato il mio modo di osservare la realtà, di leggere e di scrivere, cercando un equilibrio tra rigore critico e curiosità gioiosa.

Riscoprire Alberto Arbasino significa entrare in un mondo dove il confine tra realtà e invenzione è labile, dove ogni frase può contenere mille significati e dove leggere diventa un’avventura senza certezze. L’Effetto Arbasino non si esaurisce nelle pagine dei suoi libri, ma vive negli occhi e nelle menti di chi osa lasciarsi sorprendere da un genio che non ha mai smesso di giocare con la vita e con le parole.

Arbasino resta una figura unica: un intellettuale capace di incarnare la molteplicità, oscillando tra leggerezza e profondità, quotidiano e sublime, provocazione e affetto. Le sue mille maschere sono il segno di un genio che non si piega a regole precostituite, che celebra la libertà creativa e invita ciascuno di noi a guardare il mondo con occhi curiosi, critici e leggermente eretici.

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