Sussistono, a giudizio di chi scrive, alcuni complessi problemi storici e dottrinali da mettere in rilievo.
Per primo, sarebbe da chiarire il ruolo importantissimo dell'atto di unione del 1813 fra Antichi e Moderni e come questo si ripercuota anche nelle Obbedienze, segnatamente quelle italiane.
Sia consentita una lunga citazione da Guénon:
“Peraltro, ciò che vorrei farvi notare è quanto segue: la data del 1717 non contrassegna l’origine della Massoneria, ma l’inizio della sua degenerescenza, cosa che è molto diversa; per di più, perché si possa parlare di una utilizzazione di “residui psichici” in quest’epoca, occorrerebbe supporre che la Massoneria operativa avesse allora cessato di esistere, cosa non vera, dal momento che essa sussiste persino ancor oggi in diversi paesi, e che in Inghilterra, fra il 1717 e il 1813, è intervenuta efficacemente per completare certe cose e per raddrizzarne altre, perlomeno nella misura in cui ciò era ancora possibile in una Massoneria ridotta ad essere unicamente speculativa; in realtà lo scisma del 1717 non ha riguardato che quattro Logge, mentre esisteva ancora un numero di Logge molto superiore che non vi hanno preso parte. D’altra parte, laddove esista una filiazione regolare e continua, la degenerescenza non interrompe la trasmissione iniziatica; essa ne riduce solo l’efficacia, almeno in linea generale, perché malgrado tutto ci possono sempre essere delle eccezioni” (Renè Guénon, lettera ad Evola del 18 aprile 1949).
Tornando in Italia, anche se preesistevano nel '700 italiano Logge di varia formazione e in primo luogo per importanza storica la Loggia inglese di Firenze, si può dire che, a partire dalle vicende della Massoneria napoleonica, in Italia il legame con il mondo massonico francese è stato determinante.
Del resto, non tutto sappiamo di quel periodo. Scriveva nel 1936 Guénon a Lovinescu: “Napoleone era stato iniziato a Malta (nel 1798, se non vado errato) alla Massoneria e forse anche a qualcos’altro; quando venne qui [in Egitto], aderì all’Islâm e prese il nome di Alî, fatto che sembra molto poco noto”.
A sua volta, Reghini sul grande Corso con una certa enfasi scriveva nel noto articolo intitolato Imperialismo pagano: “Un altro italiano arginava e dominava la rivoluzione francese, e di quella immensa energia scatenata si faceva strumento per attuare l’impero. ... L'aquila romana levava dunque nuovamente altissimo il volo colle legioni napoleoniche, tornava l’Italia a libertà anche in provincie oggi soggette, la latinità trionfava e Roma aveva di nuovo un Re. Ed era l’idea imperiale romana, pagana non ostante l’errore del Concordato, che di tra l’incendio della rivoluzione ricostituiva dopo tanti secoli l’unità d’Italia.”.
Recentemente Sergio Masini ha scritto un saggio su Logge massoniche e società segrete nell'Italia napoleonica dove si studiano una serie di percorsi. In questo ambito, è d'obbligo ricordare il ruolo importante della bresciana famiglia Lechi. Mentre nella vicina Cremona la vicenda di un architetto Massone, Faustino Rodi, fa risalire tramite la linea dei suoi Maestri architetti ad un mondo forse operativo.
Se è evidente che la Massoneria napoleonica e ottocentesca è troppo schiacciata in una dimensione politica, nondimeno sullo sfondo compare enigmatica e misteriosa la figura di Gabriele Rossetti con il suo capolavoro su Il mistero dell'amor platonico del Medioevo, un raggio di luce esoterica di rara saggezza che dimostra come qualcosa di questi periodi ci sfugga e non si ricavi dalla storia profana.
La vicinanza al mondo massonico francese si percepisce anche nell'ordine del giorno di Bissolati sull’insegnamento della religione nella scuola, che si ispirava alla coeva legislazione francese. La mozione Bissolati enunciava in maniera decisa: “La Camera invita il Governo ad assicurare il carattere laico della scuola elementare, vietando che in essa venga impartito, sotto qualsiasi forma, l’insegnamento religioso”. E' la vicenda che porta alla scissione del 1908. Per una singolare giravolta della storia, il Grande Oriente di Palazzo Giustiniani ha ora rapporti con la UGLE, mentre nel circuito francese è la Gran Loggia detta di Piazza del Gesù. E questo appare strano sotto diversi profili. Fino a qui la scissione del 1908.
Le vicende che portarono alla nascita della Gran Loggia Regolare Italiana evidenziano un’altra problematica.
Come si articola il rapporto della eredità francese del GOI, dal quale proveniva lo stesso Di Bernardo, con l'approdo alla dimensione diversa sancita con l'uso del rituale Emulation e la adozione dell'Arco Reale di Gerusalemme?
A complicare ancora di più le tematiche un pensatore di rilievo, qual è senza dubbio il Gran Maestro Venzi, sottolinea in maniera forte il ruolo dei Neoplatonici di Cambridge.
Ma, viene da pensare, Neoplatonici “di Cambridge” certo, ma tuttavia Neoplatonici: e questo rimanda subito e in maniera precisa a Marsilio Ficino di Figline Valdarno, commentatore del Parmenide di Platone e traduttore di Plotino e di Ermete Trismegisto. Ed accanto alla sua, si staglia la figura basilare di Gemisto Pletone,
Scrive Eleonora Lo Presti in una tesi di dottorato reperibile su Internet: “Studi più recenti, come quelli di Eugenio Garin, di Cesare Vasoli, di Brigitte Tambrun e di Sebastiano Gentile, hanno invece ipotizzato una filiazione diretta tra il platonismo bizantino di Pletone e il platonismo di Marsilio Ficino.”
Si torna così con questo contesto neoplatonico, dalla atmosfera Emulation della GLRI ad un alveo che richiama sia Virgilio Gaito con lo storico convegno “Pitagora 2000” sia Vinicio Serino e infine Moreno Neri, attento studioso di Pletone, e quindi al Rito Simbolico Italiano. Mi sembra una puntualizzazione non infondata. Rito Simbolico, ricordiamo, che arriva persino a prendere come data iniziale di riferimento il 21 aprile 753 a.C.
Per rendere ragione poi di una naturale perplessità, se desideriamo invece accostare tra loro Cristianesimo e Neoplatonismo, dovremmo pensare ad una linea che si dirama da Dionigi l'Areopagita, transita per Scoto Eriugena, e perviene a Meister Eckhart, a Cusano e a Jacob Böhme: linea che tanto inglese non sembra, quanto piuttosto nel finale teutonica. Utile in questo senso richiamare gli studi di Galvano Della Volpe sulla mistica speculativa ed Hegel romantico e mistico.
La linea suddetta sembra in effetti più teutonica e si riporta ad esempio che nelle accuse al domenicano tedesco figurassero queste:
Inoltre fu imputato al suddetto Eckhart di aver predicato altri due articoli con queste parole:
(1) C’è qualcosa nell’anima di increato e di increabile; se tutta l’anima fosse di tal genere, sarebbe increata e increabile, e questo è l’intelletto.
- Dio non è buono, né migliore, né ottimo; ogni qual volta io chiamo Dio buono, io mi esprimo così in modo erroneo, come se chiamassi il bianco nero.
Sarà forse questa linea teutonica che, travisata e mal compresa, porta alcuni dirigenti della Massoneria a sopravvalutare l'opera di Evola? Solo l'immenso lavoro di uno studioso della qualità di Marco Vannini ha potuto fare luce sul tesoro di Eckhart e della suo eredità.
Invece è da tener presente, a nostro giudizio, anche la riflessione di un cattolico come Roberto De Mattei sul trans-idealismo di Evola che, ricordiamo, per parlare della Scolastica si appoggia ad un pensatore vicino al neopositivismo come Louis Rougier e poco si rapporta a San Tommaso.
La prospettiva di Evola, estranea ed opposta alla Massoneria, cancella anche la tradizione mediterranea di Arturo Reghini. Del resto, il dissidio tra i due era iniziato dalla appropriazione evoliana dell'Imperialismo pagano del pitagorico fiorentino. A questo proposito è doveroso ricordare le pagine di Piero Fenili che mostra le radicali incomprensioni di Evola sulla tradizione romana. Cristian Guzzo, poi, nel notevole libro su Julius Evola e il Medioevo magico-fantastico di Heinrich Himmler, chiarisce molto sul suo cambiamento di indirizzo.
Un ulteriore aspetto poi deve attirare la nostra attenzione perché è preoccupante. La sentenza del Tribunale di Bologna sulla strage del 2 agosto 1980 confermerebbe il ruolo svolto da Gelli quale mandante e finanziatore. Come allora non tornare alle parole pronunciate da Siniscalchi nelle sue deposizioni:
“Confermo anche tali ultime dichiarazioni che sono affluite agli atti della commissione P2. L’infiltrazione avvenne attraverso lo strumento dell’esoterismo o, meglio, della suggestione dell’esoterismo di marca evoliana. ... Tuttavia, faccio presente che molti evoliani come molti guénoniani si introdussero in quegli anni nella massoneria. E’ perfettamente logico che gli esoteristi evoliani ricercassero contatti con la massoneria, la quale è l’unica organizzazione del mondo occidentale e professare l’esoterismo, almeno ufficialmente.” (tratto dal verbale del 27.05.1985, consultabile in https://4agosto1974.wordpress.com/2013/12/22/francesco-siniscalchi-su-massoneria-e-eversione-nera-verbale-27-05-85/”.
Si accomuna qui Evola a Guénon, ma va invece ribadito che Evola ha distorto in continuazione il pensiero di Guénon. Guénon che, a differenza dell'imperialista più o meno pagano, è un critico radicale dell'invasione occidentale, diversità questa che non si evidenzierà mai abbastanza fra i due. Evola del resto non comprende la profondità dottrinale della distinzione tra Infinito metafisico e indefinito, ritiene di leggere come filosofia la dottrina degli stati molteplici dell'essere e la distinzione tra salvezza e Liberazione. E, lontano e opposto a Reghini, Evola non vede il valore di Plotino Porfirio Proclo Giamblico e Damascio.
Nella prospettiva, inoltre, più schiettamente massonica, per valutare Evola è doveroso invece fare riferimento alla lunga opera di rettifica che, nei confronti dello scrittore siciliano, ha fatto dagli anni '60 la torinese “Rivista Studi Tradizionali” a partire dal fondamentale articolo di Giovanni Ponte su Julius Evola o il rinoceronte sull'asfalto, nel quale si critica in Evola la concezione della via iniziatica come rafforzamento della individualità. E' recentemente stato pubblicato dalla rivista torinese il libro su Julius Evola e gli errori della ideologia, nel quale con chiarezza vengono indicate le deviazioni dottrinali del sedicente barone.
L'individuo assoluto celebrato da Evola si rivela assolutamente individuo e per pudore non parliamo dei suoi giudizi positivi su Maria de Naglowska, alquanto risibili. Sarà lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco? Ma certo non è atmosfera british. Dal “niente sesso, siamo inglesi” alla “metafisica del sesso”?
Nella situazione italiana è necessario sottolineare che l'opera di Evola si è posta come un velo di illusione che impedito a molti la lettura profonda dell'opera di Guénon. Questa opera ha avuto una presentazione ortodossa , grazie all'impulso di Roger Maridort , con la Rivista studi tradizionali di Torino e con la casa editrice Harmonia mundi sempre torinese ,anche se con impostazioni fra loro diverse.
Inoltre la italo-spagnola Associazione Culturale Logos, oltre alla collana specificamente dedicata alla diffusione di testi massonici tradizionali (Antichi Doveri, Rituali, Catechismi e Divulgazioni) in versione bilingue originale-italiano, ha intrapreso la pubblicazione sistematica dell’opera omnia di René Guénon, affiancando alla traduzione rigorosa il testo originale a fronte, un lavoro imponente e poco conosciuto.
In un terreno di esoterismo islamico l'opera di Guénon ispira il lavoro di Paolo Urizzi e di altri studiosi di Ibn Arabi.
Tornando ad argomento massonico, se è pur vero che dagli Oratori di Loggia si ascoltano polpettoni davvero indigesti, pensando per contro ad enunciazioni come: “agli dèi bisogna farsi simili, non agli uomini perbene” di un Plotino, “prego dio che mi liberi di dio” di Meister Eckhart, per arrivare alla leggendaria “Ana l-Haqq” (“io sono la Verità”) di al Hallaj e al vedantico “Tat Tvam Asi” (“tu sei quello”), difficilmente mi pare di sentirle uscire dalla bocca del Cappellano.
Potrebbe leggere questo Ufficiale di Loggia pagine da Paganesimo, Pitagorismo, Massoneria di Reghini o ancora un Cappellano potrebbe esporre la differenza dottrinale richiamata da Guénon tra salvezza e Liberazione? Non mi sembra plausibile...
Reghini rimanda allo sfondo pitagorico della Massoneria ma anche ad elementi più arcaici, perché afferma: “La tradizione della Sapienza romana deriva da quella primordiale dell'età aurea, ed esiste occultamente nel Lazio”.
Il libro di grande valore di Coulon e Golvin su Il genio civile dell'esercito romano dimostra l'importanza delle capacità edificatorie del mondo romano nel gestire l'Impero e quindi presenta un antecedente romano-italico basilare per la Massoneria. Se le origini della Massoneria risiedono nel costruire o nell’edificare, fin dall’antichità Roma è la città che portò questa attività al livello massimo e più grandioso. Ci pare necessario ricordarlo.
Si accenna solo ma Hiram, Gesù Cristo e Dioniso qualche rapporto con Osiride devono pur averlo.
Con la fine del mondo classico è tramite le culture inglese, scozzese e irlandese che arrivano a noi le nostre strutture muratorie con l’aggiunta di elementi probabilmente celtici. Ma evidenziando una radice celtica, visto che Guénon richiama la memoria di Charles Radcliffe, conte di Derwentwater, viene spontanea una domanda: se siamo Scozzesi saremo anche giacobiti e se invece non siamo giacobiti saremo davvero Scozzesi? Alla UGLE che diranno? E da che parte bisognava stare a Culloden? Sarà una leggenda la partecipazione dei Cavalieri Templari alla La battaglia di Bannockburn?
https://ontanomagico.altervista.org/ye-jacobites.htm
Today in Masonic History - Charles Radclyffe, 5th Earl of Derwentwater Passes Away
Forse le cose da mettere a fuoco ed armonizzare sono molte di più di quelle che pensiamo.
Vista la complessità delle tematiche e dei problemi ci permettiamo di segnalare in questa sede la prossima uscita di un testo che senza dubbio fornirà elementi notevoli di riflessione. E' prevista tra breve la pubblicazione dell'opera su La Libera Muratoria. Una visione tradizionale di Natale Mario Di Luca. Ricordiamo che nel 2009 il professore fu candidato alla Gran Maestranza del Grande Oriente d'Italia. Per la serietà dottrinale dell'autore basata su uno studio pluridecennale della metafisica e dell'esoterismo e per aver vissuto lui le vicende massoniche italiane da oltre un cinquantennio (compreso il periodo della P2) dalla centralità della capitale e non dalla periferia, il libro si presenta come indispensabile.







