Le parole di Francesca Albanese riguardanti la violenza perpetrata da delinquenti a Torino nei confronti del giornale La Stampa è solo uno dei tanti aspetti di un giustificazionismo simile a quelli che abbiamo conosciuto negli anni di piombo, tesi a coprire “i compagni che sbagliano”.
In un clima crescente di violenza, che ha una evidente regia e che viene alimentata dal continuo richiamo alla piazza che nulla ha a che fare con l’interesse die lavoratori e tanto meno dei palestinesi, Francesca Albanese, relatrice speciale dell'Onu sui territori occupati, intervenendo all'evento 'Rebuild Justice. Ricostruire la giustizia' a Roma ha condannato il raid parlando anche di "monito per la stampa".
"A quanto pare – ha precisato la Albanese nel pomeriggio Albanese dal palco del corteo di Roma - stanno provando ad affossarmi. Non c’è stato nessuno scivolone, vergognatevi. Tutto quello che ho detto e che continuo a dire è che condanno la violenza e condanno l’attacco di ieri a La Stampa, ma la violenza anche dentro a un sistema violento finisce per rafforzare il sistema che ci opprime".
In buona sostanza la violenza avviene all’interno di un sistema violento. Si, perché la narrazione è che con Giorgia Meloni al Governo l’Italia è diventata un Paese fascista, dove non c’è più democrazia e libertà e, pertanto, è necessario tutti i venerdi sabato e domenica fare cortei, scassare vetrine, invendiare macchine, per ristabilire la libertà e la democrazia.
Ovviamente sulle parole della Albanese si è scatenata una bufera.
Netta la condanna di Giorgia Meloni: "È molto grave che, di fronte a un episodio di violenza contro una redazione giornalistica, qualcuno arrivi a suggerire che la responsabilità sia - anche solo in parte - della stampa stessa. La violenza non si giustifica. Non si minimizza. Non si capovolge", scrive sui social la premier. "Chiunque cerchi di riscrivere la realtà per attenuare la gravità di quanto accaduto compie un errore pericoloso. La libertà di stampa - conclude la presidente del Consiglio - è un pilastro della nostra democrazia e va difesa sempre, senza ambiguità".
Le parole di Albanese vengono stigmatizzate da numerosi esponenti politici. "Trovo decisamente sconcertanti le parole pronunciate da Francesca Albanese riguardo l’assalto che i ProPal hanno fatto alla redazione della Stampa. È inconcepibile paventare che chi subisce un qualsiasi episodio violento se lo sia in qualche modo meritato", afferma Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento. "In questo specifico caso la signora Albanese arriva a insinuare che i giornalisti non facciano il loro lavoro in modo intellettualmente onesto e che non riportino i fatti. Sono illazioni che minano uno dei pilastri della nostra democrazia: la libertà di stampa e con essa la libertà di pensiero. È ancora più grave che tali parole siano state pronunciate da una persona che pochissimi giorni fa, nell’ambito delle 'Giornate del premio Lucchetta' a Trieste in cui vengono assegnati importanti riconoscimenti giornalistici, ha ricevuto il premio della fondazione Lucchetta Ota D’Angelo Hrovatin, fondazione che mi auguro condannerà con forza le dichiarazioni di Albanese".
Tranciante il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri: "Fino a quando dovremo sopportare questa Albanese? Finge di condannare gli atti di violenza contro La Stampa, salvo poi affermare che l’episodio dovrebbe essere ‘un monito per i giornalisti’. Albanese è davvero una persona incommentabile e stupefacente. Ci chiediamo ancora quando verrà rimossa dagli incarichi che immeritatamente ricopre. È con Hamas o con l’Onu? Sta bene o sta male? Ci poniamo queste domande, indignati per ciò che dice e per ciò che fa, soprattutto perché lo fa vantando un titolo, addirittura internazionale, che non merita affatto".
"Albanese è un’altra di quelle figure - come Ilaria Salis - di cui la sinistra si dovrà a un certo punto vergognare. Speriamo", scrive su X Carlo Calenda, leader di Azione.
"La violenza non è mai un monito, e si condanna e basta, senza 'se e ma'. Sorpresa ma non troppo, dalle dichiarazioni di Francesca Albanese. Spero comprenda almeno la gravità delle cose che dice", scrive su X la vicepresidente del Parlamento europeo ed eurodeputata del Partito democratico, Pina Picierno.
"Che significa, "do la solidarietà a La Stampa ma sia un monito"? Le parole di Francesca Albanese sono molto gravi. Significa che i giornalisti italiani sono occupati da 'neosionisti, nazisti, fascisti'? Qual è il monito? Che bisogna stare attenti a ciò che si scrive? Rimango veramente perplesso e basito", dice il vicecapogruppo di FdI alla Camera, Alfredo Antoniozzi.
Albanese è tornata sul tema con un post pubblicato su Facebook: "Condanno fermamente gli attacchi di ieri alla Stampa, alla cui redazione e personale tutto va la mia solidarietà. La rabbia verso un sistema mediatico che distorce la realtà, in Palestina e altrove, è comprensibile, MA la violenza – anche dentro un sistema violento – finisce per rafforzare chi opprime e quindi va respinta. Chi abbraccia la violenza, nel nostro sistema, fa male a noi tutte e tutte che questo sistema cerchiamo di cambiarlo. Ne è la prova il fatto che le migliaia di piazze che ieri hanno detto NO all'economia di guerra, in Palestina e nel mondo, rimangono oscurate da questa singola notizia. Nel giorno di solidarietà con il popolo Palestinese invito a tutti a resistere all'oppressione nello spirito palestinese di Sumud, della resilienza, DNA morale della sopravvivenza come umanità condivisa e solidale, in nome de e verso la giustizia, per tutte e tutti. ASSIEME SIAMO UNO/A, e con amore e in solidarietà ce la facciamo".








