La vicenda per certi versi è appassionante, quasi un thriller finanziario. Francesco Gaetano Caltagirone ci ricorda un ariete che punta a sfondare il portone di Mediobanca per entrare in Generali.
Ma procediamo con ordine.
Novembre 2024: Caltagirone (insieme alla holding Delfin — legata alla famiglia Del Vecchio) entra nell’azionariato di MPS acquistando una quota ceduta (qualcuno dice molto amichevolmente) dal MEF.
In quella data, Caltagirone e Delfin detenevano già partecipazioni in Mediobanca e — tramite Mediobanca — in Generali.
Gennaio 2025: MPS annuncia un’“offerta di scambio” (OPS) su Mediobanca, ovvero un tentativo di scalata: la “preda” è Mediobanca, con l’obiettivo di consolidare un nuovo polo bancario potenzialmente secondo solo a Unicredit.
Mediobanca considera la proposta “inadeguata” e reagisce con una contromossa strategica e l'AD Piero Nagel propose l’acquisizione di Banca Generali mediante una offerta da ~€6.3 miliardi, per rafforzare il business nella gestione patrimoniale e rendersi più solida contro la scalata ostile.
Giugno 2025: L’assemblea prevista per approvare l’OPS su Banca Generali viene rimandata al 25 settembre 2025 a causa delle forti resistenze — in particolare da parte di Caltagirone/Delfin, che adombrano conflitti d’interesse, essendo azionisti anche di MPS e Mediobanca, ma la ragione autentica è che (ovviamente) non ritengono opportuno che la loro preda diventi troppo grossa per essere catturata.
Settembre 2025: Si svolge l'assemblea per l'OPS su Banca Generali L'OPS viene bocciata: I voti contrari e astenuti hanno raggiunto il 42%, non raggiungendo la maggioranza qualificata necessaria. Principali oppositori: Delfin (famiglia Del Vecchio), Caltagirone, Edizione (Benetton) e Unicredit (circa 2%). Generali, pur analizzando l'offerta, non ha fornito supporto decisivo, e Unipol (ex sostenitore) ha venduto quote prima del voto.
Mediobanca ha dichiarato l'offerta decaduta, ponendo fine al progetto di fusione con Banca Generali.
Il titolo di Banca Generali perde il 2,8% in Borsa.
L'AD Alberto Nagel ha commentato: "Occasione mancata per i conflitti d'interesse", ringraziando i sostenitori ma riconoscendo la sconfitta nel "risiko bancario" contro MPS.
Novembre 2025: la procura di Milano apre un’indagine per possibile manipolazione di mercato e "ostruzione alla vigilanza". Sono indagati — fra gli altri — Caltagirone, il presidente di Delfin, e il CEO di MPS, per il sospetto di “coordinamento occulto” nell’operazione su Mediobanca, senza aver informato le autorità di vigilanza competenti.
L’inchiesta decanta un “grave quadro indiziario”: si ipotizza che l’operazione fosse preparata in collaborazione tra gli azionisti principali, sfruttando le partecipazioni incrociate, con l’obiettivo finale di conquistare Generali.
A valle dell’annuncio dell’indagine, i mercati reagiscono: anche le azioni di MPS registrano un calo significativo.
Perché Caltagirone punta su Mediobanca per “arrivare” a Generali?
Controllando MPS e Mediobanca (o comunque avendo un’influenza significativa in entrambi) e viste le partecipazioni incrociate di Caltagirone e Delfin anche in Generali, diventa possibile esercitare un controllo indirettamente su Generali “dietro le quinte”, tramite un gioco di partecipazioni incrociate.
L’operazione mette in luce un intreccio molto complesso di partecipazioni, con le stesse famiglie/investitori che detengono quote in più entità nella banca “preda” (Mediobanca), nella banca “scalata” (MPS) e nella compagnia assicurativa (Generali). il che genera conflitti di interesse, opacità di governance, e rischi sistemici per il sistema bancario/assicurativo italiano.
Se l’acquisizione avesse successo, muterebbe profondamente l’equilibrio storico che regola la proprietà e il controllo di Generali — uno dei pilastri del sistema finanziario italiano.








